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Autore: vampirella    25/03/2013    4 recensioni
[AU!High School] Dal primo capitolo: "Midgern era una noiosissima città americana con il supermercato, la chiesa e il liceo, direttamente uscito da un film hollywoodiano da distribuzione home video. Vi si potevano trovare tutti i cliché immaginabili: arroganti campioni di football, cheerleaders dalla testa vuota, clubs di scacchi e di scienze, un giornalino d’inchiesta ed un fumetto satirico.
Sembrava fosse tutto così scontato.
Poi Steve cominciò l’ultimo anno di liceo e le cose cambiarono."
[StevexTony, ThorxLoki, ClintxNatasha, BrucexPepper]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 14

Dove alcune situazioni si ingarbugliano, altre sembrano districarsi.

 

Tony era arrabbiato. Sapeva - continuava a ripeterselo - che Steve avrebbe partecipato al Prom per un motivo o per l’altro e ammetteva che aveva fatto bene a invitare Peggy. Era assolutamente logico che la cosa si svolgesse in quella maniera ma nonostante tutto la notizia lo aveva fatto uscire dai gangheri. Il ragazzo continuava a immaginarsi il quarterback in smoking circondato da un nugolo di compagni adoranti, come al solito a suo agio, intrecciato a quella stupida cheerleader dai capelli scuri e gli occhi grandi. Tony era un uomo - anzi, un ragazzo- di scienza, ma sentiva di perdere ogni razionalità nel pensare a quella particolare situazione.
Ci rimuginava ormai da parecchi giorni e non risolveva niente che non fosse che così doveva essere, e cercava di lasciare perdere ma poi si accorgeva che la sua mente vagava ancora su quella immagine. Steve avrebbe tenuto il discorso di fine anno al termine della serata? Avrebbe ringraziato Peggy di essere rimasto al suo fianco durante quell’ipocrita festa o avrebbe preso il coraggio a piene mani e avrebbe dichiarato a tutta la scuola di essere omosessuale? L’immaginazione di Tony andava a mille per poi riprendersi e torturarsi in altri mille modi nel confessarsi che niente di quello che desiderava si sarebbe avverato.
Dunque, quella domenica mattina Tony era seduto nel suo bar preferito insieme a Nat, anche lei abbastanza preoccupata per la piega che aveva preso la telefonata della sera prima con Clint. Il suo tono non le era piaciuto: troppo serio, troppo grave per non trascinarla di nuovo nelle solite paranoie a cui era ormai abituata.
- Tony? Mi stai ascoltando?-
- Mmm. -
- Ti dispiacerebbe darmi un minimo di attenzione? Non so se ti sei accorto che sono abbastanza preoccupata. -
- Sul serio? Credo che tu ti stia comportando nella solita maniera del cavolo. -
- Come?-
- Tu che ti lamenti di Clint, che non comprendi perché è COSI’ difficile per lui capire i tuoi sentimenti e che non si rende conto di quanto tu stia soffrendo in questo momento… -
- Non so se tu sai le ultime novità, poiché sei praticamente rinchiuso in laboratorio da una settimana…-
- Certo che lo so che state assieme, non hai fatto che palesarlo a tutta la scuola, ma sai che c’è? Non me ne frega un beneamato cazzo.- Tony si alzò dal tavolino del bar. - Se non ti dispiace ho i miei problemi anch’io. -
- Sei stato bocciato al compito di scienze? - chiese la ragazza in maniera veramente acida, evidenziando la scarsità di tatto per cui è ormai diventata tristemente famosa.
Tony si girò verso di lei per lanciargli uno sguardo d’insofferenza. -Credi veramente che tutto debba sempre girare intorno a te? Sono stufo dei tuoi piagnistei. Per anni non hai fatto altro che cercare di conquistarlo e ora che hai ottenuto quello che volevi veramente sei terrorizzata dal dover subire passivamente le sue decisioni? Succederà quel che succederà e se pensi ne valga la pena continuerai a combattere per lui, altrimenti continuerai la tua strada. Sai che dramma. E comunque non permetterti mai più di rivolgerti a me in questo modo. Credi di essere l’unica a soffrire in questo momento? Beh, ti stai sbagliando di grosso. -
Una punta di rimorso s'insinuò nel cuore della ragazza, mentre Tony se ne andava via piuttosto adirato.
 
Dan DOVEVA studiare. Erano giorni che se lo ripeteva. Ma com’era possibile concentrarsi quando hai la migliore distrazione del mondo a pochi secondi di chiamata? Luke si divideva nel preparare l'ultimo numero del giornalino e organizzarsi le vacanze, in particolare aspirava a uno stage a Washington (piuttosto elitario e costoso) ma a parte questo aveva un sacco di tempo libero, tempo che era ben contento di dedicare a Dan.
Quel giorno lo svedese aveva deciso che doveva assolutamente darsi da fare per gli esami perciò si era svegliato presto e si era diretto in biblioteca, deciso ad affrontare Shakespeare in una battaglia all’ultimo sangue.
Dopo un paio d'ore si era reso conto che era in netto svantaggio.
Guardò gli altri avventori: tutti sembravano presi dalle loro attività. Dan pensò di potersi concedere una chiamata a Luke, giusto per sapere come stava anche se era da meno di dodici ore che non lo vedeva.
Stava per alzarsi quando vide entrare nella sala Pepper. Ormai non era una novità vederla nervosa e abbattuta e quel giorno non era diversa. Lei incontrò il suo sguardo e accennò un sorriso a mo' di saluto. Lui la raggiunse davanti al bancone.
- Ciao Dan, anche tu qui? -
- Già, sto cercando di concentrarmi un po’ per gli esami. Tu invece? -
- Restituisco dei libri. - Pepper parlò qualche minuto con la bibliotecaria, poi cercò di congedarsi dall’amico che la fissando preoccupata. - Cosa c’è? - gli chiese lei, ponendosi subito sulla difensiva. Dan notò che aveva delle occhiaie piuttosto marcate.
- Mi stavo chiedendo… ecco forse… ti andrebbe un caffè? –
 
Davanti alla biblioteca c’era un locale piuttosto caratteristico, se caratteristico si poteva intendere la copia pacchiana di un pub inglese. Alle undici di mattina il posto era deserto, a eccezione di un paio di vecchiette pigolanti dedite al tramandarsi ricette dal sapore antico.
- Come vanno le cose? -
Pepper distolse lo sguardo dalla vetrina e cercò di mostrarsi rilassata. - Bene. Voglio dire, la scuola sta finendo, quindi direi che va tutto a meraviglia. -
- Sembri un po’ giù…. -
- Non è niente, passerà. -
- I tuoi amici sono molto preoccupati… Hai lasciato un sacco di clubs a scuola, compreso il comitato per il ballo. Mi hanno detto che non partecipi più neanche alle riunioni degli Angeli di Midgern. -
- E questo come lo sai? -
- Luke. Sai, adesso… parliamo molto. -
Nonostante l’aspetto dismesso e frustato sul volto della ragazza comparve un piccolo sorriso. Cielo, gli ricordava così tanto lei, i primi tempi che era innamorata… Prese un sorso di caffè. - Dan, posso raccontarti una storia? -
- Certo. -
- Mettiamo che tu conosca una ragazza. - cominciò quasi balbettando la bionda, cercando di prenderla alla larga. - Una brava ragazza, ligia al dovere, premurosa con i suoi cari e i suoi amici. Precisa, puntuale, i suoi voti sono altissimi e…. -
- …una perfezionista? -
- Esatto. Talmente perfezionista da sembrare troppo rigida, tanto da essere vista come una specie di… mostro. -
Il viso di Dan mostrava stupore e dispiacere nello stesso tempo, ma Pepper non lo notò. Rigirava la sua tazza fra le mani diventando sempre più rossa.
- Immagina se un giorno questa ragazza s’innamorasse di una persona, e questa persona la ricambiasse. Immagina che questa ragazza tenti di nascondere il loro rapporto e infine il ragazzo, stanco, la lasci andare. Ecco tu credi…che lei potrebbe rimediare? -
- Trovo che il problema sia un altro. -
- Dan, per favore… -
- Virginia. - il tono di Dan era grave e autoritario tanto che la ragazza cominciò a fissarlo con gli occhi spalancati. - Tu non sei un mostro. -
- Io… -
- E’ del tutto naturale che tu voglia condividere la tua vita con una persona. Perché lo hai allontanato? -
Grosse lacrime scendevano dal volto della ragazza. - Io…io credo…di aver avuto paura di cambiare. Mostrarmi diversa da quella che ero sempre stata… sembra stupido detto da me, ma…se la nuova Pepper non fosse andata bene? A volte penso che la gente… mi stia intorno solo per quello che faccio e non per quello che sono. Lo pensavo anche di lui, a volte. E’ terribile, lo so…- Pepper tirò fuori dalla borsa un fazzoletto e si soffiò il naso, affranta.
Dan si alzò dalla sedia, la raggiunse e posò le labbra sulla sua nuca. - Forse è meglio che ce ne andiamo da qui. –
 
- Luke, tu sei pazzo! -
- Lo so che è assurdo ma volevo avere una conferma. -
- No, non ne so niente e guarda, proprio non mi interessa, sono in una fase delicata della mia vita… -
- Eppure boh… il fatto che Pepper sia arrabbiata con Nat, con tutti quanti… -
- Mi dispiace per Pepper, ma io sono innamorato di un’altra persona e ora come ora sono più concentrato a capire come non farla soffrire troppo per… -
- Aspetta un momento: dopo tutto quello che è successo vuoi mollare Nat? -
- Luke, non sono io che voglio che accada, ma devo farlo. E’ arrivata la leva. –
 
Steve aveva corso almeno per un’ora e mezza. Era uscito per scaricare il nervosismo e la tensione di quegli ultimi giorni, ma alla fine non solo non si era liberato di nessun fardello ma aveva guadagnato sudore e stanchezza. In particolare non era riuscito a cancellare lo sguardo di delusione che Tony gli aveva rivolto quando lui gli aveva comunicato l’ intenzione di andare al ballo con il capitano delle cheerleader. Non dubitava del fatto che Tony comprendesse le motivazioni della sua scelta solo che, come lui, non aveva proprio voglia che la cosa finisse così. Non voleva fingere, specie adesso che c’era qualcuno di speciale con cui condividere momenti come quelli.
Steve aprì il cancellino che circoscriveva il giardino della villetta monofamiliare in cui viveva. S’incamminò verso la porta della cucina sapendo che sarebbe stato più facile trovarla aperta rispetto a quella d’ingresso.
Lo accolse un vivace parlottio intramezzato da alcune gorgoglianti risate. Steve aprì curioso la porta finestra pensando di trovare il signor Drew, un signore sui sessant’anni che viveva vicino a loro e che talvolta faceva visita alla sua famiglia, insieme ai suoi quattro rumorosissimi cani. Invece si trovò davanti Tony mentre beveva una tazza di latte e ingoiava - letteralmente - la torta che sua nonna gli serviva nel piatto.
- E così mi dicevi di questo progetto… -
- Si beh, ecco. - Tony deglutì a fatica e fece per pulirsi gli angoli della bocca. - Non avevo da parte molti soldi per i ricambi così ho deciso di andare in discarica a rovistare fra i ferrivecchi. Ne avevo trovati un sacco ma il custode non me li ha fatti portar via, sa, pare che ci voglia un permesso dal Comune. Io però non avevo tempo di richiederlo così quella notte stessa ho deciso di intrufolarmi nella discarica. -
Gwen, la madre di Steve, si asciugava gli occhi con un fazzoletto. Aveva riso troppo. - E poi? -
- Poi sono rimasto incastrato nella recinzione. Ho dovuto chiamare una mia amica per liberarmi. -
Le due donne scoppiarono a ridere mentre Tony non si faceva scrupolo a servirsi di un’altra fetta di torta. Fu il primo ad accorgersi dell’arrivo di Steve.
- Steven caro, siediti con noi. Il tuo amico Anthony è venuto a cercarti. Gli ho detto che eri fuori ma ha insistito per aspettarti. -
- Quando sei arrivato? - si rivolse il biondo direttamente a lui.
- Venti minuti fa. - Tony sorrise alle due signore. - Non mi avevi mai detto che vivevi con due top-model. -
La nonna di Steve scoppiò a ridere ma sua madre si limitò a guardarlo con un misto di stupore, imbarazzo e soddisfazione. Fu allora che Steve chiese a Tony di accompagnarlo fuori, per parlare in privato da soli.
Il sole splendeva e nel giardino si diffondeva un piacevole tepore fra l’erba verde. Tony fece alcuni complimenti per la casa.
- …tua nonna è veramente una forza della natura! E tua madre… è molto dolce. Sono state veramente gentili con me, e poi mi hanno offerto quella torta squisita e io non ho saputo dire di no… -
- Cosa ci fai qui? -
Tony lo osservò per qualche istante, intento a elaborare la frase più giusta da esprimere. - Desideravo parlarti. Di te. Di noi…. insomma, di ogni cosa. -
- Ti avevo detto di non presentarti MAI qui. -
- Lo so. - Tony gli appoggiò la mano sul braccio ma Steve si ritrasse subito. La sua rabbia stava crescendo. - Non volevo mancare di rispetto venendo qui, te lo giuro, ma avevo bisogno di parlarti. Questa cosa del Prom mi sta dando parecchi problemi e mi fa stare male. Pensavo… pensavo che dopo tutto quello che mi avevi detto, dopo esserti confidato così… profondamente, ecco, pensavo… -
- Pensavi di poter irrompere nella mia vita così, senza essere invitato. - continuò apparentemente tranquillo Steve, cercando di controllarsi. Prese un lungo respiro per tentare di non alzare la voce e far preoccupare le sue parenti che erano a pochi metri di distanza. - Sai quanto sia difficile questo momento. Tutto quanto … -
- Lascia che ti aiuti, davvero, posso darti una mano. -
- Con che cosa? -
- Vuoi una mano con gli esami? Possiamo studiare assieme… oppure posso accompagnare tua madre per le sue cure. Sto facendo la patente, quest’estate ti potresti dedicare all’UCLA. -
Steve strinse di occhi in un moto di stizza. - Credi che veramente che io possa andare all’UCLA? Guardati bene qui intorno, Tony! Tu che tanto ammiravi la mia vita da bello e impossibile, guarda cosa nasconde quell’impalcatura! Hai abbastanza elementi da dedurre a quale cazzo di vita sarò costretto per il resto dei miei giorni! Vuoi rendermi le cose semplici? Va bene. – Silenzio.- Penso che fino alla fine del semestre non dovremo vederci più. -
- Come? -
Steve si diresse verso la cucina. Si girò per guardarlo l’ultima volta prima di entrare. Aveva una grandissima voglia di tornare a quel sabato in cui l’aveva baciato nel buio di quel cazzo di cinema. Un bacio spontaneo, semplice, incurante delle difficoltà che avrebbe scatenato. Aveva voglia di abbracciarlo e scappare via da tutta quella situazione del cazzo, ma non poteva. La vita non è semplice, sua nonna glielo aveva sempre ripetuto, a ogni ostacolo lo guardava risoluta e glielo diceva. - Devi essere forte, se non per te, per noi. -
Anche in quella situazione doveva essere forte.
- Buone vacanze, Tony. -
 
Sono in ritardassimo e superincasinata, non avete idea di come mi spiaccia caricare controllando di frettissima. D’altronde o carico o allungo ancora di più i tempi e mi dispiacerebbe troppo. Perdonatemi e perdonatemi!

   
 
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