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Autore: Ria-chan    27/03/2013    8 recensioni
Yesung parte per il servizio di leva.
O sta, per partire.
Ma cosa cambia per Wookie?
2 anni sono lunghi.
Troppo.
[“No! No, hyung! Non iniziare! Così rovini tutto!”
“Wooookieeee!”
“Se tu mi avessi dato subito la telecamera, Hyukkie, ora non saremmo a questo punto!”
“Ma tu non sei capace di fare una ripresa decente!”
“Ma stai zitto!”
“Ehm…Ragazzi…?”
“Dammela!”
“Lascia la presa!”
“Woooooookie…”
Per quelli che sembrano essere interminabili –seppur estremamente divertenti- minuti, lo schermo del pc di RyeoWook si riempie delle immagini più inclassificabili ed indistinguibili nonché, ovviamente, dei battibecchi più ridicoli che abbia mai sentito; tutto ciò prima di rivelare un buio improvviso e poi, finalmente, una ripresa chiara, diritta e… beh, splendida.
“Ciao Wookie”]
YEWOOK
Genere: Commedia, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Donghae, Eunhyuk, Ryeowook, Yesung
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 Reduce dalle ultime notizie sulla prossima partenza di Yeyè, coinvolta come in tutta sincerità non mi è assolutamente capitato per gli altri membri che son stati via per il medesimo motivo, ho scritto questa oneshot tutta d'un fiato. 
Non so come farò senza la sua voce.
Né senza questo faccino a palloncino sulla sinistra.
TT__TT
Beh, uff, torniamo alla storia.
Come ho detto il tema è quello:
Yeyè parte e io Wookie è distrutto.
Hyuk e Hae cercano di aiutare.
In un modo tutto loro e... e niente, vi lascio alla lettura ;)


<3<3<3

For You

 

In me ci son sempre stati due pagliacci, oltre agli altri, quello che chiede soltanto di starsene dov'è e quello che s'immagina che più lontano si stia un po' meno peggio.
Samuel Beckett, Molloy, 1951

 
“Perché ora? Perché proprio adesso?”
La voce di RyeoWook è calma, calma come la risacca del mare che si ritira, lenta, scoprendo la sua terra d’oro prima di riabbattervisi sopra con tutta la sua forza ed il suo impeto.
“Perché è il momento adatto.”
Ed anche la voce di YeSung è altrettanto calma ora che da’ le spalle al minore ed è piegato verso terra, intento a sistemare gli indumenti intimi che ha appena tirato fuori dalla cassettiera accanto al letto singolo che ha occupato per anni.
”Sì,”RyeoWook lo guarda, fissa la schiena magra del compagno –lo ha notato già da molto tempo ma non ha detto nulla, non ha riferito come il maggiore sia dimagrito, troppo, come il suo corpo si sia assottigliato fin quasi a far invidia al loro Jewel Guy, ma ne è preoccupato, ovviamente, anzi, ne è distrutto- “ma perché proprio adesso.”
Ho bisogno di andare via, te l’ho già detto.Mi sembra.”
Sì, glielo ha detto, e per quante volte lo abbia fatto durante quella settimana, quelle parole continuano a fare male con la stessa forza e portata: “Ho bisogno” e “mi sembra” sono quelle, in particolare, le frasi che più lo colpiscono.
 
Perché? Perché ne ha “bisogno”?
Vuole allontanarsi da loro, perché?
E lasciarlo solo, perché?
Si rende conto di quello che sta per fare?
Si rende conto che 2 anni sono tanti, troppi, e che lui non è come Leeteuk, come HeeChul, o come KangIn: lui non sopravvivrà ad un tempo così lungo senza poter vedere il suo viso e sentire la sua splendida voce.
Forse, -anzi di certo- si corregge RyeoWook, YeSung ce la farà ma lui… lui no.
Lui perderà se stesso, e due anni sono un tempo sufficientemente lungo per perdersi al punto tale da non trovarsi più.
 
RyeoWook si morde il labbro inferiore, lo tortura con tale forza da avvertire quasi il sapore metallico del sangue sulla lingua: gli brucia quella ferita, sa che forse quel punto si gonfierà entro sera, che dovrà coprirlo con un trucco pesante, ma ciò è nulla rispetto al vuoto che lo lacera da dentro, rispetto al dolore alle mani che si accartocciano su se stesse trafiggendo la pelle con le unghie.
Forse è arrivato il momento di dirgli…
No, non è mai il momento.
Non deve e non lo sarà mai.
 
Ah! E quel “mi sembra”, c’è anche lui.
Perché deve calcarlo così?
Perché deve ricordagli dell’esistenza di quella scheggia appuntita nel cuore che lo fa sanguinare?
Perché è così… cattivo? Proprio lui, proprio lui che non lo è mai stato, che non ha mai ferito in alcun modo nessuno di loro, che  è sempre stato disponibile, … buono.
 
Perché?
 
“Non ti importa niente di noi. E’ chiaro.”
E la voce di RyeoWook prende tono, forza e profondità, come il mare che avanza nuovamente, sollevandosi, verso la sua terra.
Avrebbe voluto aggiungere un “di me”, prima che la sua furia diventi inarrestabile e colpisca il compagno. Ma lo tace. Uccide quelle due parole ingoiandole con forza.
“Lo sai che non è vero.”
E la voce di YeSung resta invece calma, proprio come la spiaggia che attende di essere flagellata dal suo amato mare.
Il ragazzo è ancora di spalle, intento a trafficare con qualcosa che viene coperto agli occhi di RyeoWook ma che, in tutta sincerità, non interessa al maknae; tutto ciò che gli importa è fermarlo e, ovviamente, farsi guardare negli occhi se ciò che l’altro sta dicendo è la verità.
“Non è quello che sembra,hyung.”
E quello “hyung” diventa la sua arma di difesa. Anzi, d’attacco.
RyeoWook sta tentando di mantenere il suo autocontrollo a dispetto del suo carattere focoso, quello di cui solo pochi, solo i suoi compagni, sono a conoscenza. Sta provando con ogni suo muscolo, ogni sua cellula ed ogni suo battito di cuore di essere maturo, affrontare la cosa con il peso della sua età e non con la tempesta di sentimenti che imperversa in lui rendendolo cieco.
Wookie per fav-“
Ma a quanto pare non gli è proprio possibile: non puoi lottare contro te stesso, non quando, la voce di chi ami, ti chiama per nome.
“Non chiamarmi così! No-non osare!”
E non è come nei film, nelle poesie o i romanzi, la lacrima che solca il suo viso non è una solitaria apparizione, ma sono innumerevoli gocce di rabbia accompagnate da mascella serrata e respiri profondi.
E non accade come nelle scene d’amore, YeSung non si volta per avanzare verso di lui, non gli afferra il viso per cancellare via la pena con le sue dita né, tanto meno, gli dice che tutto andrà bene.
Non gli dice neanche: “non piangere dai…” con quella sua impacciataggine adorabile, cosa che almeno, conoscendo il maggiore, RyeoWook si sarebbe aspettato di udire.
“Sei uno dei miei amici più stretti, RyeoWook. Pensavo tu mi avresti capito meglio di chiunque altro.”
 
Spilli.
Aghi.
Pugnali.
 
Dolore.
 
“Cosa?!”
Difesa. Attacco.
“Cosa dovrei capire?? Che vuoi andartene e lasciarci?”
“Non vado via per la guerra o per sempre. Solo per 2 anni.”
“Solo? Solo?? Ma ti senti quando parli? Solo due anni. Solo. Come credi che faremo due anni senza di te?”
“Ci siete tu e Kyu, sono certo che per le voci non sia un problema.”
“E’ tutto questo ciò a cui riesci a pensare? Non ti facevo così stronzo Kim JongWoon!”
Ancora attacco.
Un attacco che ferisce chi lo infligge più, forse, di colui che lo riceve.
 
YeSung sospira: questa volta si solleva raddrizzando la schiena benché, ancora, rimanga per qualche attimo voltato; poi si siede piano sul letto alla sua destra, facendo affondare leggermente il materasso sotto il suo peso.
La sua testa è china, gli splendidi capelli neri, lucenti, ondeggiando verso il basso scomposti e spettinati; le gambe sono leggermene divaricate, i gomiti sono poggiati sulle cosce facendovi pressioni e le mani sono unite, in preghiera quasi, al centro delle gambe, nel vuoto.
“Sono stanco.”
Gli occhi di RyeoWook si assottigliano, la sua rabbia, in un momento, scema del tutto per lasciare il posto alla tristezza:
“Di noi?”
“No.”
Ed ora, per assurdo, il dolore è anche più forte: la rabbia sfuma in fretta, la rabbia è cancellabile se rivolta verso una persona importante ma, la preoccupazione, il sentirsi colpevoli, non svaniscono mai.
Come ha potuto, proprio lui che ha lasciato il suo sguardo sul maggiore, non accorgersi di questa sua sofferenza, di questo suo essere, lentamente, cambiato?
Di questo suo essersi… spento.
E’ colpa sua.
Forse non merita di dirgli la verità.
No, non lo merita.
 
“Perché non me ne hai parlato?”
“Non volevo farti preoccupare.”
RyeoWook sospira, si avvicina al letto e si siede accanto a YeSung: vorrebbe colpirlo in testa e dirgli: “idiota! Non fare sempre tutto da solo!!” ma si limita a rimanere fermo. Ed in silenzio.
“Puoi dirmelo ora.”
“No. Non credo potrò mai farlo.”
“Non ti fidi di me?”
Ed anche questo fa male.
“Lo sai che non è questo.”
“Ahhh!! Lo sai, lo sai, lo sai. No! Non lo so!”
La sua voce si agita appena e YeSung, sorpreso, si volta verso di lui per trafiggerlo con il suo sguardo: quegli occhi sono dannatamente belli, profondi e… pieni. Pieni di qualcosa che solo chi li ha ammirati completamente, come RyeoWook, può dire. Pieni di… sentimento, di calore, di umanità. Di dolcezza, di paura di restare solo, di infantilismo, di maturità e di sensibilità. Di forza, coraggio, di creatività, eleganza e… e tante, troppe altre cose che, neanche volendo, RyeoWook potrebbe o saprebbe classificare.
“No, non lo so! Dimmi almeno perché lo fai! Potevi aspettare ancora.”
Per te.”
“Cosa?”
“Lo faccio per te.”
 
Dopo di quello, così come lentamente RyeoWook si era seduto accanto a lui, così si alza, senza guardare l’altro neanche di sfuggita, e va’ via. Fuori dalla stanza.
“Per te.”
 
Una volta che è solo, in una delle stanze vuote al piano superiore, RyeoWook sorride espirando velocemente l’aria:
“Per te.”
Ironico.
Divertente quasi.
Cos’è, una battuta?
“Per te.”
Se avesse pensato a lui avrebbe saputo che non era quello che voleva.
Se avesse pensato a lui avrebbe capito che non era pronto –e mai lo sarebbe stato- ad affrontare un mondo senza avere il suo braccio poggiato sulle sue spalle.
Se avesse pensato a lui… se avesse…
La vista si appanna.
Per un attimo è tutto limpido come visto attraverso un vetro, poi, all’improvviso, tutto diventa indistinguibile, mosso ed appannato.
Ha pianto di rabbia, dolore e stanchezza; delusione e paura, d’amore perfino ma, mai, ha creduto di poter piangere per colpa di se stesso.
E’ colpa sua se è in quella situazione.
Colpa del suo cuore debole che l’ha fatto innamorare di un amore sbagliato.
Sbagliato perché non ricambiato.
Non per altri motivi.
Sbagliato perché sporco, bugiardo.
Che non trova la forza di dichiararsi.
Non per altri motivi.
Sbagliato perché troppo intenso da poter essere cancellato. Soffocato.
Non per alcun altro motivo.
E’ colpa sua.
E si odia per questo.
YeSung?
No, lui non può odiarlo.
 
 
~*~*~*~*~*~*~*~*
 
 
Così come è stato con loro agli inizi, davanti alle telecamere: nascosto, silenzioso, tranquillo, quasi un’ombra, così è andato via per il suo servizio militare.
Eppure, al pari degli altri prima di lui, ha lasciato un vuoto incolmabile che resterà tale fino al suo ritorno.
 
Prima di partire ha salutato tutti sorridendo, con compostezza ed affetto, lasciandosi abbracciare e stritolando, a sua volta, i compagni che gli mancheranno ogni singolo giorno e momento della sua lunga lontananza.
Ha improvvisato uno dei suoi soliti balli assurdi per le telecamere, per far ridere i compagni, ed è stato seguito da ShinDong e Hyuk benché l’uno avesse le lacrime agli occhi e l’altro già lungo le guance.
Si è fatto quante più “selche” possibili, prima e dopo l’inevitabile taglio di capelli e le ha postate un po’ ovunque, rassicurando le fans ed anche, sinceramente, se stesso sul fatto che presto sarebbe tornato.
Ha lasciato il compito a RyeoWook di accudire le sue tartarughe poiché sosteneva che, se le avesse portate via da “casa”, si sarebbero sentite sole e spaventate e, RyeoWook, le ha affidate a sua volta a SungMin poiché la sua rabbia verso il “tradimento” di Yeyè non era ancora scemata.
 
Due giorni dopo, appena due, le ha riprese con sé e rimesse nella loro sua stanza, per occuparsene così come aveva promesso.
Tre giorni dopo, RyeoWook ha chiesto quando avrebbero potuto fargli la prima telefonata.
Quattro giorni dopo si è accorto di aver cucinato una colazione in più. Una di quelle che piace ad una sola persona, in particolare.
Cinque giorni dopo, si è ascoltato e rivisto tutti gli assoli, dall’esordio ad oggi, di YeSung.
Sei giorni dopo ha sistemato le cose del maggiore frugando, tra di esse, alla ricerca di qualcosa che possa alleviare il suo dolore.
Sette giorni dopo ha posto una “X” rossa sul calendario che ha comprato apposta per compiere quella semplice azione.
Otto giorni dopo ha iniziato a parlare con le creaturine di cui si sta prendendo cura.
Parla del loro padrone, ovviamente.
Nove giorni dopo ha sentito ShinDong e KangIn parlare della telefonata che gli hanno fatto.
Per tutta notte ha ripensato alla sua voce melodiosa e profonda, a quanto gli manchi e a quanto avrebbe voluto sentirla.
Per tutta la notte ha pensato a quanto codardo sia nel non aver il coraggio di telefonarlo. Sa che crollerebbe all’istante, che probabilmente confesserebbe tutto e che, tutto ciò che riuscirebbe a dire tra i singhiozzi è “torna da me”.
Dieci giorni dopo, RyeoWook si alza dal letto vuoto: non ha fame, voglia di fare nulla, non sente il desiderio di cantare, ballare o stare in compagnia.
Non sente altro che il suono dei suoi sospiri.
Non ha voglia di aprire gli occhi né di giustificarsi con gli altri sul perché stia così.
Non vuole cucinare, rispondere in modo educato né essere sbattuto in giro per il mondo quando, c’è un solo posto, che vorrebbe raggiungere.
Non ha forze, voce, né più lacrime da versare.
Dieci giorni dopo,  RyeoWook sente che nulla, più di così, potrebbe andare peggio.
Sente che si sta perdendo, inevitabilmente, o almeno finché KangIn non gli consegna una scatola.
Al suo interno vi è un foglio di carta, un paio di occhiali ed un cd.
Su ognuno vi è un post-it:
 


Alla prima, RyeoWook non può fare a meno di sorridere.
Alla seconda il suo cuore batte più forte.
Alla terza le lacrime che non credeva di poter piangere ancora, salgono da dentro.
 
Con cura afferra gli occhiali rossi e li pone sul viso, sblocca lo schermo del cellulare e, asciugatosi il viso, imitando un tenero broncio, si scatta una foto caricandola poi su Twitter:
“Mi stanno proprio bene! Penso che li terrò io!”
 
Poi apre lentamente il foglio di carta, sospira e chiude per un attimo gli occhi, prima di riaprirli e leggere:
“Mi dispiace. Non volevo ferirti o vederti piangere. Sai che non lo sopporto. Ma l’ho fatto per te, presto capirai.”
 
Ripone il messaggio nella scatola sospirando ancora, ripiegandolo con una certa fretta, quasi con… rabbia, fastidio.
Ed infine, non appena il suo spirito si è calmato, inserisce il cd nel portatile e adagia le cuffie sulle orecchie.
 
La prima immagine che vede, o meglio la prima persona che vede, è EunHyuk.
Seguito a ruota da Donghae.
Perché?
RyeoWook sbuffa.
Li guarda muovere la telecamera senza criterio, inquadrando pavimento, muro, soffitto, piedi, gambe; litigarsela passandola di mano in mano e dandosi “poco affettuosi” appellativi tra le risate soffocate.
Gli viene da sorridere, a quella vista, inutile negarlo.
E poi sente una voce:
“Ragazzi per favore! Ricomponetevi!”
Il suo cuore batte.
“Datemi quella cosa!”
Delle mani molto piccole appaiono sullo schermo.
“Ya! Sono io che devo filmare! Stai fermo DongHae!!!”
“No, io! Dammi la telecamera!”
“Tenetela ferma almeno!!”
“Sta’ zitto hyung!”
Le voci continuano per un po’, inquadrando velocemente di tutto: dagli abiti, ai visi, alle mani, a pezzi di pavimento ad altre cose che, distinguere, è difficile. Durante tutto ciò, RyeoWook ha iniziato a ridere con più intensità, trasportato dall’idiozia dei tre ed anche, soprattutto, dalla gioia di poter vedere il volto di YeSung e sentirne la voce.
“C-C-Cosa??”
“Sì hyung, sta’ zitto tu! E tu, Hyukkie, dammi quella cosa immediatamente!”
“Neanche morto!”
“Vedremo!”
Per qualche attimo lo schermo diventa buio, tanto che RyeoWook si preoccupa sinceramente ma… ma avendo visto i due, sani e salvi non molte ore prima, tira un sospiro di sollievo che si blocca in gola nel momento in cui, a rimpiazzare il buio, appare YeSung.
Il suo viso.
Splendido.
Forse troppo vicino alla telecamera.
O forse non abbastanza da poter rimpiazzare la “visione dal vivo” di cui RyeoWook ha goduto spesso.
“Wooo-ooo-kieee!! Aiutami!!!”
Il suo aegyo è decisamente… strano, eppure il minore sa che nessuno, proprio come lui, riuscirebbe a non trovarlo adorabile.
“No! No, hyung! Non iniziare! Così rovini tutto!”
“Wooookieeee!”
“Se tu mi avessi dato subito la telecamera, Hyukkie, ora non saremmo a questo punto!”
“Ma tu non sei capace di fare una ripresa decente!”
“Ma stai zitto!”
“Ehm…Ragazzi…?”
“Dammela!”
“Lascia la presa!”
“Woooooookie…”
Per quelli che sembrano essere interminabili –seppur estremamente divertenti- minuti, lo schermo del pc di RyeoWook si riempie delle immagini più inclassificabili ed indistinguibili nonché, ovviamente, dei battibecchi più ridicoli che abbia mai sentito; tutto ciò prima di rivelare un buio improvviso e poi, finalmente, una ripresa chiara, diritta e… beh, splendida.
“Ciao Wookie”
E YeSung che sventola, in modo estremamente comico e tenero, la sua mano per poi avvicinarsi allo schermo con il viso e sfoggiare una serie di “pose” serie che, dal punto di vista di RyeoWook –e di Hae e Hyuk che si avvertono ridere in sottofondo- hanno ben poco di “serio”. Poi la telecamera si gira e compaiono nuovamente Hyuk ed Hae che salutano a loro volta.
“Se le riprese verranno male prenditela con HyukJae.”
“YA! Verranno benissimo!”
“Certo certo.”
“Ragazzi…”
“Oh, sì.”
RyeoWook rivolge gli occhi al cielo seppur, ancora, con un sorriso sulle labbra che si allarga nel momento in cui appare di nuovo YeSung sullo schermo: ora è più lontano dalla videocamera, perfettamente composto e con lo sguardo più serio e profondo. Wookie ha un brivido: se non fosse una ripresa potrebbe giurare quasi che quello sguardo sia reale, sia lì, in quel momento…
“Wookie…”
Il maggiore inizia, grattandosi la nuca.
“Hyung! Non abbiamo tutto il giorno!”
“E stai zitto, DongHae!”
Cala il silenzio.
“Io…” YeSung sospira: è difficile. E non è da lui. E’… strano, quello che sta facendo e lo imbarazza anche. Ma deve farlo.
“Io… c’è qualcosa che devo dirti e ammetto che non avrei mai avuto il coraggio di farlo da vicino per cui dovrai scusarmi se lo farò così ma non vedevo altro modo per farlo e quind-“
“Hyung. Respira.”
RyeoWook sorride alla voce dolce di Donghae e, anche, al fatto che anche lui, mentre il maggiore ha parlato, non abbia preso un solo soffio d’aria.
“Quello che volevo dire…”
“Puoi farcela Sungie hyung”.
Lo prende in giro Hyuk, questa volta.
“Se la smettete di deconcentrarmi!”
Sbuffa in risposta YeSung, fissando lo sguardo su di loro e poi verso terra, stringendo le mani tra di loro, torturandole con impegno per poi sollevare il capo e sorridere sinceramente in direzione della telecamera.
Facendo fermare il cuore di RyeoWook.
“Mi dispiace di essere andato via così. Credo tu lo abbia letto già nel foglietto che ti ho lasciato e che spero tu abbia deciso di leggere.”
La sua voce questa volta è profonda e seria, tremendamente, seria.
“Ma… hey! Se stai vedendo questo devi averlo letto, no? …Suppongo di sì”
Ed ecco una delle sue espressioni terribilmente tenere, quel suo sguardo che devia verso l’alto quando è sorpreso o pensieroso e, quel suo sorriso, che timido si allarga solo ad un lato delle labbra.
“Io… devo andare via. E… anzi, potrei dire che ora sono già andato via. Perché non cambierò idea Wookie. Mi dispiace.”
 
RyeoWook blocca il video, trattenendo le lacrime e la rabbia.
Ha fatto tutto ciò solo per dirgli questo?
A che servono le sue scuse se, ancora una volta, lo sta uccidendo con crudeltà.
No, non vuole più ascoltare.
Ma… può negargli questa occasione?
 
“Mi hai chiesto perché, perché ora e perché lo stessi facendo. Le risposte sono semplici: perché ora è il momento giusto e perché lo faccio per te. Te l’ho già detto vero?”
YeSung inclina leggermente la testa di lato, deviando lo sguardo verso il nulla.
“Non mi sono mai lamentato della solitudine ma ne ho paura e, forse, il miglior modo per esorcizzarla che ho trovato è proprio quello di ritornare, alla fine, ad essere solo. Non fraintendermi, con voi non mi sono mai sentito solo. Con te, non mi sono mai sentito solo. Ed è per questo che devo andare via. Ora che sento di avere ancora la forza per allontanarmi da… te. Ora che non ho ancora superato quel filo sottile che mi separa dal bisogno alla dipendenza da… te. Ora che non ho ancora capito cosa sia ciò che provo quando ti sono vicino.
Lo faccio per te. Te l’ho detto.”
 
Ascoltare quelle parole è per RyeoWook un vero tormento, un dolore indefinibile ed anche, in qualche modo, una gioia senza pari: “…ciò che provo quando ti sono vicino.”
Perché non gliel’ha detto?
Perché non l’ha fermato?
Forse, solo forse, avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi se solo gli avesse detto quanto, da tempo, lui sia dipendente dal maggiore. Quando abbia bisogno di lui come amico, come appoggio e come…uomo.
Quanto sia… innamorato.
E, di certo, vedere la camera sussultare e sentire DongHae sussurrare: “Hey, non piangere. Sono qui.” –in direzione di Hyuk- non lo aiuta affatto.
 
“Ah! Non fatemi venire lì ragazzi!”
“Hahah no no hyung. DongHae! Allontanati!”
 
Un’altra piccola risata.
Per fortuna.
 
“Continua hyung. HyukJae ormai è preso…”
“Ya! Chi sarebbe quello “preso”?”
“Tu.”
“E tu saresti quello romantico?”
“Sì. Infatti sto zitto e non disturbo.”
“TU?? Ma se stai parlando da-“
“Ehm… ragazzi? Io avrei quasi finito, potete… resistere ancora un po’?”
“Neeee”
“Dicevo…”
YeSung si gratta la tempia con un singolo dito, lasciando scorrere lo sguardo nel vuoto alla ricerca, forse, di qualche parola d’aiuto galleggiante nell’aria.
“…a sì! Mi manchi già Wookie.”
Pausa
“Non ridete voi due!!”
La voce lamentosa e infantile.
“Anche se non sono ancora partito ma, di certo, mentre tu vedrai questo video mi mancherai come ho appena detto.”
“Comincio ad avere fame… tu no, Hyukkie?”
“Mhh… un po’. Hyung, ti manca molto?”
YeSung fa ruotare gli occhi, rassegnato.
“No, ho finito.”
“Sicuro che non manchi qualcosa?”
Lo rimbecca furbetto DongHae.
“Andiamo dai.”
Incalza Hyuk posando la telecamera tra le mani di Yeyè, inquadrandone la maglia rossa che indossa, e tirando DongHae per un braccio.
 
Per qualche attimo ancora, il rosso della stoffa illumina lo schermo del pc di RyeoWook, almeno finché non riappare il volto di YeSung inquadrato da vicino.
“Scusami Wookie, quei due sono impossibili. Ci penserai tu a tenerli a bada ora che sarò via? Oh! Forse è meglio che chieda a Siwonnie. No, pessima idea. Pensaci tu che è meglio, anche se so che adori vederli insieme. Aish…”
Sospiro.
Sorriso.
Espressione triste.
“Wookie, mi-mi dispiace davvero. Non mi piace e-essere solo.”
Gli occhi profondi leggermente annacquati, lo guardo non diretto alla telecamera.
“No-non mi piace stare lontano da te. Ma… so che devo farlo. Non voglio deluderti come amico né come hyung. Non voglio rischiare di perdere il nostro rapporto per sentimenti a cui non so dare nome. Non- non voglio… ho paura. Mi dispiace Wookie. Lo faccio per te, per poter essere sincero con te quando ti parlerò a cuore aperto… Ma-ma tu aspettami se puoi…”
Ancora un sorriso timido.
“Quando tornerò sono certo che mi sarà tutto più chiaro e, allora, potrò dirti davvero cosa sento. Preparati.”
Un sorriso più sicuro.
“Beh allora ciaooo.”
Un sorriso sincero, largo e tante facce buffe.
“Saranghae RyeoWookie.”
 
Undicigiorni dopo la partenza di YeSung, RyeoWook si sveglia seduto a terra, sul parquet della sua stanza, poggiato con la schiena al letto e con, davanti, ancora un pc acceso ed una buffa espressione fatta dall’uomo che l’ha lasciato solo.
Con la promessa di tornare.
Presto.
Undici giorni dopo, RyeoWook ha recuperato tutte le sue forze e la sua energia.
Undici giorni dopo, appena undici giorni dopo, RyeoWook afferra il cellulare e digita velocemente un numero di telefono.
Attende paziente.
Elettrizzato.
“Yeob-“
“Yeyè!!!”
“Wo-Wookie?”
“Come stai? Come va lì? Ti manchiamo? Stai mangiando? Hai cantato per i tuoi nuovi amici? Mi-mi manchi.”
“Wo wo wo! Wookie! Una domanda per volta!”
La sua risata è cristallina.
Il volto di RyeoWook è rosso.
“Mi manchi anche tu.”
Silenzio.
“Questo non risponde alle altre domande!”
Un lamento buffo ed un tentativo di aegyo: “Non era quello che volevi sapere prima di tutto?”
RyeoWook arrossisce ancora di più.
“N-ne”sussurra appena “ma ora dimmi il resto!”
“Mi stai aspettando?”
“C-cosa?”
“Woo-oookie!!”
“Aishh. Da quando hai imparato a lamentarti come Donghae hyung, hyung?”
Silenzio.
“Comunque sì…”
“Mh?”
“Ho detto sì! Aspetto… so-solo te.”
“Grazie Wookie.”
“Sbrigati a tornare.”
“Prima che tu possa imparare a tenere a bada la EunHae e soffiarmi il posto!”
RyeoWook ride.
Anche YeSung ride.
“Io imparo in fretta!”
“Vedreeeeeemo.”
“Saranghae Jong-Woon.”
 
Dopo dodici giorni dalla partenza di Yeyè, il mondo di RyeoWook è nuovamente a colori.
L’attesa non lo spaventa se, alla fine di essa, potrà avere ciò che ha sempre sognato.
Ha atteso per anni, certo due in più non saranno un problema…
 
RyeoWook afferra il cellulare e si fa una nuova foto: indossa occhiali lilla in tono con i capelli di un viola porpora brillante.

“Penso che terrò anche questi”

I commenti che gli arrivano sono tanti ma, uno in particolare, cattura il suo sguardo e lo fa sorridere:

“Ya! Wookieeee!!! Smettila di rubarti tutta la mia collezione! Quando torno me la paaaaaaaghi!!!”

 

Ci sono molti modi di arrivare, il migliore è di non partire.
Ennio Flaiano, D'ont forget, 1967/72 (postumo, 1976)

   
 
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