* L'ULTIMA SPERANZA *
CAPITOLO 1 DI 2
La storia finisce,
finalmente.
Il nostro mondo è cambiato. Nulla sarà come prima.
Abbiamo riso insieme.
Abbiamo pianto insieme.
Qualcuno non c'è più. Ma ci guarda e ci protegge dall'alto.
Chi è rimasto si abbraccia, senza distinzioni.
Perchè "rimanere" è importante. E fa sentire uniti.
Ho avuto paura.
Ho avuto solo tanta paura.
Silenzio.
Un silenzio innaturale.
Ticchettio di scarpe che corrono freneticamente. Harry Potter, Ron Weasley ed
Hermione Granger correvano. Più veloce possibile. Correvano.
I loro passi rimbombavano con forza per i corridoi vuoti.
Una notte calma.
Uno spicchio di luna a fare da illuminazione.
Qualcuno li seguiva.
Lì. Ad Hogwarts.
Nulla era più sicuro. Ad Hogwarts.
Quella notte il Signore Oscuro con dei Mangiamorte di fiducia aveva organizzato
un attacco. Il peggiore mai organizzato.
Avevano ucciso senza pietà decine di studenti colpevoli di non essere al sicuro
nei loro Dormitori durante il passaggio della nera combriccola.
Silente, con un piano ben ragionato, era stato attratto fuori dalla scuola.
Poi Harry aveva sentito uno scoppio. Ma non era un "rumore".
Era qualcosa nella sua testa.
Aveva svegliato gli amici e insieme si erano riversati nei corridoi senza una
meta precisa.
Ed avevano avuto fortuna.
Hermione si strinse forte nel suo mantello. Il gelo dei corridoi bui e sinistri
le penetrò nelle ossa. Si pentì all'istante di essersi precipitata fuori dalla
Torre senza indossare altro che il pigiama.
Harry le aveva buttato il suo mantello addosso con aria spicciola e precedeva il
gruppetto con fare guardingo, cercando un riparo dove poter riprendere fiato.
I passi dietro di loro, sempre più vicini, stavano ad indicare che lo scontro era imminente.
Ron, istintivamente, si voltò notando le ombre dietro l'angolo che
procedevano con passo sinuoso.
"Harry..." mugugnò in un lamento. I due ragazzi davanti a lui
si voltarono all'istante.
Correre non serviva più a nulla.
Si fermarono in attesa. Le bacchette all'altezza del petto.
Erano pronti.
Un gruppo di due Mangiamorte svoltò l'angolo. Uno dei due fece una risatina
soddisfatta.
Erano avvolti in pesanti mantelli neri. I volti nascosti dalle tipiche maschere
immacolate.
Hermione trattenne il fiato e indietreggiò di un
passo dandò un'occhiata veloce ai compagni.
"Corri tu avanti...e avvisa qualcuno...Hagrid...la McGranitt..." bisbigliò a Ron che
le si parò davanti nel tentativo di proteggerla.
"Ma...Hermione..."
"Ho detto vai!" disse la ragazza con tono severo senza staccare
gli occhi dai due Mangiamorte che si avvicinavano come divertiti.
Il ragazzo scoccò un'occhiata angosciata ad Harry che fece un cenno di assenso
"...ha ragione Hermione...poi torna subito qui...ora!"
Ron scappò in direzione della scalinata mentre un raggio di luce vermiglia si
schiantava contro la colonna a pochi passi da lui.
Il primo Mangiamorte si avventò contro Harry mentre il secondo puntò deciso la
bacchetta contro Hermione.
"Prendilo vivo..." sibilò mellifluo tenendo Hermione sotto
tiro "...piccola Mezzosangue...se fai la brava bambina non ti farò del
male..."
Hermione alzò la bacchetta e urlò "Stupeficium!".
Il Mangiamorte schivò l'incantesimo con un movimento brusco. La ragazza strinse
i denti e si avvicino ritentando l'incantesimo andato a vuoto.
"Stupida!" le urlò l'uomo ricomponendosi e scagliandole contro
la bacchetta dalla quale fuoriuscirono nuovamente scintille rosso acceso.
Hermione, nel tentativo di schivarle, lo urtò cercando di superarlo, ma lui le
afferrò un braccio costringendola a fermarsi.
"Ora sei mia..." continuò con voce zuccherosa. Hermione
spalancò gli occhi impaurita. Lui avvicinò il viso al suo scrutandola
attentamente.
I suoi occhi color ghiaccio la pietrificarono totalmente. Una ciocca di lunghi
capelli biondi sfuggì dal mantello.
"...il nostro Signore sarà felice...per il giocattolino che le porterò
insieme a Potter...molto felice..."
Quella voce fredda e perversa.
Hermione strizzò gli occhi per scacciare le lacrime.
Riconobbe l'uomo all'istante.
Lucius Malfoy, scagionato per infermità mentale qualche mese prima dalla
prigione di Azkaban l'aveva catturata.
In un ghigno cattivo le costrinse le braccia dietro la schiena colpendole forte
la nuca nel tentativo di stordirla.
Lucius. Il padre di Draco.
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"Ho saputo che...ecco tuo
padre.." Hermione non finì la frase. Draco si adombrò visibilmente,
giocherellando con acuto interesse con la cinghia della sua borsa.
"Mio padre è stato scagionato. Si. Perchè?" le rispose freddo
dopo aver riflettuto per qualche minuto, passato in un silenzio imbarazzante.
Hogsmeade brillava sotto il sole cocente. Era il penultimo giorno prima dei
M.A.G.O. e, non si sa come, Draco riuscì a trascinare Hermione in paese per un
giretto non autorizzato.
"Tu diventerai un Mangiamorte?" gli chiese timidamente la
ragazza. In cuor suo la speranza di una risposta negativa.
"No."
Preferì non indagare oltre. A quanto pare già si era sporta troppo in là.
Guardò Draco negli occhi sorridendogli con fiducia.
Lui tossicchiò e le tastò la guancia con un dito.
"Io non sarò mai l'erede di mio padre. Io..." si bloccò
cercando le parole più adatte "...io lo disprezzo. Non può
considerarsi uomo il galoppino di qualcun'altro." abbassò gli occhi in
direzione della ragazza e si ficcò le mani nelle tasche fermandosi.
"Hermione io non dico queste cose perchè sono un paladino come
Potter...lo sai..."
Lei lo guardò a sua volta mordendosi le labbra.
Sapeva perfettamente
delle ambizioni di Draco.
Della sua sete di potere. Del suo imporsi al padre perchè non era stato
abbastanza forte da ribellarsi a Voldemort.
Draco ripeteva più volte che più che servire il Signore Oscuro, voleva
contrastarlo, sfidarlo. Vederlo prostarsi alla sua superiorità.
Ma lei accettava il ragazzo. E sapeva che in fondo era una bella persona. Anche
se gli altri non potevano vederlo.
Lei vedeva quella luce accecante che gli brillava sepolta dal strati di orgoglio
e convinzioni.
"Non ho mai preteso nulla da te...o sbaglio...?"
Draco sorrise maliziosamente mentre le scompigliava i capelli con affetto.
La attirò a sè sussurrandole all'orecchio
"Perciò ti amo..."
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Draco corse in direzione dei
rumori sospetti che provenivano dall'ala est dell'edificio.
Una soffiata. Da parte di un suo compagno. Nott.
Suo padre era lì, ed anche il padre di Nott.
Il ragazzo si era dimostrato abbastanza menefreghista della cosa e aveva
riferito a Draco la notizia quasi fosse un'avvenimento su cui ridere.
Ma Draco doveva trovare suo padre.
Lui sapeva che sarebbe stata in pericolo.
Sapeva che Colui-che-non-deve essere nominato non conosceva la parola pietà. E
sapeva anche che i Mezzosangue non erano per nulla graditi.
Corse a perdifiato su per le ampie scalinate, svoltò l'angolo e si ritrovò
catapultato nella scena che più temeva.
Inorridito estrasse la bacchetta scongiurando mentalmente che quello non fosse
suo padre.
Intanto il compagno dell'uomo, che aveva stordito Harry, era già abbastanza
lontano per rendersi conto della situazione.
Hermione provò un senso di sollievo nel vedere il ragazzo raggiungerla ma poco
dopo le si stamparono in mente gli occhi grigi che l'avevano fissata con
freddezza perfida e li associò alle braccia che la stringevano.
Lucius scoppiò a ridere di gusto mentre si avvicinava con fare sarcastico al
figlio intimandogli di abbassare la bacchetta.
Draco avanzò nella penombra e strinse i denti in un misto tra rabbia e rassegnazione. Non poteva nulla,
ora, contro suo padre.
Quell'uomo che amava e odiava con tutto se stesso.
Avrebbe mozzato il capo a quell'uomo se avesse avuto una lama ben affilata a
disposizione.
Per il bene della ragazza si finse disinteressato e ripose la bacchetta.
"Padre..." le labbra gli si contorsero in una smorfia di
disgusto mentre da lontano Ron tornava stremato.
Lucius Malfoy non parve preoccuparsi della presenza del ragazzo e strinse la
gola di Hermione guardando il figlio.
"Draco...bene...sarei venuto a cercarti...il Signore muore dalla voglia
di scambiare due chiacchiere con te e..." si voltò bruscamente verso
Ron che tentò invano di nascondersi "...sarà ancora più entusiasta se
come cimelio gli porterai il giovane Weasley. Prendilo." sentenziò
asciutto.
Draco rimase immobile per qualche secondo poi si avventò su Ron che fece in
tempo ad estrarre la bacchetta.
"Figlio di puttana...dovevo saperlo io che..." digrignò tra i
denti mentre il ragazzo lo prese alle spalle portando la bocca in direzione del
suo orecchio.
"Idiota...non opporre resistenza..." sussurrò tenendo gli
occhi incollati sul padre, che lo precedette di qualche passo, Hermione sempre
stretta al suo corpo "...se vogliamo liberarla dobbiamo seguirlo. Ma
dobbiamo collaborare."
Ron parve intuire le intenzioni del ragazzo, finse di divincolarsi per un pò
ma, non appena Lucius fu abbastanza lontano, si limitò a seguire Draco con aria
rassegnata.
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Proseguirono a lungo, inoltrandosi
nella Foresta Proibita.
Nessun Professore in circolazione, Ron era riuscito a lasciare un messaggio per
la McGranitt che sembrava anche lei misteriosamente scomparsa.
Lord Voldemort non era uno stupido. Nè tantomeno un tipo avventato.
Sapeva che irrompere ad Hogwarts era tremendamente rischioso e aveva fatto bene
i suoi calcoli per agire indisturbato.
Nè Ron, nè Harry, nè Hermione scoprirono mai come fece a rendere la scuola
così beatamente tranquilla e isolata da "pericoli" quella notte.
Ma non era più importante.
Lucius attese che Draco e Ron lo avessero raggiunto poi indicò al figlio una
piccola radura poco illuminata, circondata da fitta vegetazione e uomini dal
volto coperto.
"Il Padrone ci attende lì Draco. Cerca di non deludermi. Non devi
deludermi, tienilo a mente."
Non diede neanche il tempo al figlio di ribattere e avanzò oltre le guardie.
Draco fece lo stesso e si ritrovò in una piana fiocamente illuminata.
Harry giaceva a terra svenuto, la cicatrice in bella vista.
Un Mangiamorte, probabilmente quello che l'aveva catturato, si prostava di
fronte alla figura nera che si ergeva eretta nell'angolo più buio.
Emise un ghigno soffocato appena notò i nuovi arrivati. Lucius Malfoy gli
spinse Hermione contro e arretrò inchinandosi con reverenza.
"Signore...la Mezzosangue e il suo compare...la missione è compiuta."
Ma Voldemort diede poco peso alle sue parole, osservò Draco a lungo senza
proferire parola. Il ragazzo, intuita la sua "mancanza" accennò un
breve inchino e si avvicinò lasciando Ron.
"Draco..." la sua voce era bassa e roca, sembrava non avesse
parlato per anni. Nagini, che nel buio era appena visibile, soffiò quasi a
volerlo intimorire, stringendosi ai piedi del suo padrone.
Hermione, seppur stordita dalla brutta caduta, alzò il capo con aria
sofferente. Intuiva le parole che avrebbero seguito il nome del ragazzo.
"...il tuo momento è vicino. Il tuo e quello di molti altri. La
fedeltà di tuo padre ti ha riservato un posto d'onore nella cerchia dei miei
servitori..." Draco fece una smorfia quasi impercettibile, ma non
ribattè. Hermione guardava freneticamente l'Oscuro Signore immerso nelle
tenebre e il giovane, mandido di sudore e teso fino alle punte dei capelli.
"...oggi è un giorno di grande festa...finalmente..."
adocchiò Harry ancora steso ai piedi di un grosso salice "...il
nostro...il *mio* amico Potter ci saluterà. E noi faremo una bellissima festa
in suo onore...quella festa...sarà la tua marchiatura, Draco."
Draco abbassò il capo senza rispondere.
Hermione strizzò gli occhi e si lasciò cadere nuovamente al suolo. Strinse i
pugni con tutta la forza che aveva in corpo.
Non poteva essere. Quel momento era arrivato. E nessuno se lo aspettava.
Lucius Malfoy, toltasi la maschera, ostentava un sorrisetto colmo di
soddisfazione.
Voldemort diede una rapida occhiata in direzione di Lucius, che parve
comprendere all'istante i voleri del suo Padrone.
Afferrò malamente Hermione e la trascinò ai piedi del Signore Oscuro. Nel
frattanto due Mangiamorte particolarmente grossi legavano com veemenza Ron ad
una roccia.
Voldemort afferrò Hermione costringendola in piedi e la afferrò premendo forte
il torace contro la sua schiena.
"Che buon profumo..." le sussurrò sfiorandole flemmatico il
lobo dell'orecchio con le labbra rinsecchite.
Harry riaprì lentamente gli occhi e il sorriso di Voldemort si allargò come se
aspettasse solo quello.
Draco fece uno scatto in avanti ma il padre si fiondò su di lui
immobilizzandolo.
Voldemort si assicurò che Harry fosse in piedi prima di proseguire. Il ragazzo
arrancò in cerca dei suoi occhiali e, repentinamente, se li sitemò sul naso
con scarsa cura.
"Harry Potter..." sibilò stringendo forte il seno di Hermione
e intimandolo ad avvicinarsi "...è sempre bello
reincontrarti...sempre...stimolante..." le labbra gli si contorsero in
una smorfia maliziosa "...la tua amichetta...è molto bella...potrei
addirittura mangiarla...". Le passò la lingua giallastra e malaticcia
sul collo. Hermione rabbrividì di disgusto, Draco si infuriò cercando di
dimenarsi dalla presa del padre, ma corse in aiuto un'altro Mangiamorte e lo
sforzo fu vano.
Harry frugò freneticamente nelle tasche. Voldemort estrasse la sua bacchetta,
bisbigliò qualcosa puntandola alla testa di Hermione.
Harry alzò lo sguardo.
Ron spalancò gli occhi.
Hermione scivolò pesantemente ai piedi del Signore Oscuro.
Gli occhi chiusi, ciocche di capelli le ricoprivano il volto impallidito tutto
d'un tratto.
Per un secondo vi fu un silenzio innaturale. Tutti guardavano Hermione, come se
si dovesse rialzare da un momento all'altro.
Ma lei non si rialzò.
Voldemort scoppiò in una risata piena colma di gioia.
Hermione era lì, a terra, immobile e gelida.
E non si sarebbe più rialzata.
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CONTINUA
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Okay, okay, okay, so di essere
una schiappa a scrivere fanfic *avventurose* ^_^; ma insomma tentar non nuoce,
quindi non spaventatevi di lasciare commenti poco benevoli, sono
psicologicamente preparata ^_^;.
Questa storia è collocata subito dopo Still
Remember, una sorta di continuo che balza a qualche mese dopo. Per una
migliore comprensione, sopratutto del prossimo capitolo, vi consiglio di
leggerla se non l'avete fatto ^_^.
Vi dò quindi appuntamento al prossimo capitolo, che chiuderà questa storia.
Grazie per averla letta! Un bacione!