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Autore: Suunrise    26/03/2013    1 recensioni
Carly (Carolina Bandini) è niente meno che una ragazza "combina-guai" di sedici anni; la classica adolescente alle prese con la vita di tutti i giorni: scuola, amici, divertimento... Tutto questo è accompagnato dallo sfondo della misteriosa Venezia. Ma zoommando in questa città, ci soffermeremo in particolare sulle avventure di questa sedicenne che vertono anche su vari cooprotagonisti: la sua famiglia, composta dalla madre Rosy, il padre Gianni, il fratello maggiore Alberto, non che presuntuoso e sapientone di diciotto anni, sempre pronto a vaneggiare, ma allo stesso tempo aiutare la sorella, e il fratello minore Alex di quattordici anni, buffo e divertente, incondizionatamente attento a intraprendere "avventure e missioni". Ma non dimentichiamo i migliori amici, Miles e Cristina.
Carly frequenta la terza liceo, un anno scolastico diverso dagli altri; in particolare a causa dell'arrivo di Victor, ragazzo bielorusso di intercultura, suo coetaneo, che viene ospitato in casa Bandini per tutto l'anno scolastico... Mi auguro che questa storia possa piacere ai lettori e che possano immedesimarsi nei personaggi, in quanto rispecchi la vita di tutti i giorni. Enjoy !
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PRIMO CAPITOLO:
CARLY
 
 
 
Inizio ottobre. Sabato. Cielo grigio, coperto dalle nuvole.
La campanella era suonata da neanche cinque minuti e già si vedeva una marea di ragazzi vestiti con abiti leggermente pesanti uscire dall’ingresso dal liceo scientifico Giovanni Battista Benedetti, situato nel centro storico di Venezia. La brezza di mare proveniente dai canali della città accarezzava i volti dei giovani, i quali erano ben coperti a causa del clima tendente al freddo di quel periodo.
Fra gli studenti vari, ecco tre ragazzi attraversare l’ingresso del liceo: il ragazzo aveva un paio di scarpe “Nike” verdi e nere, dei jeans piuttosto attillati e grigi, pecora nera e una sciarpa lilla di stoffa attorno al collo; era di statura normale, con i capelli corti, neri e sparati e la carnagione giallastra, di un ragazzo coreano. Una delle due ragazze portava un paio di stivali scamosciati grigi, un paio di calze a maglia di lana viola, una gonna di velluto nera e una giacca nera simile ad un chiodo; era anche lei di statura normale, ma più bassa della ragazza che le stava accanto e aveva i capelli lisci, rossi, che percorrevano parte della schiena, gli occhi di un colore verde-azzurro e una spruzzata di lentiggini sul naso e le guance. L’altra ragazza, invece, indossava un paio di scarpe “Asics” nere con le strisce laterali viola, un paio di jeans attillati grigi che mettevano in mostra le sue gambe magre, un cappotto a bottoni blu scuro, una lunga sciarpa azzurra di stoffa attorno al collo e un trendissimo berretto di lana grigio posizionato in pendenza, sulla parte sinistra della testa della ragazza; i suoi capelli erano mossi, color castano chiaro, lunghi fino alle spalle, una frangia laterale copriva la parte sinistra della fronte,due grandi occhi verdi abbellivano il viso carino di quella ragazza.
Miles, Cristina e Carolina, tre migliori amici sin dalle elementari, scesero le scale chiacchierando serenamente.
«Cerca di non essere in ritardo per gli allenamenti di oggi pomeriggio, come fai di solito» si era assicurata Cristina, la ragazza dai capelli rossi, rivolta a Carolina, la sua migliore amica.
«La piscina è a Mestre; Carly, abiti a Mestre e riesci pure ad essere in ritardo?!» rideva Miles.
«Ehi, non è colpa mia se devo aspettare che mamma chiuda il negozio alle due, qui a Venezia! Poi abbiamo solo un’ora per mangiare e arrivare a Mestre…Certo che sarò in ritardo; alle tre non riesco ad essere in piscina puntuale!» protestò Carly con un tono piuttosto calmo.
«Lo so, lo so, scherzavo; basta che per le tre e un quarto tu sia lì; dovrai solo rinunciare al riscaldamento rilassante…» continuò Cristina.
«Quando si terrà la vostra prima gara di quest’anno?» domandò Miles.
«All’inizio di novembre, fra un mese. È da mesi che proviamo la stessa coreografia; se riusciremo a vincere quella gara, io e Carly guadagneremo la nostra prima medaglia nella categoria Juniores!» esclamò Cristina con un tono eccitato e sognate.
«Già, peccato che sia difficile: nella categoria Ragazze ne abbiamo vinte parecchie, ma da quando siamo nella Juniores è sempre più difficile e impegnativo» sospirò Carly.
«Mmmh…» mugugnò Cristina.
«Ma basta crederci!!! E noi ci crederemo sempre, fino alla fine! Perché il nuoto sincronizzato è la nostra vita, praticamente» continuò Carly con un tono convinto.
Dopo che i tre studenti ebbero terminato di scendere le scale, Cristina, con un tono sorridente e stuzzicante, fissando un ragazzo, si rivolse a Carly:
«A proposito di “crederci”…»
«Cosa?»
 Carly seguì lo sguardo dell’amica per capire cosa, o meglio “chi”, stesse fissando. Poi anche lei si ritrovò con gli occhi rivolti ad un bel ragazzo biondo, con la cresta, vestito alla moda, con i jeans a vita bassa, una pecora simile a quella di Miles, ma di color blu elettrico, che stava ridendo con due suoi amici, mentre si dirigeva verso la stazione di vaporetti.
Carly, Cristina e Miles si fermarono.
«Già… Umberto…» sospirò Carly con un sorriso.
«Da quant’è che ti piace precisamente? Ho perso il conto…» chiese Miles, il quale fissava anche lui il ragazzo.
«6 maggio» rispose prontamente Carly.
«Tanto tempo…Devi darti da fare signorina…Quest’anno vedrai che succederà qualcosa; e io ti aiuterò!» esclamò Cristina decisa e sorridente.
In quel momento, il bel ragazzo biondo si voltò verso i tre migliori amici e, notando che lo guardavano, rivolse lo sguardo a Carly e fece un saluto con la mano, accompagnato da un:
«Ciao!»
Carly ricambiò il saluto sorridente. Poi osservò quei tre ragazzi mentre si allontanavano.
«Ma quanto è bello Umberto?! Troooooooppo!!!» esclamò eccitata.
«Già, è proprio figo! Ma, come per il nuoto sincronizzato, anche con lui devi credere che potrai conquistarlo» disse Cristina.
«Certo, come se fosse semplice! Un ragazzo bello come lui può avere qualsiasi ragazza…Chissà quante gli andranno dietro…» sospirò Carly. Ci fu un attimo di silenzio, terminato il quale lei aggiunse:
«Sì, ma io credo in me stessa, quindi ci proverò…In qualche modo riuscirò ad ottenere qualcosa…Vedete, dal 6 maggio fino ad ora, ho ottenuto un saluto! E a me sembra un buon inizio!»
«Ben detto!» concluse Cristina.
Così dicendo i tre migliori amici si divisero: Cristina andò a prendere il vaporetto per l’isola di San Servolo, dove c’è l’appartamento in cui vive. Miles si diresse verso la parte più interna della città, dove vi era il ristorante di specialità orientali di proprietà dei suoi genitori. Carly attraversò uno dei tanti ponti della città per poi imboccare un vicolo nel quale si trovava la boutique “Da Rosy” gestita da sua madre. Quel negozio è un particolare posto in cui vengono fabbricati capi d’abbigliamento di tutti i gusti su richiesta. La stilista è Rosella Farina, Rosy, madre di Carolina Bandini, Carly. Invece il commesso è Gianni Bandini, padre di Carly. La boutique “da Rosy” è un negozio davvero accogliente e spazioso. L’entrata esterna è circondata da edera e da muri antichi, tipici degli edifici della vecchia città. Ma dentro la boutique è veramente grande e moderna. Vi sono indumenti di tutti i tipi e colori e le pareti sono dipinte col rullo in lilla. È un negozio di grande successo, poiché è unico nel suo genere a Venezia e dintorni.
«Ciao papà.» Carly gettò la sua borsa a tracolla viola di marca “Eastpack” sul banco dove solitamente si paga.
«Ciao Carly. Tutto bene a scuola?»
«Benissimo!» esclamò la ragazza con un tono eccitato, pensando al saluto di Umberto. Poi però le venne in mente il voto della versione di latino. In condizioni normali lo avrebbe tenuto nascosto, ma presa dall’entusiasmo pensando al ragazzo che le piace, se ne fregò del voto e lo disse apertamente al padre:
«Sì, beh…A parte il fatto che ho preso 3- - di latino…»
Il padre sbuffò:
«Siamo all’inizio dell’anno e tu inizi già con un 3?! Vuoi avere il debito anche quest’anno?!...3…- - per di più!»
Carly, in senso ironico, esordì:
«Sì, lo so: suona male 3 - - ; ho detto infatti alla professoressa che non mi piaceva e che avrei preferito o un 3 o un 2,5!»
Gianni le lanciò un’occhiataccia. Carly, accorgendosene, assunse un tono da santa accompagnato da una risatina:
«Sì, ma poi quando la prof ha detto che mi avrebbe messo 2,5, le ho riferito che un 3 - - era sufficiente!»
Il padre ebbe un’espressione più rassicurata, ma allo stesso tempo rassegnata. Sua figlia, mentre si avvicinava alla sedia del bancone, dove lui rimaneva seduto solitamente, aggiunse:
«E comunque non ti preoccupare: quest’anno non mi farò rimandare in nessuna materia! Non voglio più farmi fare ripetizioni da Alberto! È così noioso; non fa altro che vantarsi di essere intelligente…»
«Perché è intelligente; hai la fortuna di non dover spendere soldi per andare a ripetizioni da qualcuno, visto che hai un fratello così disponibile e studioso»
«Wtf?! Disponibile?! Tsk, siete tu e la mamma che lo costringete!»
Terminata la frase detta in modo ironico da Carly,
si sentì il solito DLING DLONG di quando qualcuno entra nella boutique. Era un bel ragazzo biondo, con i capelli a lunghezza normale, alto, dagli occhi azzurri, il quale indossava un giubbotto blu scuro e dei jeans azzurri.
«Alberto!!! È vero che sono mamma e papà che ti obbligano a darmi ripetizioni di latino e inglese?!» chiese Carly con tono deciso, rivolta al ragazzo biondo. Gianni alzò gli occhi al cielo.
«Ovvio, se no perché avrei perso la mia pazienza per farti studiare le declinazioni, che sono il programma di prima!!!» disse il ragazzo.
«Vedi papà?!»
Gianni ignorò ciò che aveva detto Carly; ormai era normale che nella loro famiglia i due fratelli maggiori discutessero sul proprio andamento scolastico. Carly non è una ragazza con molta voglia di studiare. Lei è la classica teenager a cui piace la moda, il divertimento, la vivacità,uscire con gli amici e ridere. Inoltre ha la passione per il nuoto sincronizzato, sport che pratica sin da quando ha quattro anni, grazie agli incoraggiamenti della madre, ex campionessa a riguardo. Il suo motto è: “La vita è una sola e bisogna godersela”. È nella classe 3B del liceo scientifico G. B. Benedetti, e ha quindi sedici anni. Suo fratello maggiore Alberto, invece, è l’opposto: è un ragazzo studioso, responsabile e di queste sue qualità non fa altro che lodarsi davanti agli occhi della sorella, per stuzzicarla. Infatti è anche un tantino presuntuoso. È un esperto di matematica, fisica e scienze, in particolare. Ha diciotto anni e frequenta la classe 5A nello stesso liceo di Carly. Ma i figli appartenenti alla famiglia Bandini non sono solo loro: c’è anche Alex, il terzo figlio. Alex è un ragazzo di tredici anni, che frequenta la terza media, appassionato di video game, film di fantascienza e horror. Ha i capelli mossi, biondi e i suoi occhi sono azzurri. È spiritoso e divertente, un po’ come la sorella Carly. Gianni Bandini, il padre di famiglia, ha i capelli color castano chiaro e gli occhi verdi, come quelli di Carly. È un uomo responsabile e serio; proprio come il figlio maggiore. Lavora da sempre come commesso presso la boutique “Da Rosy”. È infatti qui che ha conosciuto Rosella Farina, la madre di famiglia, la quale è la fondatrice di quel meraviglioso negozio di abiti, disegnati da lei. Lei, inoltre, allena la categoria Esordienti B del nuoto sincronizzato a Mestre, luogo in cui vi è la grande villa dei Bandini.
È una donna chiacchierona, vivace, ma allo stesso tempo esigente. Ha i capelli mossi, biondi e gli occhi azzurri. Il sesto membro della famiglia Bandini è Onda, un buffo cagnolino di razza Samoiedo dal folto pelo bianco; è stato denominato così da Carly, a causa della sua passione per l’acqua.
«Spero di non doverti fare da insegnante anche quest’anno» aveva affermato Alberto.
Carly stette per rispondergli, ma mamma Rosy irruppe nella stanza con dei fogli nella mano sinistra,attraverso una porta che conduceva al suo studio, dove progettava gli abiti.
«Carly!!! Eccoti! Vieni qui; ti mostro lo schizzo dei costumi che indosserete tu e Cristina alla gara di novembre!!!»
Carly balzò in fretta e furia dalla sedia per raggiungere la madre.
«Woooow!!! Sono davvero bellissimi mamma!!!»
«Vero? Voi dovrete solamente pensare al trucco e ai decori per la capigliatura!» sorrise Rosy.
«Perfetto!» sorrise Carly.
«Tra qualche settimana il tuo sarà pronto»
Carly osservava su un pezzo di carta uno splendido costume intero azzurro, decorato con brillanti vari e motivi marini di altre tonalità di blu.
 
Splash! Carly si era appena tuffata in acqua, nella grande piscina del comune in cui abita.
«Non sei neanche tanto in ritardo!» si compiacque Cristina, la quale era già in acqua da dieci minuti.
«Contenta? Piuttosto, mamma ha già terminato di disegnare i nostri costumi! Devi assolutamente vederli!» Carly nuotò vicino alla migliore amica.
«Non vedo l’ora!» Cristina assunse la posizione del morto in acqua. Carly andò accanto a lei rimanendo nella stessa posizione di prima.
«Sarebbe bello se Umberto mi vedesse mentre mi muovo in acqua! Noterebbe sicuramente la mia eleganza! E poi il nuoto sincronizzato è uno sport particolare: non è così diffuso come il calcio o la danza…» disse Carly, la quale non pensava ad altro fuorché ad Umberto, in particolare da quando l’aveva salutata quella mattina.
«Già…A Venezia però non ci sono piscine… O ti vede in mare o lo portiamo qui a Mestre!» scherzò Cristina.
«Non so nemmeno dove abiti…»
«Prende sempre il vaporetto con i suoi compagni…Probabilmente abita su un’isola di Venezia, come me. Però non so quale»
«Che vive su un’isola lo sapevo anch’io, ma io voglio scoprire di quale si tratta!»
«Beh, la mia non di certo»
«Un giorno o l’altro dobbiamo pedinarlo per scoprire dove abita!» affermò Carly.
«Sì, forte!» scherzò Cristina ridendo. «Ora però iniziamo ad allenarci!» continuò.
Carly annuì. Fu così che le due ragazze cominciarono il loro allenamento giornaliero, fatto di danze, piroette, forza, resistenza, ginnastica artistica e musica.
 
Casa Bandini: una villa enorme e moderna a tre piani, collocata nella cittadina di Mestre. Esternamente appare color giallo-ocra, circondata da un giardino ben tenuto, con alberi, fiori e un vialetto di pietre che conduce al cancello. Inoltre c’è anche una bella piscina sul tetto della casa! All’interno, ovviamente, vi è un garage con due auto poco utilizzate, poiché la vita dei Bandini si svolge prevalentemente a Mestre o a Venezia. Al primo piano c’è un grande ingresso che ha la funzione anche da salotto, come nelle case argentine, i cui colori prevalenti sono il giallo e l’arancione, munito di divano, televisore… Sempre in questo piano si trova la grande, allegra, gialla e arancione e accogliente cucina, uno sgabuzzino e un bagno dalle pareti arancioni. Una scala collega il primo piano al secondo, nel quale si trovano le camere da letto: in ordine, sulla parete sinistra vi è prima la camera di Alberto, ordinatissima e colma di libri, per la maggior parte scientifici; il colore dominante qui è il verde. Poi vi è la camera di Alex, disordinata, il cui colore dominante è il rosso. Subito dopo c’è il bagno color azzurro. Di fronte alla camera di Alberto, sulla parete destra, c’è la camera di Carly, disordinata, ma affascinante; il colore prevalente è il fucsia e le pareti sono tappezzate di poster di campionesse del nuoto sincronizzato. Il letto, come per la camera di Alex, è situato su un soppalco. Accanto alla camera di Carly vi è la stanza di Rosy e Gianni, prevalentemente lilla. Poi c’è anche il terzo ed ultimo piano, il preferito di Carly: qui vi è la soffitta, ma non un solaio sporco. Infatti è un’enorme stanza con il parquet, piena di oggetti sparsi dappertutto, ma ben pulita. Accanto a questo stanzone, il quale occupa la maggior parte del terzo piano, vi sono altre tre stanze: una che dà subito all’enorme balcone in cui si trova la piscina sul tetto. Un’altra, invece, è una camera da letto, grande come le stanze dei ragazzi, fatta apposta per gli ospiti; essa gode di un grande letto matrimoniale e di un armadio, ed è prevalentemente arancione. Infine, vi è un bagno color verde. Casa Bandini appare un’enorme villa che dà l’impressione che vi abiti una famiglia di ricconi.
 
Erano ormai le sei emmezza di sera. Carly si cambiò, dopo essersi fatta la doccia, in camera sua. Dopodiché scese le scale per andare in cucina, dove trovò Rosy, la quale le disse:
«Carly! Volevo giusto vedere te!»
La ragazza guardò la madre con aria interrogativa. Rosy assunse un tono serio.
«C’è una cosa di cui ti devo parlare…»
«C’è qualche problema? Riguarda i costumi per caso?»
«Oh no,no, no, niente a che vedere con quello… Devo parlarti di un’altra cosa…»
«Sì, dimmi…» Carly era piuttosto tranquilla: di solito non si lascia ingannare dalle apparenze, riguardo ai suoi famigliari.
«Sii pure rilassata: è una cosa positiva la notizia che devo darti…» sorrise Rosy.
«Bene! Allora dimmi!» esortò Carly.
Rosy si sedette su una sedia a capo tavola; Carly la imitò, sedendosi sulla sedia accanto alla madre. Rosy parlò:
«Hai presente la tua media di inglese dell’anno scorso?»
«Sì…» sbuffò Carly alzando gli occhi al cielo.
«E anche quella degli anni precedenti… E la tua grande passione per l’inglese…»
«Sì, sì…» continuò Carly senza distogliere lo sguardo dal soffitto.
«Già… Sai, l’inglese è una materia molto importante, soprattutto oggigiorno…»
Carly riprese a guardare la madre e con un’aria apparentemente spaventata esclamò:
«Non vorrai mica mandarmi ad un corso d’inglese, spero!!! Okay, è vero, stamattina ho detto che è noioso studiare con Alberto, però sai, se PROPRIO devo scegliere…»
«No,no,no stai tranquilla, niente corsi d’inglese, insegnanti privati o cose simili… Tanto sarebbero inutili con te» continuò Rosy, con un tono rassegnato. Carly fu sollevata.
«Aaaaah, meno male! Allora che c’è?»
Così dicendo, la ragazza si alzò dalla sedia per andare a prendere un bicchiere dalla credenza e una bottiglia di succo all’arancia dal frigo.
«Ecco, vedi, tu hai sempre detto che l’unico modo efficace per imparare una lingua straniera è andare all’estero…» continuò Rosy.
Carly, senza distogliere lo sguardo dal bicchiere che aveva posato sul tavolo, e mentre vi rovesciava l’aranciata dentro, disse:
«Esatto! E quindi…?»
Rosy cercò di parlare, ma la figlia, dopo aver posato la bottiglia col succo di frutta sul tavolo ed essersi seduta, la interruppe di nuovo tutta eccitata:
«Aspetta, non dirmelo!!!...Andiamo a Londra?!»
«No» rispose rassegnata Rosy.
«New York?!» domandò Carly con lo stesso tono di poco prima.
«No».
«Washington DC?!»
«No».
«Los Angeles?!»
«No».
«Uhm…Ci sono! Las Vegas?!»
«No».
«Allora…Sydney!!!»
«Uff, no…Ne hai ancora per molto?! Sai, è un po’ lungo se devi citare tutte le città in cui si parla inglese…»
«D’accordo, ti ascolto…Dammi però almeno un indizio sul posto!»
«Come vuoi…Bielorussia.»
Carly sgranò gli occhi perplessa:
«Bielorussia!?»
«Esatto.» disse divertita Rosy.
«D’accordo, io avevo 6 di geografia, ma so per certo che in Bielorussia non si parla l’inglese. Si parlano il russo, il rumeno, il polacco…»
«Appunto. Proprio per questo dovrai comunicare in inglese!»
Carly fece una smorfia.
«Ma perché dobbiamo andare in vacanza proprio in Bielorussia!? Cioè, fra tutti i posti conosciuti al mondo dove potrei parlare in inglese…» Rosy alzò gli occhi al cielo.
«Ma no Carly!!! Io non ho mai parlato di una vacanza!»
«E allora cosa?» Carly bevve il primo sorso di succo di frutta dal bicchiere.
«Non vacanza…Viaggio di intercultura!»
Carly sbatté involontariamente in modo rumoroso il bicchiere sul tavolo.
«Wtf, COOOSA?!!!»
«Il progetto di intercultura della tua scuola, quello dove avviene uno scambio fra studenti. Quest’anno è con la Bielorussia, ho sentito.»
«Sì, sì, so cos’è questo progetto, ma…Mamma!!! Perché vuoi mandarmi in Bielorussia!!! È proprio necessario?»
Rosy sospirò di nuovo rassegnata.
«Noooo, non voglio mandarti in Bielorussia… Se tu mi lasciassi finire di parlare, invece di trarre subito le conclusioni!»
Carly fu di nuovo sollevata e portò il bicchiere alle proprie labbra per bere un altro sorso d’aranciata. Mentre Carly beveva, Rosy esordì:
«Sarà una persona proveniente dalla Bielorussia a venire a stare da noi.»
A Carly andò di traverso l’aranciata nel sentire quelle parole. Posò immediatamente il bicchiere sulla tavola e, dopo qualche tossito, esclamò:
«WHAAAT??!!! Okay, mamma, adesso è arrivato il momento di dire QUELLA frase…Cioè che è tutto uno scherzo…Io rido, tu ridi, noi ridiamo e…» Carly si interruppe notando che la madre la guardava in tono serio dritto negli occhi. «Non è vero?» terminò con un finto sorriso speranzoso.
«No.» fu la risposta secca di Rosy.
«Mi sembrava un’ottima idea quella del progetto di intercultura.»
«Beh, ti sei sbagliata.»
«Avendo una persona qui in casa nostra con cui parlare in inglese tutto il tempo è sicuramente di grande aiuto. »
«Sì, ma io non ho un disperato bisogno di imparare bene l’inglese!»
«Niente lamentele! Tu devi imparare bene questa lingua! E’ un’idea eccellente! Dopotutto, noi abbiamo lo spazio e i Bandini sono molto ospitali!»
«Ma…io non voglio!» protestò Carly.
«Troppo tardi, ho già dato disponibilità alla scuola; fortuna che mancava ancora un posto e cercavano una famiglia disponibile! Sai, ho subito colto l’occasione quando l’ho saputo! E poi anche papà è d’accordo…»
«Avresti dovuto consultarmi prima di dire di essere disponibile! Perché non me lo hai detto?! Mamma, come hai potuto!» Carly era scocciata.
«Se ti avessi consultata tu avresti detto di no.»
«Già, ma come minimo avresti potuto riferirmelo dopo aver dato disponibilità alla scuola, senza aspettare qualche giorno.»
«Beh…Su questo hai ragione, però adesso non ti arrabbiare: tanto è inutile!»
Carly sbuffò e iniziò a fissare la porta della cucina, per guardare dalla parte opposta rispetto a sua madre. L’idea di ospitare qualcuno non le piaceva affatto. Rosy cercò di rassicurarla:
«Carly, non fare così… Vedrai che poi cambierai idea…Vedi, quasi sempre le cose che ci sembrano negative all’inizio, poi si rivelano positive!»
Carly continuò a fissare la porta sbuffando.
«Fidati di qualcuno che ha più esperienza di te… E poi non è una cattiva idea, dai: dev’essere divertente avere una corrispondente coetanea straniera.»
«Pff…Sì, sì… Può essere divertente, ma è proprio necessario dover ospitare?» Carly si voltò per guardare Rosy, la quale rispose:
«Certo!!! È ancora più bello, no?! La ragazza che ospiteremo si troverà benissimo da noi, e magari voi due diventerete ottime amiche!»
«E se invece fosse una ragazza antipatica? Sai che io detesto dover condividere cose con persone che non sopporto…»
«Così parti già col piede sbagliato…Questo non lo puoi ancora sapere, ma è inutile farsi le paranoie adesso.»
«Piuttosto, quanto dovrà rimanere da noi la novellina? Tre giorni? Una settimana?» domandò Carly mantenendo il tono freddo e scocciato di prima.
«No…»
«Due settimane?»
«No…»
 Carly tentò ancora:
«Un mese!? …Così tanto?!»
Rosy sospirò per l’ennesima volta, come fa di solito quando la figlia tenta di indovinare.
«Rimarrà con noi per tutto questo anno scolastico.»
Carly stupita fissò Rosy. Poi disse:
«CHE COOOOOSA?!!!»
«Fino alla fine di giugno, per la precisione; quindi anche dopo la fine della scuola.»
«Ospiteremo una ragazza bielorussa per un anno intero?!!!»
«Esatto! E andrete a scuola assieme, naturalmente!» rispose Rosy soddisfatta.
Carly presa dalla disperazione e dalla furia non sapeva più cosa dire, perciò balbettò:
«Ma…ma…Un…un…anno…in…intero…»
«Certo! Su, vedrai che troverai un’ottima amica e parlerai un inglese perfetto alla fine.» affermò Rosy sorridente, alzandosi dalla sedia per andare verso la porta. Carly continuò a fissare incredula il punto in cui poco prima c’era il volto di Rosy. Quest’ultima aggiunse voltandosi verso la figlia, sulla soglia della porta:
«Ah, comunque domani c’è l’accoglienza degli studenti della Bielorussia al liceo, alle dieci…» Così dicendo, Rosy scomparve nella sala. Carly non era affatto contenta all’idea, questo era certo.
  
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