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Autore: gwineth    26/03/2013    0 recensioni
"Il dare è una passione, quasi un vizio. La persona a cui diamo, ci diventa necessaria" questo James non lo può più negare, mentre ripercorre la sua vita con Sirius, il tempo che ha avuto per sognare la felicità.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: James Potter, Sirius Black | Coppie: James Potter/Sirius Black
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Anticamera “autrice”: questa non pretende di essere considerata una storia, è il frutto di quei vaneggiamenti del dormiveglia che quando vengono scritti sono solitamente privi di senso.. quindi l’ho mantenuta tale,  James immagina di parlare con Sirius, ripercorrendoil loro tempo insieme e rivivendolo. Ho scelto loro solo per l’intensità che entrambi questi personaggi hanno ma i nomi in realtà non sono poi così importanti.. Ringrazio in anticipo chiunque voglia leggere.
                                                                                                                                                                                                                                                                   A Fiamma

Sir,sei sempre stato tu.
 Quella che è stata un’iniziale intesa e una continua scoperta di comunione con te è diventata ormai parte costituente del mio essere. Non riuscirei ad immaginare un mondo senza di te, non riuscirei ad immaginare me senza di te. Da fuori tutti vedono in me la persona più brillante, il leader dei Malandrini, chi mi conosce meglio vede anche una persona pronta ad aiutare il prossimo nonostante tutto. Ma pochi capiscono che ci sei tu, Sirius, tu quello con la forza maggiore, tu quello che mi spingeva ad andare avanti, tu quello col potere di spronarmi o di fermarmi, tu, non il dolce Remus o il fragile Peter. Lo sapevano tutti che dove c’eri tu ci sarei stato anche io, tutti sapevano che eravamo sempre in sintonia, nessuno sapeva che per me era necessario come respirare muovermi se tu ti alzavi, un riflesso incondizionato, nessuno sapeva che il mio stato d’animo seguiva allo stesso modo il tuo. Non avrei mai potuto essere malinconico vedendoti felice, o angosciarti con i miei problemi.. anche perché non sembravano esserlo se tu eri pronto a sorridere.
Avevo una famiglia che mi amava, una famiglia che potrei definire ideale, mentre tu non l’hai mai avuta, non avevi aspettative da soddisfare, ti sei rifiutato di essere qualcuno per loro. Io non l’ho mai fatto. Io sono sempre stato il figlio che loro avrebbero voluto avere. E mi andava bene così. Finchè non ho incontrato te, con la tua profonda diversità e la tua congenita somiglianza.. due rami che si aprono da uno stesso tronco, parti distinte di una stessa unità, che crescono cercando il reciproco sostegno e riparo.
Sono grato del tempo che ho passato con te Sir, anche se mi ha distrutto perché tu, stella oscura e feroce, mi hai intrappolato nel tuo campo d’attrazione, permettendomi di scorgere solo te, e il sole a confronto non era più nulla ma capiscimi, Sir, io ero obbligato ad innamorarmi di lei, delle sue fiamme rosse e dei suoi occhi verde speranza, della sua ironia, tanto/ meno tagliente della tua, dei suoi modi alla fine così attenti e premurosi. Lei mi amava e anche io dovevo amarla, sarebbe stato giusto amarla. Mi sono sempre sentito in colpa per non essere riuscito a farlo fino in fondo.

Sono stato un bravo attore. Ma non ho mai potuto fingere con te. Come avrei potuto? Come faccio adesso che la scuola è finita a sopportare di essere strappato da te, di dormire in un letto che non sia il tuo, tra braccia troppo morbide per essere le tue. Lei ha un buon profumo, ma non è il tuo, quasi mi disgusta. Mi nausea la consistenza diversa della sua pelle. La dolcezza delle sue curve mi è intollerabile e non fa che farmi rimpiangere le tue spalle forti e asciutte. E adesso è mia moglie. Riesco a non odiarla solo perché odio di più me stesso.

Sir, ho pensato che ci fosse qualcosa di meglio della felicità.

Ho pensato che avrei potuto dare a lei qualcosa di quello che non ho potuto dare a te.

Sir, ho pensato di poter dimenticare quell’assurdo amore che sento per te.

Ho pensato male.
E ora, vedendo il nostro bambino in braccio a te, credo che tu avresti il diritto di esserne il padre più di me, perché se ancora ho avuto la forza di accogliere questa nuova creatura, è stato semplicemente in virtù tua, del tuo avermi allargato il cuore tanto da poterci far stare un altro amore.
E quando i tuoi occhi meravigliosamente grigi incontrano i miei, io mi sento finalmente a casa, so che lo sai Sir, so che sai. So che ci sono attimi in cui hai il cuore colmo d’angoscia e di rimpianto forse anche più di me. Attimi in cui sei lontano e senti una morsa allo stomaco per la mia assenza.
Sir, ti ricordi ancora che sapore ha la felicità? Ti ricordi ancora la tua voce assonnata quando mi chiamavi di notte per chiedermi di raggiungerti,spero di sì perché io, ormai, quasi non oso farlo..e ti ricordi anche che sei stato tu a insegnarmi a fingere, non avevo mai mentito davvero prima, quando mi chiedevi se stavo male, mentre qualcuna delle tue ragazze si allontanava ridacchiando nella notte,e io mi forzavo a risponderti di no, che andava tutto bene, che ero triste perché pensavo a Lily. Capivo che tu sapevi. Sapevi che l’unica cosa che avrei davvero voluto sarebbe stata urlarti contro quello che sentivo e baciarti fino a farti male, graffiandoti la pelle, per poterti far sentire anche solo per un secondo qualcosa di quello che mi divorava e mi stava consumando lentamente.
Ti ho sempre amato troppo per farlo.

Sono sempre stato troppo poco egoista per prenderti e troppo poco per perderti.

Una sola volta mi hai sussurrato piano di non piangere per te, perché eri lì e non ti avrei perso.. come se fosse stato possibile, e in realtà mi hai dato più di quanto potessi chiedere anche se io non ti ho mai davvero avuto.
E a chi mi dice che non vale la pena vivere senza amore, sinceramente ora mi viene da rispondere che forse non ha mai amato. Almeno non come ho amato io. E sinceramente se questo è amare avrei voluto poter scegliere, potermi fermare un secondo per poter dire a chi tira i fili delle nostre anime lassù che non volevo, che lasciasse proseguire la mia vita così ancora per un po’, perché il mondo prima di te era grigio ma non lo sapevo e i miei occhi ne riuscivano a coglierne le luci e le ombre accennate.
Ma Sir, forse dal momento in cui siamo nati non abbiamo avuto scelta. E a volte sembra che tutto quello che ho fatto prima di te sia servito solo a portarmi lì, all’istante in cui ho incontrato i tuoi occhi grigi, e che quell’istante abbia determinato tutto ciò che ho fatto in seguito.
E mi sforzo di trovarla una soluzione, una dannatissima soluzione.. ma più mi muovo cercando di dipanare questo groviglio più questi fili d’acciaio mi si stringono addosso soffocandomi, lacerando ancora di più la carne già ridotta brandelli del mio cuore. A volte vorrei riuscire ad odiarti, ma me lo rendi impossibile anche solo con la meraviglia del tuo esistere, col tuo capirmi meglio di chiunque altro, e perché sei l’unica cura che ho per il male che provochi.  Altre volte vorrei riuscire a dimenticarti, a cancellare tutto quanto di cosi incomprensibilmente bello abbiamo passato, ma tu non sei di quelle persone che permettono agli sforzi della mente e del tempo di cancellarle. In alcuni istanti di cui mi vergogno profondamente subito dopo vorrei che tu fossi morto, ma probabilmente sarei solo morto con te,.. quindi smetto di pensarci.
Sir. Mi manchi. Sir. Non faccio altro che ripetere il tuo nome.. sempre..a ogni battito.. e ora che sto morendo davvero, come tante volte avevo chiesto, non vorrei che succedesse.
Perché non voglio aspettare un’altra vita per poterti amare.


Una beffarda legge della vita è la seguente: non chi dà ma chi esige, è amato. Cioè, è amato chi non ama, perché chi ama dà. E si capisce: dare è un piacere più indimenticabile che ricevere; quello a cui abbiamo dato, ci diventa necessario, cioè lo amiamo.
Il dare è una passione, quasi un vizio. La persona a cui diamo, ci diventa necessaria.”

Cesare Pavese, Il mestiere di vivere
 
  
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