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Autore: saraviktoria    26/03/2013    0 recensioni
Costruiamo pozzi che ci fanno saltare in aria nel giro di un mese.
Apriamo scuole per bambini che non ci andranno mai, per bambini a cui verrà messo in mano un fucile, bambini che saranno lanciati allo sbaraglio per le strade.
Distribuiamo generi alimentari che saranno requisiti dai taliban.
Questa è la guerra dei bambini. Sempre prima, sempre più piccoli i feriti che vengono trasportati in ospedale, le vittime di quest'assurda nazione.
Non cambierà mai niente, lo sappiamo tutti.
Prima o poi, i governi decideranno che abbiamo finito il nostro lavoro, che gli ospedali sono operativi, le scuole aperte, l'acqua potabile garantita a tutti, la minaccia sventata.
Non servirà a niente.
Genere: Angst, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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questa one-shot è nata un po' per caso.
navigando su internet, ho trovato un sito che parlava dei militari in missione di pace in Afghanistan, Iraq... e tra i commenti ho letto:
"ma quali eroi??
gli eroi sono quelli che lavorano 8 ore al giorno per mille euro scarsi al mese
i militari sono assassini piantiamola
di dire che vanno in missione di pace
la guerra finirebbe se non ci fossero persone disposte a farla
la maggior parte dei militari inoltre va in missione solo per i soldi 
non sanno neanche perchè sono li 
se danno alla loro vita un prezzo bhe poi le mogli farebbero bene a non rompere le pa** con le storie dei bimbi orfani,umanamente può dispiacermi ma razionalmente no.e non me ne frega neanche un ca** dei pollici in giu che metterete a questo commento,,tanto l'ipocrisia in italia è costante tanto quanto la legge di gravitazione universale
ma andate a cagar,, pensate davvero che combattono per la patria??ahhahahahah poveri idiot
non avete mai guardato video su internet,di cio che si permettono di fare nelle terre che occupano
credete nell'11 settembre x come ve lo hanno raccontanto?oh mio dio
non perdo tempo a parlare con gente che definisce eroi e che ammazza andate a leggere qualcosina in più o guartdate qualche video"


in quanto Carabiniere -e cittadina italiana, prima di tutto- avrei voluto avere davanti questa persone per dirgliene quattro. che poi io sono un tipo troppo impulsivo ci sta, ma cavolo, a me sembra assurdo poter anche solo pensare una cosa del genere... e mi verrebbe anche da dire 'vai un po' a vedere come stanno i militari in Afghanistan, e poi ne riparliamo'
cercando ancora, sono rimasta scioccata nel vedere quante persone condividano quest'idea, quanti siano convinti che i nostri militari siano solo assassini e approfittatori.
non ho parole, davvero.

non so come sia vivere in un paese in guerra, ma ho sentito molti racconti di colleghi che ci sono stati, di famiglia che hanno i propri cari in zone di guerra, è provato a scrivere qualcosa lo stesso, spero che vi piaccia




Combattiamo contro i mulini a vento. Contro una popolazione che crede tutto questo normale, contro un governo che non ci darà mai una mano.

Una schiera di soldati di tutto il mondo. Si mischiano francese, inglese, italiano, tedesco, arabo. Si fondono nazionalità e modi di fare, costumi, usi che si perdono in quelle divise.

Tuta militare, giubbotto sabbia, casco blu.

Per far sapere, se mai a qualcuno interessasse, che l'ONU c'è, che qualcosa lo stiamo facendo anche noi.

Ma cosa? Per chi?

Costruiamo pozzi che ci fanno saltare in aria nel giro di un mese.

Apriamo scuole per bambini che non ci andranno mai, per bambini a cui verrà messo in mano un fucile, bambini che saranno lanciati allo sbaraglio per le strade.

Distribuiamo generi alimentari che saranno requisiti dai taliban.

Questa è la guerra dei bambini. Sempre prima, sempre più piccoli i feriti che vengono trasportati in ospedale, le vittime di quest'assurda nazione.

Non cambierà mai niente, lo sappiamo tutti.

Prima o poi, i governi decideranno che abbiamo finito il nostro lavoro, che gli ospedali sono operativi, le scuole aperte, l'acqua potabile garantita a tutti, la minaccia sventata.

Non servirà a niente.

La nostra presenza non basta mai, figurarsi quando ce ne andremo.

Mi dicono che sono una sentimentale, che mi preoccupo troppo, che prima o poi ce la faremo.

Sono realista.

Una realista che si spaventa ancora quando vede un ragazzino di dieci anni con in mano un fucile a pompa, che vede questo inutile massacro e si chiede ancora il perché.

Che non riesce a capire come dei genitori possano arrivare a tanto. Quale madre manderebbe suo figlio contro morte sicura?

È per difendere il proprio paese, mi disse una volta una donna, perché i talebani porteranno la pace.

Non è vero, la fermai. Porteranno sempre e solo guerra e distruzione. Porteranno sempre e solo vittime e feriti. Uccideranno i figli del loro paese, per cercare di uccidere noi.

Loro non voglio l'innovazione, l'istruzione, la sanità. Non vogliono che le donne inizino a pensare con la loro testa, non vuole che i soldati vengano a contatto con una società diversa. Vogliono che il paese rimangia nell'ignoranza, per poterlo sottomettere.

Così, siamo noi a passare dalla parte dei cattivi.

Non dico che la nostra società sia giusta, non dico che non abbia le sue pecche. Siamo anche noi schiavi. Schiavi del consumismo e delle mode, della televisione, delle belle parole e degli scandali.

Non siamo migliori di loro. Vogliamo solo aiutarli.

Non sono mai stata religiosa. Alcuni dei miei uomini lo sono.

Loro ringraziano Dio tutte le mattine, per essere ancora vivi, per avere la forza di andare avanti.

E, quando vedo i musulmani in preghiera, ai lati delle strade col capo chino, mi chiedo per cosa stiano ringraziando. Per la vita, certo. Ma possono davvero ancora credere in un Dio che li guarda mentre si ammazzano gli uni gli altri, che li lascia a se stessi quando più avrebbero bisogno di conforto?

Dio non esiste, siamo noi gli artefici del nostro destino.

Così come noi abbiamo scelto di essere qui. Di partire, di lasciare il nostro paese, le nostre famiglia, di aiutare gli altri in un modo un po' insolito.

Non è volontariato, non sono solo opere umanitarie. Il nostro è un lavoro. Il lavoro dei servitori della patria.

Ma, dal fascio, bisognerebbe estrarre qualche filo d'erba. Poche, pochissime lucciole. Sono gi interpreti, le maestre, i falegnami e gli operai che hanno scelto di darci una mano. Che rischiano al nostro fianco tutti i giorni, che vanno contro il loro stesso paese. Perché è facile, per noi stranieri, dire che le cose devono cambiare. Non lo è per loro, che qui ci sono nati e cresciuti, rinnegare parenti e amici, aiutare gli a'zqr (*azzurri*), gli stranieri.

 

 Chiami a casa, e la prima cosa che chiedono è come stai. Quella volta che ti lasci andare, che ti scende una lacrima, raccontando quel disagio, quell'inadeguatezza, quella consapevolezza di star facendo il possibile senza risolvere nulla, ti fermano subito. Sei ferita? Chiedono. Alla risposta 'no', cambiano argomento.

E col tempo impari a tenerti certo pensieri per te, e a rispondere solo 'bene, voi?'.

Poi sentono la notizia di un attentato al telegiornale, e non importa se la bomba è esplosa in Iraq, in Siria o negli Stati Uniti, quando tu ti trovi in Afghanistan, la domanda è sempre 'come stai? Hanno ferito qualcuno?'

Come se il dolore fosse solo fisico. Come se il dolore peggiore fosse quello fisico.

Come se non importasse tutto quello che ti passa per la testa, quando ti accorgi di star per mollare, quando hai voglia di chiedere il congedo e tornartene a casa, quando rimpiangi le notti passate al comando a girarsi i pollici, o le poste con la telecamera per il controllo della velocità, le scartoffie infinite e i colleghi perennemente in ritardo.

Quando arrivano bambini che hanno perso un arto giocando in un campo minato, donne incinte seviziate dal marito, giovani imberbi dal volto tumefatto e vorresti solo chiudere gli occhi, dirti che è solo un brutto sogno, che ti sveglierai nel tuo letto, nella tua casa, col solo pensiero di quante denunce ti toccherà compilare oggi.

Quando ti accorgi che loro vivono un incubo eterno,fatto di torture continue, di censura e di paura.

Il regno del terrore non esiste soltanto nelle favole. Purtroppo, però, è  l'uomo dalla superforza  in grado di riportare la pace ad esistere solo nelle favole.

E ti senti mancare l'aria, la divisa diventa d'un tratto più stretta, chiusa sotto quella tenda che hanno il coraggio di chiamare ospedale da campo e che invece è solo un posto dove la gente viene per non morire da sola.

   
 
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