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Autore: Flarya    28/03/2013    3 recensioni
«Ah, Tomoe mi avrebbe trovato un buon nome...non è così, Antonio?» chiese, dando una gomitata al compagno per attirarne l'attenzione.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Barnaby Brooks Jr., Wild Tiger
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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«Kotetsu... even if you lose your powers, your life isn't over.»

«...Wild Tiger 1 minute? ...stai scherzando.»
Kotetsu poggiò il bicchiere sul bancone e si girò verso Barnaby. «Beh, ma è la verità, non c'è nulla di male!» disse con un sorriso aperto.
Il partner si accasciò sullo sgabello con un sospiro. All'altro fianco di Kotetsu, Antonio scoppiò in una risata tonante che poi affogò in un boccale di birra.
«Sì, e quando poi non avrai più quel minuto, come ti chiamerai? Sono curioso.»
«Già, già, proprio a quello stavo pensando, Bunny-chan!» esclamò colpendolo sulla spalla un paio di volte. «Che te ne pare di "Wild Tiger Still Standing"?»
Barnaby si tolse gli occhiali, li posò accanto al bicchiere e si coprì il viso con le mani. «Non ho parole» disse con voce soffocata.
Kotetsu rise ed ordinò un altro drink.
Karina Lyle era ancora al piano, le avevano chiesto un bis, e l'aveva concesso con grandissimo piacere. Cantare era ciò che aveva sempre desiderato. E quando cantava, il resto del mondo spariva, non importava più. La scuola, le compagne, gli eroi, il lavoro... tutto spariva, erano solo lei e la musica. Kotetsu giocherellò con la sottile fascetta d'oro bianco che portava al dito, poi portò il bicchiere alle labbra. «Pensavo fosse figo, Still Standing» continuò. «Non lo è? ...Bunny-chan, rispondi ogni tanto!»
«Non è questo...»
«Ah, Tomoe mi avrebbe trovato un buon nome...non è così, Antonio?» chiese, dando una gomitata al compagno per attirarne l'attenzione.
«Mh.»
Barnaby lo osservò per qualche momento, mentre si agitava sullo sgabello importunando l'amico. «-e anche la mia piccola Kaede, probabilmente...»
«...Kotetsu-san.»
Lui smise di tormentare Rock Bison, sedette composto e alzò il viso verso di lui, come un bambino richiamato all'ordine. «Cosa?»
Per un momento il biondo ebbe timore di parlare, poi si fece coraggio. «Tua moglie...com'era?»
Kotetsu per un attimo sembrò smarrito, quasi l'avesse appena colpito con un pugno. Poi si sciolse in un sorriso indefinibile.
«Ah...» Vuotò il bicchiere prima di rispondere. «Amamiya Tomoe. Il suo nome.» Mentre parlava gli brillavano gli occhi.
«Al liceo portava gli occhiali, era la rappresentante della mia classe. E aveva tutti i requisiti da rappresentante: diligente, precisa, infaticabile...» guardò Barnaby con la coda dell'occhio, con un mezzo sorriso. «Ma forse questo non t'interessa.»
Barnaby scosse la testa con vigore. «Se te l'ho chiesto mi interessa, vecchio.» Karina sedette accanto a lui, cogliendo l'atmosfera non disse una parola.
«Beh.» Kotetsu si scompigliò i capelli. «In realtà era brillante. Intelligente, solare, e forte. Davvero forte, intendo!»
«Avreste dovuto vederlo, quando Tomoe lo colpiva piagnucolava come un bambino!» S'intromise Antonio con una risata.
«Tu sta' zitto!» Kotetsu gli infilò in bocca delle noccioline, e per poco non lo soffocò.
Barnaby si concesse un sorriso. Mentre parlava della moglie, Kotetsu era una persona diversa. Traspariva quella parte di lui che di solito nascondeva facendo il buffone, l'uomo che aveva amato, e che poi quell'amore l'aveva perso. Kotetsu era ancora sposato, anche se con un ricordo.
«Kaede ha preso molto da lei.»
«Per fortuna» aggiunse Antonio.
«Hey!»
«Senza offesa.»
Kotetsu lo ignorò. «Ah! E poi il mio nome lo suggerì lei. Wild Tiger, intendo.»
«Fammi indovinare.» Cominciò Barnaby. «Le tue proposte erano roba tipo "Mr. Pugno"?»
«...come fai a saperlo?»
«...banale.»
«Terribile.» Sentenziò Blue Rose.
Studiò Tiger che metteva il broncio, si soffermò sull'anellino sottile sulla mano sinistra. Non vi aveva mai prestato troppa attenzione, ma pensandoci, Tiger lo indossava sempre. Sospirò. Pensò che non lo avrebbe mai capito, che era qualcosa di troppo grande per lei.
Kotetsu non rispose, invece si alzò. «Basta così, per oggi.» Lasciò i soldi sul bancone e si avviò all'uscita.
«Ah, aspetta! Ti accompagno!» Barnaby scattò e si mise al passo.
Karina li osservò uscire con aria pensierosa. Antonio trangugiò il rimanente della birra si asciugò le labbra sul dorso della mano. «Su, ti accompagno a casa io. Non sia mai che una fanciulla vada in giro da sola a quest'ora».

Barnaby guidava. E stavano in silenzio.
Kotetsu lo osservò mentre le luci della città sfilavano fuori dal finestrino, domandandosi se rischiare, se dirgli cose che si era sempre tenuto dentro. Perceperndo il suo sguardo, Barnaby arrischiò un'occhiata con la coda dell'occhio, poi riportò l'attenzione alla strada.
«Bunny-chan, in realtà...
lei è la persona che volevo salvare.
Era la persona che volevo vedere la sera, quando tornavo a casa e chiudevo il mondo fuori. E quando si ammalò, era la persona cui volevo stare accanto. Volevo salvarla, perché ero un eroe. Lei, però, era più eroe di me. Diceva che per gli eroi non c'erano pause, e mi mandava via.
Morì mentre non c'ero.
Se solo... se solo avessi saputo, che quella volta sarebbe stata l'ultima... sarei rimasto. Solo quella volta.
È il mio unico rimpianto.»

«No matter what happens, please be a Hero. Promise me that.»




 

 
   
 
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