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Autore: evenstar    24/03/2013    6 recensioni
E se per una volta fosse Tony quello che tanta di convincere Pepper ad andare ad una riunione mentre lei fosse quella che tenta in tutti i modi di scappare? E se questa riunione fosse ad Aspen in piena stagione sciistica come credete che possa finire la cosa?
Giusto due indicazioni: temporalmente siamo tra Iron Man 1 e 2; pre-pepperony (anche se poi...)
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Pepperony weekend'
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- Signorina Potts, non faccia i capricci!
- Per sua norma e regola, signor Stark, io non faccio i capricci. Esprimo il mio dissenso a questa… cosa – rispose Pepper rincorrendo il suo boss su per le scale che dal laboratorio della Villa portavano al salotto.
Fino a quel momento era stata una tranquilla mattinata di fine febbraio in California. L’aria all’esterno era tiepida, il sole brillante e l’oceano piatto come una tavola; all’interno di casa Stark invece si stavano addensando nere nubi temporalesche che minacciavano tempesta.
- Ma se è tutta la mattina che la sento borbottare come una pentola – le rispose Tony voltandosi con un sorriso sornione sulle labbra che le fece venire tanta voglia di tirargli qualcosa di pensante addosso.
- Non sto borbottando, le sto parlando. Ma come al solito lei non mi sta a sentire.
- Ma quale diavolo è il problema?
- Il problema è che NON VOGLIO VENIRE CON LEI! – gli rispose alzando il tono di voce, pericolosamente vicina a perdere definitivamente le staffe.
- Oddio, questa situazione mi sta facendo venire il mal di testa. Scusi ma non dovrei essere IO a dire di non voler venire? Non è così che funziona? Per una volta che approvo la nostra partecipazione ad un consuntivo di inizio anno, lei mi boicotta! – si difese l’uomo con l’aria innocente da bravo ragazzo appena sgridato per una colpa del vicino di banco.
- Non la sto boicottando! Ci vada a quel consuntivo, si diverta. Ma lascia a casa ME!
- Ma non posso andare da solo! – le disse come se anche solo l’idea di una simile situazione fosse per lui assolutamente intollerabile.
- Certo che può! – sbottò Pepper.
- Lo sa meglio di me che nei consigli di amministrazione lei è quella che decide. Io sono il genio, lei il braccio produttivo.
- Questa non è una riunione, è una perdita di tempo. Del MIO, tempo. E’ così tutti gli anni!
- Non è vero.
- Certo che lo è. Nessuno che abbia in mente di lavorare organizza un meeting in un albergo extralusso di Aspen, in piena stagione sciistica! – disse Pepper pragmatica. Sapeva bene quello che stava dicendo perché tutti gli anni, nello stesso periodo dell’anno, succedeva la stessa identica scena. Quell’anno lo scambio di vedute boss-assistente era solo un filino più acceso che in passato, ma il copione si riproponeva in piccole varianti ogni febbraio.
- Se ogni tanto ci si prende una pausa che male c’è? – le chiese Tony che davvero non ci vedeva nulla di male nel fare un break ogni tanto, se poi le piste erano aperte e la neve fresca tanto meglio così.
- Ogni tanto? – chiese allibita la giovane, sgranando gli occhi sconvolta che Tony arrivasse a tanto.
- Si insomma non si può sempre lavorare.
- Ogni tanto? L’ultima volta ho passato tre giorni a cercarla, solo per scoprire che era rimasto “bloccato” – disse Pepper mimando con le dita le virgolette in aria - in un baita con un paio di… di…
- Si chiamano “ragazze”, Pepper – le disse asciutto, cominciando a sua volta a perdere la pazienza. Quando metteva su quell’aria da santarellina proprio riusciva a fargli andare di traverso i sentimenti e regolarmente finiva per tirare fuori il peggio del suo brutto carattere.
- Si chiamano in un altro modo da dove vengo io! Per tre giorni, Tony. Tre!
- La prenda come una vacanza, allora. Passeremo tre giorni di vacanza, credo che ce li possiamo permettere ogni tanto – cercò di mediare lui non volendo iniziare quella giornata con una litigata furibonda.
- Odio il freddo, odio le montagne, non so sciare e mi viene mal d’auto solo a pensare di arrivare fino lassù. Questa NON E’ una vacanza! – chiarì Pepper.
- E’ un albergo ad un numero spropositatamente alto di stelle con piscina scaldata e terme annesse. Troverà pur qualcosa da fare, si rilassi!
- Non posso rilassarmi. Quando c’è lei in giro io non mi rilasso mai. Finisce sempre che devo rincorrerla e raccattare i pezzi dei suoi disastri.
- Saremo in ferie…
- E’ già il secondo anno che mi dice così. Le mie ferie non prevedono alberghi extralusso, beauty farm o posti da sogno. Prevedono una singola, banale, inafferrabile condizione…
- Sarebbe? Ci possiamo attrezzare… - le disse iniziando a vedere la luce alla fine del tunnel. In fondo lui era Tony Stark, poteva ottenere qualunque cosa.
- CHE LEI NON CI SIA! Ci vada da solo! – sbottò Pepper decisamente arrabbiata e con un tono di voce che faceva chiaramente capire il suo disprezzo. Tono di voce di cui si pentì praticamente subito, rendendosi conto di aver esagerato questa volta, ma ormai il danno era fatto.
- Non ho intenzione di proseguire questa discussione, Potts – rispose infatti Tony calmo. - Parto tra due ore, e lei verrà con me. Fine della discussione.
- Fine? Non credo proprio, io non ho intenzione… - rispose con un tono più conciliante, sperando di ancora salvare la situazione.
- No IO non ho intenzione di sentire altro. Finché lavora per me farà quello che le dico io – concluse secco, sfidandola a dire qualcosa.
- E’ tutto, signor Stark? – chiese Pepper aggrottando le sopracciglia e stringendo le labbra nello sforzo di non rispondergli male. Se la metteva sul quel piano lei non aveva altro da dire.
- E’ tutto, signorina Potts.
 
- E’ quello cosa sarebbe? – chiese Pepper avvicinandosi a Tony sulla pista di decollo.
Erano arrivati all’aeroporto in auto separate dopo che la giovane si era categoricamente rifiutata di andare con lui sulla sua macchina sportiva, preferendo la compagnia e la guida di Happy, nonché il capiente portabagagli dell’auto di rappresentanza in cui aveva stivato due valigie enormi. Il minimo indispensabile per sopravvivere al freddo e al gelo per un intero weekend. Più qualche costume da bagno, giusto in caso la SPA dell’albergo fosse stata presentabile.
- La mia offerta di pace: cappuccino doppia panna con cioccolato in tazza grande.
- Crede che sia così facile corrompermi? – chiese prendendo il cappuccino e iniziando a berlo con gusto. Era il suo preferito.
- Se ci aggiungo anche un cornetto? – le chiese Tony tirando fuori da un sacchetto una brioche glassata. - E’ ancora arrabbiata con me? – chiese mesto, sperando di fare colpo con la sua espressione contrita.
- Sì, ma mi passerà – rispose occhieggiando la pasta ma optando solo per la bevanda, già abbastanza calorica così. Sapeva che quello era il meglio delle scuse per Tony Stark e, sebbene ancora arrabbiata per come l’aveva trattata, fu soddisfatta del tentativo.
- Comunque è in ritardo, Potts. Se fosse venuta con me saremmo partiti in orario.
- E’ arrivato due secondi prima di noi, ho riconosciuto l’auto.
- Solo perché mi sono fermato a prenderle il cappuccino.
- Quindi sarebbe colpa mia in ogni caso? – chiese Pepper osservandolo con le sopracciglia alzate.
- Si divertirà, glielo prometto – rispose l’uomo cambiando argomento per evitare un’altra lite.
- Non faccia promesse da marinaio, Tony.
- Sarà divertente – rincalzò lui sorridente.
- Sarà freddo.
- Si chiama inverno.
- Anche in California, ma ci sono 20 gradi.
- E’ dove sarebbe il divertimento? – le chiese alzando le spalle e osservando, attraverso le lenti scure degli occhiali da sole, lo splendido cielo azzurro.
- Perché, a meno 20 dov’è?
- Troveremo un modo per scaldarla, Pepper – le disse con sguardo malizioso, guadagnandosi un’occhiataccia da parte della ragazza.
- Non credo sarà necessario, mi sono portata due valige di maglioni – chiarì non lasciando spazio a compromessi.
- Dicono che due corpi nudi a contatto si scaldino molto di più. Pare che se si rimane bloccati dalla neve all’addiaccio l’unica cosa da fare per salvarsi sia raggomitolarsi nudi sotto le coperte – spiegò Tony con tono scientifico e sguardo assolutamente innocente.
- Per favore! – sbottò lei. – Questa viene dal canale natura?
- E’ vero! Scientificamente provato.
- Lo terrò presente la prossima volta che rimarrò bloccata da una valanga, nel frattempo mi terrò i miei maglioni di lana.
- Sicura? Perché potrei…
- Stop. Una parola in più e la cito per molestie – gli disse alzando la mano e facendogli un sorrisino, curiosa di sapere se avrebbe continuato o il buon senso, per una volta, avrebbe prevalso. Lo avrebbe davvero citato, non aveva nessuna remora, soprattutto non quel giorno.
- Sarà così scostante tutto il viaggio? – le chiese l’uomo alzando un sopracciglio.
- No, tutto il fine settimana. Devo pur vendicarmi in qualche modo.
- Allora mi ridia il cappuccino.
- Peccato – gli rispose ridandogli la tazza vuota e iniziando a salire la scaletta dell’aereo. – Non viene?
 
- Sta scherzano, vero? – chiese Pepper aprendo la porta della sua camera d’albergo, limitrofa a quella di Tony. Si trovavano nel piano attico di un eccezionale albergo, il meglio del meglio con un unico piccolo, problema.
- Perché? – chiese lui entrando nella sua stanza e sbucando poi in quella della ragazza da una porta interna.
- Sono due stanze comunicanti – prese atto Pepper osservando Tony accigliata.
- E allora? – chiese lui non vedendo proprio il problema.
- Allora? – ripeté osservandolo come se fosse appena comparso dalla luna.
- Non siamo nella stessa stanza, anche se… - cominciò a dire muovendo le mani avanti e indietro.
- Si può sapere perché, con tutte le stanze disponibili, ne ha prese due comunicanti? – gli chiese arrabbiata, possibile che non riuscisse a fare mai qualcosa senza combinare disastri anche per le cose più semplici?
- Perché, al contrario di quello che sembra pensare lei, non c’erano tutte queste stanze libere. Ho preso quello che restava – si difese piccato. In fondo lui era il boss e lei l’assistente, avrebbe dovuto pensarci lei mesi prima a quella dannata stanza. Il fatto che avesse richiesto espressamente quelle due camere al momento della prenotazione alla reception, beh quello Pepper non avrebbe potuto né dovuto saperlo.
- Sta cercando di dirmi che Tony Stark non è in grado di farsi dare due suite separate? – gli chiese toccando quello che sapeva essere un tasto dolente per lui, abituato ad ottenere tutto e subito da chiunque.
- Siamo arrivati tardi, e non per colpa mia!
- Non ricominci, adesso. Con due ore di preavviso sono stata più che rapida a fare i bagagli.
- Ma se lo sapeva dall’anno scorso di questa riunione.
- Si beh, speravo di evitarla. Motivo per cui non ho prenotato io stessa le stanze – spiegò pragmaticamente.
- Ehi, però non sono male. C’è un letto decisamente enorme. Chissà quante piazze… - iniziò a dire Tony girellando per la stanza di Pepper incuriosito dall’arredamento e, in modo particolare, dal baldacchino di spesse tende rosse che attorniava l’enorme letto.
- No, per favore. Non voglio sentire – rispose la giovane tappandosi le orecchie in modo assolutamente melodrammatico.
- Adesso cosa avrei detto?
- Non mi dica che non stava per fare una battuta sul numero di persone che potrebbero starci.
- Io non… ok, ha ragione. Secondo lei quante…? – le chiese con un sorriso sardonico che avrebbe fatto cadere ai suoi piedi qualunque donna, tranne lei.
- Tony!
- Va bene, va bene. Questa sera c’è la cena di benvenuto, passo a prenderla tra un’ora – le disse uscendo dalla porta comunicante e accostandosela poi dietro le spalle.
- Tony? – lo richiamò indietro.
- Si?
- Passi da fuori – gli disse andando a chiudere la porta tra le due camere, dopo aver tolto la chiave dal lato di Tony.
 
Esattamente un’ora dopo, stranamente in orario perfetto, un lieve bussare alla porta riscosse Pepper dal suo libro. Ovviamente lei era pronta e vestita già da un po’ ma aveva previsto di dover aspettare il suo boss almeno per due ore, quindi si era immersa nella lettura del suo autore preferito.
- Andiamo? – le chiese Tony dal corridoio offrendole il braccio. – Come le sembro? – le chiese aggiustandosi la cravatta e riuscendo solo a farla pendere di più di prima.
- Come un letto sfatto – gli rispose sorridendogli e aggiustandogli il nodo, prima di cominciare a trafficare con le pieghe della giacca, stirandole. Pepper lo osservò arrabbiata, lei passava un’ora a prepararsi e riusciva ad essere assolutamente comune mentre lui, come al solito, si infilava il primo completo che trovava, non perdeva un secondo a pettinarsi e lo stesso era assolutamente perfetto nella sua imperfezione.
- Sarebbe un complimento? – le chiese. – Non ho molta famigliarità con il lessico femminile.
- E dovrei crederci? – chiese ridendo. – Comunque era un complimento. Metà delle donne presenti le cadranno ai piedi, come sempre.
- Solo metà?
- L’altra metà l’ha già fatto l’anno scorso – chiarì lei mentre entravano in ascensore.
- Ma con lei non funziona – prese atto Tony meditabondo senza notare il rossore che infiammava le guancie della giovane. - Comunque anche lei sta bene – disse poi osservandola.
Pepper lo squadrò.
- Lo dico solo per fare conversazione… non ci sto provando. Tanto per chiarire.
- Grazie – gli disse incerta se credere o meno a quello che le stava dicendo.
Con relativa sorpresa di Pepper il loro tavolo era composto da altre tre donne, oltre a lei stessa, e solo due uomini: Tony e un altro intraprendente giovanotto diverso da lui come il giorno dalla notte.
- Peter Bolton – si presentò il giovane sfoggiando un sorriso smagliante assolutamente sincero e osservandola con due occhi verdi allegri.
- Virginia Potts, piacere – rispose lei stringendogli la mano e accomodandosi di fianco a lui, esattamente davanti a Tony che quindi risultò circondato dalle altre giovani signore.
- Potts… non mi pare di…
- Stark Industries – chiarì lei indicando Tony davanti a sé.
- Oh, OH – rispose il giovane sgranando gli occhi nel riconoscere il grande Tony Stark seduto al suo stesso tavolo.
- Sì, passo inosservato – mormorò Tony facendo un finto sorriso a Peter e squadrando Pepper truce.
- Scusi, signore non immaginavo… – balbettò Peter decisamente imbarazzato.
- Non si preoccupi. Tony sarà piuttosto impegnato questa sera – gli rispose Pepper lanciando a sua volta uno sguardo piccato al suo capo, già profondamente impegnato ad intrattenere le tre giovani che gli sedevano accanto.
La serata fu per Pepper stranamente piacevole, Peter si dimostrò essere non solo un bel ragazzo ma anche una persona interessante e piacevole con cui chiacchierare era decisamente facile e, soprattutto, molto più interessata a lei piuttosto che a se stessa. Tony d’altra parte, sprofondato in una conversazione fitta con le sue tre dame, fece poco caso a quello che stava combinando la sua assistente a solo qualche sedia di distanza da lui. Solo quando finalmente si fu stufato di essere blandito, ammirato e quasi letteralmente venerato dalle tre, e decise che era tempo di farsi un drink, si stupì nel vedere la sedia di Pepper, e con suo disappunto anche quella di Peter, vuote senza alcuna traccia della giovane nella sala.
Tony fece un giro rapido della sala, salutando occasionalmente qualche conoscente e sorridendo sornione ad almeno una decina di ragazze diverse, con sommo disappunto dei loro accompagnatori, cercando di convincersi che stava solo sondando il terreno e non cercando tracce di Pepper. Alla fine, quando gli fu chiaro che lei non era lì, decise di tornare in camera e, dopo appena dieci minuti passati con l’orecchio teso e il volume della televisione al minimo, sentì aprirsi la porta della camera vicina e la voce di Pepper che sussurrava qualcosa.
- Potts stavo pensando… - disse aprendo di scatto la porta comunicante tra le camere e facendo spaventare a morte la ragazza che era ancora sulla porta d’ingresso della sua camera, impegnata in una allegra conversazione con… Peter.
- Tony! – sbottò lei allontanandosi di scatto da Peter e lanciando a Tony un’occhiata truce. – Cosa le avevo detto di quella porta?
- E’ un’emergenza, signorina Potts.
- Signor Stark? – disse Peter fissando allibito il suo idolo in boxer e accappatoio slacciato, scompostamente appoggiato allo stipite.
- Non avrò per caso interrotto qualcosa? – chiese Tony fissando con sguardo innocente prima Pepper e poi Peter.
- Secondo lei? – chiese Pepper con odio, ignorando completamente il fatto che lui fosse quasi nudo e quasi nella sua camera.
- No, niente – assicurò Peter. – Ho solo accompagnato Pepper…
- Siamo già al “Pepper”? – gli chiese Tony fissando però lo sguardo direttamente sulla ragazza aspettando una risposta.
- Grazie a lei quasi tutti mi chiamano così, ormai – mormorò a denti stretti facendo un sorriso assolutamente finto verso di lui.
- Ehm, io credo di dover andare adesso…
- Si Barbie, credo che dovresti proprio – disse Tony con un sorriso magnetico entrando definitivamente nella camera di Pepper e chiudendo la porta d’ingresso quasi in faccia a Peter.
- Grazie per la sera… - la ragazza fu interrotta dalla porta che si chiudeva. – Che maleducato! – sbottò rivolta verso Tony. – Le avevo detto di non usare quella porta…
- …era un’emergenza…
- … e poi è nudo…
- … non sono nudo, Potts. Manca ancora qualche strato per essere nudo…
- … ed è nella mia camera…
-  … non le potevo parlare dalla mia, le pare?
- … e quale sarebbe questa emergenza?
- Salvare lei da quell’imbecille, mi pare ovvio!
- Mi stavo divertendo con quell’imbeci… con quel ragazzo. Per una volta incontro una persona normale…
- Normale? E’ un idiota!
- … che è interessato a quello che dico, che mi sta a sentire…
- … io la sto sempre a sentire…
- … e lei sbuca fuori mezzo nudo…
- … mezzo nudo può andare…
- … e lo terrorizza!
- Non ho fatto niente, come faccio ad averlo terrorizzato? Se avessi indossato l’armatura, come avevo inizialmente pensato di fare, allora ok, ma così… – le disse osservandosi in boxer e gesticolando verso di sé. 
Pepper seguì con lo sguardo le mani di Tony e avvampò, rendendosi conto che si trovava nella sua camera da letto, con un gigantesco letto a baldacchino ad appena qualche passo di distanza e con il suo capo playboy in mutande davanti agli occhi. Occhi che proprio non riusciva a mantenere ad altezza viso, tra l’altro.
- Qualche problema, Potts? – chiese Tony sogghignando allegramente intuendo l’imbarazzo della giovane.
- Nessun problema – si riscosse lei sollevando finalmente lo sguardo verso zone non vietate ai minori. – E adesso, se non le spiace… - disse facendogli gesto di tornarsene in camera sua e iniziando poi a spingerlo, visto che lui non dava segno di volersi muovere.
- E’ presto, Pepper. Le va il bicchiere della staffa? – chiese Tony sollevando la mano destra e facendo tintinnare il ghiaccio nel suo bicchiere, sbucato da dove Pepper non se lo chiese neanche.
- Non credo, penso che me ne andrò a dormire.
- Avanti, questa sera sono innocuo – la rassicurò.
- Lei non è mai innocuo, Tony.
- Avanti, non mordo…
- …non lo dica… - cercò di fermarlo ben sapendo cosa sarebbe arrivato dopo.
- … se non me lo chiedono – finì non riuscendo a trattenersi dal fare la battuta. – Sto scherzando, Pep. Un bicchiere solo.
- Non ha trovato nessuna con cui berlo? Non ci credo.
- Ho interrotto la ricerca. Non l’ho più vista, ero preoccupato per lei!
- Certo, talmente preoccupato che era in camera sua in boxer… a fare cosa NON voglio saperlo!
- Un bicchiere per farmi perdonare per quello che le ho detto questa mattina – le chiese sorridendo ma c’era qualcosa in quel sorriso che alla fine convinse Pepper ad annuire e a farlo rientrare in camera.
- Pensavo che per quello ci fosse stato il cappuccino.
- Forse mi sono accorto di essere stato particolarmente… insopportabile – le disse versandole un bicchiere di scotch e porgendoglielo, sedendosi poi sul divanetto accanto all’enorme letto mentre Pepper si sedeva sul bordo del letto stesso.
- E’ sicuro di non essere già ubriaco? – gli chiese Pepper, sorpresa da quel comportamento.
- Non più del solito.
- Anche io mi devo scusare per questa mattina, non avrei dovuto usare quel tono – gli disse alla fine sentendosi ancora lievemente in colpa per come lo aveva trattato.
Tony sventolò la mano nell’aria facendole capire che non era il caso di scusarsi. - So che è difficile starmi vicino.
- Non avrei comunque dovuto. Lei è pur sempre il mio capo – gli disse con sguardo mesto.
- Andiamo, Pepper. Per quanto me la farà pagare?
Pepper sogghignò. - Fino a quando non saremo tornati a casa al caldo, almeno.
- La mia offerta per scaldarla è sempre valida! – le disse alzandosi dalla poltrona e chinandosi su di lei, sfiorandola per appoggiare il bicchiere sul tavolino accanto al letto.
Pepper fu sopraffatta dal profumo della sua colonia e dal calore che emanava dal suo corpo e per un attimo si dimenticò di respirare. Poi Tony si allontanò e lei poté riprendere il controllo del suo cuore.
- Buonanotte, Pepper – le disse uscendo dalla porta comunicante e tornando nella sua camera.
- Buonanotte, Tony – mormorò lei mentre la porta si chiudeva dietro di lui.
 
- Ma si può sapere dov’era finita? E’ almeno due ore che la cerco ovunque! – sbottò Tony entrando nella piscina bollente con indosso una tuta da sci e un paio scarponi.
Pepper abbassò lentamente gli occhiali da sole, incredula. Era mezzogiorno e, come aveva previsto, la giornata lavorativa era finita già due ore prima. Quest’anno però, al contrario dei precedenti, aveva deciso di accettare il consiglio di Tony e, invece di tenere il muso e scrivere mail all’ufficio californiano in attesa che lui tornasse dalla sua giornata sulla neve, ne aveva approfittato per trasferirsi nella piscina super lusso dell’Hotel, dotata di lampade solari e idromassaggio personalizzato. E lì era stata per quelle due ore, a crogiolarsi al caldo e a godersi il suo libro e un po’ di meritato riposo. Ovviamente la pace non era durata. – Sono sempre stata qui. LEI mi ha detto di venir qui, le ricordo.
- Sì beh, come potevo sapere che ci sarebbe stata una bufera di neve? – chiese Tony cominciando a sudare copiosamente.
- Siamo in montagna… a febbraio… che cosa pretende? – chiese non capendo quale fosse il problema.
- Non si scia con una bufera!
- Cioè mi faccia capire… in montagna, in inverno, se nevica non si scia? – chiese non essendo per nulla preparata sugli sport invernali.
- Se fa due fiocchi forse sì, ma là fuori c’è una tormenta!
- Capisco – rispose, non capendo comunque cosa ci facesse lì. – E quindi? Si lavora? – chiese perplessa ma pronta comunque a rimettersi in abiti più consoni e a riprendere il lavoro interrotto.
- NO! – rispose allibito che una simile idea le fosse anche solo venuta in mente.
- No, certo. Che idee che mi vengono! – rispose ironica e fintamente scandalizzata. - Quindi?
- Quindi…
- …no, la prego… - mormorò con una smorfia capendo cosa stava per succedere.
- … mi annoio! – sbottò Tony con il stesso tono che avrebbe avuto un bambino trascinato a forza in ufficio dal padre.
Pepper sospirò. Sapeva che sarebbe finita così, sapeva che una vera vacanza avrebbe presupposto l’assenza di Tony dalla sua vita. – E io cosa posso fare per lei? – chiese pentendosi poi subito di come aveva formulato la domanda.
- Ci sarebbe una cosa…
- Tony – lo redarguì.
- Pensa sempre male, Potts. Non la facevo così maliziosa – rispose sorridendo malizioso per poi tornare ad essere più o meno serio. – Senta, non possiamo parlare fuori? Mi sto letteralmente sciogliendo qui dentro!
- No, io sono in costume da bagno. Non ci penso neanche ad uscire.
- D’accordo, come vuole – rispose l’uomo slacciandosi la giacca della tuta per poi togliersela e passare ai pantaloni.
- Che diavolo sta facendo? – chiese Pepper osservando perplessa i vestiti di Tony che venivano progressivamente abbandonati sulle piastrelle umide.
- Mi metto in costume anche io.
- Quelli sono boxer.
- E’ lo stesso – rispose scrollando le spalle infastidito. - Ora mi ascolti – le disse sedendosi accanto a lei sul lettino e rendendosi finalmente conto che era in costume da bagno. Il suo sguardo finì decisamente più in basso degli occhi e Pepper, arrossendo vistosamente, dovette alzargli il volto con un dito, riportando gli occhi di Tony all’altezza dei suoi. – Dicevo…
- Gli occhi, Tony. Sguardo a livello degli occhi! – lo sgridò Pepper.
- Ehm sì. Comunque anche lei ieri…
- Tony!
- Sì, dicevo… ho visto una baita in vendita.
- Dove?
- Qui.
- Qui?
- Beh non qui, qui. Ma qui, ad Aspen.
- Oddio, non mi dica che vuole comprare una casa QUI – disse terrorizzata anche solo all’idea.
- Una baita.
- E’ lo stesso!
- No, una baita è molto più romantica.
- Chi se ne importa, Tony. Perché? – chiese ben sapendo che, se avesse comprato una casa, le sue visite e quindi anche quelle di Pepper trascinata al suo seguito, sarebbero state drammaticamente più numerose di una all’anno. E la cosa l’atterriva.
- Perché mi piace.
- Anche ammettendo che lei possa comprare una baita qui. Io cosa c’entro?
- Non la posso compare se lei non la vede! – le disse come se fosse la cosa più logica del mondo.
- Ah no?
- Mi pare ovvio. Se poi non le piace?
A Pepper sfuggì il senso. – Tony, odio Aspen – chiarì scandendo bene le parole come se si stesse rivolgendo a un bambino un po’ tardo.
- Ma la baita le piacerà!
- Anche se fosse il posto più romantico del mondo sarebbe comunque sempre ad Aspen – gli fece notare.
- Cominciamo a prenderlo, poi si vedrà – ribadì lui per niente preoccupato da quel piccolo, insignificante, particolare.
- Ha una foto? – chiese lei, capitolando alla sua impeccabile logica.
- Foto?
- Non lo devo vedere?
- Si ma dal vivo! – le disse alzandosi dal lettino, pronto per andare. O quasi considerando che era in boxer.
- Adesso? – domandò sbigottita.
- Certo, se no perché l’avrei cercata per due ore!
- Ma non ha appena finito di dire che fuori c’è una tormenta? – chiese incredula.
- Si.
- E lei mi vuole trascinare fuori in mezzo alla tormenta per andare a vedere una baita? – domandò nuovamente con tono molto calmo, giusto per essere sicura di aver capito bene.
- Esatto, ma non è proprio una tormenta.
- Ha detto che non si vede niente.
- No quello non l’ho detto. E poi non la voglio portare sugli sci, ci andiamo con il Land Rover.
- Sta scherzando, vero?
- Per niente.
 
Mezz’ora dopo Tony aveva lo sguardo fisso davanti a sé concentrato sulla strada o, per meglio dire, su dove riteneva dovesse esserci la strada perché la strada vera e propria non la vedeva, come non vedeva nient’altro che non fosse un bianco abbacinante e fastidioso. Quando sentì le ruote termiche del 4x4 a trazione integrale scivolare capì che forse, questa volta, aveva commesso un errore.
- Non sarebbe meglio tornare indietro? – gli chiese Pepper che, fiduciosa e non al volante, forse non si era ben resa ancora conto della situazione.
- Siamo più vicini alla baita che all’albergo. A questo punto meglio arrivare – le rispose senza distogliere lo sguardo dal bianco che aveva davanti.
- Ma poi non riusciremmo a tornare indietro!
- Tornare? – le chiese Tony il cui concetto di futuro al momento arrivava fino ad una casa, una qualunque casa, impedisse loro di morire assiderati in un Land Rover impantanato nella neve come una classica coppia di stupidi dei programmi real time. – Pepper, se arriviamo è già tanto – le disse.
- Cosa? – chiese voltandosi verso di lui con gli occhi sgranati. – Mi aveva detto che era solo una nevicata, niente che questo “bestione” – disse enfatizzando il termine con il quale Tony si era riferito al loro mezzo di trasporto – come lo ha chiamato lei stesso, non potesse affrontare.  
- Beh, forse mi sono sbagliato.
- Beh, forse è meglio che si trovi un’altra assistente!
- Oh adesso, per favore, non ricominciamo con questa storia.
- Rischio di morire assiderata perché lei ha manie di grandezza, credo di potermi lamentare un po’ – gli rispose piccata e con uno sguardo truce Pepper girandosi a guardarlo.
- Va bene, faccia come vuole. Ma non mi distragga con il suo continuo chiacchiericcio. Sono concentrato!
- Chiacchiericcio? Ma per chi mi ha preso? – gli urlò addosso mentre l’auto sbandava violentemente scivolando su un lastrone di ghiaccio e Tony controsterzava appena in tempo per evitare un albero.
- Pepper! – la sgridò.
- Va bene, d’accordo. Ha vinto lei. Pensi a guidare, la ucciderò in un altro momento – rispose calmandosi improvvisamente e tornando a sedersi composta, fissando davanti a sé.
Tony a sua volta le lanciò un’ultima occhiata e poi tornò a concentrarsi sulla strada, sentendosi però davvero in colpa per come si era messa tutta quella situazione. Il suo sguardo corrucciato e serio e l’assenza di battute spaventarono ancora di più la ragazza che cominciò a temere davvero di morire assiderata sulla montagna. Capì che se aveva una possibilità per uscire da quel pasticcio era nello stesso modo in cui vi era stata catapultata, ossia seguendo Tony, e quindi decise di concedergli una tregua e mettersi seduta in silenzio, sperando che quella dannata baita fosse vicina.
- Eccola! – esultò Tony qualche minuto dopo quando una massa grigia sbucò dal bianco circostante proprio mentre il “bestione” si arenava definitivamente su un cumulo di neve. – Coraggio, almeno non moriremo assiderati! – le disse aprendo la portiera e sprofondando fino a metà gamba nella neve fresca.
- Non morire congelati in auto, vuol dire! – rispose Pepper, terrorizzata da tutta quella situazione e sull’orlo dell’ipotermia nel momento in cui aprì anche lei la portiera dell’auto e fu investita da un folata di aria gelida.
- Per quanto fuori mano è una casa, con un riscaldamento. Anche per questa volta non riuscirà a liberarsi di me, spiacente – le rispose sorridendo e arrancando verso di lei per aiutarla a camminare. In qualche modo raggiunsero la baita e Tony armeggiò con la serratura senza che la chiave entrasse nella toppa.
- Adesso che succede? – chiese Pepper tremando di freddo sporgendosi sopra la sua spalla per vedere cosa stava combinando.
- Congelata. Non è che le capita di avere un accendino? – le chiese Tony ironico pensando con rabbia a come in quel momento gli avrebbe fatto comodo l’armatura di Iron Man lasciata imprevidentemente in albergo.
- Prenda – sentì dire alle sue spalle mentre una mano tremante gli passava un accendino.
Tony la fissò allibito.
- Lei non fuma.
- No, ovvio. Ma a forza di passare del tempo con lei mi sono attrezzata di tutto. Regola base della sopravvivenza – gli disse ridendo della sua espressione e poi pentendosene subito, spaventata dal fatto che la faccia le si potesse congelare in quella posizione.
Scaldando la serratura furono in grado di aprire la porta e poterono entrare finalmente al caldo.
- Oh dio – disse Pepper fermandosi sgocciolante nell’ingresso e osservandosi intorno confusa. La casa era costruita con tronchi d’albero che le davano un aspetto contemporaneamente rustico e romantico, l’arredamento chiaro e semplice e il camino al fondo della stanza contribuivano a creare un atmosfera da fiaba. Se non si fosse trovava nel bel mezzo di una tormenta di neve, bloccata lì con la persona che in quel momento odiava di più al mondo, si sarebbe quasi sentita commossa da quella scena.
- Le piace?
- E’stupenda! – rispose suo malgrado, seccata dal dovergli dare ragione sul volerla comprare.
- Ho fatto bene a portarla qui? – le chiese Tony un po’ troppo sicuro di sé.
- Abbiamo rischiato di morire quindi mi sbilancerei per un NO. NON HA FATTO BENE!
- Ma non siamo morti. Ora dobbiamo solo cercare qualcosa da metterci addosso, accendere il camino e sperare che ci sia da mangiare.
- Ma non possiamo invadere così questa casa, non è roba nostra!
- Potrebbe diventarlo. E poi questa è sopravvivenza.
- Non le permetterò di…
- E’ fradicia, gelata e scommetto affamata. Se la fa sentire meglio dopo comprerò questa baracca così sarà stata roba nostra e lei non si sentirà in colpa!
- Si può sapere perché si comporta sempre così? – gli chiese ricominciando ad arrabbiarsi seriamente ora che erano relativamente al sicuro e al caldo.
- Così come? – chiese Tony confuso.
- Così da irresponsabile!
- E’ andato tutto alla perfezione, mi pare! – affermò convinto visto che l’aveva portata al salvo senza grossi danni apparenti.
- Fino a 15 minuti fa non sapevamo neanche se saremmo arrivati fin qui…
- E’ lei che è sempre melodrammatica…
- … e adesso mi dice che sono melodrammatica? Ma ha visto la sua espressione in auto?
- … non sono irresponsabile…
- … e poi perché mi trascina sempre con sé…
- … mi sono preso cura di lei, mi pare…
- … me ne stavo tranquilla a casa…
- … non si diverte mai…
- … e mi ha trascinato in montagna…
- … cerco solo di smuoverla un po’…
- … me ne stavo in piscina e mi ha trascinato nella tormenta…
- … non le è mai venuto in mente che forse lo faccio solo per il piacere della sua compagnia? – concluse Tony alzando la voce a sua volta per cercare di interrompere quel doppio discorso senza senso.
- Come? – chiese Pepper metabolizzando con qualche secondo di ritardo quelle parole.
- Non le è mai venuto in mente che mi comporto così perché ho solo lei?
- E’ sempre attorniato da decine di ragazze… - disse Pepper.
- … tutte oche senza cervello! Crede che sia stato il pensiero di una di loro a farmi andare avanti in quei tre mesi? – sbottò prima di rendersi conto di quello che stava dicendo. Pepper si zittì e Tony decise di sfogarsi. – Crede che contassi qualcosa per qualcuna di loro? Crede che abbiano speso anche solo un minuto della loro vita a sperare che tornassi dall’Afganistan? O crede che fosse il pensiero loro che mi faceva alzare al mattino, sperando di poter arrivare alla sera?
- Tony io…
- Ho fatto quello che ho fatto solo perché pensavo, speravo, che almeno una singola persona in tutto il  mondo desiderasse il mio ritorno. Per me e non per quello che io rappresento! E mi piace averla intorno, anche quando battibecchiamo, anche quando si arrabbia e le compare quella ruga sulla fronte, anche quando mi guarda come se fossi un pazzo. Per questo la trascino sempre con me, non perché sono il capo ma per il puro piacere della sua compagnia! – concluse.
- Oh – mormorò Pepper imbarazzata non avendo la più pallida idea di come rispondere ad una simile dichiarazione.
- E adesso, per favore, possiamo cercare qualcosa di asciutto da metterci prima che le sue estremità si congelino? – disse Tony prima che lei potesse replicare.
Pepper si osservò le dita bluastre e decise di non fare più storie, anche perché il rischio di congelamento era reale. Annuì mestamente seguendolo verso la camera da letto, non mancando di osservare attentamente il resto della baita che, ammise con se stessa, era decisamente carino. La camera da letto aveva lo stesso stile caldo e accogliente del salotto con un vecchio armadio al suo interno che le fece subito pensare a quello che portava a Narnia.
- O mio dio, ecco una cosa che dobbiamo eliminare subito – disse Tony avvicinandosi al vecchio mobile con uno sguardo orripilato.
- Come? Non può dire sul serio. E’…
- Orrendo? – chiese Tony.
- Stupendo! - dichiarò lei fermandosi ad osservare i disegni sul legno.
- Davvero? – chiese lui girando la testa per cercare di vedere il lato bello di quel vecchio mobile, senza però riuscirci. – D’accordo allora, lo tenga pure lei – disse aprendo l’anta e rischiando seriamente che gli cadesse in testa. All’interno c’erano una serie di abiti assolutamente fuori misura per loro e, proprio sul fondo, un paio di pigiami di pile dall’aria decisamente calda e asciutta. Tony li indicò con un sorriso. – Trovati!
- No, non esiste – disse Pepper scuotendo vigorosamente la testa.
- Perché no? – chiese Tony prendendo quello più grande, indiscutibilmente grande, e provandoselo davanti per vedere che effetto facesse.
- Mai, nemmeno in punto di morte, potrò mettermi quella cosa – dichiarò Pepper melodrammatica.
- Prometto solennemente che non le farò nessuna foto e che non la prenderò mai in giro per questo – le disse tendendole il suo.
- Se lo scordi. A parte il fatto che non credo ad una sola parola di quello che ha detto, metta poi che qualcuno per caso venga qui e mi veda con… quello!
- Chi vuole che arrivi fin qui questa sera? Noi ci siamo arrivati per miracolo e da allora saranno caduti altri 30 centimetri di neve, sia seria!
- Sono seria. No.
- Pepper sta congelando con quei vestiti – le disse lui prendendole a sorpresa una mano gelata tra le sue, stranamente calde.
Lei sbuffò contrariata. – E pensare che all’albergo ho due valige piene di maglioni di cashmere. Questo finisce nella lista – gli disse scontrosa prendendo in malo modo la tuta dalle mani dell’uomo.
- Che lista?
- La lista nera del weekend. Tutte le cose che le farò pagare quando saremo tornati in un posto civile.
- Ed è lunga, questa lista? – chiese Tony leggermente preoccupato.
- Mi ha portato qui, mi ha rovinato la serata ieri, mi ha rovinato la tintarella oggi, mi ha trascinato in una tormenta, mi ha fatto quasi congelare e adesso… questo. Le basta? – chiese enumerando progressivamente i torti subiti sulle dita.
- Cavolo. Però c’è ancora tempo… – le rispose tutto allegro Tony andando a cambiarsi nel bagno per lasciarle libera la camera.  
 
- Ho una brutta notizia e alcune buone notizie. Quale vuole prima? – le chiese quando Pepper riemerse dalla camera con addosso la tutona di pile di un improponibile colore lilla e di almeno tre taglie più grossa di lei.
- Oddio perché? Ci sono ALTRE brutte notizie? – chiese andando a sedersi accanto a lui sul divano.
- Una sola.
- Sentiamo.
- Sicura che non vuole prima le buone? Sono parecchie…
- No, la brutta. Avanti sono pronta – sospirò lei.
- Il riscaldamento si è spento – disse secco.
- COSA? – chiese Pepper alzandosi in piedi di scatto.
- Il riscalda….
- Ho sentito ma perché? Come? Lo aggiusti, lei aggiusta tutto!
Tony sorrise per il complimento implicito. – Non è rotto.
- Non è … e perché non funziona?
- E’ temporizzato. Si è spento.
- Allora basta riaccenderlo.
Tony fece una smorfia. – Ehm, non è così semplice.
Pepper ricrollò a sedere di fianco a lui, troppo stanca e infreddolita persino per mettersi a litigare. – Spieghi.
- Quando si è spento, si è spenta anche la fiammella guida nella caldaia fuori. Per farlo ripartire dovrei riaccenderla…
- Ma noi abbiamo… - disse speranzosa.
- Il problema non è quello. Il problema è che la caldaia è dentro un mobile che è ricoperto di ghiaccio e da almeno un metro di neve. Potrei cercare di aprirlo ma sarebbe molto facile che morissi assiderato nel tentativo – le rispose alzando le spalle facendole capire che, per quella volta, lui era davvero innocente.
- Non mi tenti… - mormorò Pepper.
- Come?
- Niente. Le belle notizie? – chiese.
- Abbiamo un sacco di cose da mangiare…
- … ma non abbiamo il gas per scaldarle…
- Mi lascia finire? Abbiamo da mangiare, abbiamo il camino…
- … ma una camera da letto gelida…
- …uff…
- Scusi, vada avanti.
- Abbiamo da mangiare, un divano-letto davanti al camino e un sacco di coperte – finì di enumerare sulle dita.
- Mi sta dicendo che dobbiamo accedere il camino, cucinarci dentro qualcosa e poi dormire qui – disse indicando il vecchio divano – insieme?
- Esatto! Così finalmente potremmo testare quella famosa teoria sui corpi nudi e il riscaldamento – le disse alzando contemporaneamente le mani per proteggersi dai suoi pugni che gli piovvero addosso appena finita la frase.
 
- Ecco fatto! – disse Tony pochi minuti dopo, alzandosi ad osservare il suo lavoro. Il divano era scomparso trasformato in un letto quasi matrimoniale dall’aspetto decisamente traballante. Davanti al letto il fuoco scoppiettava allegramente nel camino illuminando la stanza di una luce calda e aranciata e irraggiando un bel tepore che arrivava fino a loro.
Tony si stravaccò nel letto, occupandolo quasi del tutto, con un’espressione decisamente fiera per il compito svolto.
- Non ci provi – lo sgridò la ragazza facendo il giro per andare dall’altra parte, reggendo in mano un paio di cuscini prelevati dalla camera da letto.
- E quelli a cosa le servono? – le chiese indicando i cuscini. - Il letto è già abbastanza minuscolo senza metterci dentro altro di non strettamente indispensabile.
- Si scordi che dormirò nel letto con lei senza mettere un muro tra di noi – gli disse spingendolo poco gentilmente di lato e posizionando strategicamente i cuscini nel mezzo, erigendo una sorta di barriera.
- Andiamo…non dirà sul serio? – chiese allibito osservandolo lo sbarramento che andava formandosi tra di loro.
- Certo che sono seria. E ringrazi che la faccio restare qui – rispose Pepper finendo di sistemare il tutto e poi allontanandosi per osservare il risultato del suo lavoro.
- Mi fa restare?
- Potrei mandarla a dormire in camera – chiarì.
- Ora di domani sarà un freezer là dentro – osservò.
- Se lo meriterebbe, una rinfrescata alle idee non potrebbe che farle bene.
- E’ veramente perfida, lo sa? – chiese alzando un sopracciglio con disappunto.
- Buonanotte, Tony – gli rispose mettendosi a dormire voltandosi dalla parte opposta, protetta dalla montagna di cuscini.
- Buonanotte.
- Tony? – chiamò solo qualche minuto dopo, rigirandosi inquieta dalla sua parte della barriera. 
- Uhm – mormorò l’uomo già sul punto di addormentarsi.
- E’ sveglio?
- Più o meno.
- E se il fuoco si spegne? – chiese Pepper perplessa.
Tony lanciò uno sguardo al fuoco scoppiettante, non ci aveva pensato. – Tra un po’ dovrò aggiungere qualche ciocco – sospirò.
- Ma se dorme? – chiese spaventata dalla prospettiva di morire congelata nottetempo.
- Starò sveglio – rispose Tony girandosi sulla schiena e stropicciandosi la faccia per cercare di restare sveglio nonostante il sonno e il caldo confortante che lo cullava.
- Tutta la notte?
- Mi pare il minimo dopo averle fatto rischiare il congelamento – mormorò lui.
- Tony? – chiese di nuovo Pepper qualche attimo dopo.
- Si.
- Non lo pensavo davvero – ammise usando un tono dolce per la prima volta in quel giorno.
- Cosa?
- Che sia solo colpa sua. Cioè è colpa sua, ma…
- Sono troppo affascinante perché possa tenermi il broncio per troppo tempo? – le chiese.
- Una cosa del genere – rispose la ragazza pensierosa. – Diceva sul serio?
- Quando?
- Prima quando ha detto… sa, tutte quelle cose che ha detto – rispose vaga ma certa che capisse a cosa si stava riferendo.
Tony rimase in silenzio, si era pentito di aver perso il controllo in quel modo e di aver confessato alla ragazza i suoi sentimenti, ma oramai il danno era fatto e negare tutto sarebbe stato poco credibile. – Si – ammise quindi.
Fu il turno di Pepper di rimanere in silenzio, pensierosa. Quando alla fine parlò lo fece arrampicandosi sopra il muro di cuscini per poterlo osservare. – Stavo davvero aspettando e sperando che prima o poi sarebbe tornato. Non c’è stata notte in cui non mi sia addormentata desiderando che il giorno successivo l’avrei rivista – confessò sinceramente per poi tornare a sdraiarsi dalla sua parte della barricata per cercare di dormire qualche ora mentre Tony si perdeva nei suoi pensieri.
Si addormentò in breve tempo per svegliarsi solo quando una debole luce pallida filtrava dalle imposte delle finestre, una rapida occhiata all’orologio le fece sapere che erano appena le sei del mattino. Il fuoco nel camino si stava lentamente spegnendo dopo che Tony, avendolo mantenuto acceso per tutta la notte, era alla fine crollato addormentato sul bordo della sua parte del letto. Pepper rabbrividì e cercò un po’ di caldo nascondendosi sotto le coperte, ma con poco successo se non quello di svegliare Tony con i suoi movimenti.
- Che succede? – le chiese preoccupato.
- Ho freddo – mormorò muovendosi inquieta.
- Non c’è più legna. Dobbiamo accontentarci fino a che non farà giorno poi, se ha smesso di nevicare, potremmo tornare a casa.
- Se no? – chiese nervosa.
- Ci penseremo.
Pepper si mosse inquieta ancora un po’ poi sbuffando scostò i cuscini divisori e si avvicinò a Tony.
- Ehi? Che sta facendo? – le chiese guardandola incuriosito.
- Al diavolo, sto congelando.
- Quindi mi faccia capire… - le disse sorridendo sornione. – Dopo che mi ha maltrattato tutta la notte, criticato e rifiutato ripetutamente le miei offerte per scaldarla, adesso cosa si aspetta?
Pepper sbuffò, si era abbassata a tanto per puro spirito di sopravvivenza, ma non si sarebbe anche prestata ai giochetti di Tony, si rigirò decisa a tornare dalla sua parte ed erigere nuovamente le barriere quando sentì un braccio che l’afferrava e l’attirava a sé. – Solo perché…
- … sa che non sopravvivrebbe una settimana se dovessi morire congelata – concluse lei.
- Qualcosa di simile – mormorò lui avvolgendola in un abbraccio decisamente caldo e confortevole nel quale Pepper si accoccolò comodamente, addormentandosi quasi subito.
 
Il mattino successivo aveva smesso di nevicare sebbene il Land Rover praticamente non si vedesse più, sepolto sotto metri di neve. 
- Ha una pala? – chiese Pepper sporgendosi sulla soglia della baita, stringendo gli occhi nel riverbero del sole riflesso sulla neve mentre si godeva una tazza di cioccolata bollente.
- Pepper, mi sorprende – le rispose Tony uscendo di qualche passo per migliorare la ricezione del suo smartphone. – Ho di meglio – rispose cominciando ad organizzare il loro rientro a casa in elicottero. – Non mi guardi con quella faccia! Ieri nessuno sarebbe potuto venire fin qui in elicottero! – disse poi rientrando in casa.
- Lo so, lo so – ammise la ragazza sorridendo. – Tony, io…
- Cosa?
- …io… volevo solo ringraziarla – disse alla fine posando la tazza e rimanendo a fissarlo imbarazzata.
- Davvero? – chiese l’uomo sorridendo sorpreso. – E io che pensavo di iniziare la giornata con un’altra bella litigata!
- Non tiri troppo la corda – lo redarguì.
- E per cosa? Sono curioso.
- Per essersi preso cura di me… insomma… questa situazione è stata tutta colpa sua ma ci ha anche tirato fuori dai guai.
Tony rise. – Non c’è di che, signorina Potts – le rispose mentre l’elicottero si avvicinava alla baita e faceva qualche giro di perlustrazione per capire dove scendere. – E a proposito… cosa fa il prossimo weekend?
 

  
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