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Autore: PersephoneNebel_    26/03/2013    3 recensioni
Seconda parte della fafiction Carry me away from my pain, che mi vedo costretta a pubblicare con un altro account.
Nell'ultimo capitolo della precedente, Janika era stata picchiata dal suo ex ragazzo, ora si trova a a combattere contro il suo cuore e contro i suoi nervi; Infatti sia la sua vita sentimentale che quella materiale sono messi a dura prova dal destino.
Genere: Drammatico, Erotico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Children of bodom fanfic

Attenzione: Italiani! No, ok, così sembro Mussolini. Seriamente... sono sempre io, sono sempre DarkSoul_ e questo è solo un altro account. La storia la continuerò da qui.


Carry me away from my pain 

pt.2


Ikuinen Virta


Janika si svegliò la mattina di Natale, pensò che dovesse essere molto presto poiché la stanza era ancora immersa nel buio più totale. Pensò a ciò che le era successo ultimamente, in realtà non riusciva ancora a realizzare gli avvenimenti, il suo ex ragazzo, poi la storia fra Janne e Alexi e la sua sorellina. Pensò che probabilmente a occhi esterni tutto questo sarebbe sembrato delirante e che lei, lei che si sentiva la vittima di un mondo crudele e asettico, sarebbe stata giudicata come la causa, l'unico motivo per cui tutto questo stava accadendo. Si mise a sedere e sorseggiò la birra che stava accanto al suo letto. Lo sapeva, sapeva di essere l'unica vera colpevole di tutto. Ma la cosa che più la faceva star male era il dolore che stava provando sua madre, la malattia di sua sorella non poteva essere colpa di nessuno, sicuramente non poteva darla a se stessa, ed era proprio questo che la faceva imbestialire: non poter puntare il dito contro nessuno, non potersela prendere davvero ma dover semplicemente restare a guardare. Aspettare. Aspettare che cosa? La guarigione? Molto più probabilmente la morte. E chi, chi poteva essere il responsabile? Il destino. Ma cosa fosse il destino Janika non lo sapeva. Forse Dio. Perchè alla fine cos'è Dio se non una figura immaginaria cui poter attribuire meriti ma sopratutto errori dell'uomo. Oppure semplicemente l'ultima spiaggia, qualcuno cui aggrapparsi come salvagente, l'ultima speranza ma, alla fine, tutto questo continuava a sembrarle molto ipocrita. Un Dio perfetto, senza smacchi o scheletri nell'armadio che non prova i sentimenti umani, perché è superiore a tutto questo, come può davvero capire gli uomini? Come si può creare un mondo popolato da esseri che non riesci a comprendere ma, no, perché Dio è onnisciente, quindi deve per forza capire tutto ma come si può capire qualcosa che non si ha mai provato. Ma a cosa servivano tutte queste elucubrazioni mentali? La conclusione era e rimaneva una Janika si sentiva fottutamente sola. Prese il telefono e inconsciamente compose a memoria il numero di Janne, aspettò che l'altro alzasse il ricevitore contando gli squilli a vuoto: uno...due...tre...quattro...Janne rispose con voce quasi rassegnata, sapeva che in ogni caso non sarebbe riuscito a riprendere sonno:
 
- Pronto? -
Janika rispose rovesciandogli addosso un fiume di parole, riportandogli tutti i suoi precedenti pensieri a velocità luce, tanto che il ragazzo dovette alzarsi per cerar di stare dietro alla corrente impetuosa che gli scorreva nelle orecchie, Dio, Alexi, lui e lei, la sorellina, la madre, il destino e tutto condito con una colpa che lui non riusciva a capire quale fosse. Interruppe la giovane che si fermò semplicemente, come un registratore che viene improvvisamente spento; Janne aspettò qualche secondo come spaventato da quel silenzio, poi cercò di trovare le parole per calmarla e sapere il motivo di quella chiamata:
- Janika sta calma! Ascolta, ok, ho capito adesso sei confusa perché ti sono piovuti addosso un sacco di disastri in poco tempo, non sai cosa pensare e continui a incolparti di tutto. No, questo è sbagliato. Non può essere colpa tua, tutti siamo un po' colpevoli. Sono le cinque della mattina di Natale e tu ti sei messa a formulare pensieri catastrofici, almeno per una volta non potresti accettare tutto questo e smetterla di piangerti addosso, trova una soluzione, prendi in mano la tua vita e fanne qualcosa, perché stare qui a dire queste cose a me, ti servirà ben poco. Io non posso importi la felicità. Solo tu puoi farlo. Perché ognuno è padrone delle proprie azioni, sei tu che puoi decidere il tuo destino. Devi trovare qualcuno per cui valga davvero la pena andare avanti. -
La ragazza rimase interdetta dalle sue parole. Qualcuno per cui poter andare avanti. Alexi. Alexi era il suo ragazzo, aveva litigato con Janne per stare con lei, gli doveva tutto ma... Che senso aveva? Alla fine Janne era diventato il suo migliore amico e, sentendosi male, era l'unica persona della quale voleva sentire la voce. Anche ora, nonostante le sue parole fossero dure e contenessero un po' di rancore, ci si stava aggrappando come a un’ancora:
- Janne, io ho trovato qualcuno per cui vivere, ma sono stata stupida e l'ho gettato via. Gli ho voltato le spalle, e me ne sono andata. E ora me ne sto pentendo e mi sento stupida. Perché sono qui a parlare con l'unica persona di cui ho davvero bisogno e non lo capisco, probabilmente continuerò a non capirlo e a tornare da Alexi. Perché poi Alexi? Non ha fatto molto per me, tu mi hai aiutata molto di più. E poi davvero, mi sento la troietta di Twilight, sono qui che sto male perché non riesco a scegliere fra due ragazzi, mentre mia sorella sta morendo lontano da casa e da tutti i luoghi che ama. Dovrei essere io al posto suo, lei è troppo giovane. Non si merita di morire -
Janne si limitò a sospirare e dire che nessuno merita di morire e che trovava stupido sentirsi dire che era la persona più importante della sua vita quando era appena stato scaricato semplicemente perché lei si era stufata, no, non c'era stata una vera motivazione. Ma solo un semplice capriccio. E ora, dopo aver litigato col suo migliore amico, dopo che lui aveva provato a suicidarsi, si sentiva abbastanza preso per il culo. Ma non gli importava, perché preferiva continuare a starle accanto come amico che non starle vicino. Anche se, ovviamente, tutto questo lo faceva star male e tutte le volte che vedeva lei e Alexi baciarsi gli si contorcevano le budella. Aveva imparato il suo ruolo, sapeva che sarebbe sempre stato eclissato dal nanetto biondo e, ormai, ci aveva fatto il callo.
Janika ammutolì. Mentre con una mano accarezzava la superficie liscia del letto, si era persa fra le parole di Janne. Sapeva che aveva ragione lui eppure queste parole per lei tagliavano come un coltello affilato, si conficcavano nella sua anima e cercavano di annientarla con tutta la violenza possibile, con la violenza dell'impassibilità che, com’era già stato dimostrato, era l'arma migliore del tastierista:
- Janne ... tu mi amavi? -
L'altro emise una risata amara. Era semplicemente pronto a fare tutto per lei ma, ormai, tutto questo non aveva più importanza. Detto ciò la salutò frettolosamente e chiuse la chiamata. La giovane si trovava di nuovo sola. Sola con i suoi pensieri, che era la cosa che più la spaventava.
Si rigirò per qualche secondo fra le coperte prima di constatare che tanto non si sarebbe riaddormentata, così si alzò e scese le scale. Appena fu fuori dalla sua stanza si accorse che in realtà il sole pallido filtrava già dalle persiane accostate, era stata al telefono con Janne quasi un'ora. Si ritrovò in cucina, spalancò le finestre in modo che la luce invadesse la stanza e si ritrovò a fissare la neve che scendeva candida e soffice dal cielo ovattato, pensò che era una stupidissima convenzione il fatto che il giorno di Natale nevicasse e più di ogni altra cosa desiderò che spuntasse il sole. Era una cosa così stupida, lo riconosceva, eppure sembrava irritarla più della situazione di merda che stava passando. Ma la neve continuava a cadere, ignorando le inutili richieste di una ragazzetta capricciosa che dopo una vita passata fra le penisole Scandinave non riusciva a provare altro che disgusto per il pantano fangoso che si creava nelle strade. Dopo qualche minuto il telefono prese a squillare. Janika cercò di ignorarlo il più a lungo possibile prima che il rumore ritmato le diventasse insopportabile e dovette scagliarsi con tutta la forza possibile contro il telefono, sollevare la cornetta come se tentasse di strapparla via e chiedere chi parlasse con voce dura che nemmeno lei sembrava riconoscere. Era sua madre che le augurava buon Natale. Come stava? Abbastanza bene, e la sorellina? Non male, era visibilmente migliorata; la conversazione continuò con domande di routine prima che la giovane salutasse sua mamma e riagganciasse la cornetta. Dopo di che decise di vestirsi e di uscire per fare una passeggiata. In pochi secondi fu pronta e scese per strada; L'aria gelida mista alla neve le sferzava il viso rendendole quasi impossibile vedere a pochi metri dal suo naso, mosse qualche passo e iniziò a camminare verso l'unico posto in cui si sarebbe sentita come a casa, il bar in cui aveva conosciuto Janne. In realtà per lei quello era sempre stata come una seconda casa, quell'edificio c'era fin da quando lei aveva pochi anni e, ricordava che in quel periodo ci andava quasi tutti i giorni insieme a sua madre, prima di andare all'asilo. L'odore di caffè e di brioche appena sfornate le metteva allegria, senza contare il fatto che già di prima mattina il locale era aperto ed era uno dei pochi in cui non rischiavi di trovare qualche ubriaco accasciato davanti all'entrata.
Arrivo completamente fradicia, dalla testa ai piedi, si tolse il cappotto e si sedette al suo solito posto dove ordinò il solito cappuccino. Stava per iniziare a bere quando avvertì una presenza familiare. Janne. Si avvicinò a lei e si sedette di fianco. Janika rimase qualche secondo interdetta a fissare la figura del ragazzo che si sedeva impassibile lì, proprio nella sedia vicino alla sua. Senza salutarla, come se fosse una cosa ovvia:
- Cosa ci fai qui? -
Il tastierista si voltò di scatto, come risvegliato dallo stato catatonico in cui si trovava, la fissò negli occhi, come se cercasse la sua anima:
- Ti amo. -


****


No, ok. No. Non posso metterci tre mesi per scrivere un capitolo così. No. Liberi di falcidiarmi. xD
Va bien, sono tornata ... Con un altro profilo e con la seconda parte della storia - ho preferito creare un'altra sezione con l'altra parte della storia sperando che la vediate D: - Spero di riuscire a scrivere più spesso durante le vacanze di Pasqua ç-ç Va beh, la smetto di tediarvi.
Alla prossima :3

 

  
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