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Autore: MessyBun    26/03/2013    0 recensioni
un trasferimento,un taglio netto ad una vecchia vita per iniziarne una nuova. Troppe delusioni fanno diventare la ragazza più solare della terra egoista e menefreghista, Jane non ha bisogno di nessuno o almeno crede di non averne fino a che la sua vita non sarà stravolta da una serie di avvenimenti che faranno crollare tutte le sue certezze.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo uno  .
  

Ogni persona ha un proprio carattere, che viene modellato a seconda dei vari avvenimenti che si sono succeduti nella propria vita, gli avvenimenti che avevano caratterizzato la mia mi avevano portato ad essere una menefreghista d'alta qualità, che non capiva come gli esseri umani potessero basare la loro vita e tutte le loro certezze su un'altra persona; egoista? Ovviamente,chi non lo era almeno un po', l'altruismo è un'illusione creata per sperare di ricevere, di avere diritto all'aiuto di qualcuno; Io ero più che sufficiente a me stessa, non avevo bisogno di nessun altro nella mia vita.
Abitavo in un piccolo appartamento tra notting hill e kensington, ero in affitto e dividevo casa con una ragazza americana di nome Ashley con cui non avevo mai avuto nessun tipo di rapporto, le nostre conversazioni non erano mai state più lunghe di "Ciao" "Posso usare il bagno o serve a te?" e "Nel frigorifero c'è l'eco forse dovremmo andare a fare la spesa" eravamo sempre attente a non invadere l'una lo spazio dell'altra, eravamo come il giorno e la notte, lei piena di amiche solare, illusa la definivo io; io, indipendente egoista e realista.
Non avevo sempre vissuto a Londra ma appena avevo compiuto diciotto anni mi ero trasferita da Bristol, volevo allontanarmi dalla mia vecchia vita, una vita che non mi apparteneva più, una vita che vedeva una Jane illusa che qualcuno tenesse a lei, che si sentiva dipendente dai suoi amici ma soprattutto da una persona, da lui che considerava il centro del suo mondo, il suo sole; se volevo veramente ricominciare, lasciarmi alle spalle tutto quello che avevo sofferto e dare una svolta radicale alla mia vita non potevo continuare a vivere in un posto in cui ogni angolo, anche il più nascosto mi faceva riaffiorare un ricordo, così avevo tagliato la corda ed ero scappata verso il mio sogno, verso una grande metropoli nella quale mi sentivo sola ma a me andava bene così, io bastavo a me stessa.
Il campanello mi riscosse dai miei pensieri, molto probabilmente era Ashley che si era dimenticata le chiavi un'altra volta, ma il cervello agli americani gliel'avevano dato con i punti del supermercato? Mi alzai e aprii la porta, non era la mia coinquilina ma il postino che doveva fare una consegna straordinaria per Ashley, aveva in mano una rivista e una lettera, la curiosità mi divorava volevo sapere cosa c'era dentro.
"Ehm,ehm" il postino tirò due colpi di tosse, palesemente finti per catturare la mia attenzione, gli rivolsi uno sguardo annoiato "dovresti mettere una firma qui" disse porgendomi una penna, firmai velocemente e lo salutai, chiudendogli la porta praticamente in faccia, le buone maniere non facevano per me.
Fissai per cinque minuti buoni la consegna del postino poi gettai una veloce occhiata all'orologio le quattro di pomeriggio, Ashley sicuramente non sarebbe rientrata fine alle sette così presa dalla curiosità, aprii la lettera e lessi;
era una convocazione per un provino da modella per un set fotografico per una marca di cui non lessi neanche il nome, una lampadina si accese nella mia testa, stavo cercando lavoro in quel periodo, non che mi fossero mai interessati i servizi fotografici ma per guadagnare soldi potevano tornare utili, andai davanti allo specchio e mi guardai, i lunghi capelli neri cadevano lunghi fino al seno in netto contrasto con i miei occhi di ghiaccio, ero magra e abbastanza alta di certo non mi avrebbero sbattuta fuori perchè assomigliavo a una boa più che a uno stecchino, forse non ero il massimo della femminilità ma pace, avrei tentato.
Mi infilai gli anfibi, presi una giacca al volo e mi avviai verso l'indirizzo che era riportato sulla lettera.
Mentre ero per strada, misi le cuffie e feci partire la musica, riproduzione casuale. Partì paradise city dei guns, quello era il mio modo di isolarmi e di far capire al resto del mondo che volevo isolarmi, niente rumori soltanto la melodia della canzone che passava. Mi venne in mente una conversazione che avevo origliato non volendo tra Ashley e una delle sue migliaia di amiche, avevano parlato del futuro, dei loro sogni e avevo scoperto che il sogno di Ashley era proprio quello di diventare modella, che grande cavolata come si fa ad aspirare a diventare una donna che tutto quello che deve fare è camminare avanti e indietro per una passerella con dei tacchi vertiginosi? Pensando ai sogni nel cassetto, quelli che si fanno a sedici anni quando ancora l'ostacolo più grosso era raggiungere la sufficienza all'interrogazione o al compito di una materia, mi venne in mente il mio sogno in un cassetto anzi forse dovrei dire il sogno nel cassetto della vecchia Jane, la Jane che ancora poteva e voleva sognare, avevo sempre voluto diventare una fotografa, catturare ogni istante e imprimerlo sulla carta, che cosa magnifica, con una macchina fotografica puoi catturare ogni cosa che nella vita sfugge a tutti e rimane la stessa anche dopo anni, il cambiamento più grosso che può fare è sbiadirsi un po' e rovinarsi ai lati, niente di più niente di meno. Invece in quel momento ero diretta verso uno studio fotografico, così vicina e lontana allo stesso tempo dal mio sogno, a pochi metri da una macchina fotografica ma dal lato sbagliato non da quello dove volevo essere.
Presa dal mio monologo interiore, mi riscossi proprio davanti all'insegna dello studio fotografico, mi soffermai davanti all'entrata per qualche minuto e poi preso un bel respiro entrai. Stavo distruggendo il sogno di Ashley forse per sempre o forse fino alla prossima lettera che sarebbe stata recapitata al nostro appartamento, ma a me non interessava minimamente, ennesima prova di quanto fossi egoista e non rispettosa degli altri.

Appena attraversai quella porta la mia bocca assunse una forma ad 'O' era enorme e molto luminoso, una signora sulla quarantina mi guardava gentilmente da dietro un bancone, mi avvicinai a lei "Salve, sono qui per il provino per il set fotografico" le dissi un po' bruscamente, lei sempre sorridendo come se avesse una paralisi mi rispose "potresti farmi vedere la lettera che hai ricevuto, sai giusto per sicurezza" rovistai nella borsa e gliela porsi senza guardarla negli occhi, passarono pochi attimi e lei mi ridiede la lettera "siediti pure nell'atrio sei la quarta ragazza a fare il provino" riposi la lettera nella borsa e mi sedetti, non potendo ascoltare la musica tirai fuori un taccuino e iniziai a fare degli schizzi con il lapis, adoravo disegnare paesaggi, persone, vestiti, qualunque cosa, adoravo come potevo far apparire su un foglio bianco un paesaggio fino nei minimi dettagli. "Quattro? Avanti la numero quattro!" Alzai di scatto gli occhi cercando da dove provenisse la voce e appena individuai la porta aperta mi alzai e la raggiunsi. "Prego signorina,la dietro troverà una selezioni di vestiti, può abbinarli come vuole, deve creare tre differenti look e poi venire qua e mostrarceli uno alla volta" Annuii e mi diressi nella stanza accanto, feci una panoramica di tutti i vestiti e creai i tre diversi look che mi avevano richiesto, indossai il primo e tornai nella stanza dove il ragazzo che mi aveva chiamata mi aspettava, "benissimo signorina ora vada là nel mezzo che faccio qualche scatto, cerchi di essere più naturale possibile" mi sforzai di sembrare tranquilla, di immaginarmi una di quelle tipiche giornate dove passi a fare foto con le tue amiche e non pensando che dietro la macchina in realtà ci fosse un uomo sulla trentina, cinque minuti dopo mi mandò a indossare il secondo look, poi il terzo.
Terminati gli scatti mi chiesero di lasciare un recapito telefonico che mi avrebbero fatto sapere se ero stata presa o meno nei prossimi giorni.
Quando tornai a casa erano già le otto e appena aprii la porta sentii Ashley al telefono con una delle sue amiche, non sembrava triste, magari non si era accorta della cattiveria che le avevo fatto rubandole la lettera per il provino, meglio così sarebbe stata meno male lei.
Mi feci una doccia veloce e ancora con i capelli umidi andai a letto, con solo una maxi t-shirt che mi arrivava a metà coscia. La mattina dopo la sveglia mi svegliò alle nove e mezza dovevo andare al bar a lavorare ancora per questa settimana e dopo aver invocato tutti i santi mi alzai e feci colazione, quando controllai il telefono trovai un messaggio da un numero sconosciuto, lo aprii e lo lessi:
"Le comunichiamo che lei è stata selezionata per la campagna pubblicitaria di topshop, per ulteriori dettagli è pregata di passare oggi pomeriggio dallo studio dove discuterà della paga e dei giorni in cui fare il servizio, grazie mille!"
Avevano detto nei prossimi giorni non la mattina dopo, ero stupita da tanta velocità non me lo aspettavo.
Ero stata presa, incredibile ma vero, io Jane l'antifemminilità in persona avrei fatto la modella per un servizio fotografico! Non che mi piacesse più di tanto l'idea ma almeno avrei guadagnato un po' di soldi e magari avrei potuto inseguire il mio vero sogno, non avevo più sedici anni ma non c'era un età precisa per smettere di inseguire i propri sogni vero? Sorrisi, dopo tanto tempo che non succedeva, e continuando a sorridere e mi avviai verso la metro per raggiungere il bar.

-Note dell'autore.
Tutto è nato da uno strano sogno che ho fatto, poi con un po' di fantasia ho tirato fuori questo prologo, abbastanza lungo però dettagli :)
Spero che vi piaccia e che vorrete continuare a leggere e a vivere questa storia insieme a Jane.
Ok, ora scappo e mi nascondo dalla vergogna lol.
Ire :)

  
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