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Autore: S_Lion597    26/03/2013    6 recensioni
Spoiler 5x15 e 5x16. Storia situata subito dopo il ritorno di Castle.
- Kate, hai dormito un po'? -
La sentì scuotere la testa contro di lui: - Uhm, incubi -
Aumentò la presa sui suoi fianchi e iniziò ad accarezzarle l'interno coscia, appena sopra il ginocchio.
- Lo stesso di sempre? -
Lei scosse ancora la testa e si strinse di più a lui, aggrappandosi alla sua camicia. Tirò su con il naso lasciandosi sfuggire un singhiozzo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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They're at home
 

Quando Castle entrò in salotto, dopo essersi fatto una veloce doccia bollente e aver salutato Alexis e sua madre che erano andate a riposare, la trovò rannicchiata in un angolino del divano che sonnecchiava contro il bracciolo. La stanza era semibuia nonostante fosse solo mattina inoltrata. In un tacito accordo avevano tutti deciso che dopo gli ultimi stressanti giorni, fosse arrivata l‘ora di riposare
 
Sorrise e si andò a sedere nell'angolo opposto al suo, allungandosi poi sui cuscini per passarle le braccia intorno alla vita e trascinarla verso di sé fino a farla sedere sulle proprie gambe, con il suo fianco appoggiato al petto e la testa comodamente sistemata nell'incavo del collo. Kate ridacchiò piano e si accucciò contro il corpo caldo del suo uomo mentre lui affondava il volto nei suoi capelli per respirare l'odore che tanto gli era mancato in quei giorni in cui era stato in Francia per salvare Alexis. Le posò un bacio sulla tempia e iniziò a coccolarla piano.

Era stanca. Lo sentiva dai suoi movimenti rigidi e svogliati. Lo capiva da come si era subito lasciata andare contro di lui, senza i loro soliti giochi e frecciatine varie. Certo, anche lui avrebbe avuto bisogno di una dormita per riordinare le idee e far riposare il corpo, ma lei era letteralmente sfinita. Sia psicologicamente che fisicamente.

La sistemò meglio sulle proprie ginocchia, passandole un braccio dietro la schiena, e adagiò le labbra al suo orecchio:

- Kate, hai dormito un po'? -

La sentì scuotere la testa contro di lui: - Uhm, incubi -

Aumentò la presa sui suoi fianchi e iniziò ad accarezzarle l'interno coscia, appena sopra il ginocchio.

- Lo stesso di sempre? -
Lei scosse ancora la testa e si strinse di più a lui, aggrappandosi alla sua camicia. Tirò su con il naso lasciandosi sfuggire un singhiozzo.

Castle rimase un attimo interdetto, finché un lampo di comprensione gli attraversò la mente. Serrò gli occhi, la mascella e si maledì mentalmente, sprofondando con la testa nei cuscini del divano.
Era colpa sua se Kate era in quello stato, esausta, pallida, con ombre pesanti a cerchiarle gli occhi stanchi, gonfi delle lacrime che aveva trattenuto imponendosi di rimanere forte e vigile per lui. L'aveva vista così solo in pochi momenti, nelle occasioni in cui il caso della madre veniva riaperto, e questa volta non si trattava né di quello, né del solito incubo del vicolo.
L'aveva capito da come si era stretta a lui quando gliel'aveva chiesto. Le rare notti in cui veniva ancora attanagliata dalla paura e si svegliava di colpo, grondante di sudore urlando il nome di sua madre, Kate si chiudeva completamente in sé stessa, cullandosi nei suoi stessi singhiozzi con le ginocchia strette al petto. Ci voleva sempre molto tempo perché si tranquillizzasse e si abbandonasse alle sue coccole. Se gli si era accucciata addosso in quel modo, l'unica spiegazione era che le notti precedenti aveva sognato qualcosa che riguardava lui e i pericoli che stava correndo.
Ed ora era lì tremante per il dolore e con i nervi a fior di pelle per la paura, che lo stringeva come se avesse dovuto abbandonarla da un momento all'altro.
Quando era andato a Parigi non si era fermato neanche un attimo a pensare a chi lasciava a New York. E pur consapevole del fatto che lei non gliene avrebbe mai fatta una colpa, si diede dell'idiota per non aver riflettuto sul fatto che Kate, sapendolo esposto ad un pericolo così grande probabilmente sarebbe crollata sotto il peso insopportabile dell'idea di perderlo. A lui dopotutto era successa la stessa cosa quando Beckett aveva deciso di lanciarsi alla ricerca di Maddox all'epoca in cui c'era ancora il fascicolo di Smith a proteggerla. Era crollato quando più avrebbe avuto bisogno di lui e l'aveva lasciata, mentre lei ora era lì a stringerlo senza alcun rancore.

Affondò le dita nel suo fianco e spostò la mano che le accarezzava coscia alla guancia. Le alzò delicatamente il volto verso il proprio e passando il pollice sugli zigomi, le asciugò le poche lacrime sfuggite al suo controllo. Kate immobile, lo guardò con gli occhioni verdi sgranati mentre lui si avvicinava lentamente. Le accarezzò piano la guancia con la punta del naso, rabbrividendo quando lei espirò tutta l'aria calda che aveva contro il suo collo. Dalla fronte le segnò poi tutto il profilo del viso fino a fermarsi alla sua bocca. Sentì il corpo della donna sciogliersi contro il proprio e vide che aveva chiuso gli occhi per godersi meglio il contatto che le stava donando. Affiancò il proprio naso al suo, appoggiò la fronte a quella di Kate e lasciò le labbra a pochi millimetri da quelle della compagna.
 
- Mi dispiace così tanto Kate, ma io...-
 
Beckett scosse la testa contro la sua reprimendo un secondo singhiozzo e aprendo gli occhi per trovare quelli imploranti di lui.
- Era per Alexis, l'avrei fatto anch'io. -

Castle si riavvicinò lentamente ed entrambi chiusero gli occhi.
 Il primo contatto fu un semplice sfregamento. Rick le si era avvicinato quanto bastava per toccarla. Le sfiorò le labbra con le sue semplicemente facendo sfrangere il suo respiro su di esse ma la sentì irrigidirsi nel proprio abbraccio senza però ritrarsi.
Castle se l'aspettava. Sapeva che lo desiderava almeno quanto lui voleva lei, ma in quei giorni la sua assenza le aveva fatto troppo male. E Kate quindi reagiva chiudendosi a lui. Non era una cosa volontaria, Castle lo sapeva bene, per questo attese che la donna tornasse a rilassarsi per continuare. Le passò più e più volte le labbra sulle sue, muovendole appena, aspettando che lei fosse pronta a riaffidarsi a lui.

-Sono qui, Kate. Non me vado più. Sono qui. Ti amo- glielo sussurrò ancora sulle labbra senza neanche aprire gli occhi, tanto vicino che Beckett sentì la sua bocca muoversi contro la propria.
Fu allora che la detective passò le mani dietro la nuca dello scrittore, solleticandogli i capelli corti, e annuì con la fronte ancora appoggiata a quella dell'uomo.
Castle si avvicinò ancora e questa volta la baciò, premendo delicatamente le labbra sulle sue, aspettando che fosse pronta a ricambiare. Kate esitò ancora qualche attimo prima di iniziare a muovere la bocca con la sua e gemere leggermente quando poté finalmente godere di quel contatto con il suo uomo. Si abbandonò completamente al suo tocco lasciandosi andare a lui.
Si baciavano piano, gustandosi pienamente, come se dopo i giorni di lontananza avessero dovuto riscoprirsi, imparare a conoscere ancora ogni angolo dell'altro, ogni suo movimento, ogni sfumatura del suo sapore.
Castle si staccò piano da lei e iniziò a baciarle il viso aspettando che riprendesse fiato. Delineò tutto il profilo della mandibola fino a posarle piano un bacio sull'orecchio e succhiarle dolcemente il lobo sinistro facendole scappare un mugolio d’apprezzamento.
Ritornò sulla sua bocca per darle un bacio casto, ma questa volta Beckett schiuse leggermente le labbra e sfiorò le sue con la lingua chiedendogli di approfondire il contatto. Lui le succhiò leggermente anche la lingua, prima di far passare la sua lungo il labbro inferiore della compagna indugiando ancora.
Voleva tranquillizzarla totalmente prima di continuare. Durante i primi baci aveva sentito una leggera vena di disperazione nei suoi gesti e lui desiderava farle sparire qualsiasi piccolo timore le fosse rimasto. Doveva farle capire che quell'episodio non si sarebbe verificato mai più, che non l'avrebbe lasciata ancora da sola. Le mordicchiò le labbra e quando sentì ancora la lingua di Kate sulle sue e un leggero gemito di piacere misto ad impazienza, finalmente sorrise e si fece strada in lei. Le accarezzò lentamente il palato e diede inizio ad un bacio sensuale, la giusta via di mezzo fra il dolce e il passionale. Carezzevoli, si mossero seguendo ognuno i desideri dell'altro, mordicchiandosi, leccandosi le labbra a vicenda, vivendo della sensazione di potersi donare completamente.
Kate lasciò a lui il pieno controllo del bacio. Non voleva giocare. Voleva godersi Rick Castle appieno com'era già accaduto diverse volte, quando entrambi si rendevano conto di bruciare troppo di desiderio per potersi fermare ad una qualche battuta. Si lasciò coccolare per molto tempo da quell'uomo che si stava prendendo cura di lei in maniera così piena, così viva, godendo lui stesso nel farlo.

Quando si staccarono lentamente, avvicinandosi ancora ogni tanto per qualche bacio casto, Beckett poté a malapena fermarsi a pensare qualcosa, che riappoggiata la testa sulla spalla del partner, cedette al sonno senza neanche rendersene conto. Quei baci dello scrittore alla fine erano riusciti a toglierle tutta la tensione accumulata negli ultimi giorni facendola ritrovare solamente oppressa dalla stanchezza.
 
Castle sorrise sentendo il suo respiro ormai regolare sul collo. Non lo sfiorò minimamente l'idea che quella mattina avrebbero potuto fare l'amore. Avevano entrambi un assoluto bisogno di riposare. Fra le braccia l'uno dell'altra, ovvio, ma pur sempre di riposare. Le mise un braccio sotto le ginocchia e l'alzo quasi fosse una piuma. Attraversò il salotto, entrò in camera sua e, senza neanche accendere la luce, l'adagiò sul letto per poi andare a chiudere tutte le porte. Quando si rigirò verso di lei la trovò addormentata profondamente, raggomitolata su un fianco. Sorrise e si avvicinò per toglierle il completo beige che indossava da quando al suo ritorno, l'aveva trovata ad aspettarlo in salotto con sua madre. Le slacciò i pantaloni e glieli fece scorrere lentamente sulle gambe lisce cercando di non svegliarla. Sfilò i tacchi e sistemò il tutto sulla poltrona di fianco al letto. Quando la alzò leggermente adagiandosela al petto, la sentì aggrapparsi all'apertura della camicia e stringersi ancora a lui.
 
- Rick...-
- Shh, lascia fare a me-

Lei annuì e alzò le braccia per facilitarlo nel toglierle la giacca e il dolcevita bianco. Lo sentì accarezzarle le cosce con la punta delle dita e muoversi per baciarla dolcemente lungo tutta la pancia, mordicchiandola qua e là mentre saliva sul petto e si soffermava sulla cicatrice. Le slacciò il reggiseno e ne approfittò per baciarle ancora il corpo per qualche secondo fino a che non la sentì ansimare leggermente. Recuperò poi la sua maglietta del pigiama da sotto il cuscino, quella che lei gli rubava ogni volta che si fermava a casa sua e la aiutò ad indossarla, baciandola poi sulla fronte e coprendola fin sotto il mento con le coperte.
Fece quindi il giro del letto e si spogliò completamente sotto lo sguardo stanco ma incredibilmente pieno di desiderio della detective. Indossò i pantaloni che usava per dormire e si infilò accanto a lei sotto il piumino, passandole un braccio intorno alla vita e portandosela sul petto nudo, dove lei si accoccolò. Kate si fece cullare qualche attimo dal movimento del petto di Castle, dalle sue mani che le accarezzavano pigramente il braccio, la schiena, fino alla gamba, fino a che non si addormentò poco dopo, quando lui le ebbe lasciato un ultimo bacio fra i capelli.
Rick la seguì pochi minuti dopo, beato nel sentire il respiro caldo e regolare della musa contro di lui.
Nessuno dei due si era posto il problema che Kate dovesse ritornare al suo appartamento per andare poi al lavoro la mattina successiva. A nessuno dei due importava.
Entrambi si sentivano bene. Entrambi si sentivano a casa.


 

 

“Dormi, che sono pazzo di te
E non mi posso più fermare, un limite non c'è.

Il profumo che indossi,
La pelle di seta, i capelli mossi,
È un misto di come tu sei,
E come, più o meno, vorrei che tu fossi.
Tra i miei paradossi,
T'invito nei miei desideri nascosti.
Ti vedo nel buio, nuda, in infradito: ho gli infrarossi.
E cerco te nel letto, quando non ci sei
Ho i miei problemi che fanno effetto.
Resta con me: se te ne vai t'aspetto”

(Sei di mattina-Briga)
http://www.youtube.com/watch?v=xnGXj9SP6iU

 
 
  

 

   
 
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