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Autore: Sekunden    24/03/2013    1 recensioni
Pensieri interiori di uno Stefan consumato dall'amore per Katherine.
[1864-1900]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katherine Pierce, Stefan Salvatore | Coppie: Katherine/Stefan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Monologo su Katherine

(Stefan POV)

 

Katherine…

Se mi chiedessero di descriverla, non smetterei mai di farlo.

È una donna dalle mille sfaccettature. L’ho conosciuta come un angelo, l’ho abbandonata come un demone. In effetti lei è così… con Katherine si può visitare sia il paradiso, che l’inferno.

Possono passare settimane, mesi, anni, decenni, anche secoli e millenni… non cambierebbe nulla. I suoi capelli continueranno a ricordarmi quella morbidezza unica, le sue labbra quei baci focosi che non bastavano mai.

Gli occhi color cioccolato riempivano il vuoto delle mie pupille, catturandolo del tutto. Non avrei smesso di osservarla per nessuna ragione al mondo.

Qualsiasi movimento eseguiva, era come sottostare all’ipnosi più efficace. Le sue mani, le sue dita perfette e delicate, le quali mettevano in risalto le sue origini slave. Quel suo tocco leggero lasciava rabbrividire la mia pelle, trasmettendomi la sua essenza.

Non mi bastava addormentarmi la notte per non pensare a lei, alla sua voce sensuale e convincente. Katherine era tutto: una bambina, una donna, una signora e una compagna di vita. Uno sguardo triste e spento non poteva esistere in sua compagnia, perché quella risata non solo riecheggiava in ogni singola stanza, ma anche e soprattutto nel profondo del mio cuore e della mia povera anima.

Ero incapace di competerle. Tutte quelle emozioni che mi donava giorno dopo giorno, erano una condanna per me. La volevo tutta mia, per la vita e per sempre. Katherine aveva il potere di amarmi come nessun’altra, facendomi sentire un uomo migliore, completo.

Quando non era con me, chiudevo gli occhi e la immaginavo al mio fianco, sentendo il suo respiro delicato sul mio petto nudo. L’accarezzavo con le mie mani, sfiorando ogni singola parte del suo corpo perfetto. Non ne avevo mai abbastanza, né avevo intenzione di staccarmi da lei.

Come poteva essere così importante? Riusciva a manovrarmi, a rendermi debole e al contempo più forte di prima. Da lei coglievo la mia ninfa vitale, dimostrando quanto il mio amore fosse deciso. Eppure, all’inizio era tutto così timido… Vederla sorridere mi faceva impazzire, lasciandomi senza fiato per lunghi secondi. Sentirla parlare era rassicurante, ma al contempo temevo di non poter esserne all’altezza. Volevo baciarla, sentirla mia sempre, ovunque.

Sognavo tutto con lei, dalla mia giovinezza alla mia vecchiaia. L’avrei sposata una, dieci, cento volte… avrei fatto di tutto pur di dimostrarle quanto amore nascondevo dentro.

È così difficile descrivere un sentimento come il mio. Non ho mai creduto fosse solo una questione di sentimenti, di passione e romanticismo. Con lei, era molto di più. Le giornate che passavo in sua compagnia non terminavano mai, come se fossimo destinati a stare insieme per l’eternità. Le notti al suo fianco erano come una dolce e passionale droga, ed io ero sempre più incapace di controllare la mia irrefrenabile voglia di poterla stringere tra le mie braccia, fino al mattino seguente.

Katherine amava leggere, riflettere… vivere. Cos’altro avrei potuto desiderare da lei?

Mi comprendeva più di qualsiasi altro, mi portava ad essere chi nemmeno io avrei mai e poi mai pensato di essere. Era pura follia, pura adrenalina…

Sapevo che era un sogno che si tramutava in realtà, ma non avrei potuto immaginare che tutto sarebbe svanito. La sua figura angelica, le sue gesta… Avevo capito, compreso. Era tutta una finzione, un’ossessione terribile. Katherine non era una benedizione, ma una maledizione.

Quelle sue sembianze innocenti mi avevano stregato, trasformandomi in un uomo fragile ed incapace di vedere con nitidezza.

Il mio amore era lentamente divenuto la mia rovina.

Il Diavolo esisteva, l’avevo sempre avuto accanto per mesi e non mi ero opposto - al contrario - desideravo conoscerlo sempre di più.

Katherine aveva strappato il mio cuore dal petto, rubandolo e rendendolo suo. Non avrei mai più riavuto indietro quell’organo così importante, perché ogni qual volta lo desideravo, sentivo soltanto dolore. Era padrona del mio destino, della mia vita.

Senza di lei, era solo il niente. Mi ostinavo ad odiarla, a renderla ragione di tanta sofferenza. Eppure, sapevo per certo che la sua assenza mi aveva reso ancora più debole di quanto non lo fossi stato in sua compagnia.

Era più semplice fingere che non me ne importasse, piuttosto che trasformarla in unica ragione come aveva fatto mio fratello. In ogni caso, Katherine era costantemente dentro di me, dentro la mia mente. Mi ricordava quanto amassi vivere, quanto era bello insieme a lei sperare in un futuro nostro e vero. Continuavo a stringere i denti, a non pensare e a non darle tutta quell’importanza che – in realtà – aveva. Quel cuore così ingenuo era pieno di oscurità, a causa sua e a causa di un amore impossibile. Sfogavo tutto in tutti, odiavo ciò che ero e ciò che sempre sarò. Lei, unica ragione per cui ho sempre desiderato morire e non l’ho mai fatto davvero… Perché nonostante tutto, aggrapparsi al suo ricordo era l’unica cosa che mi restava di fare, in mancanza del mio cuore.

Esso era morto insieme a lei, lo stesso momento in cui l’avevo vista scomparire nel buio di quella notte, dove l’avevo tradita e non ero riuscito a salvarla da una sorte che non meritava.

Perché odiarla, quando avevo sempre saputo il suo scopo? In fondo, mi amava davvero? Continuava a ripetermelo, instancabilmente. Non riuscivo a credere in un demone, perché i suoi occhi mi lasciavano intravedere tutt’altro. Cos’è che mi ha portato alla rovina?

Katherine,  perché sei riuscita a trasformarmi in una tua creatura, per poi abbandonarmi ad un destino crudele?

Strappando via la vita di qualcun altro, tenavo invano di riportare indietro la mia. Vedevo solamente il suo volto, il suo sorriso e quello sguardo che non dimenticherei nemmeno dopo trenta millenni.

Sì, le mie emozioni erano scomparse solo da quando avevo perso tutto, compresa Katherine. L’unico modo per riaverle indietro era immaginare che non se ne fosse mai andata, che non mi avesse mai abbandonato.

Il mio amore più intenso, il mio dolore più grande...

Katherine.

 

 

 

Note dell’autrice: sì, okay, chiedo venia per ciò che ho scritto (com’è che in ogni nota a fine OS c’è questa frase?)

Ho voluto esternare ciò che – secondo me – Stefan provava per Katherine nei suoi primi anni da vampiro. Rippah a parte, ovviamente.

Sono una Steferine veterana, mi mancava scrivere di loro due. Visto che non ho ispirazione per qualche shot con entrambi i miei amati personaggi, ho deciso di partorire questo monologo interiore.

Okay, la smetto subito. Spero vi sia piaciuto e… alla prossima, nella speranza che non sia tra due secoli.

 

Sekunden

 

 

   
 
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