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Autore: _Atlas    25/03/2013    10 recensioni
“... Però, ti dona il grembiule da cucina!” Esclamò lo svedese per sdrammatizzare, come suo solito.
“Sono stato costretto a metterlo, se non volevo trovarmi la maglia da lavare! Sai, sono uno sporcaccione...” Si giustificò l'altro, senza realizzare di aver solo peggiorato la situazione. 
Felix lo guardò sgranando gli occhi, poi sorrise sornione ed alzò due volte le sopracciglia.
“… Prego?”

“Sono uno sporcaccione!” Ripeté Ryan, rafforzando la frase annuendo più volte, non avendo ancora afferrato il senso del discorso.

“Mmh…Vuoi eccitarmi, Cry? Oh si, vieni qui...” Voce da maniaco sessuale: dieci e lode.
[...]
“Altro che Slenderman..! Per me sei in calo di zuccheri... ma tranquillo, bro! Ho preparato una cena sostanziosa, così ti rifocillerai e poi starai meglio! Almeno spero...” Ryan tornò a sorridere radioso, archiviando la questione.
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Non ci credo che non ci sia ancora nessuna PewdieCry! X°D
Vorrà dire che sarò -di nuovo- la prima a proporre qualcosa di nuovo ;)
E' insieme gratificante e triste... spero di invogliare qualcuno a scrivere più PewdieCry! :D
PS: grazie a __Song, senza la quale questa storia non sarebbe nemmeno cominciata < 3
Genere: Comico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: ChaoticMonki, PewDiePie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1


 

Felix era esausto. Il viaggio fino all'America era stato snervante, e lui non era il tipo da lunghi voli in aereo. Si sentiva un po' sottosopra.

Gli aeroporti affollati e rumorosi, il volo pieno di turbolenze, il fuso orario… quello, poi, era il più micidiale per i suoi nervi, già scossi a prescindere.

Quando arrivò in strada, trascinandosi dietro il suo fedele trolley rosso, dovette schermarsi gli occhi con una mano a causa del sole piantato nelle iridi chiare, e non poté non stupirsi di fronte al caotico paesaggio Newyorchese che gli si parava davanti: dubitava di aver mai visto così tanta confusione, così tanta gente e così tanti edifici riuniti tutti nello stesso posto.

Montò in un taxi, giusto per sentirsi potente, e si fece comodamente trasportare fuori città,  fino a quell'indirizzo che si era premurosamente scritto sul braccio.

Dopo un tempo che gli parve infinito, perse il conto delle ore che erano passate e che ancora mancavano per arrivare alla meta prestabilita, così il ragazzo si arrese e, un po' dormicchiando e un po' ascoltando musica, cercò di appassionarsi alla meglio alla meravigliosa arte di contemplare il paesaggio dal finestrino, cercando di ricavarne ragionamenti filosofici annessi.

Lui non era proprio il tipo che si metteva a pensare cose profonde ed, infatti, cadde presto addormentato con la faccia spalmata sul vetro; quel viaggio lo stava proprio distruggendo.

 

Fu svegliato dalla melodiosa e dolce voce del tassista, che minacciava di amputargli le mani se non lo avesse pagato subito, e che lo lanciò in malo modo fuori dalla vettura assieme al suo bagaglio.

Ah, Dio benedica l'America! Penso il ragazzo, massaggiandosi la testa, mentre guardava il taxi sparire all'orizzonte.

In effetti quell'omino gentile con i folti baffi neri lo aveva abbandonato giusto fuori il paese in cui doveva arrivare perciò, constatò Felix sempre più frustrato, avrebbe dovuto camminare almeno 20 minuti buoni per giungere a quelle abitazioni che vedeva spuntare dal fondo della strada.

Sospirò e si mise in cammino, strascicando i piedi.

Però, guardandosi attorno, si stupì di come il paesaggio Americano, in qualche ora, potesse cambiare così rapidamente e radicalmente: se prima era circondato da palazzoni luccicanti, folla rumorosa e caos… ora si trovava a procedere immerso nella verdeggiante ed infinita pianura dell'entroterra, immerso nella quiete più totale, diretto verso un ammucchiamento di casupole di dubbia presenza sulla carta geografica.

 

Ci mise più tempo del previsto ad arrivare alle porte di quel paese che sembrava allontanarsi mano a mano che lui procedeva, e riuscì addirittura a perdersi prima di arrivare di fronte a quella casetta bianca che quasi spiccava tra le altre, circondata da una striscia di praticello dalla curata erbetta verde; il tutto era in perfetta armonia con il gli ultimi raggi di sole estivo che accarezzavano il paesaggio con la loro luce lieve e rosata.

Felix suonò il campanello, un po' emozionato.

Dopotutto, era stato un viaggio lunghissimo e prostrante, e tutto per una persona sola, tra l'altro!

Ma finalmente il tanto atteso momento era arrivato.

Un gameplay co-op di Cry e Pewdiepie, seduti davanti allo stesso schermo, con tanto di webcam. I fan non aspettavano altro, e di sicuro avrebbero fatto un successone!

Aspettò un po', poi ebbe un attacco di panico e temette che non ci fosse nessuno.

Suonò di nuovo il campanello, sempre più impaziente e preoccupato, e sentì con sollievo una presenza che scendeva le scale.

Chissà come mai questo fatto gli ricordava tanto SCP-087-B…

Il cancelletto si aprì con un sonoro suono metallico, e Pewdie si avviò alla porta.

Percorse in poche falcate il breve vialetto di piastre bianche, tirandosi dietro il trolley sbatacchiante, e si accinse a bussare.

Quasi certamente avrebbe portato a compimento l'opera, non fosse stato per il fatto che la porta gli si aprì davanti al naso e si ritrovò Cry ad un palmo dalla faccia, con tanto della famosa maschera a coprirgli il volto.

Felix scoppiò in una sonora risata, una delle sue classiche.

“… B-Bro!! Finalmente ci conosciamo di persona!” Esclamò Ryan, anche lui evidentemente colto da un po' d'emozione.

“… Si! Un piacere stringere finalmente la tua mano!” Rispose lo svedese, dandogli una vigorosa scrollata di spalle, sorprendendolo tanto che per poco l'americano non gli cadde addosso.

Non era proprio una stretta di mano, ma lui era anticonformista, perciò prendeva le cose come arrivavano senza pensarci più di tanto.
Subito dopo, approfittando del momento di confusione dell'altro, Felix gli strappò letteralmente la maschera dalla faccia, con grande disappunto da parte di Ryan.

Un paio di mansueti occhi color cioccolato ed un faccino da cane bastonato lo fissarono con perplessità e curiosità, per poi abbassarsi timidi quasi subito.

“Bro, devi farmi vedere quanto sei handsome!” Sghignazzò lo svedese per sdrammatizzare il momento, mentre Ryan abbassava gli angoli della bocca in una smorfia che esprimeva appieno l'apprezzamento di quella lusinga. 

Dopo un po' di convenevoli, l'americano mostrò a Felix quella che sarebbe stata la sua camera per la settimana a seguire.

Una bella stanza, piccolina, con carta da parati color panna ed un bel letto grande. Due lampade dalla luce calda la illuminavano in modo soffuso, dandole un'atmosfera familiare. C'erano, inoltre, una scrivania con tanto di Mr Chair, una morbida moquette marrone ed un piccolo armadio a muro color mogano.

“Wow! Non c'è che dire, è stupenda! Quasi meglio della mia...” Esordì Felix, spostando lo sguardo da una parte all'altra, sempre più meravigliato.

Ryan, non c'era che dire, aveva molto gusto come arredatore: la casa era impeccabile, pulitissima ed organizzata in modo minimale, ma ricreando quell'effetto Vecchia America che allo svedese piaceva tanto. Dava un taglio all'austerità senza però intaccare l'ordine e l'organizzazione.

“Pff, non ci credo! Comunque… adesso sono quasi le sei di pomeriggio, e vedo che sei un po' tanto stanco. Riposati e sistema la tua roba, io per le otto preparerò la cena e verrò a chiamarti, per cui dormi pure quanto vuoi.” Fece Ryan, tutto d'un fiato, per paura di impappinarsi.

E stava per voltarsi ed uscire, se non fosse stato per Felix che lo trattenne afferrandolo prontamente per la maglia bianca.

L'americano ebbe un sobbalzo e, senza capire molto bene perché, deglutì a vuoto.

“Quando potrò vedere la tua stanza?” Chiese lo svedese, guardando intensamente Ryan, mentre gli occhi azzurri gli brillavano di curiosità.

“Solo domani, quando inizieremo il lavoro.” Sorrise sornione l'altro, distogliendo però accuratamente lo sguardo dall'amico.

Felix lo guardò storto, alzando il mento e sgranando gli occhi, come faceva sempre.

“Ma mi stai prendendo per il culo?! Devo vedere la tua attrezzatura, devo vedere dove dorme l'uomo handsome!” Tuonò.

Ryan sorrise dolcemente, scuotendo la testa… e lo svedese notò solo in quel momento il suo viso: altro che adulto, sembrava un tato!

Come meritata vendetta, Felix strinse tra le dita le sue guanciotte paffute e le strizzò un po' con le mani, mentre rideva notando l'espressione vacua di Ryan, che lo osservava stordito e confuso.

Quando il suo aguzzino ritenne terminata l'opera di tortura, i due si fissarono per un lungo momento, poi l'americano mormorò, solenne:
“... Esticazzi?”

Poi scoppiarono a ridere entrambi.

Ryan aveva una risata strana, ma bellissima, pensò Felix, prima di sodomizzarsi mentalmente per aver appena pensato una cosa simile.

Non era l'averlo immaginato che lo preoccupava, lui immaginava spesso una quantità indicibile di cavolate casuali che prontamente rimuoveva, ma ciò che lo turbava era il fatto che quello che aveva appena formulato… lo pensava veramente.

“Ok… Pewds, calma i tuoi istinti di... strappatore di guance!” Disse Ryan dopo essersi ricomposto, sorridendo allegro, riportando anche lo svedese alla realtà.
“Ma-ma... hai delle guance troppo belle! Tonde, morbide… te l'ho mai detto che sembri un bambino?”

Ryan inclinò lentamente un sopracciglio e lo fissò perplesso.

“Hai decisamente bisogno di riposare... meglio che vada, prima che impazziamo entrambi..!”
Felix sorrise, scuotendo la testa, guardando Ryan uscire dall'ormai sua nuova camera.

Sistemò i vestiti, stipandoli velocemente ed un po' alla rinfusa nell'armadio, e si distese sul morbido letto.

Un vago torpore lo pervase, e ben presto si ritrovò a sprofondare nei sogni più profondi.

 

Quanto tempo era passato? Un'ora, due minuti?

Era disteso a stella marina sul letto, con le scarpe ancora addosso e una mano mollemente adagiata sul petto.

Chissà cosa aveva sognato...

Fatto sta che sentiva una strana sensazione all'altezza dello stomaco, ma non avrebbe saputo dire se era sgradevole o no.

Si disse che era solo fame, anche se sapeva non essere quello l'arcano motivo.

La fame era un pochino differente.

Alla porta, comunque, c'era Ryan che bussava.

“Felix, è pronta la cena! … Ci sei?”

Dopo essersi scrollato un po' di dosso quel manto di torpore, lo svedese rantolò una risposta poco decifrabile e si alzò, un po' indolenzito, avviandosi alla porta.

L'amico lo stava aspettando fuori dalla stanza.

“Dormivi proprio profondamente!” Gli sorrise Ryan, quando lo vide spuntare da dietro lo spiraglio.
“... Ero stanco...” Rantolò di rimando Felix, passandosi una mano sul volto assonnato. Gli era addirittura sembrato che l'americano indossasse un grembiule da cucina… doveva avere proprio una gran stanchezza addosso!

Ma… guardandolo meglio, si accorse che Ryan lo stava indossando davvero.

“... Però, ti dona il grembiule da cucina!” Esclamò lo svedese per sdrammatizzare, come suo solito.

“Sono stato costretto a metterlo, se non volevo trovarmi la maglia da lavare! Sai, sono uno sporcaccione...” Si giustificò l'altro, senza realizzare di aver solo peggiorato la situazione.
Felix lo guardò sgranando gli occhi, poi sorrise sornione ed alzò due volte le sopracciglia.

“… Prego?”
“Sono uno sporcaccione!” Ripeté Ryan, rafforzando la frase annuendo più volte, non avendo ancora afferrato il senso del discorso.
“Mmh…Vuoi eccitarmi, Cry? Oh si, vieni qui...” Voce da maniaco sessuale: dieci e lode.

L'americano indietreggiò di due passi, sgranando gli occhi.

Ok che era abituato a questo tipo di reazioni da parte dello svedese, nei gameplay non perdeva occasione di fare battutine simili, ma… di persona, per lui, era tutt'altra storia.

“Altro che Slenderman..! Per me sei in calo di zuccheri... ma tranquillo, bro! Ho preparato una cena sostanziosa, così ti rifocillerai e poi starai meglio! Almeno spero...” Ryan tornò a sorridere radioso, archiviando la questione.

Appena scesi al piano terra, Felix venne avvolto e guidato da un profumo sublime... difatti, proprio sopra al tavolo diligentemente apparecchiato, lo aspettava nientemeno che un piattone ricolmo di spaghetti fumanti.

“Quella volta in Cry of Fear gli spaghetti non c'erano, ma mi ero ripromesso di prepararli..!” Annunciò l'americano, riportando alla memoria la famosa scena, mentre si toglieva il grembiule.
“Hhahaah, sei un vero bro!” Esclamò lo svedese, mentre si sedevano.


Felix appurò che Ryan aveva imparato a cucinare la pasta all'italiana molto bene.

Lo svedese si perse un poco nei ricordi, pensando come la sua vita fosse cambiata negli ultimi tempi grazie ai suoi video e a tutte le persone che lo seguivano e lo supportavano…

Questo discorso con la cena non c'entrava proprio nulla, ma la sua mente era un grande mistero.

Il suo sguardo si incupì, e all'americano questo cambio di stato d'animo dell'amico non sfuggì.

“Pewdie, allora, cosa mi racconti?” Esordì Ryan, per ravvivare il discorso, osservandolo con gli occhi scuri puntati, stavolta, sul suo volto.

Lo svedese tornò in fretta alla realtà, trovando alquanto stupido perdersi a quel modo nei suoi rari ragionamenti quando aveva il suo bro davanti al naso.

“Mmh… beh... devo abituarmi all'America, e non sono ancora sicuro di aver portato con me la testa... credo di averla lasciata a casa!”
“Tranquillo, se c'è qualche problema chiedi pure! Ma per la testa credo di non poter fare niente...”

Conclusero il pasto facendo la scarpetta con il pane, classicamente all'italiana, e brindarono con un succo di frutta.

“Ryan, cucini benissimo!” Annuì Felix, fermamente convinto di ciò che aveva detto.

E per essere sicuro che l'amico non scambiasse la frase per una mera cortesia, aggiunse un solenne "Ottimo."
L'altro arrossì un po', evidentemente poco abituato ai complimenti, probabilmente anche perché viveva da solo.

“Grazie....” Sussurrò, mesto e sinceramente colpito.

“Hhahaah! Sei troppo tenero, lasciatelo dire! E hai veramente una bella voce, morbida e… indefinibile!”
Pewdie non vedeva l'ora di vedere Ryan arrossire ancora di più. Non sapeva nemmeno bene perché, ma d'altronde restava un burlone a cui piaceva troppo scherzare.
Il prospetto dello svedese si realizzò, e le guance dell'americano si colorarono di un lieve color pastello.

L'interessato si affrettò ad alzarsi, balbettando un poco comprensibile "Sbrigo i piatti, prima che si faccia troppo tardi…"

"Ti do' una mano, Ryan?" Chiese a voce alta Felix, per sovrastare il rumore dell'acqua del lavello.

"N-no, non importa..! Rilassati e cerca di smaltire il fuso orario." Rispose l'amico di rimando, quasi premuroso, facendo un gesto vago con la mano.

Che carino! Non poté non pensare lo svedese, mentre lo osservava armeggiare con le stoviglie.

La sua mente venne brutalmente sodomizzata per la seconda volta, in quella serata, a causa di quel pensiero concreto…




















L'Angolo di Zazzy

Spreca 30 secondi del tuo tempo e scrivi una recensione. Un piccolo sforzo tuo, milioni di scrittori felici.

Esordisco con il dire che sarà una long shot breve, prevedo circa 3 o 4 capitoli al massimo.
Non li ho ancora totalmente pronti, perciò attenderò recensioni anche solo per scrivere, perchè non voglio far fatica per niente ^^

Quel che ho da dire l'ho detto nell'introduzione, perciò...
See ya!

Bacioni
<3 Zazzy

 

   
 
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