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Autore: Martowl    24/03/2013    3 recensioni
«Saliamo in camera mia, così avremo un po’ di privacy».
Lui spalancò la bocca. Capì solo determinate parole che lo presero in contropiede e non riuscì più a muoversi. Camera sua. Privacy.
Si era forse perso qualche passaggio?
***
«C’è un gatto!!» disse, tra uno starnuto e l’altro, come se avesse scoperto un corpo senza vita.
La ragazza, con largo ritardo, capì il significato delle sue parole. Sorrise timidamente per poi abbassarsi e raggiungere un piccolo gatto accovacciato sotto l’attaccapanni.
«Lui è Bazinga» sussurrò, continuando ad accarezzare il piccolo animale.
Per tutta risposta, Francis fece due grandi passi all’indietro, allontanandosi da quei due.
«Lui è la mia rovina, Gemma!» disse, lagnandosi apertamente, assomigliando sempre più ad un bambino che ad un ragazzo.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Flashfic divenuta one shot, in risposta alla sfida di Yvaine0;
Prompt: USB, Getorade, Xbox, Gatto, Cinque e mezza, Radice quadrata.

 

Allergia nerd.


                Betato da Flamel




 
 
Mancava davvero poco all’arrivo di Francis e Gemma era troppo presa dalle faccende domestiche dell’ultimo minuto per rendersi conto di suo fratello George che si confondeva tra le pieghe del divano. George, da parte sua, aveva uno spirito talmente vendicativo da non sentire gli isterismi della sorella minore, mentre era intento a battere quel maledetto giocatore online all’Xbox.
Alle cinque e venticinque, la ragazza era davanti allo specchio, cercando di eliminare quelle leggere tracce di trucco che aveva cercato di mettersi, riuscendo solo a spalmarsi in faccia vari cosmetici di sua madre, senza capire qual era il loro vero utilizzo. Ma, mentre cercava disperatamente di pulirsi, il campanello suonò.
Trasalì visibilmente, guardando l’orologio che teneva al polso. 
Era in anticipo, in maledetto anticipo. Naturalmente George non conosceva il pulsante ‘pausa’ durante una partita, così Gemma si ritrovo ad inciampare nei suoi stessi piedi facendo le scale a due a due, scaraventando l’asciugamano nella camera di suo fratello. 
In una camera costantemente in disordine, anche un asciugamano da bagno passava inosservato.
«George, tu non ti alzeresti dal divano nemmeno se alla porta fosse Jim Parsons! »
«Chi?!». 
Si notava bene la differenza tra i due fratelli. 
Se per Gemma la matematica era ‘pane per i suoi denti’, per George lo era la quantità industriale di Getorade che ingurgitava quotidianamente.
Palestrato dei miei stivali, pensò la ragazza urlando però un ‘arrivo’ quando la porta suonò nuovamente.

Dall’altra parte della porta, il povero Francis iniziava a pensare di aver sbagliato abitazione. La disordinata scrittura di Gemma diceva che il numero era proprio quello. Si asciugò le mani bagnate nei pantaloni, aspettando impaurito. La conosceva, anche se era raro che i due passassero del tempo assieme. Certo, erano soliti scambiarsi delle battutine durante il club di matematica e di chimica a cui erano entrambi iscritti, ma non erano amici. 
La sua presenza davanti a quella porta, era dettata dal progetto di biologia che dovevano eseguire assieme. Si erano dati appuntamento per le cinque e mezza ma lui era dovuto sottostare agli ordini della sua sorella maggiore; aveva appuntamento con le amiche e non poteva certo ritardare! Francis lo sapeva bene, glielo aveva ripetuto per tutto il tragitto!
Appena la porta si aprì, il ragazzo si era sentito sollevato per non aver sbagliato casa. Ma subito dopo si era sentito titubante; aveva sentito la voce di George, il fratello maggiore di Gemma. Quel ragazzo lo spaventava, come la maggior parte dei giocatori di football della loro scuola.
«Ciao Gemma, scusami per l’anticipo» aveva sussurrato Francis, cercando di non farsi sentire dal maggiore. 
«Tranquillo. Entra pure» si fece da parte lei, diventando tutta rossa. 
Non poteva nascondere la cotta che aveva per lui. Le sue piccole efelidi ed i suoi capelli rossissimi le davano dei brividi per tutta la schiena.
Francis, da parte sua, non sapeva nemmeno cosa fosse una cotta. Provava troppa vergogna per parlare con qualche ragazza.
«Saliamo in camera mia, così avremo un po’ di privacy». 
Lui spalancò la bocca. Capì solo determinate parole che lo presero in contropiede e non riuscì più a muoversi. Camera sua. Privacy. 
Si era forse perso qualche passaggio? 
Si impose di comportarsi normalmente, pensando sul momento a quale movimento fare. Annuì leggermente, seguendo poi Gemma. 
Doveva ammettere che lei era una bella ragazza. Aveva i capelli ricci, una vita sottile e non si preoccupava dell’abito all’ultima moda. Era quasi una ragazza alla sua portata.
Arrivati alla camera da letto di questa, Francis aspettò. 
«Puoi toglierti il giubbotto, se vuoi. Appoggialo pure sul letto».
Lui seguì gli ordini di Gemma, seppur un po’ deluso. Poteva essere la volta buona, magari il suo primo bacio!
Nel frattempo lei, iniziò ad accendere il computer per poi passare in rassegna i libri scolastici, cercando quello di biologia. 
Appena trovato, lo portò alla scrivania assieme ai vari approfondimenti che aveva stampato a scuola. Portò la sedia dei vestiti, miracolosamente vuota, accanto alla sua, dicendo a Francis di avvicinarsi. 
«Io ho portato i miei approfondimenti» le sussurrò, mentre lei annuiva e cercava qualche cosa all’interno dell’astuccio. 
«Hai perso forse qualcosa?» chiese lui, tentando più di far conversazione, anche se non realmente interessato ai movimenti della ragazza. 
Questa, in compenso, si spalmò una mano sul volto sussurrando. 
«Ho dimenticato la chiavetta USB di sotto nel giaccone. Ci sono gli appunti della professoressa». 
«Te la vado a prendere io!» scattò immediatamente lui, cercando una via di fuga da tutta quella vicinanza. 
Lei annuì, sorridendo apertamente, emozionata dalla dolcezza –quasi principesca- del ragazzo.
Nel frattempo, Francis scendeva le scale ripercorrendo al contrario i passi fatti poco prima. 
Superò silenziosamente George per poi correre al sicuro, nascosto dal muro che separava l’ingresso dal salotto. 
Appena si girò cercando di individuare il giaccone verde della ragazza, iniziò a starnutire. 
Dal piano superiore, la ragazza iniziò a preoccuparsi verso il quinto starnuto di seguito.
Scese frettolosamente le scale, raggiungendo il ragazzo, ormai piegato in due. 
«Francis! Che è successo?» urlò, terrorizzata dallo sguardo –a sua volta terrorizzato- di lui. 
«C’è un gatto!!» disse, tra uno starnuto e l’altro, come se avesse scoperto un corpo senza vita. 
La ragazza, con largo ritardo, capì il significato delle sue parole. Sorrise timidamente per poi abbassarsi e raggiungere un piccolo gatto accovacciato sotto l’attaccapanni. 
«Lui è Bazinga» sussurrò, continuando ad accarezzare il piccolo animale. 
Per tutta risposta, Francis fece due grandi passi all’indietro, allontanandosi da quei due. 
«Lui è la mia rovina, Gemma!» disse, lagnandosi apertamente, assomigliando sempre più ad un bambino che ad un ragazzo.
«Qualcuno è allergico ai gatti?» disse con tono canzonatorio George, appena comparso alle spalle della sorella ed appropriandosi della palla di pelo. 
L’unica cosa che poteva staccare il ragazzo dalla sua amata Xbox era sicuramente un piccolo nerd da prendere in giro. 
Si avvicinò lentamente a Francis, mentre questo si spalmava totalmente sulla parete, cercando di mimetizzarsi. 
«Quindi se avvicino il gatto al tuo viso, che succede?» chiese innocentemente, allungando il micio nella direzione del ragazzo che, seppur cercasse in qualche modo di spingerlo via, iniziò a starnutire senza sosta, facendo risuonare l’ilarità del maggiore.
«Smettile George, non sei divertente» disse la ragazza, indignata. 
«Eddai, guastafeste, ci stiamo divertendo io e Frankie» rispose l’altro. 
«Lascialo in pace» e detto questo, Gemma prese per un braccio il poveretto e lo trascinò a forza al piano superiore. 
Appena chiuse la porta, chiese scusa a Francis, porgendogli un fazzoletto.
Dopo vari minuti, riuscirono a cominciare il progetto, seppur senza appunti. 
Gemma non aveva intenzione di far scendere nuovamente il ragazzo e lui, per tutta risposta, non voleva rimanere solo, troppo preoccupato per un nuovo attacco di George.
Un’oretta dopo, avendo finito tutti i vari schemi, iniziarono a fare conversazione, tra guance arrossate della ragazza e imbarazzo del ragazzo. 
E mentre entrambi erano persi nei propri pensieri, al piano di sotto George recuperava il povero Bazinga per dar vita ad una piccola vendetta. 
Salì lentamente le scale, avvicinandosi poi alla porta della sorella. 
Appena sentì le voce al loro interno, aprì leggermente la porta e fece scivolare il gatto al suo interno, per poi chiuderla velocemente e bloccandola con una sedia trovata in corridoio. 
Corse velocemente di sotto, ignorando le urla adirate di Gemma e gli starnuti continui di Francis. 
Rise sadicamente, chiudendosi il portone di casa alle spalle, complimentandosi da solo per il piano geniale.
Ma mentre questo si allontanava, nella camera al piano superiore accadeva di tutto. 
La ragazza batteva forte i pugni contro la porta cercando di aprirla, mentre il ragazzo, tra uno starnuto e l’altro, cercava di essere d’aiuto. 
Il destino volle che quest’ultimo inciampò nella coda del gatto che lo fece cadere all’indietro, riuscendo però a salvarsi sulle soffici lenzuola del letto della ragazza. 
Ma, sempre il destino, volle che Gemma prese uno spavento dall’urlo del gatto e ciò porto alla sua caduta. 
E mentre un ignaro Bazinga si nascondeva nelle parti più nascoste della piccola cameretta, due paia di occhi si scontrarono, scoprendo la loro effettiva vicinanza. 
Il naso pieno di efelidi di lui si scontrò dolcemente con quello freddo di lei. 
Contemporaneamente però, le loro menti si resero conto che tutta quella vicinanza, faceva provare loro solo un gran senso di protezione, ma nessuno dei due ebbe il coraggio di dirlo a voce alta.
«Mi dispiace, è colpa di George. Mi ha messo nuovamente in imbarazzo!» sussurrò lei. 
«Se ti fa sentire meglio, posso dire che anche la mia allergia mi ha messo in imbarazzo. Oserei dire che il mio sia pari al tuo elevato alla seconda». 
«Come puoi esser sicuro di ciò? Magari il mio imbarazzo è il tuo elevato alla seconda, se non alla terza!» rispose lei.
«Stai forse che l’imbarazzo dato dalla poca intelligenza di tuo fratello potrebbe essere più elevato dal mio dato dalla mia stupida allergia e dalla mia figura da bambino scocciato. Tutto questo per un gatto! Sono certo che la tua sia la radice quadrata della mia. O cubica!» disse lui. 
Solo in quel momento Francis si rese conto del sorriso aperto che aleggiava sulle labbra di Gemma. 
Si accorse di quel –bellissimo, disse dentro di sé- sorriso, ma non si accorse della totale vicinanza delle loro bocche. 
«Che c’è?» chiese confuso. 
«Stiamo sul serio parlando di esponenti e di radici?» disse lei, per tutta risposta.
«Che c’è di male?» corrucciò le labbra, lui. 
Solo in quel momento, dopo averle distese nuovamente, si accorse della reale vicinanza. 
«Oh» sussurrò Francis. 
La risata di Gemma risuonò cristallina, mentre anche il viso di lui si aprì in un leggero sorriso, divertito dalla situazione e non più imbarazzato come prima. 
Si sentiva bene con lei vicino. 
Quando Gemma prese l’iniziativa e fece scontrare le loro labbra, annuì dentro di sé.
Poteva benissimo abituarsi a quella strana vicinanza. 
 

Non è colpa mia, è colpa di Yv. Però ammetto che mi sono divertita un sacco a scrivere di questi strani elementi!

   
 
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