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Autore: diciannovegennaio    25/03/2013    1 recensioni
< Come ti permetti di trattarmi così, lurido idiota! Non sono come loro che si lasciano trattare come pezze da piedi! > esclamò.
< Lo so. > quella risposta, pronunciata piano, la sorprese. E lui ne accorse perché sorrise.
Non un sorriso strafottente, ma sorrise dolce tanto che Eva sentì il cuore battere all’impazzata.
< Davvero non te ne sei mai accorta? > domandò Zayn.
< Di cosa parli? >
< Eva, tu non sei mai stata una delle tante. C'eri stata sempre e solo tu. > sussurrò.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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There were always and onlu you.

There were always and only you.    

 

 

 

     Come succedeva da una settimana a quella parte, Eva pregò con tutta se stessa che lui, quella sera non venisse. Si vedeva dall’espressione irritata che metteva su ogni volta che Zayn arrivava. Lui, conoscendola fin troppo bene, sapeva quanto si odiava e quanto odiava lui. Si odiava perché era stata stupida, incosciente e la convinzione che Zayn fosse uno stronzo approfittatore, si era concretizzata. Quello che era successo, il sabato precedente, andava contro tutto quello che Eva aveva sempre detto, contro tutto quello che lei aveva sempre pensato.
Lei, che odiava 
Zayn con tutta se stessa; loro che non perdevano occasione di prendersi per il culo erano finiti a letto insieme. Anzi, erano finiti a fare sesso in una macchina.
Tutto perché si erano lasciati andare al divertimento, all’alcool, alla musica e alla voglia di non pensare a niente. Avevano fatto si che la situazione prendesse il sopravvento e si erano ritrovati a spogliarsi di ogni vestito, a toccarsi a guardarsi. Si erano ritrovati ad avere voglia l’uno dell’altra.
Ripensando a quando, svegliandosi, si era ritrovato la mora tra le bracca li vennero i brividi.
E i brividi sembravano scuoterli il corpo quando il ricordo nitido delle sue mani nei suoi capelli li invase il cervello. Il respiro caldo di lei sul collo, i suoi sussurri, i loro baci mischiati a morsi.
Il corpo caldo di Eva Wilson sotto le sue mani.
La guardò.
Era seduta dalla parte opposta del tavolo e sorseggiava il suo caffè con lo sguardo distaccato che la caratterizzava. I capelli castani raccolti in una treccia lunghissima incorniciavano il volto sottile e raffinato. I suoi occhi di un marrone accecante mischiato ad un verde smeraldo, erano forse gli occhi più belli che avesse mai visto. E l’immagine della sua bocca carnosa che si socchiudeva al bordo della piccola tazzina lo costrinse  a chiudere le mani a pugno per impedire al suo corpo di scattare in avanti per baciarla di nuovo, per spogliarla di nuovo, per averla di nuova sua.
In quella sala, poteva contare almeno venti maschi che avrebbero desiderato portarsela a letto come aveva fatto lui, e circa la metà di loro la stavano guardando con espressione smaniosa. Perché si, Eva era di una bellezza accecante. Certo, non aveva occhi azzurri e una chioma bionda, ma era assolutamente bellissima. Ma non era solo questo a renderla incredibile, era il suo senso dell’umorismo, la sua voglia di vivere, la sua intelligenza, il suo sorriso. Poteva infastidirla quanto voleva ma era solo un modo per vederla arrabbiata, per vedere quella sua espressione buffa e tenera che lo faceva divertire. Anche in quel momento, mentre la fissava, la vedeva – nonostante la sua finta indifferenza – a disagio, cercava di far finta di non aver notato che 
Zayn la stesse guardando insistentemente, si mosse impercettibilmente sulla sedia in imbarazzo.
Quel maledetto orgoglio.
Eva si alzò, diretta verso il bancone, sfuggendo dallo sguardo di 
Zayn che ridacchiò, prima di alzarsi e seguirla. Perfino i loro amici ridacchiarono, vedendo la parte comica di tutta quella situazione.
Facendosi spazio tra la gente la raggiunse. Era appoggiata con i gomiti al banco aspettando che il barrista la servisse.
     < Vacci piano questa volta. > sussurrò al suo orecchio, in modo che sentisse solo lei.
Eva sobbalzò per poi voltarsi per incenerirlo con lo sguardo.
     < Stai tranquillo. > ribatté, voltandosi per non farli vedere il rossore sulle sue guance.
Zayn sentì di stare per impazzire a quella vista.
     < Non stai cercando di evitarmi, vero? > chiese.
     < Che cazzo vuoi 
Zayn!? > sbottò, sviando la domanda.
Sorrise. La cosa bella di lei era anche la sua vena da scaricatore di porto che cercava di reprimere. Era bello vedere come lui riusciva a tirare fuori anche il peggio di lei.
     < Niente perché? > rispose fingendosi innocente.
Eva si voltò a guardarlo, trovandoselo più vicino di quanto pensasse. I loro respiri si mischiarono finché lei non decise di allontanarsi. Lo guardò: i suoi occhi verdi  e grandi la fissavano facendola sentire scoperta, e quel sorriso, se pur strafottente, era il più bello che avesse visto.
Ma era idiota, tremendamente idiota e stronzo. Eppure non riusciva a non pensare a quella sera ogni attimo.
      < Perché non vai da una delle tue puttanelle e mi lasci stare? > sbottò infastidita.
      < Magari dopo. > rispose.
      < Fai schifo. > disse disgustata.
      < Ripetilo. > sbottò tagliente avvicinandosi di un passo.
Lei lesse nei suoi occhi il tentativo di intimorirla  e per questo ricambiò lo sguardo con altrettanta astiosità.
      < Cos’è? Ti ho colpito nell’anima? > lo sfotté, alzando un sopracciglio.
      < Ripetilo se hai il coraggio. > continuò.
      < Mi fai schifo. > ripeté senza timore.
Rimasero a fissarsi per un interminabile minuto, finché il ghigno di lui non la confuse.
      < Certo. Ti faccio talmente schifo che sabato scorso ti sei lasciata scopare come una puttana. >
Arrivò in un attimo. La mano di lei si andò a scontrare con la guancia di lui che prese a bruciare. Eva sentì la mano indolenzita per aver usato troppa forza ma lasciò intravedere solo la sua rabbia, ignorando li sguardi delle persone e quello di 
Zayn che la fissò con uno sguardo indecifrabile.
      < Se non fossi stata ubriaca non sarei mai andata a letto con un pezzente come te. > sbottò al limite della pazienza.
Come li era arrivato lo schiaffo di prima, 
Zayn decise di mettersela in spalla con altrettanta velocità.
       < Lasciami! Bastardo, ti ho detto di lasciami! SUBITO! >
Ignorandola,
Zayn camminò tranquillo fuori dal bar, nonostante avesse attirato l’attenzione di tutte le persone. Camminò tenendo il corpo di Eva sulla spalla senza nemmeno sforzarsi più di tanto. Era leggerissima anche se si dimenava.
Decise di metterla giù quando arrivarono sul retro.
Appena la mise giù, Eva provò a fuggire via ma 
Zayn la spinse contro il muro. La ragazza tentò mollarli un altro schiaffo, ma lui fu più veloce e le bloccò il polso spingendola nuovamente indietro per intrappolarla tra il muro e il suo corpo.
Provò a liberarsi ma 
Zayn le afferrò anche l’altro polso e li alzò facendoli appiccicare alla parete dietro i lei.
      < Se non mi lasci ti giuro mi metto a urlare!
> sbottò incazzata come una bestia.
      < Urla, non ti sentirà nessuno. > rispose.
      < Dio, come mi stai sul cazzo! > gridò, cercando di dimenarsi ancora.
      < Come l’ultima volta? > chiese reprimendo una risata.
Eva arrossi, e provò ad allungare qualche pedata. Per questo 
Zayn si spalmò ancora di più su di lei, facendo combaciare ogni parte dei loro corpi.
      < Perché dici le bugie? > le domandò ad un orecchio, sussurrando.
      < Di cosa cazzo stai parlando? >
     < Perché dici che sabato è stato un errore quando non fai altro che pensarci. Perché dici che non te ne importa niente quando è evidente il contrario. Perché dici che ti faccio schifo quando non puoi fare a meno di me? >
Il suono della sua voce, così rauca, sussurrata nel suo orecchio. Involontariamente le sue labbra sfiorarono l’orecchio di Eva che si sentì vibrare l’anima.
       < Tu mi vuoi almeno quanto io voglio te. > continuò sentendo che lei non rispondeva.
Ed era vero quello che diceva. Lo voleva in una maniera incondizionata.
Per quella settimana non aveva fatto altro che pensare alle sue mani forti che la stringevano, che l’accarezzavano. Non aveva fatto altro che sentire 
Zayn sussurrare il suo nome.
Lo sentì avvicinarsi. La sua bocca si posò sul collo scoperto di Eva che si irrigidì. Lui però continuò a inumidirle la pelle e a risalire fino a baciare al sua guancia fino a che Eva non si riscosse.
Dimenandosi si allontanò di lui continuando però a rimanere intrappolata in quella stretta.
      < Come ti permetti di trattarmi così, lurido idiota! Non sono come loro che si lasciano trattare come pezze da piedi! > esclamò.
      < Lo so. > quella risposta, pronunciata piano, la sorprese. E lui ne accorse perché sorrise.
Non un sorriso strafottente, ma sorrise dolce tanto che Eva sentì il cuore battere all’impazzata.
      < Davvero non te ne sei mai accorta? > domandò 
Zayn.
      < Di cosa parli? >
      < Eva, tu non sei mai stata una delle tante. C'eri stata sempre e solo tu. > sussurrò.
    
Lei cercò di leggere negli occhi del ragazzo un segno, un qualcosa. Ma era serio, e la fissava con uno sguardo strano, che non li aveva mai visto.
Si guardarono negli occhi, lui in attesa di una risposta, lei incapace di dire qualsiasi cosa. Perciò 
Zayn si riavvicinò, lento, cauto per poi sfiorare le sue labbra con quelle di Eva.
E fu così che sembrarono passati anni dall’ultima volta in cu si erano baciati e si scoprirono a desiderare sempre di più. Bocca contro bocca, i loro respiri diventarono affannosi mentre la loro lingua i loro denti si cercavano come un drogato che cerca la sua dose di cocaina.
Lui stringeva ancora i suoi polsi, ma lentamente guidò le mani di Eva fra i suoi capelli, finché lei non li strinse avvicinandolo ancora.
Zayn non se lo fece ripetere due volte, stringendo i suoi fianchi  e portando le sue mani a toccare la sua pelle.
Fu quando si staccarono, affannati, facendo toccare le loro fronti e guardandosi negli occhi che risero.
Risero perché la felicità era troppa, perché la situazione così assurda.
Pensavano di non potersi sopportare ed erano finiti ad avere bisogno l’uno dell’atra.
Zayn la guardò ridere e penso che non esistesse creatura più bella di lei.
Lo stesso pensò lei quando lui, con dolcezza, portò la sua mano destra ad accarezzarle una guancia. Si persero una negli occhi dell’altro finché non capirono una cosa.

Si erano sempre appartenuti.





c:  Angolo Autrice.

Scusate gli errosi.

Spero vi piaccia, lasciate una recensione se vi va.

Elena xoxo

   
 
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