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Autore: Engy_1    27/03/2013    0 recensioni
Il destino può cambiare in un attimo, senza rendercene conto. La propria esistenza prende una nuova piega, e comprendiamo che qualsiasi cosa non possiamo negare i sentimenti che nascono: l'amore, l'amicizia, la fiducia.
Non c'è una trama vera e propria. Sarà una sorpresa per tutti voi lettori!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Era semplice il compito: dovevo sfilare il portafoglio dalla giacca della preda.
Sarebbe stato facile come bere un bicchiere d’acqua ed era l’unica maniera per mettere qualcosa nello stomaco. Non toccavo cibo da quasi cinque giorni e per  tornare da Froid dovevo prendere qualcosa come ricompensa.
Chi è Froid chiedete? L’uomo che mi mantiene. In realtà io sono  il suo cagnolino.
I miei genitori si sono suicidati lasciandomi una marea di debiti. Mi hanno portato via la casa e tutti i soldi. Ho provato a lavorare più volte, ma sono sempre stato licenziato. Oltretutto non sono riuscito a finire l’università.
Ero sotto la pioggia quando mi ha preso dicendomi “se fai il bravo cucciolo, ti posso dare una cuccia e una ciotola di croccantini”. Non credevo dicesse sul serio, ma comunque l’ho seguito.
 
L’uomo alto quasi due metri, dalla carnagione chiarissima e i capelli corvini camminava ad un passo fin troppo veloce, ma da come vestiva era sicuramente un “riccone”. Perdere questa opportunità equivaleva ad essere sfrattato ancora e andare a dormire sotto i ponti non è certo una bella esperienza.
Aumentai l’andatura utilizzando le ultime forze. Dovevo procedere con cautela.
Il portafoglio si trovava nella tasca esterna della giacca: avrei finto di cadere e glielo avrei sottratto, come con tutti.
Ero a pochi centimetri da lui, il marciapiede era abbastanza affollato e non c’era traccia di poliziotti.
Oltretutto proprio a qualche metro davanti a me , c’era una piccola crepa, una scusa perfetta. La fortuna sarebbe stata dalla mia parte anche questa volta!
Misi il piede male sopra il taglio del cemento, poi sentii il corpo cadere in avanti e vidi un’enorme massa nera girarsi con tanta destrezza e grazia da ricordarmi gli attori dei teatri.
La luce, con delicatezza, illuminò il volto dello sconosciuto che mi osservò. Penetro nella mia mentre, nei miei occhi. Quasi mi dimenticai dell’obbiettivo! Infilai la mano nella giacca mentre pensai  a quanto però quell’uomo fosse bello.
Finsi di reggermi a lui, lo ringrazia e lentamente rialzandomi e percependo il suo portafoglio nella mano destra, lo sfilai via, ma qualcosa si aggrappò per la mia vecchia maglia.
Il giovane dalla folta chioma nera con tenacia mi bloccò, per non farmi scappare. L’impulso lo aveva spinto a bloccarmi, così mi aveva visto compiere il gesto di rubare. Mi guardò con un accento di disprezzo mentre con la mano si riprendeva ciò che gli apparteneva, senza lasciare la presa.
In molti si erano fermati chiedendosi cosa fosse successo.
Sicuramente pensava che fossi un ladruncolo, un logoro poveraccio senza tetto e non c’era bisogno di guardarmi in un specchio per affermare che… facevo pena. Avevo i capelli castani appiccicati alla fronte per il sudore, una maglia che non mi teneva per niente caldo e i jeans strappati all’altezza delle ginocchia.
-          Signore tutto bene? – ed ecco che, per peggiorare la situazione, un poliziotto era arrivato a vedere.
Rimasi impietrito vedendo davanti a me un futuro orrendo: io, in una cella, mentre faccio scorrere un bicchiere di ferro tra le sbarre rugose.
Istintivamente andai ad osservare la preda. Anche lui mi stava fissando, non più con disprezzo, ma un semplice freddo sguardo. Non avevo notato che i suoi occhi erano dello stesso colore del ghiaccio. Era cieco? No impossibile, mi stava scrutando.
-          Si certo. Il mio ragazzo stava cadendo – disse con tranquillità lo sconosciuto.
“CHE COSA?? RAGAZZO??”
Il poliziotto si tolse il capello per asciugarsi il sudore, rincuorato dalle parole dell’uomo che ancora mi reggeva tra le sue braccia.
Ripresa giacca e borsa, mi aiutò a tornare retto, senza rivolgermi ancora una sola, semplice parola.
Salutò il poliziotto, ma la sua mano bloccava il mio polso. La stretta era meno forte di prima, me provocava comunque dolore.
-          Senta, mi dispiace! Avevo solo fame! Volevo  comprarmi un panino, tutto qui! La prego signore, mi lasci andare!
Avevo il fiato spezzato dall’ansia e dalla fatica. Quell’uomo, senza curarsi di me, mi trascinò via.
Provai ad oppormi, per scappare. Anche se ero infinitamente grato che non mi avesse denunciato alla polizia, temevo che mi facesse qualcosa.
Girammo in una piccola stradina pedonale, da dove si giungeva ad un quartiere ornato da ville e alberi maestosi che facevano cornice ad un meraviglioso panorama.
“Ma questo non è Quartiere del Sole?” mi domandai.
Avevo avuto buon occhi. Quello doveva essere uno di buona famiglia, magari miliardario oppure presidente di una qualche azienda famosa.
Mentre attraversavamo un tratto di strada, mi resi conto che ci dirigevamo verso una collina.
-          Dove mi sta portando? – chiesi. Ma lo sconosciuto non proferì parola. Continuò a stare zitto e trascinarmi, senza sapere come avrei fatto a liberarmi in seguito.
Giungemmo ad una villa, bianca, che si affacciava verso est, dove il sole era nato come sempre.
-          Stai zitto, non parlare con nessuno. E ti avverto: se scappi, ti inseguirò in capo al mondo.
Finalmente aveva proferito parola, ma sicuramente non era ciò che desideravo sentirmi dire.
Feci un cenno con la testa e ripresi il cammino come un cane tirato dal proprio padrone.
Entrati dalla porta principale, una marea di camerieri fecero un leggero inchino augurando il buon giorno.
-          Sebastiano! – urlò lo sconosciuto.
-          Si signorino? – giunse con la stessa grazia del “tiranno”, un vecchio con addosso un completo nero.
-          Porta questo qua a farsi una doccia e dagli vestiti e cibo – mi scaraventò a terra, ai piedi di Sebastiano, il quale non provò neanche a prendermi mentre cadevo.
Quando lo sconosciuto girò per andare altrove, il camerieri mi aiutò, ma ripreso possesso dell’equilibrio, urlai a quell’insopportabile uomo dalla capigliatura corvina:
-          Io ho un nome! – si bloccò, poco dopo aver aperto la porta.
-          E non mi interessa… Sparisci adesso! – chiuse fragorosamente.
Sentii le lacrime pungermi le guance, mentre Sebastiano mi faceva salire una lunga e stretta scala che mi condusse al secondo piano. Alla quarta porta a destra, c’era un umile bagno.
-          Voi fate pure una doccia. Io vi porto qualcosa per vestirvi – Sebastiano abbandonò la stanza.
Fui preso da una tristezza immensa mentre le parole di quel “tiranno” rimbombarono nella mia mente minacciose. E mentre mi tolsi gli indumenti, riuscii a intravedere con le lacrime agli occhi, i segni rossi della sera prima. Ero tornato da Froid senza niente e lui mi aveva preso a bastonate per punirmi.
Su braccia e schiena portavo cicatrici ancora rosee.
Erano il mio marchio: sarei rimasto sempre una nullità e avrebbero trovato il mio cadavere nelle fogne.
Posai le mani sui jeans sporchi intendo a toglierli quando, con rabbia, lo scontroso “tiranno” spalancò la porta imprecando contro Sebastiano.
Voltai la testa quando bastava per vedere il suo volto divenire sempre più cupo mentre osservava indignato i segni delle torture.
-          Che hai fatto?
-          Stavo per sfilarmi i pant-
-          Intendo alla schiena stupido! – non riuscii a rispondergli. Era doloroso ricordare con quale sofferenza avevo dovuto tacere mentre Froid mi picchiava.
Dalla bocca mi uscì un suono simile alla lamentela di un bambino quando il “tiranno” provò ad accarezzarmi un bordo della ferita ancora aperta.
Ritirò la mano e, riprendendo il suo caratteraccio, disse:
-          Vai a lavarti nel mio bagno… Ti porterà Sebastiano – uscì un’altra volta furioso alla stanza mentre riprendevo in mano i miei indumenti. Mi infilai la maglia, con le guance ancora rosse. Mai nessuno aveva visto i segni della mia vita. Era stato il primo e sperai l’ultimo.
 
 
 
Il primo giorno non fu dei migliori, neanche i successivi… eppure è andata a finire che mi sono completamente invaghito di questo tiranno maledetto.
  
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