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Autore: Water_wolf    25/03/2013    6 recensioni
Avete presente quelle storie che parlano di angeli? E quelle sui quattro elementi? Ecco, prendetele e buttatele nel cestino perché questa fanfiction non ha nulla a che vedere con la normalità. Perciò, ecco gli ingredienti per questa storia:
-Un angelo rincorso in metro
-Una quindicenne sempre in ritardo
-Una Milano piovosa
-Una sana dose di divertimento
-Tre cucchiai di buona musica
-Cavolate q.b
-Magia in abbondanza
-Quattro Elementi strampalati
-Una missione da compiere
-Un pizzico d'amore (attenzione a non esagerare!)
[Cap. 6 “Prendi appunti coscienza: quando un padre arrabbiato incontra un ragazzo semi nudo in casa con sua figlia, il ragazzo semi nudo è un ragazzo morto”. Il pugno lo colpì in pieno volto, l’angelo cadde a terra, dal labbro era iniziato a scendere sangue. ]
[Cap. 10 Devi aiutarlo. Devi salvarlo. Corri. Più forte. Va’ da lui. Lui ha bisogno di te. Jonas ha bisogno di te. Quei pensieri, quella consapevolezza, le facevano muovere le zampe freneticamente, mentre i cuore aveva abbandonato il petto già da un po’ per trovare una sistemazione più accogliente in gola. ]
Genere: Azione, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Giovanni non capiva. Si sforzava di farlo, ma proprio non riusciva a trovare una logica nello spettacolo che aveva davanti agli occhi. Perché il giovane amico di Chiara ora la stava abbracciando? Ma, soprattutto, da quando gli erano spuntate delle ali?
Osservò la scenetta per un’ora intera poi, stufo di quella situazione ambigua, decise di svegliare i due ragazzi. Prese una matita e iniziò a punzecchiare prima Chiara, poi Jonas.
La quindicenne fu la prima a svegliarsi e, non appena vide che delle piume arboree la stavano avvolgendo, sgranò gli occhi e scattò in piedi, dando una gomitata nello stomaco di Jonas che non poté non svegliarsi.
<< Che c’è? >> farfugliò l’angelo, stropicciandosi gli occhi.
<< Sei un emerito idiota J! >> sbraitò Chiara, già sul piede di guerra.
<< Perché? >> chiese mettendosi seduto. La quindicenne lanciò un grido furioso e indicò Giovanni.
<< E allora? >> domandò nuovamente l’angelo, senza capire.
<< E allora sei proprio scemo! >> urlò Chiara. Jonas si alzò in piedi con veemenza.
<< Ehi, guarda che non sono un pupazzo che puoi insultare a tuo piacimento! >> la rimbeccò.
Chiara gli scoccò un’occhiata di fuoco. I due si ricoprirono di offese reciproche finché lo scrittore non intimò loro di fermarsi. << Ebbene, ragazzi, o quello che siete, io vorrei solo sapere perché d’un tratto al fusto sono spuntate le ali. >>
Jonas smise di fissare Chiara e si voltò verso Giovanni, un sorriso idiota stampato sul viso.
<< Quali ali? >> domandò con una vocetta innocente. La quindicenne si passò una mano sul volto e lo scrittore lo fulminò con lo sguardo.
<< Oh, queste ali. >> commentò lisciandosi qualche piuma. Chiara incrociò le braccia, si tormentò le labbra e incitò J << Glielo dobbiamo dire, visto che sei stato così intelligente da addormentarti ad ali spiegate.>> 
L’angelo sospirò << Va bene. >>
I due ragazzi si sedettero sul divano e raccontarono a Giovanni di come si erano incontrati, di Upward, di Zeigen, dei Quattro Elementi, delle Grandezze Fondamentali, e della missione che gravava sul loro capo. Lo scrittore ascoltò la storia con attenzione e quando finì un nuovo vigore gli stava attraversando le membra.
<< E’ tutto vero? >> chiese; sembrava un bambino allo zoo: non poteva credere ai suoi occhi. I due annuirono. Giovanni scattò in piedi, si scompigliò i capelli, squadrò prima l’angelo, poi Chiara, passeggiò per il salotto in preda all’euforia.
<< Che cosa ti passa per la testa? >> domandò Lyra, preoccupata per quello che lo scrittore avrebbe pensato e, soprattutto, per quello che avrebbe deciso di fare. << Io… io… >> iniziò Giovanni, ma non riusciva a trovare le parole. << Beh, il fatto è che non so cosa dire. Non ti è mai piombato un angelo in casa, tu cosa avresti pensato al poto mio? Insomma, è tutto così strano e meraviglioso che faccio fatica a credere a quello che vedo! >> disse d’un sol colpo.
<< Se vuoi l’insultatrice  ti fa vedere qualche trucchetto. >> propose Jonas, malizioso.
<< Oh, sì! Volentieri! >> esultò Giovanni, come se avesse perso all’improvviso trent’anni della sua vita.
La quindicenne scoccò un’occhiataccia a Jonas e declinò la proposta. << Giovanni, per favore, non buttare fuori di casa Jonas e non dire nulla a mio padre, o ai genitori di Emy. >>
Lo scrittore si fermò e si voltò verso la ragazza << Ma certo che no! Manderei all’aria tutto, vi pare? No, no, no, voi dovete compiere questa missione in tutta tranquillità. Certo mi farebbe piacere fare un voletto gratis a Madrid… >>
I due giovani tirarono un sospiro di sollievo; l’angelo si rivolse a Chiara e le sussurrò all’orecchio << E’ sempre stato così oppure è vero che l’età non conta nulla? >>
La quindicenne sentì i brividi correrle lungo la schiena e il bacio che si erano scambiati il giorno prima tornò a farsi più vivo che mai. Distolse lo sguardo da lui e si voltò verso l’orologio appeso al muro. Si stropicciò gli occhi. Era lunedì ed erano le 7.30 in punto.
<< Non è possibile… >>
<< Umpf? Cosa non è possibile Ly? >> domandò il Custode dell’Aria.
La quindicenne si passò nervosamente una mano tra i capelli. << J, è lunedì, devo andare a scuola, e sono in completo ritardo! >>
Chiara si fiondò in bagno e, mentre si occupava un minimo del suo aspetto esteriore, sbraitò ordini all’angelo e allo scrittore. << Mettici dentro qualche blocco di appunti, una penna, una matita… >> elencò; Jonas si affrettò a riempire una vecchia borsa di cuoio, con delle cinghie d’acciaio per chiuderla.
<< E i compiti? >> domandò J. Lyra si sbatté la porta alle spalle e aprì con malagrazia l’armadio, da dove tirò fuori una giacca in pelle nera che aveva lasciato nell’appartamento per le evenienze come quella.
<< Tanto non li avevo fatti, poi li copierò in classe! >> si giustificò lei, richiudendo l’armadio e infilandosi delle scarpe da tennis vecchie e logore. Jonas la imitò e rubò dall’appendi abiti un giaccone di Giovanni. Chiara spalancò la porta d’ingresso, afferrò la borsa e si gettò di corsa giù per la tromba delle scale.
<< Ti seguo! >> gridò Jonas, correndo per raggiungerla. << Richiudi quelle ali prima! >> urlò lei di rimando. L’angelo obbedì e quando il cancello d’ingresso si stagliò innanzi a loro, le piume che gli spuntavano dalle spalle erano un lontano ricordo.
Mentre i due correvano verso la strada per acciuffare un autobus, Giovanni sospirò. << E pensare che la potevo accompagnare in macchina… >>

§


Chiara e Jonas sbucarono fuori dall’ingresso della metropolitana alle otto in punto. L’angelo aveva iniziato a riconsiderare le prestazioni fisiche della Custode. Come diavolo avesse fatto ad arrivare nei pressi del liceo così velocemente per lui era un mistero. Si fermarono a riprendere fiato solo quando la facciata della scuola fu visibile.
Quando alzarono lo sguardo, pronti a riprendere la corsa, si bloccarono. Innanzi a loro si trovava una ragazza. Era vestita interamente di nero: scarpe col tacco nere, leggins neri, maglietta nera, giacchetta nera, cappello nero, capelli neri, smalto nero. La carnagione lattea spiccava tra tutta quell’oscurità.
Era alta e snella, un vitino che poteva far invidia alle modelle; i capelli corvini le ricadevano morbidi sul seno pronunciato, le labbra sottili erano accentuate da un rossetto rosso vermiglio, come sangue, e aveva degli occhi blu cobalto, così blu che ci potevi annegare dentro. Una tuba di velluto nero le calcava la testa, mentre un violino era tenuto in una custodia di pelle, anch’essa nera, dietro la schiena. Le labbra della ragazza si schiusero in un sorriso.
Chiara non l’aveva mai vista prima, né tanto meno qualcuno gliel’aveva descritta, eppure sapeva, sentiva, di conoscerla. Così, quando Jonas, dopo essere scampato ad un infarto, pronunciò il suo nome, non si stupì.
Quella giovane che era stata finora un mistero, adesso non lo era più. Perché quella ragazza era la Custode del Tempo, l’angelo che era fuggita da Upward, la compagna di Jonas. Perché quella giovane era Shai.
<< Jonas. >> disse semplicemente, rivelando una voce suadente.
<< Shai. >> mormorò l’angelo. << Shai. >> ripeté e l’abbracciò con trasporto. << Dio se mi sei mancata Shai…>> continuò Jonas.
La giovane rise e delle ciocche blu oceano e rosso fuoco fecero capolino da sotto il cappello. << Guarda che se mi chiami per nome ogni volta non succederà nulla di magico, Jonas. >>
L’angelo si staccò da lei. << Anche tu però lo fai. >>
<< Già, ma tu sai che cosa mi renderebbe felice, più d’un abbraccio, più di averti rivisto. >> disse maliziosa.
Chiara si sentì fuori posto. Che cosa centrava lei in una riunione tra angeli? Niente. E senza motivo aveva iniziato ad odiare quella Shai. Che fosse perché all’improvviso Jonas si era dimenticato di lei? Molto probabile.
L’angelo sorrise, un sorriso che mascherò la paura che quella silenziosa proposta aveva scatenato. Shai allargò il sorriso, si avvicinò sinuosa al bel ragazzo, e posò le proprie labbra sulle sue. Non aspettò oltre e lo baciò.
Lo baciò come se fossero passati anni, non settimane, dall’ultima volta che si erano visti. Lo baciò come Katniss fece con Peeta quando si trovarono. Lo baciò come se la sua anima volesse unire a quella di Jonas. Lo baciò e il tempo parve fermarsi.
E quando Jonas rispose a quella disperata richiesta d’amore, Chiara si sentì morire dentro, appassì come una piantina lasciata senz’acqua. Sul collo latteo di Shai si notò un tatuaggio a forma di chiave di violino. Le gambe di Chiara si mossero da sole e la quindicenne corse, corse con quanto fiato aveva in corpo, mentre calde lacrime le rigavano il volto.
Salì le scale che portavano al liceo senza fermarsi, non si disturbò nell’andare nella sua classe e si diresse direttamente ai bagni. Spalancò una porta a casaccio e si chiuse dentro a chiave. Scaraventò la borsa di cuoio a terra e ci si sedette sopra. Si prese la testa tra le mani, i capelli nocciola che sfioravano le piastrelle e pianse senza ritegno. Le lacrime scorrevano come fiumi in piena; i suoi singhiozzi erano l’unico suono che spezzava il silenzio.
Sei una stupida, stupida, stupida! si ripeteva. Ti odio, ti odio, ti odio! lo insultava. Brutta sgualdrina dalla lingua biforcuta! Muori schiacciata da un tram! la malediceva nella mente.
Ma per quanto gli insulti possano tirare su di morale, le lacrime non smettevano di scendere, e il cuore non finiva di stillare sangue. Un ticchettio rintonante si unì ai singulti della ragazza.
Ora anche i lavandini piangevano.

***
ANGOLINO DELL'AUTRICE
Come si suol dire, dalle stelle alle stalle ^-^
Me l'avete chiesta questa povera ragazza e ora la vedete, in tutta la sua bellezza-incosapevole-dell' altro-amore-di-Jonas.
Ah, riferimenti a Hunger games sono voluti, quando amo quei libri *----*
Ok, forse i lavandini che piangono non sono proprio un'ottima scena finale, ma il bello *spero* verrà dopo.
Perché un'amica arrabbiata è molto, molto, più arrabbiata della diretta interessata XD
Alla prossima!

Water_wolf

  
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