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Autore: vero_91    27/03/2013    7 recensioni
“Sì, lo è.” E’ troppo tardi. Questa certezza mi cade addosso come un macigno e sono costretto a sedermi sui gradini del portico per non perdere l’equilibrio. E’ sempre troppo tardi. Questo sembra essere il mio destino. Troppo tardi per dichiararmi. Troppo tardi per amarla. Troppo tardi per salvarla.
[Vincitrice del “Premio Miglior Protagonista Maschile” al Contest del “Consiglio spudoratamente ignorato” di HopeGiugy.]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Storia partecipante al Contest del “Consiglio spudoratamente ignorato” di HopeGiugy.
Nickname EFP/Forum: vero_91 / vero_91@EFP
Titolo della storia: Troppo tardi.
Pacchetto: Y= due o più personaggi “credo di odiarti”
Rating: verde
Avvertimenti: Missing Moment; One-Shot.
Note: La parti scritte in “corsivo” tra le virgolettesono prese direttamente dal libro “Catching Fire”, mentre quelle scritte solo in corsivo servono per evidenziare il dialogo interiore (le riflessioni) del personaggio. (Lo so che è un casino chiedo venia!) Per il resto le note inutili le trovate alla fine della storia!
 
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“Che succede?” chiedo, indicando con un cenno della testa la televisione accesa. E’ raro che a casa nostra succeda, è come se così Capitol City potesse spiarci anche all’interno delle nostre case.
“Dicono che stasera il presidente Snow farà un annuncio importante sugli Hunger Games. Ho detto a Rory di portare fuori i tuoi fratelli.” Aggiunge mia madre dopo un attimo di silenzio.
Annuisco. Non faccio in tempo a sedermi su una vecchia sedia in cucina che inizia lo show. E’ Caesar Flickerman a fare la sua apparizione, insieme allo stilista di Catnip. Dopo qualche minuto di chiacchiere inutili, sullo schermo è mandato un servizio speciale in cui c’è proprio Catnip come protagonista. Lei vestita da sposa. Lei bellissima, quasi irriconoscibile, irraggiungibile. Flickerman parla di una votazione e di abiti vincenti, ma io non lo ascolto più, m’isolo da tutto il resto mentre tento di pensare ad altro e ad’ ignorare le fitte di dolore e di gelosia.
Ci siamo allora. Dopo sei lunghi anni questa è la prima volta che il mio nome non sarà in quella maledetta boccia. La cosa però non mi fa sentire meglio. In compenso, infatti, c’è quello di mio fratello. E poi ci sarà lei, Catnip. Non parteciperà certo, ma so che sentirsi impotente davanti alla morte di ogni tributo che non riuscirà a salvare, la ucciderà. Lo so perché lei è come me. Lo so perché l’anno scorso quando la ragazza del Distretto 2 stava per tagliarle la gola, mi sembrava d’impazzire. Sento ancora il retrogusto di terrore e bile che aveva bloccato la mia gola.
Portiamo Katniss Everdeen al suo matrimonio in grande stile!” grida il presentatore al pubblico starnazzante di Capitol City. Ormai al limite della sopportazione afferro il telecomando, ma mia madre mi blocca: “Aspetta Gale! Ha detto che tra poco parlerà dell’Edizione della Memoria.” Giusto, l’anniversario. Cosa s’inventeranno quest’anno? Che modo divertente e alternativo troveranno per massacrarci?  
“Tieni, bevi qualcosa. La cena è quasi pronta.” Aggiunge posando una brocca d’acqua e un bicchiere sul tavolo. “Devi essere stanco dopo otto ore in miniera.” Dice sorridendo amorevole e cercando di distrarmi dai miei pensieri più oscuri.
“Grazie.” Accenno un sorriso forzato per non farla preoccupare mentre cerco di placare la rabbia che mi ribolle nelle vene.
Con l’inno di Capitol City appare sullo schermo il volto famigliare del presidente Snow insieme a un ragazzino in completo bianco che regge una semplice scatola di legno. Dopo averci ricordato i Giorni Bui e le altre terribili Edizioni della Memoria, Snow apre il coperto della scatola e toglie una busta contrassegnata dal numero 75.
Bevo un bicchiere d’acqua perché mi accorgo di avere la gola secca. Mia madre cerca la mia mano libera, stringendola. Un attimo di silenzio, poi l’annuncio:
 
Nel settantacinquesimo anniversario, affinché i ribelli ricordino che anche il più forte tra loro non può prevalere sulla potenza di Capitol City, i tributi maschio e femmina saranno scelti tra i vincitori ancora in vita.”
 
Qualcosa s’infrange e il mio mondo va in mille pezzi. Dev’essersi rotto qualcosa dentro di me, perché il mio corpo e la mia mente smettono di funzionare. La voce di mia madre che quasi urla il mio nome mi giunge ovattata, mentre i battiti del mio cuore pulsano nella testa come tamburi. I contorni della mia cucina svaniscono ed io non vedo più nulla. Solo il buio.
Settantacinquesimi Hunger Games. I vecchi vincitori torneranno nell’arena. La mia Catnip tornerà nell’arena. Questa volta non può farcela. Catnip morirà.
Come lame questi pensieri mi trafiggono togliendomi il respiro. Mi viene da vomitare. Corro verso il lavandino e mentre rimetto i miseri residui del mio pranzo, cerco freneticamente una via d’uscita da questo baratro.
E’ colpa mia. Avrei dovuto ascoltarla. Sarei dovuto scappare via con lei quando me l’ha chiesto.
Scappare. Mi aggrappo disperato a questa parola, tentando di placare il panico che dilaga dentro di me.
Ora so cosa devo fare. Posso ancora salvarla. Possiamo farcela.
“Gale!” Il buio che mi aveva inghiottito pian piano si dissolve e il viso di mia madre rientra nel mio campo visivo. Mi guarda spaventata, continuando a scuotermi e a chiamare il mio nome.
“Tenetevi pronti. Ti prometto che tra qualche giorno verrò a prendervi.” Dico liberandomi dalla sua stretta.
Un lampo di puro terrore passa per i suoi occhi quando capisce cosa voglio fare. Esco velocemente da casa, prima che mi faccia cambiare idea, prima che mi renda conto che quello che sto facendo è una pazzia.
“Gale fermati! Per favore!” urla mia mamma aggrappandosi al mio braccio.
“Non posso farlo mamma! Io devo andare… Io devo salvarla… Io…” Io non posso lasciarla andare di nuovo. Perché stavolta non ritornerebbe mai più.
“So cosa stai passando! So cosa vuol dire vedere la persona che ami che ti viene strappata via! Ma cerca di ragionare: se ora scappate non risolverete nulla. Capitol City vi troverà e vi ucciderà. Il presidente Snow non aspetta altro che un suo passo falso per condannarla davanti all’intera nazione. Il tuo gesto vi porterà entrambi a morte certa.” Dice quasi conficcando le unghie nella mia carne.
“Anche lasciarla andare nell’Arena la ucciderà! Non voglio assistere alla sua morte inerme davanti alle telecamere. L’ho già permesso una volta, questa non me lo perdonerei.”
“Gale ascoltami ti prego! Dammi retta, lascia stare! Fallo per me e per i tuoi fratelli, sei mio figlio non posso lasciarti andare!” mia mamma mi supplica disperata, ormai sull’orlo delle lacrime. Devo distogliere lo sguardo per evitare che il senso di colpa si impossessi di me. Per evitare che il mio piano vacilli. Per non permettere che la dura realtà distrugga la mia unica speranza.
“Mi dispiace mamma. Giuro che verrò a prendervi.” Dico scostando il suo braccio e correndo verso il villaggio dei vincitori, mentre mia madre urla il mio nome.
 
Nei venti minuti che impiego a raggiungere il villaggio dei vincitori, come un eco le parole di mia madre rimbombano nella mia testa, mentre la vocina razionale del mio cervello continua a ripetermi che è una follia.
Non appena inizio a bussare Prim spalanca la porta, quasi travolgendomi. Quando si rende conto che sono io però, si ricompone imbarazzata, mentre si asciuga frettolosamente le lacrime.
Mi fa entrare in casa ma è chiaro che non sono io la persona che s’aspettava di vedere. “Katniss…” farfuglio, rendendomi conto che, ora che sono qui, non so cosa dire.
Prim scuote la testa, le trecce bionde che si muovono in sincronia. “Non è qui. E’ scappata non appena il presidente Snow ha dato l’annuncio…” l’ultima parte è appena un sussurro ma una sola parola mi rimane in testa. “Scappata?” ripeto. Possibile che io sia arrivato troppo tardi? Possibile che sia scappata senza di me?
“Non preoccuparti. Ritornerà.” La voce ferma della madre di Katniss mi riporta alla realtà. Guardo la signora Everdeen e Prim e quella verità che volevo a tutti i costi non vedere si fa strada dentro di me: lei non le abbandonerà mai. Sa che la vendetta di Snow cadrebbe prima di tutto su di loro. Morirà nell’arena pur di non permettere che questo accada.
Devo essere impazzito davvero stavolta, per aver pensato un piano del genere.
Ma allora che cosa posso fare per… “Katniss!” urla Prim dalla finestra del salotto.
Apro svelto la porta e in un attimo Catnip è fra le mie braccia. Sussurro delle scuse, un misto fra senso di colpa e impotenza: “Mi sbagliavo. Avremmo dovuto andarcene  quando l’hai detto tu.”
“No.”  Dice, mentre sento qualcosa di liquido bagnarmi la giacca.
“Non è troppo tardi.”  Aggiungo, sperando con tutto me stesso che sia davvero così. Forse posso ancora convincerla.
“Sì, lo è.” Sussurra prima di perdere i sensi. Solo quando la bottiglia di vodka s’infrange sul pavimento e l’odore d’alcool m’invade le narici, mi accorgo che Catnip ha qualcosa che non va. La prendo in spalla di forza, mentre sua madre nota la sua mano sanguinante. “Ma che diavolo…” esclamo, preoccupato. “Stai tranquillo, non è un taglio profondo. Dev’essersi tagliata con una bottiglia o qualcosa del genere.” Mi tranquillizza Prim mentre esamina la ferita.
“Puoi portarla in camera sua per favore? Adesso al resto ci pensiamo noi. Vai a casa ti faccio chiamare domani mattina d’accordo?” aggiunge sua madre vedendo la mia incertezza.
Annuisco, conscio del fatto che anche questa volta non c’è niente che io possa fare per aiutarla.
 
 
Dovrei andarmene ma sono come paralizzato. “Sì, lo è.” E’ troppo tardi. Questa certezza mi cade addosso come un macigno e sono costretto a sedermi sui gradini del portico per non perdere l’equilibrio. E’ sempre troppo tardi. Questo sembra essere il mio destino. Troppo tardi per dichiararmi. Troppo tardi per amarla. Troppo tardi per salvarla. Mi prendo la testa fra le mani mentre cerco di trovare una soluzione, ma i miei pensieri si rincorrono in un circolo vizioso senza via d’uscita.
Riacquisto lucidità solo quando sento dei passi incerti avvicinarsi a me. Non è difficile immaginare di chi siano. Alzo lo sguardo e incontro due occhi azzurri che mi guardano, indecifrabili.
“Sei venuto per portarla via vero?” chiede Peeta dopo qualche minuto di silenzio.
Annuisco. Che senso avrebbe mentirgli ora?
“Sai che è una pazzia, vero? Sai che Katniss non…”
In un attimo, come una miccia troppo vicina al fuoco, sento la furia divampare dentro di me. L’ultima cosa che voglio sono i suoi consigli. “Hai una qualche idea migliore Mellark?” chiedo alzandomi di scatto e afferrandolo per l’orlo della giacca. “Sai che tutto questo è per colpa tua, vero? Sai che se Catnip non si fosse sacrificata per te, ora non sarebbe ricostretta a tornare a morire nell’arena?” ringhio mentre il dolore annebbia il mio cervello. So che non è così, so che Catnip è sopravvissuta nell’arena anche grazie a lui, ma se non sfogo la mia rabbia rischio d’impazzire.
Peeta rimane impassibile alle mie accuse, come se una parte di lui sentisse di meritarsele. “Sì. Lasciala venire nell’arena. Ti prometto che la riporterò a casa.” Dice con sguardo sicuro.
Solo in quel momento realizzo che Catnip non andrà da sola. O Peeta o quell’ubriacone del suo mentore saranno con lei. “Ti offrirai volontario.” Dico. La mia non è una domanda, so che lo farà. E’ quello che farei anch’io.
Annuisce, mentre allento la stretta alla sua giacca. E’ assurdo, ma la parte più irrazionale e folle di me lo invidia. “E come pensi di fare? Stavolta le bacche e la storia degli Innamorati Sventurati non vi basteranno. Questa volta non ci saranno due vincitori.” Nel momento in cui dico queste parole, capisco che Peeta ci è già arrivato. Incontro il suo sguardo e ne ho la conferma.
“Ne ho già parlato con Haimitch e mi aiuterà; è in debito con me. Insieme riusciremo a farla vincere. Quindi ascolta il mio consiglio per favore. Abbandona l’idea di farla scappare e fidati di me.”
Rimaniamo a fissarci mentre mi chiedo che cosa dovrei fare. Stringerli la mano? Dargli una pacca sulla spalla e consolarlo? Dirgli che una parte piccolissima di me, quella più crudele e spietata, desiderava che lui fosse un nemico come gli altri e morisse nell’arena?
Ripugnato dai miei stessi pensieri preferisco restare in silenzio. Alla fine è Peeta a spezzarlo: “Lei ritornerà da te perché è così che dev’essere. E’ così che è sempre dovuta andare. So che ha deciso di restare perché è innamorata di te. L’ho sempre saputo.”
“Sai Mellark… io credo di odiarti.” dico con un sorriso amaro. Lo odio perché lui la ama. Lo odio perché lui può salvarla ed io no. Lo odio perché è impossibile odiarlo. Lo odio perché, anche se Catnip tornerà a casa, non potrà più essere mia. In un universo parallelo forse, in cui sua sorella non viene sorteggiata e lei non è costretta a offrirsi volontaria, le cose sarebbero potute andare diversamente: Katniss mi avrebbe amato tanto quanto io amo lei, le avrei chiesto di sposarmi e forse sarei riuscito a convincerla anche ad avere dei figli. Ma ora tutto questo non ha più senso ormai. Ora è troppo tardi.
Peeta scoppia a ridere come se la mia fosse una battuta. “Non preoccuparti Gale, il sentimento è ricambiato.” Impossibile. Questo ragazzo non sarebbe capace di odiare neanche se lo obbligassero. “Sarà meglio che vada ora.” Aggiunge. “I miei genitori saranno preoccupati.” Mi fa un cenno col capo per salutarmi, mentre io resto a fissarlo immobile allontanarsi.
 
 
Nel mio tragitto di ritorno non sento niente, non provo niente, intorno e dentro di me regna solo il vuoto. Mi accorgo a malapena di mia madre che mi corre incontro vedendomi arrivare. Nel momento in cui mi abbraccia però, un dolore puro, originario mi travolge e come un bambino terrorizzato devo aggrapparmi a lei per non farmi trascinare via. Affondo il viso nei suoi capelli e la sento sussurrarmi parole di conforto mentre i singhiozzi spezzano il mio corpo. Piango e mi concedo solo questa notte per dire addio a tutto quello che desidero e che vedo infrangersi davanti ai miei occhi.
 
 
 
 
---angolo autrice---
Salve! Innanzitutto grazie per aver letto questa storia. :) Era da un po’ che mi frullava in testa questa idea, e il concorso di HopeGiugy mi ha convinto a scriverla! :D Ho cercato d’immaginarmi la reazione di Gale alla notizia dei 75° Hunger Games, sottolineando la sua impulsività e il suo coraggio, sinceramente non me lo immagino a casa a piangere e a crogiolarsi nel suo dolore. D’altronde anche nel libro la cosa viene appena accennata, anche se il resto è una mia libera interpretazione! ;D
Quello che dice alla madre non è perché non gliene frega nulla di lei o dei suoi fratelli, ma semplicemente perché credo che l’idea di rimanere fermo senza poter far nulla per Katniss lo fa “impazzire”.
L’incontro con Peeta invece volevo che fosse casuale. Mi piace l’idea che i due ragazzi s’incontrino a casa di Katniss, entrambi pronti a sacrificarsi per salvarla, ma in due modi completamente opposti.
Ok ho finito, come sapete commenti, consigli e anche insulti sono sempre ben accetti! :D
A presto spero!
 
 
 
  
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