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Autore: Ashbear    24/03/2013    0 recensioni
Rinoa e Squall. Una storia per tutti coloro che non avrebbero mai voluto che la storia d'amore finisse. Nella buona e nella cattiva sorte, questa storia segue i primi quattro mesi della loro relazione. È il viaggio della scoperta, il viaggio che insegna.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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DANCING IN TIME
scritto da Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly e Shu
~ Capitolo XXIV: Tempo di Piantare ~

20 giugno

Il Comandante non sapeva per certo cosa l'avesse condotto lì; forse era perché aveva già guardato in tutti gli altri posti dove pensava potesse essere, o forse stava solo inseguendo una sensazione, ma comunque fosse, qualcosa lo aveva attirato nella sala da ballo. Fu ancora più sorpreso quando trovò socchiusa una delle grandi doppie porte. Entrando, notò che nessuna delle luci principali era accesa, ma solo alcuni faretti bassi sulle pareti. Non aveva mai visto la sala in quel modo - l'illuminazione soffusa gettava un'atmosfera del tutto diversa rispetto ai suoi ricordi.

In mezzo al silenzio, udì un paio di note musicali scollegate. Erano in sordina, appena sufficienti a guidarlo nella giusta direzione, e quando il pianoforte entrò nel suo campo visivo non fu stupito a scoprire chi era seduto al panchetto. Si chiese come mai Rinoa fosse venuta proprio lì, ma non aveva intenzione di chiedere, perlomeno non ancora.

Rinoa alzò lo sguardo quando sentì il suono di passi di fronte a sé. Per un attimo fu una sensazione di disagio, non credeva che nessuno l'avrebbe trovata lì dentro - e nemmeno immaginava che qualcuno si sarebbe messo davvero a cercarla.

Squall abbassò gli occhi verso il punto dov'era seduta; percepiva che c'era qualcosa di diverso nel suo comportamento. Non riusciva però a impedirsi di sentirsi in colpa, come se in qualche modo la responsabilità fosse sua. Erano quasi quattro giorni che non si parlavano, a parte qualche breve conversazione su argomenti di lavoro durante il giorno. Ecco, lei si era preoccupata che le cose sarebbero potute cambiare quando lui fosse tornato, e non avrebbe potuto aver azzeccato di più, per certi versi.

Squall si schiarì la gola, poggiando le mani sul piano. Le parole che le rivolse furono sussurrate in un tono basso, ma che lasciava trasparire la preoccupazione. "Non è qui che pensavo di trovarti."

"A dire il vero non mi aspettavo di essere trovata, e nemmeno cercata, se è per questo." La voce tradiva una tristezza che la ragazza cercava di dissimulare. Ma per quanto ne sapeva lui, Rinoa non era un granché a nascondere le emozioni, anche quando lo voleva.

"Lo so... e penso sia colpa mia," si scusò. Squall si sorprese a trattenere inconsciamente il fiato quando lei non rispose. Senza aggiungere altro, aggirò il piano e le si sedette accanto. Non c'era molto spazio sul panchetto, e fu grato che lei non si fosse scostata.

Rimasero seduti in silenzio, lei passava le dita sui tasti. Squall la osservò assicurarsi di premere ogni tasto con movimenti metodici, mai a sufficienza da produrre la nota, ma solo percorrendo sistematicamente la tastiera del piano.

La giovane donna continuava a non rispondere, forse avrebbe dovuto, ma in quel momento non era sicura di essere del tutto in disaccordo con l'ultima frase di lui. Anche se non avrebbe mai potuto avercela con lui - era così che era fatto Squall Leonhart, dopotutto. Rinoa gli lasciava sempre il suo spazio, ma aveva bisogno di essere rassicurata di non aver fatto nulla che gli avesse dato fastidio. L'ultima volta che aveva parlato seriamente con lui era stata dopo l'incidente della vasca da bagno. Le aveva assicurato che non se l'era presa, ma se era davvero così, come mai la sua sparizione aveva avuto quella tempistica perfetta?

"Sai suonare?" Squall scoprì che le si stava avvicinando mentre faceva un cenno col mento verso il piano. Aveva sentito qualche nota quando era entrato, ma di certo non erano collocate in nessun ordine musicale.

"Io?" rise a bassa voce, spostandosi I capelli dietro le orecchie. "Sai, è una cosa comica... la gente pensa che siccome mia madre suonava io avrei dovuto ereditare naturalmente il suo talento. Ad essere sinceri, ho preso lezioni fino a quando avevo cinque anni... ma dopo che è morta Caraway non aveva questa gran voglia di sentire il pianoforte. Veramente l'ho dovuto scongiurare solo per tenere in casa quel maledetto affare. Lo spostò in una delle camere da letto al piano di sopra." Il polpastrello di Rinoa accarezzò un tasto d'avorio, osando quasi premerlo abbastanza da produrre un suono, ma si ritrasse prima di completare il gesto.

Ma ugualmente i suoi occhi fissavano i tasti come se volessero suonare la loro propria melodia fantasma. "A ripensarci adesso, immagino che dovrei essere solo grata che mi abbia dato ascolto per una cosa." La voce le si spezzò.

Il Comandante non aveva mai pensato a quell'aspetto, anche se aveva perfettamente senso. Riusciva a ricordare di aver provato a sigillare certi momenti della sua infanzia che lo riportavano ad Ellione; era incredibile quali memorie tornassero e quali invece fossero ancora perse in balia dei Guardian Forces... anche se, col tempo, immaginava che avrebbe ricordato tutto.

"Scusa Rinoa, non volevo-"

"No, non c'è problema," lo interruppe, guardandolo negli occhi per la prima volta da quando era arrivato. "Per favore, non devi dispiacerti. Non c'è bisogno che ti scusi per cose che non potevi sapere." Dopo quelle parole, abbassò lo sguardo di nuovo sulle sue dita che scivolavano lungo la tastiera. "Non... non sembra vero, a volte, tutto... mia madre. È come se fosse un sogno che non riesco a ricordare chiaramente - frammenti, pezzi, ma non so che cosa sia vero e che cosa invece ho sognato talmente tanto da farlo diventare la verità. In passato, quando mi sentivo persa, o volevo sentirmi più vicina a a lei, andavo nella camera degli ospiti, mi sedevo al piano, e facevo finta di essere lei. Facevo finta di saper fare le cose che sapeva fare lei - cantare e suonare la musica che suonava lei... a volte penso che lei sia stata tutto quello che io non potrei mai essere."

"Ma non c'è bisogno che tu sia lei, lo sai? Io penso che Rinoa Heartilly sia proprio una persona fantastica - per conto suo."

"Grazie," rispose a bassa voce, e per la prima volta un piccolo sorriso venne ad adornarne le labbra. Continuò a muovere l'indice lungo i tasti in un movimento metodico. "Sarebbe bello se potessi sentirmi così per davvero."

Squall stava per dire qualcosa, ma lei proseguì prima che potesse averne l'occasione. "Però so suonare una canzone intera... è l'unica cosa che mi è rimasta in mente per tutti questi anni."

"Mi piacerebbe molto sentirti suonare."

In quel momento Rinoa si ritrovò a ridere, per la prima volta da giorni. Squall non aveva realizzato quanto gli fosse mancato quel suono finché non riecheggiò dolcemente tra le pareti della stanza fiocamente illuminata. "Ricorda Squall, sei stato tu a chiederlo."

La giovane Strega percorse il piano cercando il tasto giusto; poi, preso un respiro profondo, cominciò a suonare una melodia familiare... beh, più che altro una melodia familiare da bambini.

"Fra' Martino campanaro?" Squall non riuscì a non ridere forte quando capì che motivetto stava suonando. Si era aspettato "Eyes on Me", ma questa canzone l'aveva colto del tutto alla sprovvista.

"Ehi, non prendertela con me, ricordati che ti avevo avvertito."

Squall non aveva mai suonato uno strumento, ma nel corso della vita aveva messo insieme qualche nozione di base. E soprattutto, era abituato al puro processo di memorizzazione. Osservò le dita di lei muoversi sulla tastiera e le note che premeva. La canzone era abbastanza semplice, così quando Rinoa attaccò un altro giro, si unì anche lui, seguendo la sua guida. Sulle prime la melodia che seguiva lui la confuse, perché non era abituata a suonare così, a canone. Ma scoprì che se si concentrava solo sulla sua parte riusciva a portare a termine tutta la canzone. Ci furono diversi tentativi ed errori da entrambe le parti, all'inizio non fu per nulla impeccabile, ma verso la fine i due si integravano a vicenda perfettamente.

Infine, Rinoa concluse la sua parte, con Squall che la seguì un paio di ritornelli più tardi. Si misero entrambi a ridere sommessamente per la loro impresa. Anche se non era molto, era pur sempre una forma di quella comunicazione che era venuta a mancare tra di loro per giorni. Fu il Cavaliere il primo a distogliere lo sguardo dal piano e voltarsi per fronteggiarla. Riusciva a malapena a vedere un lato del suo viso, nascosto com'era quasi del tutto dai capelli scuri e dalle ombre.

"Bene, per quanto mi riguarda, penso che abbiamo fatto un ottimo lavoro," disse il Comandante alla fine, dandole appena di gomito.

"Credi che il Festival del Garden abbia bisogno di performers quest'anno?"

"Come sempre... Selphie ne fa scappare la maggior parte col suo innato dinamismo."

Rinoa fece una risatina prima di tornare seria. "Squall," incominciò, voltandosi ora a guardarlo. "Non credo proprio che tu sia venuto fin qui per suonare a quattro mani con me. Non che non mi sia divertita... ma dopo non averti visto..." La voce le si spense, non voleva dire qualcosa di sbagliato, ma non sapeva nemmeno con certezza quali fossero, le parole giuste.

Adesso fu il turno di lui di abbassare lo sguardo sul pianoforte. "Rinoa, io vorrei dirti che ho avuto un sacco di lavoro e un sacco di cose da rimettere a posto dopo essere stato via, ma se lo facessi, sarebbe solo metà della verità. Ho avuto davvero un sacco di lavoro... ma è solo che avevo anche un sacco di cose in testa, ultimamente. So che non è una vera scusa, ma è l'unica che posso darti."

"Grazie." Lui la guardò un po' confuso prima che lei proseguisse. "Voglio dire... grazie per avermi detto la verità. Lo so che sei stato occupato... non riesco nemmeno a immaginare tutto il lavoro che deve essersi accumulato mentre non c'eri, so che Shu riesce a occuparsi di molte cose, ma non è lo stesso. Avresti potuto dirmi che non ti ho visto per niente per questa ragione... ma non lo hai fatto. Volevo solo ringraziarti."

Spezzò lei il contatto visivo questa volta, tornando a guardarsi le dita con fare assente. Squall percepì che la voce le tremava appena quando ammise, "volevo solo darti il tuo spazio finché fossi pronto a parlare."

"Lo so, e per questo è il mio turno di dirti grazie."

"Sapevo che le cose sarebbero cambiate al nostro ritorno, devo solo affrontare la realtà. Però ho bisogno di sapere... ha qualcosa a che fare con quello che è successo nel tuo appartamento? Non ti potrò mai chiedere scusa abbastanza per quella cosa."

"Rinoa, non c'entra proprio niente, te lo giuro. Adesso sono io a dirti di non scusarti. Onestamente, credo siano stati solo un sacco di cambiamenti tutti insieme."

"Va bene," disse debolmente. "Sappi solo che io ci sono se hai bisogno di me. È solo che è difficile quando non ti vedo da giorni... e mi sento responsabile."

"Non lo sei," insistette. Sapeva anche lui perché era andato a cercarla, anche se adesso vedeva le conseguenze delle sue azioni precedenti. Odiava il fatto di averla fatta sentire così, pur non essendo stata sua intenzione. Si guardò intorno, e anche se non c'era nessun altro, onestamente non voleva continuare la discussione in un posto dove poteva entrare chiunque. Massaggiandosi la nuca, si alzò dal panchetto e abbassò lo sguardo su di lei. "Rinoa, vorrei proprio parlarti... è solo che... dobbiamo parlare. Possiamo andare in un altro posto?"

In quel momento Rinoa sentì il cuore precipitare, nessuna bella conversazione era mai seguita a parole del genere. Cercò di autoconvincersi che i suoi pensieri erano del tutto fuori strada, che la versione di Squall di 'dobbiamo parlare' non era la stessa del comune significato di quella frase che molte donne conoscono. Forse Squall voleva davvero solo parlare... Dio, lo sperava.

"Uh... sì, va bene... okay," biascicò, ritrovandosi momentaneamente senza parole. "Dove vuoi andare?"

"Ecco, la mia camera è un po' in disordine, sto impacchettando le cose per traslocare. L'appartamento nuovo... beh, ancora non c'è nessun mobile. Va bene camera tua?"

"Non c'è problema." Rinoa si alzò e risistemò lo sgabello; non riusciva a controllare il tremore. Per quanto tentasse di convincersi che era tutta una sua immaginazione, quella sensazione era quasi impossibile da combattere. Sentì la mano di lui che le si appoggiava sulla schiena, e si chiese se sentiva il tremore nel suo corpo. Lui chinò lo sguardo verso di lei e la scortò fuori dalla sala da ballo.

Si voltò per chiudere la porta alle loro spalle, e un pensiero improvviso gli passò per la mente, come faceva Rinoa ad avere una chiave che funzionava per il salone? Glielo avrebbe chiesto se non fosse stato troppo preoccupato per quello che stava per succedere, ma si fece un appunto mentale di domandarglielo più tardi.


Non si poteva negare che la sua stanza fosse molto più piccola di quella di lui, anche rispetto al suo dormitorio singolo da SeeD, e se paragonata al suo appartamento, poi, pareva l'equivalente di un ripostiglio. Entrò prima lei e si guardò intorno in fretta per assicurarsi che non ci fosse nulla d'imbarazzante sparso in giro. Cercava di tenere in ordine la camera, ma era quasi impossibile, e poi, beh... era lei, e aveva la tendenza a tralasciare certe cose un pochino più del dovuto. Senza contare che divideva la stanza con un grosso compagno peloso a quattro zampe. Squall si accorse subito che il cane non c'era, e fu davvero stupito di non vederlo in giro.

"Angelo dov'è?"

Rinoa semplicemente sorrise, lasciando udire un breve sospiro. "Ce l'ha Selphie... stava andando in 'crisi di astinenza da cane' dopo averla guardata mentre ero a Trabia... ho detto ad Angelo che poteva passare la notte con Zia Selphie."

"Zia Selphie?" domandò con tono sarcastico. "Questa proprio... suona male."

"Fai il bravo o comincerò a chiamarti Zio Squall." Il ragazzo avrebbe ponderato qualche secondo in più su quella frase se non fosse stata così vicina al problema. Quindi decise che era meglio lasciarla stare. Non c'erano molti posti dove sedersi, lì dentro; la scelta era fra il letto o la piccola sedia alla scrivania. Abbassò la mano per prendere la sua, cercando di ignorare quanto avesse i palmi sudati, o forse a sudare erano quelli di lei. Non lo sapeva bene. La portò verso il letto e si mise a sedere per primo, e lei lo seguì a ruota. Ma perché gli sembrava tutto così difficile?

Rinoa sentiva il battito del cuore riverberarsi fin nella gola. Non riusciva a sopportare la pressione e la domanda praticamente le scappò. "Che c'è che non va? Dimmelo e basta... per favore."

"Perché pensi automaticamente che ci sia qualcosa che non va?"

"Perché ti conosco, e vedo quello sguardo nei tuoi occhi, come se non volessi farmi del male..."

"No, no, Rinoa, non pensarlo... io... io mi sento solo un po'..." Distolse lo sguardo verso la finestra. Forse non poteva riuscire a portare a termine la cosa, ma sembrava un po' tardi per prendere quella decisione.

Adesso la curiosità e la paura avevano raggiunto in lei il picco. Squall che balbettava era in genere segnale di qualcosa di grosso. Se si fosse trattato di lavoro avrebbe avuto pochi problemi a comunicare, quindi restava solo qualcosa di personale - e molto, molto spinoso.

"Ho parlato... con Edea. Sarebbe rimasta al Garden solo per qualche giorno ancora."

"Edea?" domandò lei ad alta voce. Non era certo lì che credeva che la conversazione sarebbe andata a parare. "...Riguardo a cosa?"

"Dio, non è facile per niente." Il Comandante piantò entrambe le mani sulle gambe. Sentiva di stare violando la sua privacy, anche se lei non sembrava saperne niente. "Rinoa, è solo che... so di cosa hai parlato con Zell a Trabia."

"Zell, a Trabia?" Frugò dentro la sua testa cercando di pensare a cosa avesse detto all'amico che poteva aver dato fastidio a Squall. Ad essere sinceri, lei e Zell chiacchieravano sempre parecchio... e c'erano un paio di cosette che potevano infastidirlo, ma erano dette per scherzo. Ma non poteva sapere se ci fosse stato un commento che Squall avesse inteso male - non l'aveva certo fatto apposta.

"Squall, qualsiasi cosa tu abbia sentito, stavamo solo scherzando. Per favore, sai quanto io-"

"No, non è questo." Fu lui stavolta ad interromperla. "Non è nulla del genere, per niente." Agitò la mano con un gesto casuale per allontanare il pensiero.

"Va bene, e allora cosa...?"

"Prima di tutto, per favore non avercela con Zell perché me lo ha detto."

"Che cosa?" domandò, chiedendosi ancora cosa diavolo avesse detto a Zell.

"I bambini," riuscì a dire alla fine, anche se in un tono più basso del normale. "Tu, sull'avere bambini."

"Oh mio Dio!" fece lei. La ragazza si nascose il viso tra le mani mentre l'orribile comprensione si faceva strada dentro di lei. Era stata solo una frase detta per sbaglio mentre erano in campeggio, un minimo scambio di parole, una cosa che di certo non avrebbe voluto che Squall sapesse mai. Vero, aveva pensato alla cosa, ma era un argomento che di certo non era fatto per le sue orecchie. Non c'era da meravigliarsi che lui si stesse comportando in modo strano. Cominciò a contemplare nella testa un centinaio di diverse morti dolorose da augurare all'esperto di arti marziali.

"Mi dispiace così tanto... io lo ammazzo."Le parole si capivano a malapena da dietro lo schermo delle mani.

"Smettila." Rinoa sentì che lui le afferrava un polso nella sua stretta, forzandola ad abbassare le mani. "Mi puoi guardare? Perché non vuoi che ti parli di questa cosa?"

"Come potrei?" confessò. "Non c'entra davvero nulla con il nostro rapporto. È solo una cosa che io, per me stessa, devo imparare ad affrontare. Non volevo di certo che tu pensassi che volevo sottintendere qualcosa di più di quello che abbiamo ora. Lo so che tutta questa storia della 'relazione' già non è facile per te... e se è per questo, non è facile nemmeno per me."

"È proprio questo che pensi, sinceramente?" Il tono di lui suonava adirato pur senza salire sopra la stessa nota quieta in cui le aveva parlato fino ad allora. "Pensi che sono qui adesso perché mi fa comodo? Io penso a tutto quello che abbiamo passato finora, e va molto oltre qualsiasi cosa normale."

"Anch'io, Squall. È solo che non volevo che tu pensassi che ti stavo forzando verso un qualche tipo di futuro semplicemente accennando al fatto che non potevo avere bambini."

Lui quasi rise, non per divertimento ma per l'ironia della situazione. Stringendole ancora il polso le abbasso la mano così da poter intrecciare insieme le loro dita. "E anche in questo caso, non credi che giurarti alleanza come tuo Cavaliere valga come impegno?"

"Beh... sì, certo che lo credo."

"Rinoa, non sto dicendo che per me sarebbe stato semplice capirlo. Vorrei solo che avessi parlato con me - invece che doverlo sentire da Zell. Se è una cosa che ti dà preoccupazione, io voglio saperla."

"Ma Squall, allora avevo una parte di ragione... l'hai scoperto e a quanto pare non sei stato in grado di parlarmi per giorni. Voglio dire, se solo pensare al futuro ti incupisce in questo modo, cosa dovrei pensare?"

"Non è così, Rinoa. L'ho scoperto prima di tornare da Trabia. Dovevo solo pensare a un sacco di cose. Volevo tornare a casa... per vederti. Sono tornato anche perché non potevo parlare con Edea di una cosa del genere per telefono. Ho dovuto affrontare l'impatto che avevano su di me tutte queste cose, inclusa questa."

"Era questo il tuo 'incontro'? È per questo motivo che ci hai lasciati lì a pranzo l'altro giorno?" domandò sorpresa, mentre la coglieva lo stupore. Il suo ritorno non era dovuto al lavoro, era stato per lei? Fu allora che sentì le lacrime che avrebbe voluto lasciare da parte cominciare a scivolarle, provocatorie, lungo la guancia.

Lui le avvicinò la mano libera al viso per asciugarle le lacrime per quanto poteva. "Sì, è così. Volevo chiedere alla Madre..."

"Tu cosa? Glielo hai chiesto veramente!"

"Posso sorprenderti, lo sai." Sorrise per la prima volta, ora che la verità era uscita allo scoperto era più semplice per lui credere che ogni cosa si sarebbe sistemata.

"Non... non dev'essere stato facile per te." Rinoa si morse il labbro nervosamente, cercando di trattenersi dal piangere ancora di più.

"No... non proprio. Non è stata una delle cose più facili che abbia fatto in vita mia; ma, beh, questa conversazione sta cominciando a scalare la classifica."

"Mi dispiace così tanto," mormorò con voce roca.

"Non deve dispiacerti, va bene? Rinoa, sembra che probabilmente tu possa avere bambini. È solo che la maggior parte delle streghe che sono entrate nei libri di storia erano troppo occupate a conquistare il mondo per pensare a cambiare pannolini. Cid ed Edea volevano dei bambini, ma non hanno potuto per altri motivi. Non aveva nulla a che fare col fatto che lei fosse quel che era... è per questo che hanno fondato l'orfanotrofio."

Se si fosse trovata in uno stato mentale migliore sarebbe stata entusiasta di quella notizia, ma la sua preoccupazione per i sentimenti di Squall in qualche modo offuscava ogni cosa. "È solo che... come facevo a tirare fuori la questione? Tu non hai mai voluto dei bambini."

Lui sentì una fitta di senso di colpa a quelle parole. "No, non ne volevo, ma anche qui, ad essere sinceri non ci ho mai pensato come una cosa che possa accadere nella realtà. Io ho diciannove anni, tu diciotto... no, posso dire che non mi passava proprio per la mente. Ma posso anche dirti per la prima volta nella mia vita che mi sono sentito molto insicuro all'idea di non poter avere figli."

C'era così tanto significato impresso nelle sue parole. In quel momento Rinoa non voleva proprio nemmeno pensare a nulla.

"Vieni qui." La sua mano si tese e la attirò in un abbraccio. Squall provò di nuovo ad asciugarle le lacrime che continuavano a tracciare sentieri sinuosi sulle sue guance. "Sai, bisogna che tu smetta di piangere... è dura vederti così."

"Mi spiace, sono solo tanto..." Rinoa si scoprì a sorridere inconsciamente contro il suo petto, e non finì mai la frase.

"Lo so, lo so." Le posò un bacio leggero in cima ai capelli, e lasciò andare piano piano la testa sulla sua. Era in un certo senso esaltante il fatto di aver potuto averle dato lui quella notizia, anche se non riusciva bene a definire come si sentisse. Ma non si sarebbe mai perdonato se lei non avesse avuto quell'opportunità. Si sentiva già responsabilità per tutto il mucchio di cose che erano andate storte nella vita della sua ragazza, lei aveva proprio bisogno di quel frammento di normalità a cui aggrapparsi.

Per adesso, era abbastanza, per entrambi.

*****
Nota delle traduttrici: vi ricordo come sempre la newsletter, aggiungo anche la pagina facebook dedicata ad Ashbear, da cui potete seguire gli aggiornamenti in italiano e inglese, e come sempre ogni commento verrà tradotto & inoltrato ad Ashbear. Siccome abbiamo aperto su ff.net un account apposito, lo useremo per pubblicare le recensioni tradotte, e tradurremo poi ogni eventuale risposta dell'autrice, inviandole come risposte alle singole recensioni se serve. Alla prossima! - Alessia Heartilly

   
 
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