Horcrux
Il medaglione brillava
alla gelida luce della luna.
- Io ho letto nel tuo cuore e adesso è mio. - Sussurrò una voce
fredda e acuta. Sotto gli occhi del Bambino Sopravvissuto, Ron impallidì di
colpo, con la spada di Godric Grifondoro ancora stretta fra le mani ed annaspò
alla ricerca di un equilibrio inesistente. - Io ho visto i tuoi sogni, Ronald Weasley e ho visto le tue paure. Tutto
quello che desideri può realizzarsi, ma anche tutto quello che più temi...
- La lama emise un spento bagliore argentato, prima che abbandonasse il braccio
lungo il fianco, continuando a fissare terrorizzato la roccia davanti a sè. - Il meno amato, sempre, da una madre che
desiderava una figlia femmina. Il meno amato, ora, dalla ragazza che preferisce
il tuo amico... - Harry osservò con orrore un altro se stesso prendere
forma davanti ai suoi occhi e poggiare i piedi sul terreno coperto di neve...
non aveva ombra, nè consistenza. La coltre bianca rimase perfettamente
compatta.
- Ron, distruggilo! -
Gridò, cercando di riscuotere l'amico dallo stato di torpore che sembrava
avvolgerlo. Aveva una paura folle di quello che avrebbe potuto succedere
dopo... Ron sembrò ridestarsi leggermente. Strinse l'elsa argentata con maggior
vigore e gli occhi nel medaglione emanarono un bagliore scarlatto. Ora accanto
al falso Harry si era materializzata Hermione. I suoi piedi lambivano il
terreno senza lasciarvi alcuna traccia. Era un'altra illusione... quando le sue
dita si intrecciarono a quelle di Harry, quest'ultimo ebbe un sussulto. Si
portò spaventato una mano al petto, osservando il se stesso creato dall'Horcrux
stringere la mano pallida di Hermione. Voldemort... Voldemort stava forse
leggendo nel suo cuore, invece che in
quello dell'amico? Eppure il bersaglio dell'incantesimo sembrava essere Ron,
non lui... non era la sua di anima, che il Signore Oscuro avrebbe dovuto
sondare. Istintivamente cercò di proteggersi il petto con le braccia, come se
questo potesse fare da schermo all'incantesimo... terrorizzato, rimase
immobile, carponi in mezzo alla neve. Cercò Ron con lo sguardo, ma le due
sagome caliginose facevano da schermo fra loro. Il silenzio calò su
quell'insolita scena come un velo pesante, prima che il finto Harry
ricominciasse a parlare.
- Perchè sei tornato? Stavamo
meglio senza di te! Eravamo più felici senza di te... - Harry alzò gli
occhi di scatto. Per quanto stare solo con Hermione non gli fosse pesato
affatto, non sarebbe mai e poi mai arrivato a qualcosa del genere. No, non
poteva essere il suo cuore quello che Voldemort stava mettendo a nudo. Quella
era la vera e propria materializzazione
delle più segrete paure del suo migliore amico. Si detestò per averlo pensato,
ma fu veramente un sollievo che fossero i segreti di Ron e non i suoi ad essere
sbandierati in quel modo. - ...sollevati
dalla tua assenza... ridevamo della tua stupidità! Della tua codardia! Della
tua presunzione... - I mugolii di Ron si fecero più acuti e questa volta
Harry li udì distintamente attraverso le gelide risate del suo doppio.
- RON! - Chiamò, ma
non ottenne risposta. La spada di Grifondoro cadde dalla mano tremante del
ragazzo, con un tonfo sordo. Ma quest'ultimo non diede alcun segno di aver
sentito o di percepire la presenza di Harry, quello vero. - RON!!! - Il panico si stava facendo strada, serrandogli la
gola e mozzandogli il respiro.
- Presunzione! - La voce della falsa Hermione era così acuta, da
sembrare quasi un sibilo. - Chi può
prenderti in considerazione, chi mai avrebbe potuto notarti, vicino ad Harry
Potter? - Si avvicinò al suo Harry appoggiandoglisi addosso, mentre quello
vero aveva letteralmente i brividi, nel vedere Hermione così maledettamente vicina, seppur in maniera del tutto
empirica. - Che cosa hai fatto tu, di
paragonabile a quello che ha fatto il Prescelto? Che cosa sei tu, paragonato al
Ragazzo Sopravvissuto? - Gli poggiò una mano sulla spalla, fissando
maliziosamente Ron che, bocconi sulla neve, fissava la scena con le guance
rigate di lacrime. Il vero Harry era attonito. Quel che Ron più profondamente
temeva, era quello che lui custodiva nel suo cuore. Certo, non messo in quei
termini, però... però lui sapeva. Sapeva di desiderare che Hermione scegliesse
lui... che lo preferisse a Ron. Fissò
nuovamente l'illusione creata dalla Horcrux... quell'Hermione era bellissima,
bellissima e terribile, ma non somigliava nemmeno un po' a quella vera. Non
c'era traccia di dolcezza nel suo sguardo e non c'era calore, non c'era amore
in quelle mani pallide. No, era diversa. Hermione era innamorata di Ron, si
vedeva lontano un chilometro... Hermione non avrebbe mai, mai, scelto lui.
- Tua madre ha confessato... - Il sibilo dell'altro sè stesso lo
riscosse dai suoi pensieri. - ...che lei
avrebbe preferito me come figlio, che sarebbe stata felice di fare a cambio.
- Ron era completamente ammutolito. Pur non riuscendo a vederlo, Harry poteva
immaginare il suo volto pietrificato dalla paura.
- RON! Distruggilo...
avanti, DISTRUGGILO! - Urlò, cercando di reprimere la rabbia e la tristezza. Pensò intensamente alla sofferenza
che Ron stava provando in quel momento, ai suoi singhiozzi irrefrenabili...
continuando a ripetersi che era lui la cosa più importante e non il suo
sciocco, irrealizzabile desiderio.
- Chi non avrebbe preferito lui, quale donna avrebbe scelto te? Tu non
sei niente, niente, niente in confronto a lui.... - Harry si inchiodò
letteralmente al terreno, nel punto in cui i suoi piedi erano affondati nella
neve. Inconsapevolmente, capiva che quello che stava per vedere gli avrebbe
fatto molto, molto male. Ciò nonostante, sapeva che non sarebbe riuscito a
voltarsi dall'altra parte... Hermione si avvicinò ancora di più, al punto che
le due sagome parevano quasi una sola e le sue labbra incontrarono quelle di
Harry in un bacio appassionato.
- Ron... - Abbassò lo
sguardo, sforzandosi di non desiderare che quel che Voldemort gli mostrava succedesse
veramente. Affondò le mani nella neve e strinse i pugni, imprigionandola nella
sua stretta. Incurante del dolore che il freddo gli provocava, strinse ancora
finchè alcune gocce di acqua ghiacciata gli bruciarono la pelle come piccole
stilettate d'ago. - FALLO! - Gridò con tutto il fiato che aveva in gola, in
direzione del suo amico. Fece appena in tempo a vedere un bagliore rosso
attraversare i suoi occhi azzurri, prima che Ron riagguantasse la spada e si
lanciasse rabbiosamente sull'Horcrux. Si udì un sordo rumore metallico e poi un
grido agghiacciante... come puro dolore. Harry sfoderò automaticamente la
bacchetta per difendersi, ma quando l'urlo cessò e il silenzio tornò ad
avvolgere la radura, non c'era proprio nulla da cui occorresse difendersi. Si
alzò lentamente, osservando cautamente l'amico per sondarne le reazioni... lo
vide asciugarsi frettolosamente gli occhi umidi e decise di far finta che
quelle lacrime non fossero mai scese. Rimase in silenzio, cercando di ritardare
il più a lungo possibile l'arrivo del momento che più temeva... sapeva quanto
gli sarebbe costato. Ma sapeva anche che sarebbe stato per il bene di Ron, che
sarebbe stato per un motivo più importante di qualunque altra cosa... lo
sapeva, se l'era ripetuto ogni singolo istante da quando quella maledetta
illusione aveva preso vita. Sì. Però faceva male, dannatamente male. Raggiunse
la pietra e raccolse il medaglione, rigirandoselo fra le dita intorpidite.
Entrambi i vetri erano stati infranti... gli occhi di Riddle erano svaniti in
un fil di fumo. Ron lasciò andare nuovamente la spada e cadde sulle sue
ginocchia, scosso da quelli che non sembravano affatto brividi di freddo.
Tremava violentemente... Harry gli si avvicinò lentamente e gli appoggiò una
mano sulla spalla. Era già un buon segno che non l'avesse allontanato. - Dopo
che te ne sei andato... - La voce gli uscì incredibilmente fievole, quasi
strozzata. Ringraziò mentalmente che Ron fosse voltato dall'altra parte. Era
certo che nei suoi occhi verdi in quel momento si leggesse chiaramente la bugia
che stava formulando. - ... ha pianto per una settimana. Probabilmente anche di
più. - Si sentiva come se gli si stessero strappando le parole direttamente dal
cuore. - Solo, non voleva che io la vedessi. Ci sono state molte notti, in cui
non parlavamo nemmeno. Quando non c'eri... - Non riuscì a finire la frase. Un
po' perchè aveva realizzato solo in quel momento quanto Ron gli fosse mancato,
un po' perchè sapeva di dover riprendere fiato, prima di concludere il suo
discorso. Prima di pronunciare la definitiva condanna ai suoi sentimenti. - Io
amo Hermione... - Non avrebbe mai potuto dire niente di più vero. Sentiva così
tanto bruciore al petto, che credeva che il cuore gli sarebbe scoppiato da un
momento all'altro. Lo sentiva battere con violenza contro la cassa toracica. -
... come una sorella. Lei è come una sorella per me. - Ecco, era fatta. Adesso
non avrebbe più potuto fare niente per quel suo maledetto e sbagliatissimo
amore. A quel punto andare fino in fondo non avrebbe poi potuto essere molto
peggio. - Immagino che anche per lei sia esattamente lo stesso, nei miei
confronti. E' sempre stato così, pensavo che lo sapessi. - Sorrise con aria di
mesta rassegnazione, mentre sentiva che qualcosa dentro di lui si chiudeva per
sempre. Osservò Ron sfregarsi il naso sulla manica della felpa e avviarsi sulla
strada del ritorno. Senza dire niente raccolse la sacca che l'amico aveva
abbandonato per tuffarsi nello stagno in suo aiuto e se la caricò sulle
spalle... Prima di raggiungerlo infilò quel che restava della Horcrux in una tasca
e si fermò un attimo a guardare la Luna. Pensò ad Hermione, al suo sorriso ed
ai suoi occhi color cioccolato. Pensò, inevitabilmente, a quanto la desiderava...
e a come, tristemente, non sarebbe mai stata sua. L'aveva sempre saputo che
sarebbe finita così. Che alla fine Ron l'avrebbe battuto, per quell'unica
volta. Il Prescelto non poteva sfuggire al suo destino. Vittima o Assassino...
Sapeva di doverlo fare, in un modo o nell'altro perchè il futuro di tutti, la
loro felicità, era nelle sue sole mani. E questo non lasciava spazio per vivere
una vita normale... Voldemort veniva prima di tutto. Sorrise mestamente al
cielo stellato e riprese a camminare
nella neve immacolata.
Lui era Harry Potter,
nient'altro che Harry Potter, in fondo. E quella era la sua maledizione,
infinitamente peggiore di un'Avada Kedavra... infinitamente più umiliante di
una Imperio. Più straziante di una Cruciatus.
Era Harry Potter.
Per affrontare l'ultimo dei nemici, la Morte stessa, gli
era concesso di amare solo in silenzio...