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Autore: FatherAndersonLover    24/03/2013    7 recensioni
Guardando il videoclip di Rosenrot,ho sempre pensato che alcune scene sottintendano una forte complicità tra Oliver e Paul,così ho deciso di raccontare l'episodio dal punto di vista di quest'ultimo,che più di chiunque altro può comprendere le azioni di Till.Perché l'amore ci rende fragili,l'amore ci spinge a fare di tutto purché la persone che amiamo ci ami a sua volta.
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il sole infiammava ogni cosa attorno a sé e donava alla verde erbetta delle colline un colore tanto acceso che Padre Landers dovette fermarsi ad ammirare, per una manciata di secondi almeno, quello splendido spettacolo naturale. La loro peregrinazione, sua e dei suoi compagni, era parsa durare secoli, ma finalmente oltre le colline tutti e sei potevano scorgere un piccolo e pittoresco villaggio, che certamente li avrebbe ospitati in nome di Dio e della carità. A muovere i primi passi incerti in mezzo alle casette in pietra fu tuttavia Fra’ Till, che come sempre era guidato da un’eccessiva sicurezza e da una certa faccia tosta che gli conferiva però una maggiore capacità di imporsi sul prossimo, non sempre in maniera positiva a dir la verità. Come Padre Landers immaginava, all’uomo che venne loro incontro bastò una sola occhiata alla piccola compagnia di predicatori per evincere dai loro sguardi provati la fatica che il cammino era loro costata. Fu così che, dopo aver baciato loro le mani com’era usanza, soffermandosi più e più volte a sottolineare quanto la loro presenza onorasse il loro piccolo villaggio(cosa non si farebbe per ottenere un occhio di riguardo da parte delle autorità del Signore), l’uomo mostrò ad ognuno dei religiosi un alloggio dove riposare per qualche minuto, non mancando di ricordare loro l’orario della cena. Riposti dunque i pochi averi che aveva portato con sé e rimpiazzata la lunga tonaca immacolata con una più semplice camicia color crema, Padre Paul Landers si voltò verso il suo provvisorio compagno di camerata, al momento impegnato a riporre i suoi innumerevoli Vangeli in ordine alfabetico. Oliver Riedel era un uomo impressionantemente alto, dalla barba spesso e volentieri incolta, il capo rasato e un paio d’occhi verde foresta che pareva non potessero trasmettere che amore. Spesso Paul, ometto impacciato, nonché alto poco più d’un metro e settanta, si sentiva intimidito dalla presenza di Fra’ Oliver, nonostante entrambi sapessero di poter sempre contare l’uno sull’altro in momenti di estrema necessità.
“E così, Padre Landers, vi sono ancora luoghi nei quali la cordialità non è stata del tutto dimenticata…”. Oliver non parlava quasi mai, ma quando lo faceva trasmetteva una calma che avrebbe lasciato piacevolmente colpito chiunque.
“Così pare, Fratello, così pare…” asserì Paul, in quanto spesso e volentieri l’unica cosa che poteva fare riguardo le considerazioni di Oliver era concordare con esse. Giunta l’ora prefissata per la cena, entrambi gli uomini uscirono placidamente dalla piccola abitazione nella quale erano stati sistemati, per accomodarsi assieme ai compagni ad un lungo tavolo imbandito di pietanze. Il cibo era squisito, e ancor più piacevole era lo spettacolo che accompagnava il pasto: decine di giovani coppie danzavano allegramente sulle note di cetra e arpa, gettando ogni tanto un’occhiata curiosa ai nuovi arrivati. Anche i suoi compagni dovevano essere rimasti particolarmente colpiti dalla scena, in particolare Till, il quale da più di qualche minuto non distoglieva lo sguardo da una graziosa giovane dai lunghi capelli corvini, la quale pareva monopolizzare l’attenzione con movenze tanto aggraziate da far sfigurare anche la più esperta delle ballerine. Gli sguardi che il frate e la fanciulla continuavano a scambiarsi avrebbero di certo preoccupato chiunque, ma Paul riponeva grande fiducia in tutti i suoi compagni, e sapeva che mai nessuno di loro avrebbe mai compiuto azioni che sarebbero potute andare contro i loro voti.
La serata, iniziata con l’accompagnamento del suono celtico delle arpe, era terminata tra risate altisonanti e boccali colmi di vino, tanto che ognuno dei sei peregrini faticò a far ritorno al proprio alloggio quando si fu fatta l’ora di dormire. Prima di chiudere la porta alle proprie spalle, Padre Landers face a tempo a scorgere, con la coda dell’occhio, Till e la giovane danzatrice addentrarsi mano nella mano nel bosco. Se fino a quel momento non aveva neppure ponderato la possibilità che qualcosa potesse accadere tra quei due, adesso le sue ferme convinzioni cominciavano ad abbandonarlo. Al calduccio nella sua casetta, con al fianco Fra’ Oliver già mezzo addormentato, si sedette sul proprio giaciglio prendendosi la testa tra le mani e lasciandosi andare ad un lungo, quasi agonizzante sospiro.
“Padre Landers…qualcosa vi turba?”. Oliver, che fino ad un attimo prima pareva già tra le braccia di Morfeo, d’un tratto sollevò il capo da cuscino, fissando Paul con aria preoccupata.
“Oh, Oliver…ancora sveglio?” biascicò quest’ultimo. “Beh…in realtà sì. Hai notato che Till pare mostrare un interesse…vagamente opinabile per la giovane fanciulla dalle labbra scarlatte?”
“Oh, chi non l’avrebbe notato?”. Oliver scoppiò a ridere. “Till è ossessionato da quella ragazza, e non è difficile comprenderne il motivo. Con quegli occhi, potrebbe costringere il Diavolo in ginocchio d’innanzi a lei…”. Quella riflessione da parte di Oliver colpì Paul, in un modo che il prete non sapeva spiegarsi. Avvertiva come una stratta allo stomaco, come se il fatto che anche Oliver avesse notato la bellezza della giovane lo infastidisse. Preferì tuttavia lasciar perdere, limitandosi ad annuire ed infilandosi sotto le coperte.
“La cosa vi impensierisce, dunque?” mormorò ancora Oliver, dopo che Paul ebbe spento la luce. Non gli sfuggiva mai nulla di ciò che poteva preoccupare Paul, né renderlo felice, o triste. Lo conosceva meglio di quanto Paul conoscesse sé stesso.
“In realtà…un pochino. Insomma, tu sai quanto io mi fidi di Till, ma ha quel suo impeto che a volte, anche se animato dalle migliori intenzioni, potrebbe rivelarsi pericoloso…”
“Padre Land…Paul…” lo interruppe Oliver, per la prima volta chiamandolo per nome, cosa che fece battere il cuore di Paul decisamente più forte del normale. “Till sarà pure una gran testa calda, ma certo sa quali sono i suoi limiti. Conosce bene i suoi doveri e la sua posizione, e sa bene in coscienza sua cosa gli è permesso o meno fare. Possiamo fidarci di lui.”. Ciò  detto, appoggiata nuovamente la testa sul cuscino, il frate dagli occhi verdi si addormentò, lasciando in Padre Landers un dubbio atroce: se Till avesse saputo tenere a bada i propri sentimenti verso la fanciulla come lui sapeva nascondere a sé stesso i suoi nei confronti di Oliver, in che razza di guai si sarebbe andato a cacciare il loro caro compagno?
Trascorsa la notte, l’intera compagnia dovette prepararsi ad affronta il momento della settimana in cui ogni emissario di Dio deve adempiere al sua massimo dovere: la Domenica mattina. Con la solita flemma e con una premura quasi maniacale, Paul indossò la lunga tunica bianca, si calcò in testa il copricapo semi-sferico, e attese che Oliver avesse indossato a sua volta la divisa. Nonostante i ripetuti tentativi da parte del frate di intercettare il suo sguardo, Paul decise che quel giorno non avrebbe alzato lo sguardo, onde evitare eventuali distrazioni. La messa pareva, come sempre, non terminare mai, eppure nell’istante in cui come da routine viene elargita l’ostia, tutto parve fermarsi, e fu a tutti più evidente che mai quanto Till fosse interessato alla giovane fanciulla. Quello sguardo, lo sguardo che si erano scambiati quando il loro compagno aveva appoggiato il corpo di Cristo tra le rosse labbra della fanciulla, pareva gridare “Lussuria!”, era evidente! Paul non poté resistere un minuto in più, e abbandonato l’altare si allontanò di qualche metro dalla folla di credenti e dal peccato che si aggirava tra di essi. Tutto questo non sarebbe dovuto accadere. Lui non avrebbe dovuto permetterlo. Non avrebbe dovuto permettere che un frate si innamorasse, che provasse un così ardente desiderio nei confronti di qualcuno. Eppure si sentiva in colpa, dannatamente in colpa nel giudicare a quel modo Till, quando lui per primo non sapeva acquietare il proprio spirito se solo Oliver gli sorrideva, o gli teneva la mano. Non fece a tempo a scacciare quest’ultimo pensiero che proprio il suo amato compagno lo raggiunse, quasi correndo, appoggiandogli una mano sulla spalla.
“Padre Landers! Siete…siete andato via di corsa, eravamo tutti preoccupati! Va tutto bene?”. La preoccupazione nella sua voce era palpabile, e Paul in un certo senso era felice di essere l’oggetto di tante attenzioni, per quanto questo potesse risultare infantile.
“Sì, io…tranquillo, Oliver, va tutto bene.” mormorò, chiedendo mille volte perdono al Signore per quella menzogna.
“…è per via di quei due, non è vero?” intuì Oliver. “Non dovete crucciarvi a quel modo, Padre, non per colpa di Till e di quella sgualdrinella.” La sincera preoccupazione di Oliver era qualcosa di tenero, al punto che pareva impossibile provenisse da un uomo come lui. Paul strinse i pugni, tormentandosi il labbro inferiore con gli incisivi superiori, e tacque. Nel profondo del suo cuore sapeva che la sua principale preoccupazione era dovuta a sé stesso; era la sua perdizione, il suo Purgatorio, non quello di Till. Ad ogni modo, l’unico che sarebbe potuto venire a capo di quella situazione al momento era il Divino, e così Paul si limitò a dirigersi verso la sua provvisoria abitazione, in attesa che scendesse la sera. In attesa della tragedia.
Diverse ore erano trascorse, e i due compagni di stanza non si erano scambiati neppure una parola. Oliver aveva passato l’intera giornata a spolverare i suoi cimeli, mentre Paul era stato assorto nella lettura dell’ottavo passo della Genesi. Nessuno dei due, ad ogni modo, aveva più visto Till da quella mattina. Ad un tratto, tutto si mosse all’interno del villaggio. Fu prima un urlo assordante, poi il rumore di migliaia di passi in direzione di un unico punto. Tutto ciò che i due poterono fare fu scambiarsi un’occhiata, per poi uscire di corsa tra la folla dalla quale emergevano grida indistinte: “Cosa mai è accaduto?”,”Assassino!”,”Dio ci salvi, Dio ci aiuti!”. Fu questione di qualche secondo. La calca di persone radunate attorno ad un'unica abitazione si aprì come il Mar Rosso d’innanzi a Mosè, e ciò che tutti poterono vedere lasciò Paul inorridito. Till, il loro amato compagno, l’amico di una vita…coperto di sangue, che cercava con sguardo terrorizzato tra la folla qualcuno che fosse pronto a difenderlo, pur sapendo che i cadaveri alle sue spalle non potevano essere giustificati, in nessun  modo. “E’…è stata lei…lei mi ha chiesto di farlo, lo giuro!” urlava, puntando l’indice accusatore contro la giovane brunetta in lacrime. Ma nessuno crede ad un assassino.
Il giorno dopo, all’alba, l’intero villaggio era radunato attorno ad un ammasso di sterpaglie, dal quale assieme al fumo, Paul poteva chiaramente sentire ancora salire al cielo le urla agonizzanti di Till. In sei erano giunti lì, ed ora solo cinque ripartivano per fare ritorno a casa. Nessuno diceva una parola, mentre si allontanavano dal villaggio, nessuno avrebbe mai avuto il coraggio ne la forza di parlarne ancora. Mai più. Un passo avanti all’altro, Paul camminava davanti a tutti, fissando l’orizzonte con gli occhi lucidi, stringendo forte al petto il crocifisso argenteo che gli pendeva dal collo. E così, alla fine, il desiderio l’aveva ucciso. Il desiderio è così crudele, a volte. Assorto in questi infelici pensieri, a stento si accorse della mano di Oliver, ancora una volta andatasi a posare sulla sua spalla. Si voltò, dunque, e lo fissò inespressivo.
“Mi spiace davvero, Padre Landers, avremmo dovuto capire prima quanto folle e morboso fosse l’interesse di Till nei confronti di quella piccola…” la voce di Oliver si incrinò nel ripercorrere mentalmente quei dolorosi istanti. “Ma lui…lui è stato stupido. Avrebbe dovuto sapere quanto pericolosa poteva essere quell’attrazione, non avrebbe mai dovuto…”
“Era innamorato.” Lo interruppe Paul con freddezza. “E l’amore ci rende fragili. Dimmi, Oliver…” aggiunse poi, fissando nei verdi, bellissimi occhi dell’uomo i propri, umidi di calde lacrime “…tu non saresti forse disposto a rischiare tutto per ottenere l’affetto della persona che ami?”
  
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