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Autore: Karmilla    27/03/2013    2 recensioni
Due uomini, nemici per natura, che diventano inspiegabilmente l'uno il sostegno dell'altro. Cosa li lega? Una strada solitaria, una notte come tante e un incontro fortuito che cambia il loro destino. Per sempre.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Kaien Cross
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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IlPrimoIncontro

Quest'uomo prima o poi diventerà un misero spettatore degli eventi a venire, proprio come me.”

So che questa frase ti ha ferito, amico mio, ma averti rivisto oggi, dopo cinquant'anni, mi ha fatto tornare in mente il nostro primo incontro.

Ti osservo dalla finestra, nascosto dietro la tenda, mentre ti allontani assorto, pensieroso, direi addirittura triste se non fossi certo del fatto che questo sentimento raramente ti è appartenuto.

So a cosa, o meglio, a chi, stai pensando.

Aver visto tua figlia mentre sguainava Artemis al mio cospetto, accompagnando quel gesto con quelle parole dure ti ha toccato profondamente perché hai paura, e lo capisco. Hai paura di rivivere tutto un'altra volta, hai paura di perdere sua figlia, oltre ad aver perso lei e hai paura perché, proprio come allora, sai che non puoi fare nulla per evitare la tragedia che in questo momento si sta compiendo davanti ai nostri occhi.

Eppure, se tutto questo fosse successo tanto tempo fa, saresti rimasto del tutto indifferente ad un sangue puro che vuole uccidere altri sangue puro. Eri così diverso allora, te lo ricordi, Kaien?

E' successo quasi un secolo fa tuttavia sembra solo ieri; sarà per il fatto che ho dormito cinquant'anni, sarà che il nostro aspetto è ancora identico a quello che avevamo allora, ma io stesso faccio fatica a credere che sia passato così tanto tempo.

Ricordo tutto di quella sera.

Una sera come tante, una strada come tante, e tu eri là, con quell'atteggiamento fiero e sicuro che ti ha reso così famoso. Il Vampiro senza Zanne, l'hunter invincibile, la leggenda vivente, ecco chi eri.

Nei tuoi occhi c'era freddezza, gelo, una naturale indifferenza verso la vita che spaventava chiunque avesse a che fare con te.

Eri solo e ne andavi fiero, o almeno questo era quello che lasciavi trasparire.

Era semplicemente una maschera, io lo avevo capito, una maschera che avevi scelto di indossare per nascondere il dolore che questa solitudine ti provocava dentro, per non far vedere che soffrivi, che odiavi la tua stessa natura: l'ho capito perché era lo stesso dolore che sentivo io.

Perché sono nato? Perché sono nato così?

Io me lo sono chiesto innumerevoli volte e, sono certo, anche tu. Siamo nati nemici per natura, ma per destino, o forse ironia, siamo diventati due amici inseparabili; eppure quella sera nulla lasciava presagire il corso che avrebbero preso gli eventi.

Camminavo per strada e ho incontrato te.

Mi hai guardato con i tuoi occhi taglienti, così penetranti e severi benché nascosti in parte dai capelli, che all'epoca portavi sciolti e che ti conferivano una particolare aura da guerriero.

“Cedi il passo, vampiro.”

Sono state queste le tue prime parole. Risi alla tua insolenza, l'intento di provocarmi era palese.

“Trovo molto scortese da parte tua rivolgerti così ad una persona che sta solo passeggiando, Kaien Cross”.

Hai sorriso, sicuro del fatto che avrei raccolto la provocazione.

“Un vampiro sangue puro che se ne va a passeggio per una strada solitaria? Non vorrai farmi credere che avevi solo bisogno di una boccata d'aria? Devi avere per forza un secondo fine, un obiettivo..."

Il tuo tono diventava sempre più sprezzante, ma quella sera avevo voglia di divertirmi un po', così decisi di stare al tuo gioco.

“E allora dimmi tu cosa sto facendo, hunter, tanto lo sappiamo entrambi che la tua supposizione sarà sicuramente quella giusta”.

Vidi la tua mano spostarsi lentamente verso l'elsa della katana che tenevi nascosta sotto l'ampio e scuro soprabito, mentre contemporaneamente spostavi le gambe e ti mettevi in posizione di attacco.

“Io direi che sei uscito per andare a cena, vampiro.”

La tua accusa era diretta, non lasciava spazio a fraintendimenti. E come darti torto, tra l'altro? Quello era ciò che faceva gran parte dei vampiri dato che era risaputo che molti uscissero per procurarsi sangue umano.

Tu non potevi sapere quanto io fossi diverso da loro, non ne avevi idea. Per un breve istante mi fu sorprendentemente chiaro il fatto che non ti interessava saperlo, e questo mi fece temere per la mia vita. Mi resi conto di essere di fronte all'unica persona in grado di mettere fine ai miei giorni e l'idea di portare avanti questo screzio fino al punto di darti una fondata ragione per attaccarmi mi accarezzò e mi sembrò così allettante da non poter resistere.

Avevo davanti a me la possibilità di mettere fine a tutto, di sparire per sempre, di cancellare questa mia vita inutile e complicata come se non fosse mai esistita; ero uno scherzo della natura e la mia morte non avrebbe fatto altro che ristabilire il giusto ordine.

Ero tentato, irresistibilmente allettato.

“Sì, sto andando a far visita alla mia preda. Ti va di accompagnarmi, hunter?”

Non so da dove mi venne tutto quell'ardire, c'era la concreta possibilità che tu fraintendessi le mie parole, ma non l'hai fatto, anzi, la mia domanda ti spiazzò al punto da farti lasciare la presa sull'elsa e guardarmi in silenzio, con una muta domanda sospesa tra di noi: “Perché? Cosa vuoi che io veda?”

“Non mi credi, Cross?” ti chiesi spavaldo.

“Mi reputi così stupido? Non sei sulla lista, sai perfettamente che non posso farti niente, anche se lo vorrei con tutto me stesso. Perché mi chiedi di accompagnarti? Vuoi una valida ragione per farti ridurre in polvere?”

La tua domanda tradiva nervosismo. Non capivi a cosa stessi mirando e io mi divertivo a provocarti.

“Tu seguimi, e capirai...forse...capirai”.

La verità, Kaien, è che io avevo scorto una fiamma nel tuo sguardo, la fiamma della disperazione, la fiamma che rivelava un fuoco che ti stava divorando dall'interno e l'ho riconosciuto perché era lo stesso fuoco che stava divorando anche me.

Combattevi per rabbia, non per convinzione. Non odiavi i vampiri, odiavi la tua condizione e incolpare la mia razza ti dava quello stimolo necessario per continuare a vivere, per alzarti ogni giorno e portare a termine le tue missioni.

Eravamo così simili, Kaien, ma ancora non lo sapevi.

Camminammo in silenzio per diverso tempo, ricordi? Poi giungemmo al cancello di una vecchia casa in periferia.

“Hai intenzione di entrare e dissanguare gli abitanti di questa casa, Isaya?”, chiedesti con sarcasmo prima di bloccarti all'improvviso. Qualcosa di me, in quel momento, ti impedì di andare avanti.

Io piangevo.

In silenzio, come facevo sempre ogni sera, piangevo davanti a quel cancello, osservando le ombre che si muovevano dietro ai vetri di quelle stanze.

E senza che tu mi chiedessi nulla, ti raccontai la mia storia.

“Qui abita una persona a me molto cara.” ti confessai.

Un vecchio si affacciò e mi guardò. Rimase a fissarmi per lungo tempo finché una bambina di circa dieci anni lo chiamò:

“Cosa fai lì impalato alla finestra, nonno? Ritorniamo dentro, voglio giocare ancora!”

E il vecchio annuì sorridendole, le scompigliò i capelli e rientrò, dopo avermi guardato ancora una volta.

“Quel vecchio è mio figlio” dissi semplicemente.

Ricordo la tua espressione di quel momento. Ti sei voltato di scatto e mi hai guardato con gli occhi sbarrati, indeciso se credermi o meno, ma sono certo di aver visto del puro sconcerto nel tuo sguardo.

“Vengo qui tutte le sere e lo guardo da lontano. Mia moglie si è sacrificata addormentando la natura vampiresca di nostro figlio quando lui era solo un bambino, per tanto lui è vissuto come un essere umano, e continuerà a farlo fino al giorno in cui morirà”.

Il tuo sguardo si sgranò ulteriormente, forse iniziavi a capire.

“E quella bambina è la mia pronipote, la figlia di sua figlia, la bimba di mia nipote. Hai visto, Kaien? Io ho una famiglia mortale, una famiglia che non sa nulla della mia esistenza, una famiglia che amo con tutto me stesso e che non posso avvicinare.

Loro moriranno, un giorno, io no. Vengo qui ogni notte, li guardo vivere una vita della quale non farò mai parte e che giorno dopo giorno segna lo scorrere del tempo sui loro visi e sui loro corpi.

Invecchieranno, io no. Mio figlio era un bambino, l'ho tenuto in braccio, l'ho cullato, accarezzato, ed ora è un vecchio, mentre io continuo ad avere lo stesso aspetto di allora.”

Sei rimasto in silenzio senza proferire parola per un tempo che mi è sembrato infinito, sentivo solo il battito forsennato del tuo cuore. Sono un vampiro, Kaien, non potevo non sentirlo.

“Capisci, Kaien? La mia vita non ha senso, io rimarrò qui, con lo stesso aspetto di sempre mentre tutte le persone a me care se ne andranno una alla volta. Ho perso mia moglie, mio figlio se ne andrà tra poco, ed io, cosa dovrei fare? Guardare tutta la futura generazione giorno dopo giorno, come ho fatto negli ultimi settant'anni? Sto trascorrendo la mia vita così, come un misero spettatore. Io, creatura immortale, sono diventato il testimone dell'effimera vita degli esseri umani e del dolore di essere obbligato a vivere con la consapevolezza di non poter morire mai.”

Non avevo mai parlato così con nessuno, ma quella sera, in quel vicolo, avevo capito che anche tu avevi dentro la mia stessa rabbia.

“Io e te rimarremo sempre così, Kaien. Anche se non dovessimo vederci per cento anni, nel momento in cui ci incontreremo di nuovo avremo ancora questo aspetto, e saremo ancora soli. Tu riesci a sopportarlo, hunter? Io no...”

Hai sorriso, hai abbassato la testa e ti sei appoggiato al cancello.

“Ho dovuto dire addio alla mia famiglia nel peggiore dei modi.” cominciasti a dire.

“Quando mi sono reso conto che non sarei mai cambiato, ho deciso di fingere un incidente e sono sparito. Ho passato anni ad osservarli da lontano, maledicendo questa mia natura che mi impediva di stare con l'unico affetto che avevo. Era servito a questo sopravvivere al mio gemello? Me lo sono chiesto innumerevoli volte e non ho mai trovato una risposta. So solo che ho maledetto il mio destino, e chi ha dato origine a questo inferno: voi, i sangue puro.”

Sorrisi perché avevi ragione, è stato uno di noi a dare origine a tutto questo, tutto sommato il tuo rancore era comprensibile. E' stato in quel momento che ho pensato che anche tu saresti diventato uno spettatore degli eventi, incapace di mutare una realtà troppo pesante da sopportare.

Non ci siamo detti altro, siamo rimasti davanti a quel cancello finché tutte le luci della casa non si sono spente. Solo allora ti sei voltato verso di me e mi hai chiesto di andare via:

“Ormai dormono tutti, Isaya, è inutile restare qui per questa notte. Passeremo domani.”

“Passeremo?” ti chiesi. “Vuoi dire che domani verrai qui con me?”

Ero incredulo io, questa volta.

“Beh, non vorrai che lasci un vecchio vampiro sentimentale in balia delle sue emozioni. Chi mi assicura che non ti precipiterai dentro chiedendo di giocare con quella bimba? Non mi fido dei vampiri, specialmente di un sangue puro rammollito che piange come una femminuccia...”

Sorridevi, mentre mi parlavi così, e non potei fare a meno di sorridere a mia volta.

Avevo trovato un amico, qualcuno che comprendeva il mio stesso senso di vuoto perché lo viveva in prima persona.

Per la prima volta in vita mia non mi ero sentito più così solo, e neanche tu, ne sono certo.

Ora è il mio turno, Kaien. Ti sosterrò io, questa volta, perché so perfettamente cosa stai passando, riconosco il dolore di un padre. Hai paura di perdere Yuuki e ti senti in colpa anche verso Juuri perché pensi di non aver mantenuto fede alla promessa che le hai fatto. E' comprensibile, mi sentivo anche io così, ma permettimi di dire che sbagli, così come sbagliavo io. I figli non sono una nostra proprietà, noi possiamo solo dare dei consigli e mostrare loro un percorso da seguire, dopodiché dobbiamo rassegnarci a vegliarli ed essere pronti a raccoglierli se cadono. Hai fatto un ottimo lavoro con Yuuki, sei stato un padre perfetto e Juuri ne sarebbe fiera. La tua bambina è diventata una ragazza forte e decisa, sta lottando per ciò che crede giusto e vedrai che sarà in grado di gestire tutto questo.

Mi hai accusato di essere una femminuccia, e invece quello che si è trasformato in un uomo sdolcinato e sentimentale sei tu.

Ma questo sfortunatamente non è il momento di lasciarsi andare al sentimentalismo.

Ora siamo costretti ad essere dei miseri osservatori, non possiamo fare nulla se non stare in attesa e sperare che tutto si risolva nel migliore dei modi e che questa nuova guerra tra sangue puro non porti all'esito che temi, anche se non ne hai fatto parola.

Torna quando vuoi, Kaien, e guardiamo insieme lo scorrere degli eventi, in silenzio, l'uno vicino all'altro, come accadde quella notte di tanti anni fa.

   
 
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