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Autore: Miss BloodyFangs    23/03/2013    2 recensioni
Un mondo dove la natura č morta, il sole e la luna non si presentano pių da tempo, le leggende sono cambiate... gli animali non esistono pių, non come li concepiamo noi.
(MODIFICATO)
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Audie guardò la farfalla posarsi accanto a lei e chinarsi sull’acqua della fontana. La ragazza sapeva bene cosa sarebbe successo: se la farfalla avesse toccato l’acqua sarebbe morta. Audie rimase a fissare ugualmente ciò che sarebbe accaduto.

Inaspettatamente la farfalla si librò in aria e si posò sul dorso della mano di Audie, lei la guardò, inclinando il viso di lato con aria curiosa.

Non ne aveva mai vista una da vicino, con le antennine di molla e le ali in acciaio. La cosa che l’aveva sempre incuriosita era la chiave a molla, collegata all’ingranaggio sotto il corpicino.

A cosa poteva servire, in qualcosa di così autonomo?

- Aud? Audie! Che fai?- la farfalla volò via spaventata ed Audie guardò con disappunto l’amico – George! Che bisogno c’era di farla scappare?- si alzò raccogliendo le gonne nelle mani e le lasciò cadere nuovamente.

George apprezzava il modo in cui la stoffa ricadeva sul giovane corpo dell’amica, per non parlare dei colori che le illuminavano il viso: il dorato del vestito giocava in modo particolare con il verde degli occhi, facendo al contempo risaltare l’ebano lucido dei capelli.

- Allora?- improvvisamente il ragazzo sentì il tacchetto di una scarpa di Audie battere a terra, le mani tipicamente appoggiate ai fianchi. – mh.. non me ne ero accorto! – si scusò distrattamente, sedendosi impacciato sul bordo della fontana di metallo; Audie sbuffò, ma ci passò sopra, piazzandosi davanti a lui. – cosa facciamo oggi? – George posò il cappello a bombetta accanto a sé, scompigliandosi i capelli castani e guardando nel vuoto con aria assorta, come se pensasse a tutt’altro. – non so. – disse alla fine, accorgendosi che l’amica aspettava di nuovo, con aria spazientita. Audie diede un colpetto al cilindretto nero in modo che il fiocco dorato fosse di lato ed i due nastri di esso le incorniciassero un lato del viso.

George si alzò, sistemò la cravatta e tese con leggiadria la mano ad Audie – decideremo avviandoci… per le strade!- la frase totalmente priva di un senso logico quasi calmò Audie; la ragazza era abituata a sentire l’amico sproloquiare con la testa tra le nuvole.

Con uno sguardo di scuse Audie non prese la mano che le era stata porta e fece un passo indietro. – mi spiace George… oggi non me la sento di vagabondare per le strade come al solito… scusami- non aveva neanche concluso la frase che aveva alzato lo sguardo al cielo perennemente nero o blu scuro. Notò la vaga sfumatura di violetto che aveva assunto quel giorno, ma ormai aveva smesso di sperare che il sole o la luna facessero capolino da dietro le case, i monti o le fabbriche.

D’un tratto Audrie ripensò a ciò che sua madre le aveva raccontato precedentemente tramandatole dalla madre circa le farfalle… quelle vere, variopinte, con un minuscolo cuoricino che batteva; le lepri, gli orsi, i delfini!

Tutto ciò che un tempo esisteva, per Audie era solo una leggenda… e ciò che prima era leggenda, ormai era dimenticato.

E mentre Audie faceva tutte queste riflessioni a proposito di come fossero ora gli animali (orrendi, meccanici e ancora decisamente da perfezionare); George era rimasto a guardarla, con gli occhi blu leggermente socchiusi e concentrati a memorizzare ogni singola espressione della ragazza. Non era un mistero che lui fosse innamorato della figlia del sindaco, solo Audie stessa non ne era consapevole, testarda sull’ignorare le voci di corridoio e le parole ammonitrici delle sue care amiche.

Nonostante ciò andava a tutti bene così.

Audie era troppo innocente e distratta per intraprendere alcun tipo di relazione impegnativa e George… be’, da lui non ci si aspettavano vette meno ambiziose. Di certo non avrebbe rinunciato; proprio colui che era in grado di aspettare che il sole sorgesse per la prima volta dopo secoli, tenace e caparbio pur di avere la mano della ragazza.

“Lascia tempo al tempo” si ripeteva costantemente, paziente. Era un po’ strano, ma la sua intelligenza era cosa indubbia; più volte era stato definito più saggio della sua età.

- mi spiace… ti va se ci vediamo di nuovo qui, domani alla sesta? – disse improvvisamente Audie, prendendogli la mano con delicatezza, ma con decisione; preso alla sprovvista, George arrossì – c..certo!- balbettò insicuro, passandosi la mano tra i capelli e stringendole la mano con un fremito – alla ora sesta- ripetè, mostrando di non essersi perso nel discorso.

- perfetto… e scusami ancora… hai fatto strada solo per tornare indietro da solo!- Audie si mise in punta di piedi a dargli un lieve bacio su una guancia, e quella per George non fu certa una magra consolazione – già… be’, non fa niente… tranquilla Aud!- esalò il ragazzo, con una mano appena posata sulla guancia baciata, mentre l’amica correva verso casa, nel buio perenne della città.

- magari… forse… la prossima volta la accompagnerò io, a casa- borbottò tra sé e sé il giovane, una mano nella tasca del pantalone e l’altra ancora sulla guancia, come a non voler lasciar sfuggire il bacio da lì, mentre si avviava senza fretta alcuna verso la casa lontana pochi distretti.

  
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