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Autore: MuttigMaggie    23/03/2013    2 recensioni
Dalla morte di suo padre, Jennifer Walker si addormenta e si risveglia in un altra vita. Da una parte è un'imprenditrice, dall'altra è una detective. Ma cosa succederebbe se le capitasse di vedere il caso su cui sta lavorando vivo e vegeto?
Genere: Angst, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Murder Breakfast.

 

 

 

Entrò nel suo appartamento stanca morta. I piedi doloranti dopo tre o quattro ore a sopportare un tacco dodici, le gambe e le caviglie erano gonfie, la pancia e il seno completamente stretti in un vestito a tubo blu, lo stomaco era in subbuglio. Era stata ad una festa di inaugurazione, cosa tanto detestata da lei visto che quando promuoveva un locale non aveva mai tempo per divertirsi e ballare.

La mattina avrebbe ucciso la sua collaboratrice, l'aveva lasciata da sola a gestire tutta la serata.

Le doveva un enorme favore visto che per tutta la sera aveva dovuto controllare che tutto fosse perfettamente in ordine, che i finanziatori fossero soddisfatti, aveva dovuto essere vigile su tutti i tipi di clienti che erano entrati: non poteva di certo fare scandalo la sera dell'apertura! Lanciò i tacchi da qualche parte nella camera da letto, era troppo stanca per metterli nella loro esatta locazione.

Si tolse il vestito e se si mise sotto le lenzuola e chiuse gli occhi. Il respiro si fece sempre più profondo, il cuore cominciò a battere sempre più lentamente, finché non si addormentò del tutto ed entrò nel mondo dei sogni.

 

 

 

 

 

 

Venne svegliata dalla fragorosa suoneria del suo cellulare. Era Riley, il suo collega. Mezza addormentata con la testa che rimbombava e con la vista ancora annebbiata rispose al telefono.

-Muoviti. Sono sotto casa tua.-

-Mmmm- grugnì lei, poi guardò l'ora.-Cazzo.-si alzò dal letto velocemente e indossò i primi vestiti che le capitarono tra le mani: una maglietta larga e un paio di skinny jeans blu scuro finiti sul pavimento per caso. Prese le sue vecchie all star nere e il suo giubbotto di finta pelle rosso prima di uscire dal suo minuscolo monolocale, o come lei adorava definirlo: la botola.

Non si preoccupò nemmeno di pettinarsi, si sarebbe sistemata nella macchina di Riley.

-Quando ti deciderai a comprare una sveglia?-

-Mmm...credo mai, paparino.-disse lei mostrandogli un enorme sorriso scherzoso. -Scusa...prometto che da domani la metterò.-

-L'hai detto anche ieri.-

-Allora aspetta...vedrai che prima o poi sarò io a doverti aspettare qui per strada.-

Arrivarono in ritardo in centrale, e corsero per arrivare alle loro scrivanie, sperando di non essere beccati dal capitano Davis.

Appena videro che era rinchiuso nel suo ufficio tirarono un sospiro di sollievo.

-Vuoi un caffè?-chiese Jennifer, ricordandosi che non aveva ancora fatto colazione. Non c'erano scartoffie sulle loro scrivanie, e nessuno richiamava la loro attenzione: avevano tempo per fare uno strappo alle regole, anche se con malavoglia da parte di Riley. Fecero solo in tempo a prendere un caffè alle macchinette che il telefono d'ufficio del suo collega squillò.

Lui si affrettò a rispondere, mentre lei continuava a bere il suo caffè.

-Jennifer.-disse Riley, dopo aver chiuso la chiamata. Riconobbe subito la gravità della situazione dal suo sguardo cupo e serio, i denti che digrignavano.

-Arrivo.-disse lei, indossando il suo giubbotto di pelle rosso, comprato ad un mercatino delle pulci. Uscirono di corsa dalla stazione di polizia e salirono in auto.

-Dove andiamo?-chiese Jennifer, allacciando la cintura di sicurezza.

-A Sound Wiew Park. E' stato appena trovato un cadavere.-rispose Riley mettendo in moto.

Dopo circa mezz'ora arrivarono al parco. Era davvero una bella giornata: il sole era alto nel cielo azzurro, qualche nuvola bianca passeggiava nel cielo accompagnate da un vento caldo. Era

Andarono incontro a Connor Knight, il più giovane coroner di tutta la scientifica. Collaborava con i due detective da mesi ormai. Quando gli si avvicinarono rimasero colpiti dalla posizione del cadavere: era sdraiato in posizione supina nel bel mezzo del parco. Era stata un'esecuzione. Un colpo in fronte, e la sua vita era finita.

-Jennifer. Riley. Che piacere rivedervi. Non è una bella giornata? Questo sole!-tergiversò il giovane Connor, il coroner, alzando gli occhi dal cadavere e salutando i due detective.

-Già...è un vero peccato che lui non possa vedere tutto questo.-disse Jennifer, con sarcasmo. Cominciò a scrutare il cadavere.

-Ha un documento?-chiese Riley, guardando in modo agghiacciante Connor.

-Nessuno. Non ha nemmeno il portafoglio o qualcosa che lo possa identificare.-disse il giovane coroner.

-Mmmm...credo di averlo già visto.-disse la detective, notando che non erano presenti tracce di sangue.-Chi l'ha trovato?-aggiunse poi.

-Un ragazzino. E' la seduto, accanto alla sorella. E' stata lei a chiamare.-Connor indicò una coppia di ragazzini seduti su una panchina: lui più piccolo, di sicuro non aveva più di dieci anni, lei era un'adolescente.

-Grazie.-disse Jennifer, incamminandosi verso i due ragazzi.

-Ciao. Sono la detective Jennifer Walker. Posso farvi delle domande? -disse sorridendo loro amichevolmente.

-Ciao.-dice il ragazzino, con forte accento messicano. La ragazza le rivolse solo uno sguardo truce e seccato.

-Come vi chiamate?-chiese, cercando di essere il più serena possibile, anche se la situazione era molto più difficile. Si era ritrovata in prima persona, anni prima, a dover ricevere questo genere di domande. Sapeva bene come dovevano sentirsi, anche se molto probabilmente i ragazzini non erano coinvolti con la vittima, al contrario di quello che era successo a lei.

-E' inutile che cerchi di essere gentile: vogliamo solo sapere quando potremo andarcene!-disse schietta la ragazza.

-Non ne ho idea. Se vuoi provo a chiedere a dei miei colleghi, però prima potresti rispondere ad alcune questioni?-chiese gentilmente Jennifer.

-Può darsi.-rispose seccata la ragazza.

-D'accordo...voi siete?-

-Carolina e Eduardo Sanchez.-

-Posso sapere che ci fate qui? Vostra madre sa dove vi trovate?-

-Non lo so. Non la vediamo da giorni.-

-Avete mai visto quell'uomo prima d'ora?-

-No. Ci sono pochi bianchi da queste parti, altrimenti l'avrei riconosciuto. Possiamo andarcene ora?-chiese la ragazza con cattiveria.

 

 

 

 

 

 

 

Si svegliò alle otto di mattina. Era bagnata fradicia di sudore, come ogni mattina. Andò a farsi una doccia e poi a fare colazione.

Si preparò un caffè ed uno yogurt. Accese la televisione, cercò la bbc, e vide delle notizie di cronaca nera, come da consuetudine.

Da almeno dieci anni, da quando il padre, di professione poliziotto, era morto, lei aveva questi strani sogni in cui era una detective. Non li definiva nemmeno sogni, perchè quando si svegliava il sogno non terminava, ma continuava ogni volta che ritornava a dormire. Da almeno dieci anni viveva due vite, completamente diverse l'una dall'altra.

Era andata da uno specialista, ma non le servì.

Era parte di lei, ormai. Ci aveva fatto l'abitudine. Ci conviveva. La cosa peggiore era sapere che non c'era speranza nella vita reale per le persone che trovava morte. Si trattava solo di sconosciuti, che non aveva nemmeno mai intravisto nella grande mela.

Però da quella mattina qualcosa cambiò.

-Ben sveglia.-disse Isabella, la sua migliore amica e partner in affari. Si conoscevano da quando avevano cinque anni. Erano come sorelle.

-Più o meno.-

-Perchè?Sognato qualche altro morto?-Isabella era l'unica a sapere dei suoi incubi.

-Sì...però non vedo ancora annunci sulla sua scomparsa.-disse, preoccupata.

-Prova più tardi. Magari non è ancora morto.-disse l'amica, spremendo con forza delle arance.

-Hai ragione. Sai se Eve è ancora ammalata?-chiese Jennifer spegnendo il televisore.

-Sì. Fino a giovedì non potrà ritornare.-

-Perfetto.-disse in modo sarcastico.-Per oggi la copro io. Ma gli altri giorni tocca a te...me lo devi.-

 

 

 

 

 

 

 

Era da tempo che non se ne stava dietro al bancone a preparare caffè ed altre bevande calde, che non trasportava vassoi colmi di stoviglie sporche o di cioccolate appena fatte.

Un po' le mancava, soprattutto sentire il meraviglioso aroma dei caffè appena fatti e della cioccolata calda, ma preferiva di gran lunga occuparsi della gestione delle caffetterie.

Da quando avevano aperto le due caffetterie, avevano smesso entrambe di lavorare al bancone, ed inizialmente si sentì molto impacciata, ma doveva adattarsi visto che non aveva avuto tempo di assumere un'altra cameriera.

Chiunque fosse entrato nella caffetteria non avrebbe mai immaginato di avere davanti la coproprietaria della Books N Coffee, una delle attività imprenditoriali emergenti nella grande mela.

Stava preparando un cappuccino caldo quando lo vide entrare. Alto, moro, capelli spettinati, indossando un paio di jeans scuri, una camicia e una cravatta allentata. Era lui. Il morto.

Le sembrò di svenire: com'era possibile? Come può respirare e camminare, l'uomo che aveva visto morto fino a poche ore prima?

Non poteva essere vivo. Non doveva esserlo.

Non era mai successa una cosa simile.

Si sentì coinvolta. Sapeva la fine che avrebbe avuto, perchè in un modo o nell'altro sarebbe stato trovato a Sound Wiew Park con un colpo in testa.

-Un caffè.-disse l'uomo, ma lei non lo sentì. Era ancora turbata ed era bianca come un cadavere.

-Un caffè- ripeté poi lui. Jennifer annuì, ed ancora spaesata gli fece il caffè.

-Sono tre dollari.-disse, lei porgendogli la bevanda con mano tremante. La sua mano era calda e decisa. E solo toccandola sentì come una scossa scorrerle per tutto il corpo.

-Ecco a te.-disse il ragazzo, sorridendole. Lo vide andare verso un tavolo, prendere un computer portatile e alcuni fogli. Lui alzò lo sguardo verso di lei, che si voltò da un'altra parte.

Prese il telefono e chiamò Isabella.

-Isa è qui?-

-Chi?-

-Il morto introvabile.-

-Ah...oh...ma non era mai successo...-

-Già. Me lo sto chiedendo anch'io...che faccio ora?-

-Beh...parlagli.-

-Hai ragione.-Jennifer riagganciò, e lo guardò, solo per un'istante.

Anche se era ancora uno sconosciuto doveva fare qualcosa per lui.

 

 

 

 

 

 

Nda

 

Buona sera! E' da un po' che avevo in mente questa fanfiction e dopo tremila revisioni forse sono riuscita a farla diventare accettabile. Ho detto forse. Allora per prima cosa: anche se non so in quanti la leggeranno: poveri diavoli vi ringrazio. Non sono ancora sicura del titolo, però si vedrà.

Per il nome del morto: lo scoprirete nel secondo capitolo.

Comunque ecco a voi come mi immagino i personaggi: Jennifer, Isabella, il cadavere, Riley,Connor

Se volete inviare critiche all'autrice: fatelo, che sono ben accettate.

MuttigMaggie

  
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