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Autore: Codex    24/03/2013    3 recensioni
Albus e Lorcan, ormai ventenni, si ritrovano ad affrontare la loro vita post-Hogwarts; una vita ricca di lavoro, povera di tempo e, soprattutto, piena di incompresioni.
Albus e Lorcan sulle note di "Quel ti amo maledetto" di Paolo Meneguzzi.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Albus Severus Potter, Lorcan Scamandro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Scusami se ho bisogno qualche volta di chiamarti per sentirmi meglio.
Se ogni notte io ti sento così forte che rimango sveglio. Se ho lasciato la tua foto accanto a letto, e non l'ho tolta mai...
 
Ennesimo rumore notturno. Chiudi gli occhi, poi li riapri - per poi chiuderli nuovamente, esalando un sospiro disperato. Quante settimane sono passate da quello schifoso martedì? Quattro? Sì, quattro, e non ti sei ancora ripreso.
Ti giri, allungando una mano sul cuscino accanto al tuo, accorgendoti del vuoto che arieggia in quella stanza: lui dov'è, Albus? Dov'è l'occupante di quella metà di letto?
Non ne potevi più, ormai; l'ennesimo litigio - il quinto, durante quel mese - e lui se n'era andato. Gelosia? Incomprensione? Tutti fattori che hanno determinato l'esordio di quel disastroso martedì sera.
Distendi l'altra mano - quella libera - in direzione del comodino di destra, afferrando la bacchetta, con la quale reciti un tacito "Lumos"; il tuo sguardo vuoto fa il giro della stanza, ricadendo pesantemente su quella fotografia riposta sul comodino stesso: quella che ritrae te e Lorcan abbracciati, felici... innamorati.
E' bello, vero? Oh, lo è sempre stato, sin dai tempi di Hogwarts. Lorcan, con quell'aria sognante che farebbe invaghire ogni essere vivente al mondo; quei capelli color del grano, che profumano ogni volta di cocco, che amavi accarezzare e scompigliare; i suoi occhi, piccoli laghetti di montagna racchiusi in due pupille, nei quali ti perdevi facilmente - trovando conforto e protezione; quelle labbra, così morbide e rosse, come due mele mature, che davano un aspetto fiabesco ad ogni bacio.
Tutto svanito, Albus. E perché, poi? Per la tua stupidità e per la sua gelosia. Stupida e immotivata gelosia.
Ti rigiri, appoggiando la testa sul cuscino, mentre cerchi di riprendere sonno - tenendo lo sguardo puntato su quella foto, come se fosse un punto di riferimento: ti manca, Albus. Ti manca terribilmente.


 
“Scusami se non sono stato come mi volevi, e se non son perfetto. Se non t'ho telefonato per il giorno del tuo compleanno; se non resto indifferente adesso che c'è un altro al posto mio. 
Se non riesco a fare a meno di pensare a quant'è colpa mia...”

 
Sei sempre stato un perfezionista, in ogni occasione che ti si presentava davanti, ma avevi - e hai, tuttora - un difetto: nella tua perfezione, Albus, puoi risultare imperfetto agli occhi della gente. Insomma, quante volte lo hai sgridato per i suoi modi poco galanti, facendolo stare male? Quante volte non gli hai rivolto la parola, a causa del tuo fastidioso e permaloso carattere? Troppe, e adesso stai pagando tutte le conseguenze. 
 
Il sole della primissima mattinata ti è sempre piaciuto; dà un'aria così calma, serena-... perfetta per una giornata di lavoro.
Hai sempre amato passeggiare per le strade dell'affollata Londra Magica, specialmente con Lorcan, il quale si fermava sempre a guardare le vetrine dei negozi di dolci - proprio come un bambino: era il tuo eterno Peter Pan, perfetto nelle sue imperfezioni.
 
«A stasera, allora!»  Tre parole. Bastano solamente tre parole per farti sussultare.  «E grazie, Jeremy. Sei stato molto gentile ad ospitarmi.»
Quella voce-... quella voce la riconosceresti a mille: è la sua voce! E' lì!
Ti apposti dietro un albero, osservando il TUO fidanzato flirtare con un ragazzo poco più alto di lui, e il tuo cuore inizia subito a palpitare: che abbia subito trovato un altro? E per di più, che ti abbia sostituito con un suo vecchio amico di Hogwarts? E' troppo.
Stringi i denti, mentre prendi subito a camminare, dapprima lentamente - per poi accellerare il passo, lanciandoti in una vera e propria corsa.
"No. Non era lui. Non può essere. No, no, no", continui a pensare e ripensare a quella scena, e non puoi far altro che sentirti male; hai fatto bene a lasciarlo andare, allora? Tutto quello in cui credevi, tutto ciò che amavi-... tutto un'illusione. Un frutto della tua - vostra! - fantasia.
E adesso è tutto finito, e non c'è nulla che tu possa fare per rimediarvi. 

 
Perché ogni volta penso che io non ti ho detto mai quel 'ti amo' maledetto,
che io adesso griderei, ma ormai non c'è più tempo.
E anche se io lo so che ami, non ritornerai.”
 

“Scusami se ripenso a quando noi ci inventavamo già la nostra casa. Se ti vedo che mi aspetti ancora sveglio, con la luce accesa.
Se ti vedo ancora ridere da solo per quel vecchio film...”
 
 
«... E poi dipingeremo la camera di arancione!» La voce sognante di Albus ti ritorna alla memoria come un ricordo d'infanzia; voi due - lui accovacciato tra le tue gambe, mentre tu gli cingi la vita con le braccia -, il caminetto scoppiettante della vostra nuova casa che arde incessatamente, i vostri sogni racchiusi in quell'appartamento inglese.
 
«Arancione, amore? Vuoi scherzare?» Scoppi in una sonora risata, mentre le guance del 'piccolo' Potter si tingono di rosso acceso; e tu adori quel colore sul corpo del tuo ragazzo.
 
«E' un bellissimo colore! Ed è allegro, acceso, a-... non mi vengono più aggettivi con la 'A', ma l'arancione è un bel colore!»

La risata prende vigore, mentre soffochi le sue proteste in un caloroso bacio, ricco di sentimento e tenerezza.
Manca anche a te - vero, Lorcan? Ti mancano quelle serate davanti al camino, con Albus e la sua parlantina infinita, tanto fastidiosa quanto allegra e piacevole; e adesso non ti resta neanche più quella, perché è stato uno stupido. Siete stati due stupidi.
Jeremy è stato cordiale ad ospitarti, ma a te manca Albus - e questo non puoi negarlo; ogni sera cerchi la sua mano da stringere, come tutte le volte in cui arrivava un temporale, e voi due ve ne stavate abbracciati sotto le coperte, protetti dall'amore reciproco che vi scambiavate ogni giorno.
Non puoi continuare così, Lorcan-... anzi, non potete: tu sai - e lo sai bene - che anche Al sta male.
 
“Ma se adesso stai pensando che ti sei sbagliato, chiudi a chiave l'orgoglio che hai dentro e vieni qui da me.
A me basta anche una volta per dirti tutto quel sento...”

 
«Ti ringrazio, Jer, ma sai anche tu che devo tornare da lui.»
 
E' questo ciò che dici al tuo amico di un tempo, quando oltrepassi la soglia di casa sua, diretto alla fermata del Nottetempo. Ormai sei deciso: tornerai da lui. Tornare, però, sarebbe un gran passo; equivarrebbe allo scusarsi, da un lato, e al mettere da parte l'orgoglio - quel maledetto orgoglio che ognuno di noi si porta addosso sin dalla nascita.
E, come se non bastasse, ecco che una, due, tre gocce di pioggia iniziano a calare sul tuo viso; potrebbe andare peggio di così?
 
«LORCAN!»

E tu eri ironico, vero? 
 
E' la sua voce, è sicuramente la sua voce: la riconosceresti tra mille. Ti volti di scatto, mentre la pioggia inizia a cadere con irruenza sul tuo volto, raggiungendo ben presto anche quello di Albus; lui è così bello, anche quando è completamente zuppo.
Il suo viso si apre in un dolce sorriso - quel sorriso che è capace di scaldarti immediatamente il cuore.
 
«Credevo non uscissi, con certe previsioni.» 

La risata cristallina di Albus ti arriva sonoramente alle orecchie, provocandoti un intenso brivido lungo la spina dorsale; cosa fare, adesso? Chiedergli scusa, o aspettarsi delle scuse?
 
«Mi dispiace!» Entrambi nello stesso momento; entrambi con la stessa voglia di porre fine a tutte quelle incomprensioni.  Poi, nel giro di qualche istante, ti ritrovi due braccia tremolanti avvinghiate attorno al collo, mentre le labbra soffici e calde di Albus si infrangono contro le tue, desiderose di un nuovo bacio, come un'onda che si ricongiunge alla riva dopo un lungo viaggio.
 
E restate così, a baciarvi sotto la pioggia, incuranti del mondo che c'è attorno a voi; ma chi ha bisogno del resto del mondo, quand'è in compagnia della persona che ama? Il centro del proprio mondo diventa quella persona. 
 
«Io non volevo, Lorcan...» Albus non smette nemmeno un momento di parlare, e forse è quello che lo rende ancor più adorabile. «Davvero, non volev-...»
 
«Stai zitto.» Proferisci, continuando a stringerlo e zittendolo con un nuovo bacio.
 
Perché voi due, insieme, riuscirete a superare tutto.
Perché voi due, insieme, siete un uragano di forza e amore.
 
“... Perché l'amore è più forte di quel 'ti amo' maledetto.”



 

SPAZIO AUTRICE! ♦

Hallo! Ehm, cioè-... ciao!
Sì, lo so; a quest'ora si dovrebbe dormire, e blaaa blaaa blaaa. Ma dovete sapere che io sono come un vampiro: sono "attiva" di notte! E no, non era un doppiosenso. 
Passiamo alle cose serie.

Avete presente quando una canzone vi entra in testa e non ne esce più, come un pesce che resta  impigliato in una rete? Ecco, "Quel ti amo maledetto" è il pesce della mia rete. E non sto scherzando. 
Poi, vabbé, l'ho dedicata a questi due perché sono l'amore, e l'altra canzone per la Song-fic era "Hakuna Matata", quindi... no, non sarebbe stata adatta.
Okay, la smetto di cincischiare e mi dileguo!
Alla prossima,

— Codex.

  
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