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Autore: Ale    11/10/2007    16 recensioni
ATTENZIONE!!! SPOILER SETTIMO LIBRO!!! Tre momenti nella vita di Ron ed Hermione sulle note della canzone “Everything” di Michael Bublé…
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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EVERYTHING

ATTENZIONE: SPOILER SETTIMO LIBRO!!!!! Se non volete rovinarvi la sorpresa, aspettate il 5 di gennaio prima di leggere questa song-fic!!

 

 

 

Dedicata a due settembrine:

alle mie amiche più care

 

EVERYTHING

 

 

 

You're a falling star
You're the getaway car
You're the line in the sand
When I go too far
You're the swimming pool
On an august day
And you're the perfect thing to say

 

 

“Ancora mi chiedo come hai fatto a convincermi…” borbotto, mentre la fila davanti al cinema si muove lentamente.

“Perché mi vuoi tanto bene?” rispondi con un sorrisetto soddisfatto che ti incurva le labbra.

Sospiro e ti lancio uno sguardo di sottecchi. Stasera sei semplicemente radiosa al pensiero di essere riuscita a trascinarmi a vedere uno sdolcinato film d’amore. Ti sei messa quell’abitino giallo che mi piace tanto ed hai lasciato i capelli sciolti. Sospiro un’altra volta, lasciando che un sorriso esasperato mi distenda le labbra. Hai ragione: ti voglio troppo bene per il mio bene. “Già, suppongo che la ragione sia questa. mormoro. Poi adocchio la locandina del film. Sogghigno. “Oppure perché l’attrice non è niente male…”

Mi tiri uno scappellotto scherzoso sul braccio.

Sembra che finalmente ce l’abbiamo fatta ad arrivare alla cassa. Il ragazzetto brufoloso che sta dietro al vetro ti squadra affascinato. Non posso dire di sentirmi minacciato, ma preferirei che i suoi occhi non vagassero troppo.

Sorridi e di riflesso sorride anche lui. “Buonasera.”

“Buonasera. Due per Titanic.” ti anticipo io, infilando la mano tra il tuo braccio e il tuo fianco, giusto per far capire come stanno le cose.

Il ragazzetto mi fissa sorpreso. “Ah.” A giudicare dalla sua espressione penso che abbia afferrato. Sveglio, il pivello.

Pago i biglietti e ti prendo per mano, precedendoti mentre camminiamo verso la sala. Sorrido, contento di aver messo le cose in chiaro. Io e te stiamo insieme. Giusto?

Senza badare ai posti assegnatici, ti conduco verso due posti decentrati, il più possibile lontani dagli altri spettatori. Mi giro verso di te e ti sorrido. Mi hai trascinato a vedere un film d’amore, è vero, ma questo non vuol dire che non possa cercare di addolcirmi la pillola: non voglio scocciatori intorno. “Prima le signore.” esordisco, compiaciuto della mia trovata.

Ti imbronci ed incroci le braccia al petto. “Da qui vedremo malissimo.”

“Ma no, l’hai detto tu che con questi nuovi schermi babbani si vede benissimo dovunque ti sieda.

Mmm…” Non mi sembri molto convinta, ma ti siedi comunque.

Mi siedo anch’io ed ora che siamo così, vicini, mi dico che, tutto sommato, non è stata una cattiva idea accettare il tuo invito.

Le luci si spengono ed il tuo viso è illuminato dalla luce azzurrina dello schermo. Me lo devo proprio imporre di spostare lo sguardo e concentrarmi sull’inizio di questo benedetto film.

Dopo mezzora ci ho già rinunciato: il tuo viso è molto più interessante di qualsiasi lungometraggio babbano. Eppure tu lo trovi piacevole: i tuoi occhi sono fissi sullo schermo.

Sbuffo, ma poi sogghigno nell’alzare un dito per catturare la tua attenzione. Sfioro la pelle morbida del tuo braccio e ridacchio nel vederti rabbrividire.

Ron!” sibili, corrucciando le sopracciglia. Poi, però, ritorni a guardare il film.

Ma io non demordo. Continuo imperterrito a solleticarti.

Ti volti di nuovo verso di me, spalancando i tuoi occhioni. “Che c’è?”

Scrollo le spalle. “Nulla.”

Rotei gli occhi, seccata. Io sorrido.

È bello stare con te, sai? Come respirare una boccata di aria fresca dopo aver passato tutto il giorno al chiuso. Come bere un succo di zucca ghiacciato in un pomeriggio afoso.

Forse dovrei dirtelo e non solo pensarlo.

Ti prendo la mano ed intreccio le nostre dita. Mi guardi sorpresa, ma poi abbassi lo sguardo timida e ti sciogli in un sorriso.

 

 

 

And you play it coy but it's kinda cute
Oh when you smile at me you know exactly what you do
Baby don't pretend that you don't know it's true
Cause you can see it when I look at you

 

 

 

Chissà se lo sai che ti si illuminano gli occhi quando sorridi? Forse dovrei dirti anche questo. E anche che mi piaci quando hai i tuoi momenti di imbarazzo. Mi mettono di buon umore.

Mi stringi un po’ le dita e mi sorridi più convinta, guardandomi negli occhi.

Ecco, riesci sempre a farmi saltare il cuore in gola quando fai così. Sono sicuro che ne sei perfettamente consapevole, altrimenti perché lo faresti così spesso ultimamente?

Ti mordicchi il labbro inferiore e torni a rivolgere la tua attenzione allo schermo, sempre stringendo un po’ di più la mia mano.

Fisso le figure giganti, corrucciato. Ma perché per loro è così facile dire cose romantiche? So che alle ragazze piacciono quelle dichiarazioni sdolcinate, ma ho sempre pensato che contassero più i fatti delle parole, anche in amore. Soprattutto in amore.

Però forse non ti bastano i miei gesti. Forse vorresti che te lo dicessi quanto tu mi piaccia.

Improvvisamente provo caldo ed il cuore accelera i battiti. Lancio uno sguardo intorno a me: nessuno ci presta attenzione ed i nostri posti sono abbastanza appartati per essere fuori dalla portata di orecchie indiscrete.

In fondo, potrei dirtelo ora. È un posto come un altro e potrebbe essere perfino il momento “giusto”. Ma esiste veramente un momento “giusto” per dire quello che devo dire?

Scuoto la testa. Da quando sono tornato ad essere un quindicenne imbranato?

Oh, andiamo Ron!, mi dico. Quand’è che avresti smesso di esserlo?

Hermione?” sussurro con uno strano groppo in gola.

Mmm?” A malapena mi rivolgi un’occhiatina distratta. Deve proprio piacerti questo film…

Forse non dovrei disturbarti. Forse non ti interessa sentirmelo dire.

Forse dovrei smetterla di farmi tutti questi problemi.

Mi schiarisco la gola. “Hermione?” ripeto, cercando di catturare il tuo sguardo.

Finalmente mi rivolgi la tua completa attenzione. Mi fissi con aria di rimprovero, ma lo vedo che sei anche un po’ curiosa.

“Ti amo.” Ecco, l’ho detto. Beh, l’ho biascicato, in realtà. Metà di me (quella disinvolta) si ostinava a volerlo dire, l’altra metà (quella insicura) cercava di chiudere i denti per evitare fuoriuscite di imbarazzanti rivelazioni.

La tua reazione è divertente. Mi fissi a bocca aperta. Sorrido.

I tuoi occhi scrutano i miei ed evidentemente vi trovi qualcosa ti rassicura perché richiudi la bocca e mi sorridi, illuminandoti tutta, persino nella penombra della sala.

E mi basta la tua testa appoggiata nella nicchia tra la mia spalla ed il mio collo e la tua mano che stringe forte la mia per desiderare di baciarti talmente a lungo da non avere più fiato nei polmoni.

Me lo permetterai o vorrai continuare a vedere il film?

Mi scosto un po’ esitante da te e con la mano libera ti alzo il viso. Sono nervoso, sai? Non so perché: non è come se non ti avessi mai baciata prima. Ma è come se lo facessi di nuovo per la prima volta. Tu non ti scosti, segno che lo vuoi anche tu. Giusto?

Sfioro le tue labbra, perdendomi nella loro morbidezza. Sento la tua mano risalire il mio collo fino a tuffarsi nei miei capelli, mandandomi brividi in tutto il corpo.

Mi avvicini a te e sei tu ad approfondire il bacio, lasciandomi piacevolmente sorpreso. Anche l’altra mano scivola sulle mie spalle e tu riduci ancora di più la distanza tra di noi. Le mie mani si intrecciano dietro la tua schiena, stringendoti in un abbraccio da cui, te lo giuro, vorrei non ti liberassi mai.

Allontani il viso e mi dai tanti bacini veloci sulle labbra, sorridendo ancora in quel modo speciale.

“Anch’io ti amo.” bisbigli, tra un bacio e l’altro.

Se non fossimo in una sala di un cinema, mi metterei a cantare per quanto sono felice.

 

 

 

And in this crazy life
And through these crazy times
It's you
It's you
You make me sing
You're every line
You're every word
You're everything

 

 

You're a carousel
You're a wishing well
And you light me up
When you ring my bell
You're a mystery
You're from outer space
You're every minute of my every day

 

 

Il campanello suona come impazzito. Apro svogliatamente gli occhi e lancio uno sguardo alla sveglia. Le undici? Chi diavolo si permette di venirmi a svegliare a quest’ora del mattino, dopo che ieri mi è toccato il turno di notte?

Mi alzo borbottando maledizioni in tutte le lingue che conosco. All’ultimo ne aggiungo una in Troll: questa me l’ha insegnata il Capo di Hermione l’ultima volta che sono passato dall’Ufficio Regolazione e Controllo Creature Magiche…

“Arrivo! Arrivo!” grido scontroso, riferendomi a quel dannatissimo scocciatore che ha deciso di incollare il suo maledetto dito al mio fastidiosissimo campanello. Apro la porta di scatto. “Ma insomma! Che diavolo…?” Le parole mi muoiono in bocca quando vedo chi è il dannatissimo scocciatore. “Hermione?”

Tu mi guardi un po’ sorpresa. “Ti ho svegliato, Ron?” mi chiedi, assumendo un’aria desolata.

“No!” mento. “Assolutamente no.”

“Allora perché sei in pigiama?”

Sempre maledettamente perspicace. “Mi piace. È comodo.”

Sbatti le palpebre, perplessa. Poi ti schiarisci la voce. “Posso entrare?”

Solo ora mi accorgo che sono rimasto come un ebete sulla soglia, in pigiama e con i capelli sparati in ogni direzione. Tento di lisciarmeli, facendomi da parte. “Ma certo, vieni.”

Tu entri, stringendo al petto alcune cartellette. Arricci il naso, quando ti guardi intorno. “Ron! È mai possibile che tu debba essere così disordinato? Ti ho messo a posto l’appartamento soltanto due giorni fa e tu guarda cosa hai combinato!” brontoli, alzando con la punta della bacchetta un calzino usato che avevo lasciato sul divano.

“Ah! Ecco dov’era finito!” esclamo, facendo per prenderlo, ma tu hai già sibilato un Incantesimo di Pulizia ed il mio calzino vola tranquillamente verso la lavatrice, assieme a tutti gli altri vestiti sparsi per la casa. Va beh. “Qualcosa da bere? Un tè?” dico, dirigendomi verso la piccola cucina.

Tu mi segui e, benché io tenti di coprire con la mia persona il lavandino pieno di piatti sporchi, ti sento sbuffare. “Ron…!” cominci a sgridarmi, ma non ho voglia di ramanzine. Almeno non quando sono sveglio da pochi minuti.

Mi giro e ti sorrido. “Giuro che dopo metto a posto. Va bene, amore?”

Questo ti fa chiudere immediatamente la bocca ed arrossire. Adoro quando arrossisci.

Ti spingo dolcemente verso la sala. “Arrivo subito con il tè. Intanto siediti.” Agito la bacchetta e lanciò uno sguardo ai piatti sporchi: accidenti a me, non mi ricordo mai di lavarli dopo averli usati e non sono capace di fare un incantesimo che lavi più di due piatti alla volta… Uffa, mi toccherà lavarli alla maniera babbana

Seguo la teiera e le tazze, nascondendo uno sbadiglio dietro la mano mentre mi siedo di fronte a te. Sei ancora rossa in viso. Sorrido, orgoglioso di farti quest’effetto. “Allora, come mai eri così impaziente di vedermi?” chiedo, mettendo una zolletta di zucchero nel mio tè ed allungandoti il latte. “Ti mancava la mia meravigliosa faccia?”

“No.” rispondi seria.

“No?” Assumo una finta faccia contrariata. “Così mi ferisci, Hermione! Lo sai che sono sensibile!” mi lamento scherzosamente.

Tu alzi gli occhi al cielo, borbottando un “Sì, come cucchiaino!” tra i denti. Giuro, non l’ho mai capita quella battuta… Poi riprendi vivacità. “Mi hanno ammessa al Dipartimento per il Rinforzo della Legge Magica! Con la lode!” proclami, con un enorme sorriso che mostra quanto tu sia contenta di te.

Vederti così felice mi fa sentire sereno. È come se una calda sensazione si formasse all’altezza del mio stomaco. E non è il tè che sto bevendo. “Non avevo dubbi.”

Arrossisci di nuovo e ti metti a giocherellare con una ciocca di capelli. Fisso la ciocca di capelli attorcigliarsi sul tuo indice e vorrei che le tue mani fossero tra i miei di capelli. “Io… beh… grazie, Ron…” balbetti, cominciando a torturare gli angoli delle cartellette che ti sei portata dietro.

Mi alzo e ti bacio la fronte. “Sei sempre la migliore.” Ti faccio l’occhiolino e mi dirigo verso la cucina.

“Dove vai?”

“Sarà meglio che cominci a lavare quei piatti, altrimenti non riuscirò a finire entro l’ora di pranzo. E questo sarebbe un bel problema.”

“E perché?”

“Come perché?” Sogghigno nel vederti perplessa. Torno indietro e ti metto una ciocca dietro l’orecchio, lasciando che le mie dita indugino sul tuo viso in una tenera carezza. “Perché usciamo a festeggiare. Offro io.” aggiungo.

“Allora lascia che ti aiuti a lavare i piatti!” esclami, già pronta ad alzarti, ma io ti fermo con una mano sulla spalla.

“No, tu rilassati: me la sbrigo in un attimo!” E prima che tu possa protestare, chiudo la porta della cucina dietro le mie spalle.

Fisso i piatti e faccio una smorfia. Odio lavarli… Probabilmente dovrei comprare un altro di quei marchingegni babbani che mi hai fatto prendere… Va beh, inutile rimuginarci: tanto vale mettersi al lavoro. Mi tiro su le maniche del pigiama e faccio scorrere l’acqua. Poi comincio ad aprire ogni singolo sportello della mia cucina. Ma dove diavolo ho messo il detersivo?

Ah, eccolo!, penso trionfante, prendendo l’agognata bottiglia, allargando stupito gli occhi nel vedere che cosa si nascondeva dietro. Prendo la scatoletta vellutata in mano e, lanciando uno sguardo preoccupato verso la porta, la apro, rivelandone il contenuto.

Il piccolo diamante cattura i raggi di luce e brilla deliziosamente. Ma come diavolo ho fatto a lasciare una cosa così in bella vista? Sono proprio un disordinato senza speranza: nemmeno mi ricordavo di averlo messo lì. Chissà da quanto tempo, poi!

Non posso fare a meno di chiedermi cosa sarebbe successo se fosse stata Hermione ad aprire la credenza…

No, meglio non saperlo. Forse sto correndo troppo… In fondo abbiamo solo ventitrè anni e lei è stata appena assunta in un altro dipartimento del Ministero… Siamo giovani e lei ha bisogno dei suoi spazi: deve pensare alla sua carriera e non a legarsi per la vita con uno come me. Già la vedo, poverina, a tentare di mettere in ordine la nostra casa, a cucinare, a lavare i panni, a tenere d’occhio i bambini… Arrossisco furiosamente.

Poi scuoto la testa: per quanto culli la speranza di restare con lei per tutta la vita, non posso certo imporle di decidere adesso che sta per prendere il volo, mi dico, prendendo tra le dita l’anello ed ammirandolo più da vicino.

Due braccia che si stringono attorno al mio torso mi fanno sussultare di sorpresa e perdere la presa sull’anello, che tintinna gaiamente per terra. Panico.

Ma tu non sembri sentirlo. “Lascia fare a me, Ron: non sei un granché con gli incantesimi di pulizia e se ti metti a lavarli senza magia non riuscirai a finire per l’ora di pranzo… Ron? Tutto bene?” Hai percepito la mia tensione e mi hai fatto voltare. I tuoi occhi mi fissano un po’ preoccupati.

Sorrido nervoso, lanciando uno sguardo verso l’anello per terra e nascondendo la scatolina dietro la schiena. “Sì, tutto a posto.”

Corrucci le sopracciglia, ma non fai altre domande: ti limiti a rimboccarti le maniche e a dirigerti verso il lavello. No! Così lo vedrai sicuramente, visto che si trova proprio a due passi da lì!

Ti prego: fa che non lo veda. Fa che non lo veda!, prego silenziosamente, chiudendo gli occhi.

Dopo due secondi ti sento trattenere il respiro.

Grazie mille…

Apro un occhio. Tu stai fissando l’anello a bocca aperta. Apro anche l’altro. Ora stai fissando me a bocca aperta.

“Posso spiegare…!” comincio, sulla difensiva, agitando per aria le mani. Però mi fermo perché in realtà non so come continuare.

“È quello che penso che sia?” mi domandi, incerta.

Non riesco più a sostenere il tuo sguardo. Annuisco, fissando le mattonelle della mia cucina. Non sono un granché… Non me n’ero mai accorto…

Uno strano silenzio cala su di noi. Finché non decido di spezzarlo. “Non è che devi sentirti obbligata a rispondere subito, Hermione. Cioè, insomma, lo so che siamo giovani e tutto e che tu hai una brillante carriera davanti, è solo che, beh, mi piace pensare che, insomma, tu ed io, prima o poi, cioè penso più poi che prima, però…” Complimenti, Ron: gran bella dichiarazione: sei in pigiama, nel bel mezzo della tua cucina, con l’acqua che continua a scrosciare sui piatti sporchi di due giorni e, per di più, stai balbettando frasi senza senso…

“Sì.” Il suono della tua voce, mi distrae dai commenti non troppo lusinghieri della mia coscienza.

“Eh?” Alzo lo sguardo.

Stai sorridendo, anche se i tuoi occhi sono umidi. “La risposta è sì.”

“Davvero?” domando, stupito. Gli angoli della mia bocca si piegano verso l’alto nel vederti annuire. “Anche se sono un disordinato cronico e giro per casa in pigiama?”

“Sì.”

Il mio sorriso si fa un po’ più sicuro. “Anche se di notte russo e mi giro nel letto e rubo le coperte e probabilmente tiro calci?”

“Sì.”

Ormai sto sorridendo talmente tanto che mi fa male la mascella, ma chi se ne importa: tu mi hai detto sì! “Anche se…” comincio, ma tu mi interrompi con un bacio, breve ma intenso, passando finalmente le tue dita fresche tra i miei capelli.

“Sì, Ron. Mille volte sì. Qualsiasi cosa tu dica, la risposta è sempre ‘sì’.” Appoggi la tua fronte alla mia, per poi scostarti con un sorriso malizioso. “Anche se…”

“Anche se?”

Ti metti l’anello e sogghigni compiaciuta. “Anche se avremo tempo per farti passare tutte queste cattive abitudini…” mormori, allacciando le tue mani sotto la mia nuca ed avvicinando il viso per essere baciata.

Sorrido anch’io. “Tutto il tempo che vuoi…” mormoro, mentre i nostri nasi si incrociano e le nostre bocche si sfiorano…

 

 

 

And I can't believe that I'm your man
And I get to kiss you baby just because I can
Whatever comes our way
We'll see it through
And you know that's what our love can do

 

 

And in this crazy life
And through these crazy times
It's you
It's you
You make me sing
You're every line
You're every word
You're everything

 

 

 


Cammino avanti ed indietro, lungo questo corridoio bianco che ormai ho imparato a memoria. Sono nervoso, inquieto, preoccupato per te. Vorrei che quest’attesa finisse…

I tuoi genitori sono molto più tranquilli di me, benché si trovino in un ospedale di maghi.

Ronald, caro, non stare in pensiero per Hermione. Ci passano quasi tutte le donne, sai?” cinguetta tua madre, sorridendomi.

“Ha ragione Lauren, Ronald. Ed Hermione non presenta alcuna complicazione: filerà tutto liscio come l’olio, vero Arthur?” chioccia mia madre.

“Sì, certo. Dopo un po’ ci fai l’abitudine, Ron: è solo il primo che è un po’ traumatico. mi rassicura mio padre.

“Non mi sembrava che Harry fosse più tranquillo per Albus…” contesto, lanciando un’occhiata al mio migliore amico, che arrossisce imbarazzato.

“Solo perché Ginny è rimasta in quella sala per più di quattro ore!” tenta di difendersi Harry.

“A proposito di Albus, caro, siete riusciti finalmente a capire il colore dei suoi occhi?” chiede mia madre.

“Sono ancora cangianti, ma Ginny scommette che diventeranno verdi.”

“Oh, sarebbe meraviglioso!”

 

 

 

And so la la la la... la la la
So
la la la la... la la la

 

 

E così, mentre presto un orecchio distratto alla conversazione tra Harry e mia madre, ripenso a noi. A quando siamo diventati ufficialmente un noi. A come stavi bene in abito bianco. Al tuo abbagliante sorriso. Alle tue lacrime. Alla torta dove è finito un Fuoco Magico Mille Scoppi dei Tiri Vispi Weasley e alla faccia di mia zia Mildred quando le è finita tutta addosso.

Ripenso alla nostra casa, piccola ma confortevole. A quante volte abbiamo litigato tra quelle quattro mura e a quante volte abbiamo fatto pace tra le lenzuola. A quando mi hai detto che era diventata troppo piccola, perché c’era qualcuno in più. A quando ho ripreso i sensi e tu mi hai detto che eri veramente in dolce attesa ed io sono svenuto un’altra volta.

Ripenso agli ultimi nove mesi. A quelle nausee che mi facevano preoccupare, alle temibili voglie di cocomero alle tre del mattino in pieno inverno, alle visite dal Guaritore, alle ecografie dove Rose non era che un piccolo fagiolo, alla tua pancia che cresceva, alla nostra piccola che scalciava.

Un sorriso mi distende le labbra mentre rivedo nella mia mente la tua buffa espressione la prima volta che Rose si è mossa.

“Signor Weasley?” mi chiama un Guaritore.

“Sì?” rispondo, di nuovo con i piedi ben piantati nel corridoio del San Mungo.

Il Guaritore mi sorride. “Sua moglie e la sua bambina la stanno aspettando.

I tuoi e i miei e Harry esultano e mi seguono chiacchierando eccitati.

“È andato tutto bene?” chiedo, di nuovo nervoso.

“Sì, nessun problema.”

“E Rose?”

“Sua figlia è sana come un pesce.”

E poi vi vedo e non mi interessa più di chi mi sta attorno.

Tu sei bellissima con i tuoi capelli scarmigliati e le tue guance rosse. E Rose è, se possibile, ancora più bella con quel visetto tondo e i morbidi capelli rossi sparati in ogni direzione. La tieni in braccio e le sorridi, sussurrandole qualcosa che non colgo, troppo preso da questa visione.

Poi mi vedi e mi sorridi, illuminandoti di un bagliore fulgente. “Ron.”

Mi avvicino al letto, stralunato dalla vostra bellezza. “È Rose?” chiedo come un idiota.

Tu ridacchi. “Sì, è lei.”

“È stupenda.” mormoro.

“Sì, lo è.” convieni. Poi me la porgi. Esito, ho paura di farle male, ma la voglia di tenerla tra le braccia e verificare che sia proprio vera e non un sogno ha la meglio.

La guardo. Lei si muove e apre gli occhi grigi che, mi hanno spiegato, ancora non vedono che ombre. “Ciao, piccola. Sono papà.” dico. Lei emette un versetto ed io sarò stupido, ma mi sono appena sentito la persona più felice dell’universo.

E così, in mezzo alle congratulazioni dei nostri parenti, ti guardo e tu guardi me e Rose palpita sotto le mie dita. Non c’è niente al mondo che vorrei di più. Perché tu, ed ora anche lei, siete tutto ciò di cui ho bisogno…

 

 

 

And in this crazy life
And through these crazy times
It's you
It's you
You make me sing
You're every line
You're every word
You're everything...

You're every song
And I sing along
Cause you're my everything

Yeah, yeah

 

*§*

 

 

Beh, era una breve song-fic senza pretese: solo tre momenti tra Ron ed Hermione. Il primo è ambientato qualche mese dopo la battaglia finale ad Hogwarts. Il secondo circa cinque anni dopo. Nel terzo dovrebbero avere all’incirca venticinque-ventisei anni (calcolo basato sull’età di Harry nell’epilogo). Il fatto che Albus Severus sia nato prima di Rose è una mia supposizione: in realtà non so se sia avvenuto il contrario!

 

Spero vi sia piaciuta: è stata scritta solo per sorridere teneramente a questa coppia che finalmente è diventata ufficiale! W RON ED HERMIONE!

 

Fatemi sapere!

 

Vostra

Ale


 

   
 
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