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Autore: Queen_Dair    25/03/2013    1 recensioni
Prima che Damon tornasse a Mystic Falls, prima che incontrasse per caso Elena, prima che iniziasse la sua avventura fantastica fatta di amicizia, magia, amore e grandi perdite, Damon era stato in giro per il Mondo per trovare se stesso e soprattutto per trovare qualcuno che l'aiutasse a salvare Katherine dalla cripta. Questa storia l'ho scritta per il compleanno di un'amica e visto che mi le è piaciuta ho pensato di condividerla anche con voi. Buona Lettura.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da quando era stato trasformato in vampiro, Damon aveva avvertito una rabbia incontrollata nei confronti del fratello. Continuava a ripetersi che era colpa sua se ora lui era così, che era colpa sua se ora era rimasto solo, che era colpa sua se aveva perso per sempre la sua amata Katherine. Katherine, la vampira di cui si era invaghito sin dal loro primo incontro. La vampira che gli aveva rapito il cuore. La vampira che gli aveva fatto bere il suo sangue e che gli aveva promesso di trascorrere l’eternità assieme a lui.

Quando Katherine venne presa dal consiglio e rinchiusa nella cripta assieme agli altri vampiri della città, Damon iniziò a pensare ad un modo per tirarla fuori. Sapeva che serviva l’incantesimo di una strega potente e che più precisamente gli serviva un incantesimo che solo una discendente della strega Bennett poteva conoscere, per far uscire la donna che amava da quella prigione che la teneva rinchiusa da oltre un secolo ormai. Più passava il tempo però e più Damon si rendeva conto di quanto fosse difficile trovarne una. Sembrava che la morte di Emily Bennett avesse segnato la fine di quella famiglia, ma in cuor suo sperava che questo non fosse vero perché non poteva vivere senza di lei.

Vagò per l’America per anni senza trovarne una, poi si trasferì in Australia ma anche lì non trovò nulla. Provò persino ad andare in Africa sapendo che Emily aveva degli antenati che provenivano da quel continente ma a parte qualche stregone di basso livello non trovò niente che gli potesse davvero essere utile. Alla fine si diresse in Europa. Vagò in lungo e in largo e quando capì che stava solo sprecando tempo, iniziò ad affogare i suoi dispiaceri nel alcol e nel sesso. Conobbe molte ragazze europee con le quali passò dei momenti divertenti, prima di abbandonarle al loro destino, dopo aver bevuto il loro sangue e questo accadeva sempre perché nessuna di loro riusciva a fargli dimenticare Katherine.

Damon era stanco. Stanco di divertirsi, stanco di bere, stanco di fare sesso, stanco persino di vivere eppure non riusciva a lasciarsi andare. Non riusciva a togliersi la vita e per questo si sentiva un codardo fallito.

Quando quel giorno si risvegliò in una camere d’hotel in Italia, si rese conto che ormai non sapeva nemmeno più chi era e nemmeno dove si trovava. Sapeva di essere ancora in Italia ma non sapeva esattamente dove. Ormai era solito bere whisky da quando si svegliava fino a quando si coricava per fare un pisolino e questa sua costante ubriachezza non lo rendeva certo libero, ne tantomeno felice ma non sapeva davvero come fare per cambiare le cose e forse non voleva nemmeno farlo.

Si alzò dal letto lentamente e si mise una mano sulla testa per cercare di calmare quel dolore causato dal aver alzato troppo il gomito, ma visto che non poteva di certo farselo passare con così poco decise di alzarsi e di andarsi a fare una doccia. Forse, pensò Damon, una doccia gelata lo avrebbe aiutato a rimettersi in sesto prima del ennesima giornata dedicata alle bevute in compagnia di qualche bella ragazza.

Dopo essersi asciugato il corpo e i capelli con un piccolo asciugamano che gettò sopra al letto, andò verso l’armadio dove tirò fuori un paio di slip, dei pantaloni e una camicia di seta, il tutto rigorosamente di colore nero. Infondo anche se non gli importava molto delle ragazze con cui giocava, non voleva comunque attirare l’attenzione su di sé.

Si abbottonò la camicia e la infilò dentro ai suoi pantaloni neri. Tornò al armadio e tirò fuori anche dei calzini dello stesso colore che si mise subito ai piedi, saltellando da una parte all’altra della camera perché non riusciva a stare fermo in un punto a causa della sbornia della sera prima. Imprecò qualche cosa contro un demone invisibile e dopo essersi messo anche delle scarpe comode corse fuori dalla porta della sua stanza e uscì dal albergo alla ricerca di un bar tranquillo in cui ubriacarsi per qualche ora. Dopo un centinaio di metri vide un piccolo bar in una via laterale alla sua destra che sembrava fare proprio al caso suo. Si avvicinò con passo felpato e guardò velocemente dentro al bar. Il barista era un vecchio con dei capelli bianchi e degli occhiali spessi e stava guardando con attenzione il telegiornale sportivo sulla televisione appesa al muro. Non sembravano esserci clienti e Damon decise quindi di entrare. Il vecchio lo squadrò dalla testa ai piedi molto velocemente e poi sorprese Damon parlandogli in inglese.

-cosa posso offrirle?-

-come ha capito che sono straniero?- Il barista rise a quella domanda e poi mostrò a Damon un tatuaggio che aveva sul polso. C’era una fenice nera disegnata con una data scritta sotto: 04-06-1944.

-è la data della liberazione di Roma?- chiese Damon. Il vecchio annuì di nuovo.

-Io ho combattuto assieme a molti soldati italiani e americani per liberare la mia città di nascita, per cui, so riconoscere un americano quando lo vedo.- Damon parve felicemente sorpreso nello scoprire che quel vecchio altri non era che un veterano di guerra.

-Allora, cosa posso offrirti?-

-Vorrei bere del buon whisky.-

-Ti posso offrire il migliore in circolazione.- Damon guardò il veterano andare verso lo scafale infondo e prendere in mano, con un po’ di fatica, una bottiglia piuttosto pensate e polverosa. Il vecchio ci soffiò sopra e in un secondo tutta la polvere fu spazzata via. La mostrò a Damon che dopo aver letto la scritta “Whisky Bowmore” guardò l’uomo con uno sguardo d’ammirazione.

-Sai, la tenevo da parte per un occasione speciale e cosa ci può essere di più speciale che bere in compagnia di un uomo con degli antenati che hanno aiutato il mio paese nel suo periodo più buio? – Damon gli sorrise mentre lo guardava riempire due bicchieri con quel liquore così pregiato. I due brindarono insieme alla liberazione dell’Italia con grande trasporto.

-Dannazione, sta per arrivare un acquazzone! … Beh, sentiti libero di berti anche tutta la bottiglia, offre la casa. - Detto questo il vecchio si allontanò dal bancone per andare a chiudere le finestre. Damon prese il bicchiere in mano e si avvicinò ad una delle finestre per vedere con i propri occhi che il vecchio aveva ragione, il cielo era davvero cambiato. In pochi minuti il sole era sparito e ora stava scendendo un acquazzone di dimensione bibliche. L’Italia era davvero un posto incantevole, capace di sorprenderti anche riguardo al clima ma nemmeno quel paese riusciva a fargli passare quella sensazione di solitudine che ormai lo accompagnava da oltre cent’anni. Damon sospirò e tornò a sedersi al bancone. Prese la bottiglia di whisky in mano e dopo aver bevuto il prezioso liquido alcolico, se ne versò un altro po’ sul bicchiere. Un rumore forte alla sue spalle attirò la sua attenzione. Una ragazza dai capelli neri e ricci e dalla carnagione olivastra era appena entrata nel bar. Damon la guardò incuriosito. Era stato con molte ragazze italiane ma lei sembrava diversa dalle altre anche se non ne capiva il motivo.

-Dannazione, sono completamente bagnata!- la ragazza si avvicinò al bancone e chiese al vecchio se poteva usare il bagno. Damon la guardò andare verso la toilette e un sorriso sghembo gli si affacciò sulle labbra. Bevette un altro po’ di whisky e poi lasciò il bicchiere sul bancone, si assicurò che il vecchio non lo guardasse e andò anche lui verso il bagno. Quando aprì la porta trovò la ragazza in reggiseno che, nel vederlo, emise uno strillo acuto. Damon alzò le mani in segno di resa e finse di voler uscire di lì.

-Mi dispiace, non pensavo ci fosse qualcuno. – La ragazza si girò, dandogli le spalle e velocemente si mise la maglietta.

-Non si preoccupi, è colpa mia, sarei dovuta entrare in bagno a cambiarmi.- Uscì di corsa da lì e si diresse verso il bancone del bar. Damon la seguì.

-Posso offrirti qualcosa?- Lei gli lanciò un’occhiata diffidente, poi guardò la bottiglia di Whisky e si girò nuovamente verso il vecchio. Damon iniziava a sentirsi infastidito ma aveva ormai compreso che le ragazze italiane bevevano meno rispetto a quelle americane, soprattutto durante il giorno, così non demorse e ritentò.

-Guarda che non mordo mica.- Le fece l’occhiolino e le sorrise con quel suo modo semplice ma da sornione con il quale era solito conquistare le ragazze ed infatti la ragazza non riuscì ad esimersi dal sorridere a sua volta. Damon prese la palla al balzo e la invitò a sedersi con lui in un tavolino li vicino.

-Allora, che cosa posso offrirti?-

-Del tè verde andrà benissimo.-

-Va bene, che tè sia.- Si girò e fece segno al veterano di portare del tè per la sua compagna di bevute, mentre lui recuperava da solo il bicchiere e la bottiglia alla quale si era affezionato.

-Allora, come ti chiami?- chiese alla ragazza bevendo l’ennesimo sorso di whisky.

-Emma. -

-Ciao Emma, io sono Damon. – le fece un enorme sorriso e la ragazza abbassò gli occhi sul bicchiere di tè che nel frattempo le aveva portato il vecchio barista. Damon vedendo che la ragazza era ancora un po’ imbarazzata dalla situazione di prima cercò di smorzare un po’ la tensione parlando di argomenti banali, non voleva soggiogarla fin da subito. Infondo la metà del divertimento stava proprio nel riuscire a convincere le ragazze a lasciarsi andare con lui quando ancora potevano rifiutarsi.

-sta piovendo a dirotto e io che pensavo che qua in Italia ci fosse sempre il sole.-

-qui? No, in Italia abbiamo un tempo veramente strano. Passiamo da un freddo atroce ad un caldo insopportabile nel giro di un giorno. Una volta era molto diverso il clima, ma negli ultimi anni è diventato un vero incubo.- “perfetto” pensò Damon, vedendo che la ragazza stava finalmente parlando.

-Ma tu di dove sei?- le chiese improvvisamente lei.

-Io? Io sono americano. Vengo da una piccola cittadina non molto conosciuta e piuttosto tranquilla.-

-Beh, nemmeno questa è molto conosciuta al estero … - Damon la guardò confuso. – Sto parlando di Brescia. Insomma, mi chiedevo come mai sei venuto a visitare questa città … di solito i turisti visitano Venezia, Roma o Firenze. Brescia, anche se è una bella città non è di sicuro una delle mete più ambite dagli stranieri.-

-Beh, che ci vuoi fare, io non sono come gli altri … - le lanciò l’ennesimo sorriso sghembo, mentre beveva l’ultimo bicchiere di whisky rimasto. Emma arrossì e lui si chiese se non fosse già il momento di provarci, ma sentiva che lei non era una ragazza così facile da aggirare. – In realtà sto girando un po’ tutta l’Europa e da un paio di settimane sto visitando l’Italia e le sue … Bellezze. – Emma lo guardò poco convinta di quella risposta e lui pensò che il gioco si stava facendo interessante. Di solito a quel punto della conversazione le ragazze cadevano letteralmente ai suoi piedi ma lei non dava segni di cedimento. Questo lo rendeva felice e divertito.

-Insomma, sei in vacanza da molto? Non lavori?-

- No. Non amo molto lavorare. Penso che sia uno spreco di tempo quando si hanno soldi a palate. – Emma sembrava essere infastidita da quella affermazione, per nulla affascinata e Damon cercò ancora una volta di cambiare approccio con lei. – E va bene, ti dirò la verità. Sono in giro da parecchio tempo perché sto cercando una persona ... – Lo sguardo della ragazza si fece finalmente fatto più vivo e curioso.

- chi? Cioè, se si può dire … - Damon sorrise mestamente. Non sapeva se dire tutta la verità o mentire e provare ad inventare una storia, ma alla fine decise che la verità era la cosa migliore, visto che quella ragazza sembrava non credere alle sue fandonie.

- Beh, diciamo che sto cercando una persona che mi aiuti a salvare una ragazza che molto tempo fa mi aveva rapito il cuore. –

-Non capisco, in che senso salvare la ragazza? È malata? – Damon sembrava infastidito da quella domanda e la ragazza se ne accorse. – Scusa, questi non sono di sicuro affari miei. –

- Non ti scusare, non hai detto nulla di male, infondo hai fatto solo una giusta domanda. Diciamo che non è proprio malata ma è imprigionata in un luogo dal quale non riesce ad uscire. – Emma sembrava incantata da quelle parole ed era curiosa di saperne di più ma Damon non voleva parlare di Katherine, ne con lei, ne con nessun altro.

- Insomma è … impazzita? – Damon sbatté il bicchiere sul tavolo ed Emma sussultò, saltando per lo spavento sulla sedia.

-Non è pazza! – Emma era ormai spaventata. Quel ragazzo dai capelli corvino e dagli occhi blu mare era tanto bello quanto pericoloso e lei se ne voleva andare, ma aveva paura ad abbandonare il bar, non solo perché fuori l’acquazzone continuava a peggiorare ma anche perché temeva che quel ragazzo così carino potesse essere un pazzo psicopatico capace di farle del male. Damon se ne accorse e cercò di rimediare subito al pasticcio. – Scusa, non volevo essere così irruento. È solo che … - ci rifletté un attimo e poi capì che forse non era il caso di dire proprio tutta la verità. – Io devo salvarla! Non posso lasciarla chiusa lì, ma per farlo ho bisogno del aiuto di qualcuno difficile da rintracciare.- Emma non stava capendo più nulla. Un secondo prima quel ragazzo la stava spaventando e il secondo dopo sembrava semplicemente un ragazzo triste che cercava di salvare la ragazza che amava e che probabilmente era impazzita. Lo guardò dritto negli occhi e in un attimo ogni suo dubbio sparì. Lui non le avrebbe mai fatto del male, aveva solo bisogno di aiuto, tutto qui. Emma mise una mano sopra quella del ragazzo e guardandolo dritto negli occhi cercò di trasmettergli un po’ di conforto. Damon si stava sciogliendo, sentiva dentro di se il cuore che si spezzava. Sentiva le lacrime sopraggiungere nei suoi occhi e tutto questo non poteva sopportarlo. Quella ragazza lo stava distruggendo ed era ora di finire di giocare con lei. Stava per soggiogarla per bere il suo sangue quando Emma lo sorprese nuovamente.

-Se per te quella ragazza è così importante, non arrenderti. Non ancora, almeno fin che non riuscirai a trovare la persona giusta che ti saprà aiutare. - Damon la guardò negli occhi e capì che non avrebbe mai potuto fare del male a lei. Emma lo stava solo aiutando ed era da molto tempo che qualcuno non si comportava in maniera così gentile con lui, senza chiedergli nulla in cambio. Come poteva avercela con lei? Sorrise amaramente e si alzò in piedi per andarsene. Emma lo guardò confusa, non sapeva se aveva detto qualcosa di male ma era pronta a scusarsi.

-Sai, vorrei tanto avere ancora quel sentimento di speranza che vedo dipinto nei tuoi occhi ma ormai l’ho perso tanto tempo fa … ho girato in lungo e in largo per trovare qualcuno che mi aiutasse e ora credo che l’unica cosa da fare sia ricominciare da capo. –

- Forse no. Forse, se è vero che hai girato il Mondo per così tanto tempo, l’unica cosa che puoi fare è tornare al punto di partenza. A volte le soluzioni che cerchiamo sono proprio davanti ai nostri occhi è solo che noi non riusciamo a vederle. – Damon rifletté un attimo e poi guardò Emma con uno sguardo carico di gratitudine. Forse quella ragazza aveva ragione. Pensò che anche se le discendenti di Emily si erano spostate da Mystic Falls, ma dopo tutte quelle decadi, potrebbero anche essere ritornate in quei luoghi. Non era una cosa certa, questo era logico, ma se c’era ancora una possibilità di riportare indietro Katherine quella era proprio a Mystic Falls. Damon stava per uscire dalla porta ma ci ripensò e sorridendo tornò dalla sua compagna di bevute che lo guardava con uno sguardo perplesso. Damon le prese la mano e gliela baciò. Emma diventò rossa in volto e Damon le sorrise felice.

-Grazie per avermi aiutato. Non lo dimenticherò e se un giorno ci rivedremo, saprò come sdebitarmi. – la ragazza annuì con la testa. Non sapeva cosa dirgli perché la sua mente era ormai completamente rapita da quel misterioso ragazzo straniero e non riusciva più a formulare un pensiero coerente. Damon ringraziò anche il vecchio veterano per la gentilezza dimostratagli e poi corse in hotel a fare le valigie. Avrebbe preso il primo aereo che lo avrebbe portato in America e da lì sarebbe in qualche modo tornato a casa.

Dopo qualche giorno di viaggio Damon rimise piedi nella sua cittadina d’origine, Mystic Falls. Si sentiva stanco e spossato per il viaggio lunghissimo che aveva appena fatto e decise così di riposare stendendosi sul cemento della strada. Non aveva idea che da lì a pochi istanti avrebbe incontrato Elena, la doppelganger della sua amata Katherine e che da quel momento la sua vita sarebbe stata diversa. Di li a poco sui sarebbe innamorato nuovamente. Di li a poco sarebbe riuscito a ricucire il rapporto con il fratello, distrutto ormai da tempo. Di li a poco si sarebbe fatto una nuova vita, ricca di amici e di persone da proteggere. No, Damon non sapeva nulla di tutto ciò ma sapeva che in quel istante era carico di speranza e che quella speranza gliela aveva data una bellissima ragazza dai capelli ricci e dal accento italiano e della quale avrebbe sempre avuto un bellissimo ricordo.

   
 
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