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Autore: kateausten    26/03/2013    7 recensioni
"Ron" disse non appena chiuse la porta "Come mai hai questa fobia per le cabine telefoniche?".
Almeno al suo interno c'era caldo.
"Beh... mio... mio padre quando ero piccolo ne ha portata una nel pollaio e prima che mamma la vedesse la nascose nel garage".
"Tipico" commentò Hermione divertita. Ce lo vedeva proprio Arthur Weasley nascondere una cabina telefonica nel retro della Tana.
"Si" continuò Ron agitato "E poi non cosa ha fatto... che incantesimo a utilizzato e quella... quella cosa si è... animata! capisci? La porta si apriva e parlava e ci invitava ad entrare...".
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Londra era una città magnifica. 
Hermione ne era sempre più convinta, mentre camminava con il naso all'insù e i lunghi capelli crespi svolazzavano nel freddo vento di ottobre. Era una città antica, ma allo stesso tempo moderna e piena, piena di magia.
Non solo di quella che faceva lei, ma di un altro tipo di magia, più nascosta, quella che si trova ad ogni angolo e vicolo stretto delle città che si amano.
Inoltre, visto che era ottobre ed era piuttosto freddo, le foglie degli alberi di Hyde Park stavano ingiallendo e diventando talmente croccanti che una persona era praticamente obbligata a saltarci sopra per sentire "crac"; il cielo era pieno di nubi che le ricordavano quelle che guardava dalle finestre di Hogwarts e ogni negozio di tè era invitante, come una promessa di caldo e aromi deliziosi che le ricordavano i fumi dell'Amortentia.
Mentre si dirigeva a passo deciso verso la sua meta, si disse di assaporare quel momento così semplice eppure così felice.
"Mhh".
Quel suono non era il "crac" delle foglie. No.
Un continuo sbuffare che- da persona paziente quale era- era riuscita a ignorare negli ultimi quindici minuti, la cominciò a irritare seriamente.
"Ron" disse cercando di conservare la calma e evitare una massa di gente che sembrava decisa a travolgerli "La potresti smettere?".
Il ragazzo accanto a lei, infagottato in una lunga sciarpa marchio Molly Weasley, per tutta risposta sbuffò un'altra volta.
"Potevamo stare al caldo, Hermione" disse imbronciato e la ragazza dovette fare uno sforzo per non tapparsi le orecchie "Potevamo stare alla Tana. Potevamo stare da Harry. Potevamo stare...".
"Ho capito" ringhiò Hermione "Ho capito che potevamo stare al caldo, ma penso che questa sia una magnifica occasione per... ampliare le tue conoscenze".
"Ampliare le mie conoscenze?" ripetè Ron "Le mie conoscenze stanno bene come sono, grazie".
Una folata di vento gli scompigliò i capelli rossi- appena un pò più lunghi di come li portava a scuola- proprio mentre Hermione alzava gli occhi al cielo.
"Dai Ron" disse "Fai un piccolo sforzo".
Lui si girò e la guardò e Hermione si sentì tremare le mani sotto quello sguardo.
Non era giusto che Ronald Weasley continuasse a farle quell'effetto. 
Ron sospirò, infilando le mani in tasca.
"Va bene" disse "Va bene. Ma solo per questa volta".
Hermione sorrise e accellerò il passo, nel caso lui cambiasse idea.
"E comunque" concluse senza riuscirsi a trattenere "Se avessi seguito le lezioni di Babbanologia come ti avevo suggerito anni fa, adesso non saremmo qui".
"No" obiettò Ron "Se io non avessi come ragazza una pazza, adesso non saremmo qui".
La sua ragazza. La sua ragazza.
Hermione si girò di lato per non far vedere a Ron il sorriso che le era spuntato sul viso. Come era possibile, che lei, Hermione Granger, dilpomata con il massimo dei voti nei M.A.G.O. solo qualche mese prima, potesse sciogliersi in quel modo?
"Eccola là!" esclamò Ron, guardando davanti a se "È quella, vero?".
Hermione seguì il suo sguardo. 
"Si" confermò "È quella".
Ron si avvicinò lentamente, guardando l'oggetto seriamente e con un filo di apprensione.
"Hermione" bisbigliò "Non credo che ci entreremo tutti e due qui dentro, sai?".
"Ron, certo che ci entreremo" rispose lei, nascondendo un risolino.
Il ragazzo scosse la testa.
"No, è praticamente impossibile" sentenziò incrociando le braccia "Bene, che vuoi fare di bello?".
Hermione lo incenerì con lo sguardo.
"Ronald Weasley, adesso entrerai in questa cabina telefonica e imparerai a usare il telefono!".
Ron fece una smorfia e guardò preoccupato Hermione e poi la cabina. Decidendo che, probabilmente, la cabina era meno pericolosa di Hermione, provò ad aprire la porta.
"Ok" disse con un sospirone guardando alla sua destra, verso Hermione che lo osservava "Ho aperto la porta".
"Bravo" disse gentilmente Hermione "Adesso entra".
Ron fece un altro sospiro gigante e mise un piede dentro. Poi le lanciò un'occhiata implorante.
"Entri anche tu, vero?" chiese con voce angosciata.
"Si, Ron".
Finalmente il ragazzo ce la fece portare tutto il suo corpo all'interno della cabina.
Lanciò uno sguardo terrorizzato a Hermione e lei si affrettò a entrare.
"Ron" disse non appena chiuse la porta "Come mai hai questa fobia per le cabine telefoniche?".
Almeno al suo interno c'era caldo.
"Beh... mio... mio padre quando ero piccolo ne ha portata una nel pollaio e prima che mamma la vedesse la nascose nel garage".
"Tipico" commentò Hermione divertita. Ce lo vedeva proprio Arthur Weasley nascondere una cabina telefonica nel retro della Tana.
"Si" continuò Ron agitato "E poi non cosa ha fatto... che incantesimo a utilizzato e quella... quella cosa si è... animata! capisci? La porta si apriva e parlava e ci invitava ad entrare...".
Hermione si stava mordendo l'interno della guancia per non scoppiare a ridere in faccia al ragazzo.
"Mi dispiace" disse, ma Ron era ancora agitato.
"Tu, tu mi prometti che questa cosa non si animerà o...".
"Ron" lo interruppe "Te lo prometto. E' una cosa totalmente, assolutamente, inequivocabilmente priva di magia. Babbana".
Ron sospirò e scrollò le spalle.
"Va bene" disse. Poi si guardò intorno nello spazio ristretto e sorrise "Non è male".
"Già" disse Hermione perplessa.
"E' così piccola, e noi siamo...".
"Siamo?".
"Vicini".
Ron quasi la sussurrò quella parola e Hermione arrossì.
Anche Ron arrossì e guardò con interesse il telefono.
"Allora" disse con voce innaturale "Questo è il famoso fetelono?".
"Telefono" lo corresse automaticamente Hermione.
"Si, insomma" disse impaziente Ron "Come funziona questo aggeggio?".
"Allora" cominciò Hermione, tentando di lasciarsi alle spalle l'imbarazzo di poco prima ma notando che, accidenti, erano così vicini.
Le tremavano le mani, maledizione.
"Allora" ripetè "Inanzi tutto bisogna decidere chi chiamare".
"Miseriaccia. Chi chiamiamo?" chiese allegramente Ron.
"Harry" rispose Hermione, tirando fuori dalla giacca un foglietto in cui c'era scritto il numero del telefono che Harry aveva comprato appositamente per quella occasione "L'ho già avvertito di tenersi pronto".
"Ok. Poi?".
"Poi, dobbiamo alzare la cornetta.. si Ron, quella cosa nera, e... si ha dei buchini li... e poi... fare il numero... si è questo, questo sul foglietto. Bravo. Devi pigiare i tasti...esatto. Quei quadratini. Si e...".
"Luna mi ha detto una cosa" la interruppe Ron all'improvviso, mentre guardava affascinato la cornetta.
"Luna?" disse Hermione sorpresa.
"Si. Una volta mi ha detto che questi cosi li possiamo usare per fete... telefonare a.. a chi non c'è più".
Hermione rimase in silenzio qualche secondo.
"Ron..." disse incerta "Io non...".
"Sarebbe bello se fosse vero, no?" La voce di Ron adesso era un pò più pacata di prima, diversa dall'adolescente spensierato che aveva interpretato fino a quel momento.
"Si, ma...".
"Insomma, potremmo provare, no?" disse con una strana risata e la cornetta sempre in mano "Potremmo provare e vedere se...".
"Oh" mormorò Hermione "Oh, Ron".
Lo guardò e per la millesima volta da quando la guerra era finita, Hermione si disse che sarebbe voluta essere una spugna che assorbiva il dolore del ragazzo per la morte del fratello.
"Io... io so che è un'idea stupida, lo so" disse Ron, e Hermione notò che non erano solo le sue di mani a tremare, ma anche quelle di Ron "E' un'idea di Luna. Ma è che... mi sono sentito solo e non è giusto perchè io sono vivo e loro... lui no, e...".
Hermione stava in silenzio, con gli occhi velati di lacrime.
"E allora mi sono detto, perchè non provare...".
"Ron" sussurrò Hermione "Lo sai che non è possibile. Lo sai. E mi dispiace così tanto".
Ron fece un sorriso che sembrava una smorfia, ma era un sorriso. Per lei.
"No, Hermione. Ascoltami adesso. Ascoltami. Io mi sentivo solo, gridavo aiuto ma non mi ero reso conto che tu quell'aiuto me lo stavi già dando" Ron la guardò fugacemente negli occhi "Non sono più solo. Non mi sento più così. Tu mi rendi intero, Hermione".
Hermione lo guardò sbalordita, le mani le tremavano, le ginocchia le tremavano, tutto le tremava.
Era proprio da Ron Weasley farle una dichiarazione in una sperduta cabina telefonica a Londra. Sorrise.
E lo amava proprio per quello.
Non disse niente, non una parola, mentre annullava la poca distanza che c'era fra loro due, gli posava una mano sulla nuca e lo attirava a se, baciandolo con tutto l'ardore che sentiva in corpo.
Ron mollò la cornetta, che cominciò a ciondolare e oscillare ovunque, per posarle le braccia intorno alla vita, incurante degli strati e strati di abiti, e stringerla a se. 
Intero.
Approfondì il bacio, mentre sentiva Hermione spingerlo verso la parete della cabina, pensando che il fetelono e le cabine feteloniche erano veramente una gran cosa, anche se cigolavano a facevano un gran rumore quando una persona ci sbatteva sopra.
Hermione si staccò, rossa in viso, con gli occhi luccicanti e si lasciò scappare una risata.
Anche Ron sorrise e la strinse più forte.
"Insomma" disse baciandole fugacemente il collo "Io continuerei a stare anche così, ma dovevo ampliare le mie conoscenze, se non sbaglio".
Hermione aprì la bocca, per rispondere alla frecciatina, quando un'espressione imbarazzata le passò sul viso.
"O cielo" mormorò, arrossendo ancora di più.
Si chinò e prese la cornetta ciondolante in mano, appoggiandola delicatamente al suo orecchio.
"Ehm... Harry?" disse piano, sperando che il suo migliore amico non avesse mai risposto alla chiamata e non avesse sentito niente, compresi i mugolii di piacere e gli schiocchi dei baci.
Ron strabuzzò gli occhi, mentre le orecchie cominciavano a diventare del colore dei suoi capelli.
"Hermione" la voce di Harry era chiara, limpida e imbarazzata "Ti prego, ti prego, ho già assistito al primo bacio, non voglio che...".
Hermione arrossì ancora di più e cominciò a profondersi in scuse.
Ron aggrottò le sopracciglia e si passò una mano fra i capelli: dei feteloni non aveva ancora capito nulla. 
  
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