Due uomini, nemici per natura, che diventano inspiegabilmente l'uno il sostegno dell'altro. Cosa li lega? Una strada solitaria, una notte come tante e un incontro fortuito che cambia il loro destino. Per sempre.
“Quest'uomo prima o poi diventerà
un misero spettatore degli eventi a venire, proprio come me.”
So che questa frase ti ha ferito, amico
mio, ma averti rivisto oggi, dopo cinquant'anni, mi ha fatto tornare
in mente il nostro primo incontro.
Ti osservo dalla finestra, nascosto
dietro la tenda, mentre ti allontani assorto, pensieroso, direi
addirittura triste se non fossi certo del fatto che questo sentimento
raramente ti è appartenuto.
So a cosa, o meglio, a chi, stai
pensando.
Aver visto tua figlia mentre sguainava
Artemis al mio cospetto, accompagnando quel gesto con quelle parole
dure ti ha toccato profondamente perché hai paura, e lo capisco. Hai
paura di rivivere tutto un'altra volta, hai paura di perdere sua
figlia, oltre ad aver perso lei e hai paura perché, proprio come
allora, sai che non puoi fare nulla per evitare la tragedia che in
questo momento si sta compiendo davanti ai nostri occhi.
Eppure, se tutto questo fosse successo
tanto tempo fa, saresti rimasto del tutto indifferente ad un sangue
puro che vuole uccidere altri sangue puro. Eri così diverso allora,
te lo ricordi, Kaien?
E' successo quasi un secolo fa tuttavia
sembra solo ieri; sarà per il fatto che ho dormito cinquant'anni,
sarà che il nostro aspetto è ancora identico a quello che avevamo
allora, ma io stesso faccio fatica a credere che sia passato così
tanto tempo.
Ricordo tutto di quella sera.
Una sera come tante, una strada come
tante, e tu eri là, con quell'atteggiamento fiero e sicuro che ti ha
reso così famoso. Il Vampiro senza Zanne, l'hunter invincibile, la
leggenda vivente, ecco chi eri.
Nei tuoi occhi c'era freddezza, gelo,
una naturale indifferenza verso la vita che spaventava chiunque
avesse a che fare con te.
Eri solo e ne andavi fiero, o almeno
questo era quello che lasciavi trasparire.
Era semplicemente una maschera, io lo
avevo capito, una maschera che avevi scelto di indossare per
nascondere il dolore che questa solitudine ti provocava dentro, per
non far vedere che soffrivi, che odiavi la tua stessa natura: l'ho
capito perché era lo stesso dolore che sentivo io.
Perché sono nato? Perché sono nato
così?
Io me lo sono chiesto innumerevoli
volte e, sono certo, anche tu. Siamo nati nemici per natura, ma per
destino, o forse ironia, siamo diventati due amici inseparabili;
eppure quella sera nulla lasciava presagire il corso che avrebbero
preso gli eventi.
Camminavo per strada e ho incontrato
te.
Mi hai guardato con i tuoi occhi
taglienti, così penetranti e severi benché nascosti in parte dai
capelli, che all'epoca portavi sciolti e che ti conferivano una
particolare aura da guerriero.
“Cedi il passo, vampiro.”
Sono state queste le tue prime parole.
Risi alla tua insolenza, l'intento di provocarmi era palese.
“Trovo molto scortese da parte tua
rivolgerti così ad una persona che sta solo passeggiando, Kaien
Cross”.
Hai sorriso, sicuro del fatto che avrei
raccolto la provocazione.
“Un vampiro sangue puro che se ne va
a passeggio per una strada solitaria? Non vorrai farmi credere che
avevi solo bisogno di una boccata d'aria? Devi avere per forza un
secondo fine, un obiettivo..."
Il tuo tono diventava sempre più
sprezzante, ma quella sera avevo voglia di divertirmi un po', così
decisi di stare al tuo gioco.
“E allora dimmi tu cosa sto facendo,
hunter, tanto lo sappiamo entrambi che la tua supposizione sarà
sicuramente quella giusta”.
Vidi la tua mano spostarsi lentamente
verso l'elsa della katana che tenevi nascosta sotto l'ampio e scuro
soprabito, mentre contemporaneamente spostavi le gambe e ti mettevi
in posizione di attacco.
“Io direi che sei uscito per andare a
cena, vampiro.”
La tua accusa era diretta, non lasciava
spazio a fraintendimenti. E come darti torto, tra l'altro? Quello era
ciò che faceva gran parte dei vampiri dato che era risaputo che
molti uscissero per procurarsi sangue umano.
Tu non potevi sapere quanto io fossi
diverso da loro, non ne avevi idea. Per un breve istante mi fu
sorprendentemente chiaro il fatto che non ti interessava saperlo, e
questo mi fece temere per la mia vita. Mi resi conto di essere di
fronte all'unica persona in grado di mettere fine ai miei giorni e
l'idea di portare avanti questo screzio fino al punto di darti una
fondata ragione per attaccarmi mi accarezzò e mi sembrò così
allettante da non poter resistere.
Avevo davanti a me la possibilità di
mettere fine a tutto, di sparire per sempre, di cancellare questa mia
vita inutile e complicata come se non fosse mai esistita; ero uno
scherzo della natura e la mia morte non avrebbe fatto altro che
ristabilire il giusto ordine.
Ero tentato, irresistibilmente
allettato.
“Sì, sto andando a far visita alla
mia preda. Ti va di accompagnarmi, hunter?”
Non so da dove mi venne tutto
quell'ardire, c'era la concreta possibilità che tu fraintendessi le
mie parole, ma non l'hai fatto, anzi, la mia domanda ti spiazzò al
punto da farti lasciare la presa sull'elsa e guardarmi in silenzio,
con una muta domanda sospesa tra di noi: “Perché? Cosa vuoi che io
veda?”
“Non mi credi, Cross?” ti chiesi
spavaldo.
“Mi reputi così stupido? Non sei
sulla lista, sai perfettamente che non posso farti niente, anche se
lo vorrei con tutto me stesso. Perché mi chiedi di accompagnarti?
Vuoi una valida ragione per farti ridurre in polvere?”
La tua domanda tradiva nervosismo. Non
capivi a cosa stessi mirando e io mi divertivo a provocarti.
“Tu seguimi, e
capirai...forse...capirai”.
La verità, Kaien, è che io avevo
scorto una fiamma nel tuo sguardo, la fiamma della disperazione, la
fiamma che rivelava un fuoco che ti stava divorando dall'interno e
l'ho riconosciuto perché era lo stesso fuoco che stava divorando
anche me.
Combattevi per rabbia, non per
convinzione. Non odiavi i vampiri, odiavi la tua condizione e
incolpare la mia razza ti dava quello stimolo necessario per
continuare a vivere, per alzarti ogni giorno e portare a termine le
tue missioni.
Eravamo così simili, Kaien, ma ancora
non lo sapevi.
Camminammo in silenzio per diverso
tempo, ricordi? Poi giungemmo al cancello di una vecchia casa in
periferia.
“Hai intenzione di entrare e
dissanguare gli abitanti di questa casa, Isaya?”, chiedesti con
sarcasmo prima di bloccarti all'improvviso. Qualcosa di me, in quel
momento, ti impedì di andare avanti.
Io piangevo.
In silenzio, come facevo sempre ogni
sera, piangevo davanti a quel cancello, osservando le ombre che si
muovevano dietro ai vetri di quelle stanze.
E senza che tu mi chiedessi nulla, ti
raccontai la mia storia.
“Qui abita una persona a me molto
cara.” ti confessai.
Un vecchio si affacciò e mi guardò.
Rimase a fissarmi per lungo tempo finché una bambina di circa dieci
anni lo chiamò:
“Cosa fai lì impalato alla finestra,
nonno? Ritorniamo dentro, voglio giocare ancora!”
E il vecchio annuì sorridendole, le
scompigliò i capelli e rientrò, dopo avermi guardato ancora una
volta.
“Quel vecchio è mio figlio” dissi
semplicemente.
Ricordo la tua espressione di quel
momento. Ti sei voltato di scatto e mi hai guardato con gli occhi
sbarrati, indeciso se credermi o meno, ma sono certo di aver visto
del puro sconcerto nel tuo sguardo.
“Vengo qui tutte le sere e lo guardo
da lontano. Mia moglie si è sacrificata addormentando la natura
vampiresca di nostro figlio quando lui era solo un bambino, per tanto
lui è vissuto come un essere umano, e continuerà a farlo fino al
giorno in cui morirà”.
Il tuo sguardo si sgranò
ulteriormente, forse iniziavi a capire.
“E quella bambina è la mia
pronipote, la figlia di sua figlia, la bimba di mia nipote. Hai
visto, Kaien? Io ho una famiglia mortale, una famiglia che non sa
nulla della mia esistenza, una famiglia che amo con tutto me stesso e
che non posso avvicinare.
Loro moriranno, un giorno, io no. Vengo
qui ogni notte, li guardo vivere una vita della quale non farò mai
parte e che giorno dopo giorno segna lo scorrere del tempo sui loro
visi e sui loro corpi.
Invecchieranno, io no. Mio figlio era
un bambino, l'ho tenuto in braccio, l'ho cullato, accarezzato, ed ora
è un vecchio, mentre io continuo ad avere lo stesso aspetto di
allora.”
Sei rimasto in silenzio senza proferire
parola per un tempo che mi è sembrato infinito, sentivo solo il
battito forsennato del tuo cuore. Sono un vampiro, Kaien, non potevo
non sentirlo.
“Capisci, Kaien? La mia vita non ha
senso, io rimarrò qui, con lo stesso aspetto di sempre mentre tutte
le persone a me care se ne andranno una alla volta. Ho perso mia
moglie, mio figlio se ne andrà tra poco, ed io, cosa dovrei fare?
Guardare tutta la futura generazione giorno dopo giorno, come ho
fatto negli ultimi settant'anni? Sto trascorrendo la mia vita così,
come un misero spettatore. Io, creatura immortale, sono diventato il
testimone dell'effimera vita degli esseri umani e del dolore di
essere obbligato a vivere con la consapevolezza di non poter morire
mai.”
Non avevo mai parlato così con
nessuno, ma quella sera, in quel vicolo, avevo capito che anche tu
avevi dentro la mia stessa rabbia.
“Io e te rimarremo sempre così,
Kaien. Anche se non dovessimo vederci per cento anni, nel momento in
cui ci incontreremo di nuovo avremo ancora questo aspetto, e saremo
ancora soli. Tu riesci a sopportarlo, hunter? Io no...”
Hai sorriso, hai abbassato la testa e
ti sei appoggiato al cancello.
“Ho dovuto dire addio alla mia
famiglia nel peggiore dei modi.” cominciasti a dire.
“Quando mi sono reso conto che non
sarei mai cambiato, ho deciso di fingere un incidente e sono sparito.
Ho passato anni ad osservarli da lontano, maledicendo questa mia
natura che mi impediva di stare con l'unico affetto che avevo. Era
servito a questo sopravvivere al mio gemello? Me lo sono chiesto
innumerevoli volte e non ho mai trovato una risposta. So solo che ho
maledetto il mio destino, e chi ha dato origine a questo inferno:
voi, i sangue puro.”
Sorrisi perché avevi ragione, è stato
uno di noi a dare origine a tutto questo, tutto sommato il tuo
rancore era comprensibile. E' stato in quel momento che ho pensato
che anche tu saresti diventato uno spettatore degli eventi, incapace
di mutare una realtà troppo pesante da sopportare.
Non ci siamo detti altro, siamo rimasti
davanti a quel cancello finché tutte le luci della casa non si sono
spente. Solo allora ti sei voltato verso di me e mi hai chiesto di
andare via:
“Ormai dormono tutti, Isaya, è
inutile restare qui per questa notte. Passeremo domani.”
“Passeremo?” ti chiesi. “Vuoi
dire che domani verrai qui con me?”
Ero incredulo io, questa volta.
“Beh, non vorrai che lasci un vecchio
vampiro sentimentale in balia delle sue emozioni. Chi mi assicura che
non ti precipiterai dentro chiedendo di giocare con quella bimba? Non
mi fido dei vampiri, specialmente di un sangue puro rammollito che
piange come una femminuccia...”
Sorridevi, mentre mi parlavi così, e
non potei fare a meno di sorridere a mia volta.
Avevo trovato un amico, qualcuno che
comprendeva il mio stesso senso di vuoto perché lo viveva in prima
persona.
Per la prima volta in vita mia non mi
ero sentito più così solo, e neanche tu, ne sono certo.
Ora è il mio turno, Kaien. Ti sosterrò
io, questa volta, perché so perfettamente cosa stai passando,
riconosco il dolore di un padre. Hai paura di perdere Yuuki e ti
senti in colpa anche verso Juuri perché pensi di non aver mantenuto
fede alla promessa che le hai fatto. E' comprensibile, mi sentivo
anche io così, ma permettimi di dire che sbagli, così come
sbagliavo io. I figli non sono una nostra proprietà, noi possiamo
solo dare dei consigli e mostrare loro un percorso da seguire,
dopodiché dobbiamo rassegnarci a vegliarli ed essere pronti a
raccoglierli se cadono. Hai fatto un ottimo lavoro con Yuuki, sei
stato un padre perfetto e Juuri ne sarebbe fiera. La tua bambina è
diventata una ragazza forte e decisa, sta lottando per ciò che crede
giusto e vedrai che sarà in grado di gestire tutto questo.
Mi hai accusato di essere una
femminuccia, e invece quello che si è trasformato in un uomo
sdolcinato e sentimentale sei tu.
Ma questo sfortunatamente non è il
momento di lasciarsi andare al sentimentalismo.
Ora siamo costretti ad essere dei
miseri osservatori, non possiamo fare nulla se non stare in attesa e
sperare che tutto si risolva nel migliore dei modi e che questa nuova
guerra tra sangue puro non porti all'esito che temi, anche se non ne
hai fatto parola.
Torna quando vuoi, Kaien, e guardiamo
insieme lo scorrere degli eventi, in silenzio, l'uno vicino
all'altro, come accadde quella notte di tanti anni fa.