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Autore: diciannovegennaio    26/03/2013    2 recensioni
E senza nessuno logica decise di fidarsi. Afferrò la sua mano e la seguì quando lei si alzò. Non corsero a ripararsi, camminarono tranquillamente. Ed ogni passo fatto avanti sentiva il peso del passato abbandonarlo, soprattutto grazie alla stretta di Jabelle che aumentava quando il pianto lo scuoteva chiedendo aiuto silenziosamente.
< Come hai fatto a .. >
< Mi sentivo allo stesso modo. Ma poi ho capito. >
Niall la guardò, fermandosi. Lei lo imitò voltandosi verso di lui.
< Cosa? > chiese.
Con sua grande sorpresa, Jabelle sorrise raggiante.
< Ho capito che quello a perderci è stato lui e che io meritavo di meglio. >
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I promise to you.
 
 

 

 

Con Niall Horan

 

 

 
 
 
 

 

 

 

 

 
 Il dolore mi paralizzava,
mi spaventava,
toglieva il senso alla mia vita.
 
Solo una domanda mi rimbombò nelle orecchie
mentre il silenzio diventava opprimente:
cosa sarò senza di lei?
 
 
 
-- (jawaadstattos)
 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
     Si asciugò il viso con le maniche della felpa prima di alzare gli occhi sul cielo grigio. Un'altra giornata stava iniziando, e il sole non si era ancora mostrato. Odiava le nuvole, odiava il freddo, odiava soprattutto sentirsi così debole, così vulnerabile. Eppure tutto, della sua vita, aveva preso quell’aspetto tetro senza che se ne potesse accorgere. O meglio, lo vedeva.
Niall vedeva che tutto li stava sfuggendo di mano, ma non trovava la forza di reagire, lasciandosi in balia del dolore che in quei due mesi li stava rovinando la vita. Gli incubi che lo facevano svegliare di soprassalto la notte, il desiderio morboso di lasciarsi andare a un pianto disperata visto che era l’unica cosa che riusciva a fare. La sua inutile speranza che lo dilaniava sempre di più.
Le illusioni avevano preso a costruire una realtà così diversa da quella in cui viveva. Niall si rifugiava in quel luogo che però era scosso da terremoti troppo forti per restare in piedi. E quando le macerie lo costringevano a fuggire, lui si sentiva così stupido, così solo, così triste che tutto quello che pensava era il suo desiderio di tornare indietro nel tempo per riprendersi quello che si era lasciando andare via.
La verità era che tutto sarebbe potuto tornare al suo posto solo se lei fosse tornata da lui. Era solo quello che lo distruggeva: la sua assenza. E poteva sembrare stupido, patetico, ma davvero lui si sentiva mancare il fiato ogni volta che realizzava che lei se ne era andata. Lontana da lui, scappando da quell’amore che aveva incominciato a ritorcersi contro di lui come un coltello nello stomaco.
L’irlandese spensierato e divertente era un ricordo sbiadito, visto che la ragione del suo benessere proveniva dalla felicità di lei.
Forse questi discorsi vi sembreranno senza senso, privi di logica: come può una persona dipendere da un’altra così intensamente?
Come può un ragazzo di diciannove anni annientarsi in questo modo?
Niall se lo chiedeva continuamente, persino in quel momento, mentre il vento smuoveva i suoi capelli biondi che mostravano la ricrescita scura. Se lei l’avesse visto probabilmente li avrebbe detto che doveva tingerseli di nuovo e tagliarli, come la barba che silenziosa aveva preso a coprirli la mascella.
Possibile che tutto avesse perso senso da quando l’aveva lasciato?
Evidentemente si, perché non riusciva a non pensarci continuamente. Ogni giorno sentiva la sua assenza opprimerlo, incapace di muoversi. Il dolore certe volte era talmente grande da farlo urlare.
I ragazzi non sapevano più che fare, preoccupati per l’amico. Niall più volte si era trovato a chiedere scusa, a domandare perdono, ma non poteva fermare quelle emozioni. Non finché avrebbe continuato ad amarla con tutte le cellule del suo corpo.
Cercava di distrarsi con ogni minima cosa, ma tutto poi si riconduceva a lei. Persino quando piangeva li tornava in mente tutte le volte che lei lo abbracciava e li sussurrava che sarebbe andato tutto bene. Che ci sarebbe stata per qualsiasi cosa, che avrebbe potuto fidarsi.
Non doveva ascoltare. Non doveva credere a quelle promesse così grosse, così impegnative.
La odiava.
Se solo lei non fosse stata così bella, con quei suoi capelli biondi  e quei suoi occhi scuri che lo inghiottivano sempre. Se solo non fosse stata così adorabile, con quella voglia di vivere sempre addosso esattamente come quel sorriso luminoso.
Se solo lei non fosse riuscita a entrare dentro di lui, svuotandolo, per poi uscire e lasciare l’eco della sua risata rimbombare nel suo petto.
Se solo lui non si fosse innamorato …
Un senso di colpa li annebbiò la vista. Era tutta colpa sua.
Avrebbe dovuto impedirle di uscire da quella porta, avrebbe dovuto riacchiapparla prima che scappasse, prima che fosse troppo tardi. Avrebbe dovuto dirle che non ce l’avrebbe mai fatta senza di lei, che l’amava più di se stesso. Avrebbe dovuto dirle più volte che era la cosa più belle che li fosse mai capitata e che non sarebbe mai riuscito a trovare qualcun’altra da amare con la stessa intensità.
Nonostante fossero passati due lunghi mesi, sembrava ieri che si era lasciato cadere a terra mentre i passi frettolosi e delicati di  lei per le scale si facevano sempre più lontani.
Avrebbe dato qualunque cosa, solo per un’altra possibilità.
Abbassò la testa, prendendosi i capelli fra le mani e lasciando che le lacrime – che ormai avevano preso confidenza con il suo viso – cadessero senza controllo dai suoi occhi, da tempo spenti.
Non ce la faceva. Lui non era abbastanza forte, non poteva sopportarlo. Aveva bisogno di lei più di qualsiasi altra cosa al mondo.
    < Ehy. >
Quel suono li arrivò talmente piano che non ci badò neanche. Continuò a dare sfogo a quel dolore, mentre le sue orecchie si riempivano del pulsare sanguinante del suo cuore.
    < Ehy.. stai bene? >
Solo quando una mano calda li toccò la spalla alzò lo sguardo, puntando i suoi occhi sbiaditi dalle lacrime in quelli splendenti di una ragazza.
La fissò cercando di capire se stava parlando con lui, finché non si rese conto di star facendo una completa figuraccia. Tuttavia quella preoccupazione, se ne andò come era venuta, lasciando spazio a quella freddezza con la quale era riuscito ad allontanare tutti.
     < Che vuoi? > domandò, glaciale.
La ragazza sbatté gli occhi sorpresa, prima di mordersi un labbro visibilmente in imbarazzo.
     < Scusa.. ma-ma ti ho visto qui, tutto solo, sotto la pioggia e mi sono preoccupata. > borbottò.
In effetti pioveva, ma se quella sconosciuta non glielo avesse fatto notare non se ne sarebbe neanche accordo. Guardò il cielo e rabbrividì quando delle gocce pensanti lo colpirono in viso.
      < Ti ammalerai. > li fece notare quella ragazza, cauta.
Niall puntò di nuovo il suo sguardo di ghiaccio su di lei, fissandola con fastidio.
      < Sto bene. >
      < Non sembrerebbe. >  osservò debolmente l’altra.
      < Cosa vuoi, precisamente? > domandò il biondo, sentendosi il nervoso che montava dentro di se.
La ragazza rimase a fissarlo negli occhi.
Mentre si chiedeva cosa stesse guardando, approfittò per osservarla. I capelli castani chiari nascosti alla meno peggio sotto il cappuccio sul quale l’acqua picchiettava, la pelle chiara e gli occhi di un azzurro accecante, sembravano quasi brillare nel buio di quel mattino piovoso. Quel paio di occhi li ricordavano vagamente i suoi quando ancora brillavano di felicità.
L’imbarazzo iniziale  che aveva mostrato all’inizio sembrava essere scemato mentre lei continuava a fissarlo.
      < Tu non stai bene. > non era una domanda e neanche un offesa. Era una costatazione.
Quella ragazza, una perfetta sconosciuta, si era fermata ad osservalo e aveva potuto riconoscere quella verità.
Niall provò un così grande moto di rabbia dentro di sé che strinse i denti, furioso.
     < No. Non sto bene! E allora?! A te che importa?! > sbottò.
La ragazza sussultò, non rispondendo a quelle domande.
Rimase comunque immobile, osservando il modo in cui Niall riabbassò lo sguardo per nascondere il pianto.
Non rialzò il viso quando sentì la ragazza muoversi e neanche quando la sentì sedersi al suo fianco.
     < Come ti chiami? > tentò la sconosciuta.
Non rispose, non solo perché non aveva voglia di parlare con nessuno, ma perché se avrebbe aperto bocca sarebbe uscito uno di quei singhiozzi che li mozzavano il fiato.
Di fronte a quel silenzio la ragazza non mollò.
     < Io mi chiamo Jabelle. >
Nonostante il pensiero che quello fosse proprio un nome strano, Niall non rispose, rimanendo in silenzio con ancora le mani fra i capelli.
     < So cosa stai pensando – continuò Jabelle. – “Che nome di merda” , lo so, lo penso anche io. > scherzò.
Sorrise appena senza farsi vedere, per poi tornare una maschera di indifferenza.
    < Cosa posso dire? Mia madre non è mai stata una persona normale. Aveva questa mania per i nomi stranieri, unici. Probabilmente la morfina che le hanno dato durante il parto deve averle dato proprio una bella botta. >
Senza resistere ridacchiò, facendo voltare Jabelle che lo guardò sorpresa e felice.
    < Allora ce la fai a sorridere. > disse.
Niall scosse la testa, senza guardarla. Con la coda dell’occhio vide che i suoi capelli si stavano bagnando sempre di più e si sentì un po’ in colpa.
     < I tuoi capelli.. > disse piano.
Jabelle abbassò il viso guardandoli per poi guardare Niall.
     < Anche i tuoi. > disse, indicandoli con un cenno del capo.
     < Non m’importa. > rispose con una scrollata di spalle.
     < Neanche a me. >
Il biondo la guardo con le sopraccigli corrucciate.
     < Perché sei qui? > chiese controllando il tono.
Jabelle fece una faccia buffa. < Ti stai chiedendo perché una ragazza se ne infischi dei suoi capelli e della pioggia solo per stare seduta su una panchina con un perfetto sconosciuto che potrebbe violentarla da un momento a l’altro? >
Niall sorrise ed annuì.
Jabelle si voltò verso di lui con uno sguardo serio continuando a sorriderli. Una sorta si consapevolezza nacque sul volto della giovane.
     < Perché io avevo esattamente il tuo stesso sguardo, molto tempo fa. > continuò.
Niall la guardò confuso.
Cosa intendeva dire? Anche lei aveva sofferto per amore? Anche lei aveva passato un periodo come quello che stava passando lui?
Anche se fosse stato, come poteva saperlo?
     < So cosa stai provando. >
     < No, non è vero. Nessuno lo sa. > sbottò irritato, voltando lo sguardo davanti a sé.
     < Io si. > rispose piccata.
     < Davvero!? – chiese sarcastico. – E sentiamo, come mi sento secondo te? > stava praticamente urlando, ma questo non sembrò scalfire Jabelle che abbassò il viso sulle sue mani.
     < Ti senti debole. Così debole che a volte non puoi fare a meno di pensare di farla finita. > quelle parole sussurrate appena colpirono Niall come uno schiaffo.
     < Piangi per la maggior parte del tempo, gridi e tiri pugni contro il muro perché senti che nessuno riuscirebbe a capirti. Ti senti così solo che riesci a sentirti bene soltanto nei sogni, ma poi anche quelli si annebbiano e diventano incubi e allora ti aggrappi a tutto quello che ti resta.. i ricordi. >
Niall trattenne il respiro, mentre sentiva il suo cuore battere forte mentre la verità di quelle parole li finiva contro lasciandolo senza fiato.
    < Ma poi anche quelli iniziano a far male – continuò – così finisci a passare le tue giornate nel dolore chiedendoti continuamente cosa e quando hai sbagliato, cosa dovevi dire, cosa dovevi fare. Incominci ad odiare te stesso perché senti che è colpa tua se la tua vita è andata a rotoli e ti assumi le colpe di ogni stupidaggine. Senti il peso di ogni parola gridata troppo forte, di ogni sguardo troppo duro, di ogni bacio dato troppo in fretta, e di ogni messaggio senza risposta, di aver dato tutto per scontato.
      E per sentirti meglio ripensi a quelle volte in cui l’hai presa per mano, in quelle volte in cui li hai sussurrato che l’amavi. Finisci per perderti in quelle notti lontane passate a fare l’amore e ti senti percorso da quei brividi che pagheresti per sentire ancora. >
Cominciò a piangere. Piangere perché ogni parola era esattamente ogni pensiero taciuto, ogni lacrima nascosta. Piangere perché ogni ricordo riaffiorò come se quei mesi non fossero mai passati, come se tornando a casa, l’avesse trovata ad aspettarlo davanti alla porta per poi incominciare  a brontolarlo perché era arrivato tardi.
     Piangere perché la sua assenza pesò come un macigno.
      < Sai, credo che tu non abbia fatto niente di sbagliato. >
Niall si voltò verso di Jabelle, senza preoccuparsi di mostrarsi in lacrime di fronte alla ragazza, troppo sconvolto.
     < E questo da cosa lo deduci? > domandò con voce tremante.
Lei si voltò e lo guardò, sorridendo mentre alzava una mano per toglierli un ciuffo di capelli bagnati dalla pioggia dalla fronte.
     < Basta guardarti per capire che l’amavi, che avresti affidato la tua stessa vita nelle tue mani, che non ti sei mai pentito di niente, e che le avresti perdonato ogni cosa pur di non perderla. >
Niall abbassò gli occhi, incapace di mantenere il contatto visivo con quella sconosciuta che l’aveva capito più di qualunque altro.
     < Mi chiamo Niall. > disse senza pensarci.
     < Passerà, Niall. Passerà e tornerai ad essere felice. >
Nella sua visuale appari’ una mano, la sua mano. Bagnata e tremante dal freddo, che però li sembrò la cosa più solida e sicura di questa terra.
     < Dici? >
     < Te lo prometto. >
La guardò.
I suoi occhi brillavano, il suo sorriso sincero riempiva il suo viso mostrando due fossette tenere sulle guance. Era bellissima nonostante i capelli bagnati anche se aveva il cappuccio sulla testa, nonostante la visuale distorta a causa della pioggia che si era fatta più fitta.
E senza nessuna logica, Niall decise di fidarsi. Afferrò la sua mano e la seguì quando lei si alzò. Non corsero a ripararsi, camminarono tranquillamente. Ed ogni passo fatto avanti sentiva il peso del passato abbandonarlo, soprattutto grazie alla stretta di Jabelle che aumentava quando il pianto lo scuoteva chiedendo aiuto silenziosamente.
     < Come hai fatto a .. >
     < Mi sentivo allo stesso modo. Ma poi ho capito. >
Niall la guardò, fermandosi. Lei lo imitò voltandosi verso di lui.
     < Cosa? > chiese.
Con sua grande sorpresa, Jabelle sorrise raggiante.
     < Ho capito che quello a perderci è stato lui e che io meritavo di meglio. >
 
 
 
Con sua grande sorpresa, sorrise anche lui.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

Spazio Autrice.
La pirma OS su Niall e la seconda in due giorni.
Viva mee!
Spero vi piaccia, mi farebbe piacere sapete cosa ne pensate!
Un bacione,
 
Elena xoxo
 
 

ps: scusate i probabili errori.

 

   
 
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