Capitolo 11
– Verso Nord.
Il regno di
Neàlbahd aveva conosciuto periodi più sereni, ma la vita continuava ricercando
quella normalità che si era persa da diverso tempo, ormai.
“COSA??
Arriveranno oggi?” Zack era letteralmente preso dal panico.
“Esattamente…”
Angeal provò ad interpretare il dissapore del proprio figlio: “qualsiasi cosa
tu abbia detto o fatto, sappi che dovrai trovarti in questo castello per il
loro arrivo, chiaro?”
Detto
questo, si allontanò col suo solito passo marziale, lasciando Zack a rimuginare
sulle sue pene. Cloud provò a trovargli qualche altra cosa a cui pensare “La
situazione sarà davvero critica, se sono stati convocati anche loro.” Ma riuscì solo a peggiorare le
cose: Zack era disperato!
“E’ critica
sì, amico mio. E non sai quanto.” Loz entrò in scena da una delle arcate del castello poste alla loro sinistra; una
volta raggiunti i due, lasciò che una bifora li separasse evitando
accuratamente il cono di luce che da essa si irradiava.
Zack,
d’istinto, si mise sull’attenti ma, subito il principe gli sorrise “andiamo
andiamo…quante volte devo ripeterti che non è necessario!”
“Scusami…ma
sai com’è…è un gesto istintivo!” disse il Capitano mettendosi una mano dietro
la nuca.
Cloud
cominciava ad invidiare la giovialità e la spigliatezza dei due.
“Ad ogni
modo” riprese la parola il soldato “hai qualche altra ‘notizia riservata’ da
poter spifferare?”
“Bhè…in
effetti sì e, come vi stavo dicendo prima, non è nulla di buono.”
Vincent si
appoggiò violentemente al davanzale dell’unica finestrella della sua cella,
l’aria iraconda e qualche livido sparso per il corpo completavano il quadretto
di quella ‘conversazione’.
“Quindi è così che stanno le
cose… Loz è qui.”
“Sì sì… le
cose stanno così. E io in tutto questo cosa dovrei fare?”
La voce si
concesse qualche secondo per riflettere; la risposta che ne uscì fuori fece
sobbalzare di terrore il prigioniero.
“Dovrai partecipare anche tu alla
spedizione.”
“COOSA? Stai
scherzando, vero? Primo, non avranno bisogno di me. Secondo….non…si fidano di
me. Non mi permetteranno mai di prendere parte, così attivamente, ai loro
affari.”
“Sembra quasi che te ne
dispiaccia…”
“Non essere
ridicolo!”
“Ahahah! Non sono di certo io
quello ridicolo, qui.”
“Senti un
po’, pezz…”
“Avrai la tua occasione per
dimostrare lealtà al regno di Nèalbhàd. Fidati di me.”
“Cosa
intendi dire?”
“Cos’è che
non capisci in ‘con chi è che stai parlando’?” Yuffie era alle spalle di
Vincent, l’elfo trasalii per lo stupore e si voltò di scatto “Yu-yuffie! Mi hai
fatto prendere un colpo!”
“Fidati, eri
molto più raccapricciante tu che parlavi da solo.”
“Sei in
ritardo stamattina, mia principessa.”
“Assolutamente
no, sei tu il ritardato qui.”
Vincent
stava cominciando a stufarsi del trattamento che gli riservava la
principessina, ma ci stava anche facendo l’abitudine, ormai “sempre più gentile
e onesta…”
“Smettila di
ciarlare e seguimi, ci sono dei preparativi da fare.”
Al tramonto,
Aerith era seduta, a gambe incrociate, sulla sponda del Lago. Quel luogo la
faceva stare davvero bene, riusciva a tranquillizzarsi e a concentrarsi, ecco
perché si era ripromessa di tornarci. Aveva sulle gambe un librone antico e
polveroso, dalla copertina carminio, ogni volta che girava una delle enormi
pagine starnutiva ripetutamente e cercava di non inalare la polvere alzatasi
mettendosi delicatamente una mano avanti al naso. La scena divertiva molto Zack
che, sdraiato al suo fianco, si appoggiava col gomito sul manto erboso e, di
tanto in tanto, se trovava qualche ciottolo, lo gettava nelle acque del Lago.
“Una
guerra?” chiese Aerith quasi terrorizzata, voltandosi di scatto verso l’amico.
“Sì…ma
queste sono notizie riservate, mi raccomando! Non vorrei far passare un guaio
al principe Loz.”
“Stai
tranquillo….ethcì!”
Zack
sorrise, intenerito dall’ennesimo sternuto della ragazza. Notò con piacere che
cominciava a dargli del tu “Mi dispiace che le nostre ricerche debbano
cominciare dopo la spedizione.”
‘le NOSTRE
ricerche’ Aerith sperò con tutto il cuore di non essere arrossita a
quell’affermazione. Il sapere che il soldato stava prendendo a cuore il
ritrovamento dei suoi parenti, nonostante una guerra imminente, la inteneriva
fino a farla sentire in colpa. “Non dire così. E poi…questa spedizione alla
zona nord potrebbe comunque tornarmi utile.”
“Già… è per
questo che Ezechiel ti ha convocata, no? Dopo circa un mese che è stato posto
il divieto, sarà di nuovo possibile recarsi nel settentrione.”
“So che
anche un altro mago è natio di quella zona e vi fa ritorno dopo circa sei
mesi.”
“Francamente,
di lui non mi importa un gran chè…” disse senza staccare gli occhi da quelli di lei.
Improvvisamente,
la quiete che li circondava si infrange da acclamazioni del popolo e, subito
dopo, un forte vento comincia a soffiare.
Zack si da la spinta col braccio che aveva poggiato a terra e si mette
in ginocchio “oh, no… non dirmi che…”
“Cosa
succede?”
“Sono
arrivati…”
“Chi?”
Il capitano
invitò l’amica ad alzare gli occhi al cielo, pochi istanti dopo, tre grandi
draghi sovrastavano il Lago e attraversarono le mura del castello per dirigersi
verso la loro Caverna.
“I Cavalieri
dei Draghi!” Aerith sembrava una bambina.
Zack,
invece, si era schiaffato la mano in faccia…questioni in sospeso.
In una calda
foresta lontana un mezz’orco è alle prese con le zanzare e con la sua missione,
cantilenando “come si usa, come si usa…Barret non la sa usare questa cosa!”
E getta la
pietra trasparente a terra. Se ne pentì subito dopo e, sperò con tutto il cuore
che non si fosse rotta. Si chinò per terra e frugò tra i cespugli alla ricerca
della pietra magica. Questa, dopo alcuni secondi, cominciò a fluttuargli
affianco e Barret sobbalzò alla scoperta. Provò ad afferrarla, ma questa venne
inghiottita da un’ombra circondata da piccole scariche elettriche. Barret si mise subito sulla difensiva, ma
l’ombra gli lanciò una delle scariche elettriche che lo colpirono e lo scaraventarono
a terra. Il mezz'orco si rialzò subito, e fece allungare una liana dal polsino destro della sua armatura di
Lacrima. Il disperato tentativo di recuperare la pietra fluttuante all’interno
dell’ombra, si risolse con un altro attacco da parte di quest’ultima. Questa
volta fu di fuoco, bruciò la liana fino ad arrivare al braccio di Barret, che
cominciò ad imprecare dal dolore. Rotolandosi nel terreno umido, riuscì a
spegnere le fiamme “dannate cose! Perché Barret si è ritrovato in una
situazione simile?!”
L’ombra si
stava preparando ad attaccare nuovamente Barret con un’altra scossa, ma fu
fermata da un’esplosione di fiamme viola che la inglobarono in un attimo.
Barret cercò con lo sguardo la fonte di quell’attacco, vi ritrovò il lupo
arancione che aveva salvato qualche giorno prima. Sorrise ricolmo di
gratitudine, nel frattempo, l’ombra si irradiò formando un piccolo cono di
tenebra che si dileguò verso l’alto. La pietra magica, il dono di quel
guerriero superbo e ‘mappa’ della sua missione, cadde a terra con un tonfo
sordo.
Quella sera,
l’atmosfera al castello era frizzante: dopo alcuni anni di missioni e guerre, i
tre cavalieri dei draghi erano tornati alla loro patria. Da un lato,
quest’evento reca immensa gioia, ma dall’altro è segno di un pericolo enorme
che incombe sul regno.
Nell’ala
riservata al Consiglio dei Maghi, la giornata di lavoro si era conclusa ed
erano tutti ansiosi di rivedere o di incontrare per la prima volta i nuovi
“ospiti”.
Castelli,
maghi, nobili guerrieri e principesse (e da ora anche draghi)…per una giovane
fanciulla di un piccolo villaggio periferico come Aerith, ogni giorno trascorso
alla Capitale era magico. Anche se percorreva quei corridoi da diverse
settimane, si perdeva nei dettagli di quell’architettura come la prima volta
che varcò quella soglia. Notò, infatti, quasi subito la figura umana appoggiata
ad una delle semicolonne che la fissava “prin-principessa…” si sbrigò ad abbozzare
un inchino.
“Aerith…io….dovrei
parlarvi.” Fece poi cenno di seguirla.
Aerith capì
poco dopo di cosa avrebbe potuto parlarle la principessa Tifa, ricordandosi
della sua visita all’ala del Maghi il giorno prima. Ricordava perfettamente i
ripetuti tentativi di lei per farsi ascoltare da Cloud. Ricordò anche l’inaspettata
reazione di lui, la sua rabbia e la sua consequenziale ‘fuga’ dal castello.
Insieme alla
principessa, raggiunse il campo d’addestramento dei soldati, a quell’ora
completamente deserto. La brezza che soffiava, era abbastanza forte da riuscire
a sollevare un po’ di sabbia chiara del campo, ed abbastanza fredda da far accapponare
la pelle.
Tifa si
voltò di scatto, facendo sobbalzare la sciamana “sono…molto…imbarazzata a
chiederti certe cose ma…” sospirò, facendo spallucce : era evidente che non
aveva la minima idea di cosa dire, ma sapeva di sicuro cosa volesse. “Cloud!”
si ritrovò ad urlare. “non…non so come…non so…riuscire…a parlarci.”
Aerith annuì
sorridendo imbarazzata: non era sicura che sorridere fosse una buona idea, ma
le veniva spontaneo.
Nemmeno Tifa
era sicura che chiedere aiuto fosse una buona idea, ma lo avrebbe fatto lo
stesso; Aerith l’ anticipò.
“Non so se
tentare di nuovo di parlargli sia la cosa giusta da fare, almeno per ora.”
“Lui non…non
ti dice niente? Non ti ha…raccontato nulla?”
La sciamana
fece cenno di no con la testa. “non so cosa potesse essere successo tra voi ma,
a essere sincera, non pensavo che uno come Cloud potesse arrabbiarsi così.” Di
nuovo la convinzione di non aver detto la cosa giusta al momento giusto prese
largo spazio nelle paure di Aerith. “è per questo che…io…credo che…”
“Dovrei
lasciarlo perdere, almeno per ora.”
Annuì
l’altra come se le avessero tolto dalle spalle un macigno.
Di sicuro,
Aerith non si sarebbe mai aspettata che la sua prima udienza al cospetto della
principessa avrebbe avuto questo tipo di temi; fu un po’ deludente ma, questo
colloquio ‘umanizzò’ quel luogo ‘idilliaco’
che la circondava.
“Dal canto
mio, potrei provare a parlargli ma…se dovesse decidere di non venire al
Consiglio…”
“Zack!”
nominò Tifa come chi fosse stato illuminato da un’idea geniale.
“Voi…vi…insomma, state legando, no? potreste chiedere a lui…”
Il solo
sentirselo nominare fece avvampare la timida sciamana, che cominciò a
balbettare; ma, fortunatamente per lei (forse), arrivò una terza voce a
salvarla dall’imbarazzo stratosferico di quel momento “Zack, Zack,
Zack…possibile che tra le giovani pulzelle di questa città non si nomini nessun’altro?”
Una ragazza
atletica, dall’armatura e i capelli rossi, fece il suo trionfale ingresso con
movenze da ‘indomita guerriera’.
Gli occhi di
Tifa si illuminarono e le corse incontro “Cissney!!!”
Il loro
abbraccio fu lungo e sincero, cominciarono a ridere e a guardarsi, incredule
l’una dell’altra.
Cissney, una
dei tre Cavalieri dei Draghi era lì davanti a lei, una leggenda vivente: Aerith
aveva le lacrime agli occhi.
“Oh dei! Ora
sembri davvero una principessa!”
“Quando sei
arrivata? Perché non vi siete fatti annunciare? Vi avremmo accolto come
meritavate!”
“Ma stai
impazzendo o cosa? Ci lanciavamo il fango addosso qualche anno fa!”
“Ahahah! E’
vero…quanto tempo è passato!”
“ E quante
cose sono cambiate dall’ultima volta! Un sacco di facce nuove!” e si decise a
rivolgere lo sguardo ad Aerith; questa, intimorita, non perse tempo e si
inchinò “mi…mi chiamo Aerith, sono una Sciamana di corte.”
“una…sciamana…”
la voce di Cissney sembrava provenire da un demone.
Tifa si
intromise cortese “sì! E’ uno dei nostri ‘ultimi acquisti’, la più carina, a
mio avviso!”
“Non solo
per te, a quanto pare…” la guerriera si faceva sempre più inquietante, Aerith
indietreggiò istintivamente e Tifa si fece timorosa.
“Cissney…hai…hai
incontrato Jane prima di venire qui?” il silenzio, o meglio, il ringhio della
rossa acconsentirono.
La
principessa si schiaffò il palmo sulla fronte, Aerith era sempre più estranea
al tutto e sempre più preoccupata per la propria incolumità: di qualsiasi cosa
si stesse parlando, di sicuro era lei quella di troppo.
“così è lei
LA sciamana.” Disse Cissney, fissando Aerith dalla testa ai piedi.
Se Aerith
era rimasta impietrita dal ‘terrore’; Tifa era in preda a mille convulsioni
dovute a chissà quale miscuglio di emozioni.
“Ci-Cissney…che
ne dici se ci facessimo un giretto al Lago, come ai vecchi tempi?”
“E’ per lei
se quello stronzo mi evita come peste?”
“Cissney…”
Tifa provò a portarla via con sé, ma quella rimase lì immobile e si avvicinò ad
Aerith
“E’ una
sciamana, ti rendi conto? Vuol dire che è vergine!” Aerith trattenne il respiro.
“Cissney!”
la rimproverò Tifa battendo un piede.
La guerriera
si mise di fianco alla sua vittima per fissarla meglio “come può un uomo sano
farsi le seghe pensando questa faccia?”
La ragazza
sprofondò nel suo rossore, ma l’altra proseguì il suo discorso “giusto, lui non
è sano…è un pervertito! Se quello fosse stato una femmina sarebbe stato una
ninfomane! Quella troia di Zack! Che cos’ho io che non và? Tu…” si riavvicinò a
Tifa “tu, se fossi uomo, non te la faresti una come me?”
“Smettila di
dire cazzate…”
Cissney
sembrò rinvenire “hai ragione” sorrise amareggiata “sai una cosa? Io e lui
abbiamo gli stessi gusti… Anche a me piacciono quelli vergini!”
Tifa stava
cominciando a stufarsi “siete due ninfomani del cavolo, è per questo che
andavate d’accordo… tempo fa…”
“Credo di
averne conosciuto uno, prima di uscire qui…era così carino! Mi hanno detto che
è uno stregone e non lavora qui da molto tempo…quanto mi piacerebbe fargli
una…”
“Dove
andava??” la interruppe Tifa
Quella
richiesta lasciò di stucco la guerriera “mmm…bho…. Verso ovest, credo.”
“... Al
promontorio!” e corse via euforica.
Aerith era
rimasta a bocca aperta completamente assorta; appena Cissney le rivolse lo
sguardo e, soprattutto, quando materializzò di essere rimasta sola con lei,
riprese a scorrerle il terrore nelle vene.
La luce di
una nuova alba pareva riuscisse a illuminare le tensioni di quel momento. Il re
era già all’opera da alcune ore, troppe erano le ansie; era lì, nascosto tra il
merletto della torre sud, quella dell’ingresso, che osservava la formazione del
corteo della spedizione che sarebbe partito di lì a poco. L’uomo che convocò al
suo cospetto, gli venne incontro dalla sua sinistra; il rumore della sua
armatura echeggiò in quel silenzio innaturale. Si inchinò con deferenza “mio
re, sono ansioso di ricevere la nuova missione.”
“Prima di
qualsiasi altra cosa, Sir Rudo, voglio che mi promettiate che userete la
massima discrezione riguardo quello che sto per dirvi.”
Il Cavaliere dei Draghi si alzò solenne, in
attesa della continuazione del discorso del re.
“Si tratta
di mio fratello, Genesis.”
A quel nome,
gli occhi del Cavaliere si sgranarono “Ge-genesis è... vivo?”
“Ahah! Certo
che è vivo!” il re riacquistò la sua solita espressione gioviale, ma
distaccata. “Sono sempre stato in contatto con lui, anche se in segreto.” Il re
decise di voltarsi in modo da poter parlare faccia a faccia col Cavaliere “sto
per dirvi dove si trova, vi ci invierò, mi aspetto che gli riferiate un
messaggio della massima urgenza e segretezza: la questione è estremamente
delicata.”
“Sono
onorato per la fiducia che riponete in me, vostra Maestà. Non vi deluderò.”
Il re si
concesse qualche secondo, di nuovo osservò i preparativi della partenza “mi
spiace molto dovervi separare dagli altri Cavalieri. Ne converrete con me
che…questa non è una missione come le altre: meno persone conoscono il
nascondiglio di Genesis e meglio sarà per tutti.”
Si sfilò un
piccolo medaglione, che aveva nascosto sotto le vesti “dovrai dirgli di
esorcizzare le sue montagne, lui capirà.”
Porse al
cavaliere il medaglione: era rotondo, all’interno vi era incastonata una croce
celtica con un unico braccio in oro, il resto era d’argento. Quando l’oggetto
fu posto nel palmo di Rudo, la croce cominciò a roteare lentamente, fermandosi
poco dopo “Sir Rudo, dovrete seguire il braccio d’oro della croce, quello vi
indicherà la via per il nascondiglio di Genesis; sarà la vostra…bussola.”
Il Cavaliere
era esterrefatto, quasi intimorito ma deciso “sarò di ritorno nel più breve
tempo possibile.”
Il re gli
annuì soddisfatto, l’altro si inchinò e partì per la sua missione.