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Autore: _scribble    28/03/2013    9 recensioni
Johanna Mason. Forte, coraggiosa, provocatrice. Ma chi è lei davvero? Qual è la sua storia? Come ha vinto i Giochi della fame? Questi sono i sessantaseiesimi Hunger Games. Questi sono i suoi Hunger Games.
♫♪ E sarai veloce come è veloce il vento.E sarai un uomo vero senza timori.E sarai potente come un vulcano attivo. ♫♪
[Song-fic]
Genere: Azione, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Johanna Mason, Nuovo personaggio, Presidente Snow
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[Farò di te un uomo - Mulan]

Veloce come è veloce il vento.



 

Se cercate un fatto,
io ve lo darò.

E' una mattina d'autunno piuttosto ventosa. Il sole mi scalda la pelle. L'odore famigliare del legno mi riempe i polmoni. Marissa, mia sorella, mi chiama dalla cucina: dobbiamo prepararci per la mietitura. Rientro in casa, preparo la vasca per lavarmi,mi ci immergo dentro.
Il mio nome ha diverse possibilità di uscire. Venti, se non sbaglio. Da quando avevo 12 anni ho sempre preso le tessere per la fornitura di cereali. Una per me, una per Luke, una per Marissa e una per mio padre. Dovevo farlo. Il nome di Marissa  non è mai stato estratto, nonostante anche lei prenda le tessere. E' fortunata, questo è il suo ultimo anno.
Esco dalla vasca. Mi asciugo. Mi vesto. Un vestito lilla senza maniche mi scende fino alle ginocchia. I miei capelli castani ricadono a onde sulle spalle. I miei occhi neri sono più spenti del solito. Nella mia camera entra Marissa. Ha una pettinatura semplice: una coda legata con un nastro giallo.Indossa una camicetta color crema e una gonna beige. E' molto bella.
- Dobbiamo andare in piazza, la mietitura sta per iniziare.- Mi limito ad annuire.
Il vento ha smesso di soffiare forte. Tutto è in silenzio.
Ed eccomi qui, in mezzo alla folla del distretto Sette. Per la mia quarta mietitura. Inizia il solito video. La rivolta dei distretti. La punizione di Capitol City. L'istituzione degli Hunger Games. L'accompagnatrice dalla voce squillante inizia a dire qualche stupida frase. Come sempre. Poco dopo comincia la mietitura, un po' in ritardo rispetto al solito.
Nel distretto Uno due gemelli, un ragazzo biondo e una ragazza identica, si offrono volontari. Come possono offrirsi volontari? Sono fratelli. Uno dei due morirà. Dal distretto Due viene estratta una ragazza dall'espressione dura. Un ragazzo coi capelli neri e gli occhi di ghiaccio sale spontaneamente sul palco. E' la volta del tre: non riesco a cogliere molto dei sorteggiati. Il maschio doveva avere solo 12 anni.Nel distretto Quattro vengono estratti una bambina dai capelli rossi e un ragazzo diciottenne. Distretto Cinque. Distretto Sei. E' già ora di estrarre i partecipanti ai 66° Hunger Games provenienti dal distretto Sette.
L'accompagnatrice esordisce con il consueto: - Prima le signore!- Lo dice con un entusiasmo che mi fa raggelare. Tutto si blocca per qualche secondo. Poi il piccolo biglietto che segna il destino di una persona viene estratto. -Johanna Mason!-
Mi sento rabbrividire. Mi faccio coraggio. Avanzo tra la folla mentre mio padre scoppia a piangere. Marissa trattiene a stento le lacrime, ma appena sente il secondo nome, quasi sviene. -Luke Mason!-

Chi vivrà, vedrà

A quindici anni dovrò partecipare agli Hunger Games. I 66° Hunger Games. Quando viene estratto il nome del ragazzo rimango pietrificata, più di quando hanno chiamato me. Mio fratello, Luke Mason, a tredici anni dovrà combattere per la sopravvivenza. Tutto ciò è inaccettabile. Nessuno si offrirà al posto di Luke, nessuno lo salverà dal suo destino. Solo uno torna a casa. Solo uno di noi potrebbe avere questa possibilità. Solo uno. Io so che Luke è coraggioso. Io so che non si tirerà indietro. Io so che proverà a vincere. Ce la potrebbe fare. E se alla fine rimaniamo solo noi? Cerco di concentrarmi su altro ma non ci riesco. L'accompagnatrice ha un'aria piuttosto sconvolta. Ci scortano  in due stanze separate al  palazzo di Giustizia, il che è assurdo visto che dobbiamo dire addio alle stesse persone. Entra mia sorella. Mi abbraccia, si limita a questo. Poco prima di uscire dice: -Almeno uno di voi deve tornare.- Ed esce. Arriva mio padre con gli occhi gonfi di lacrime. Mi parla. Mi parla di quando ero piccola. Mi parla della mamma. Poi mi dice che dobbiamo cercare di vincere a tutti i costi. Uno di noi deve vincere. -E' probabile che non arriverete entrambi alla fine. Sarà più semplice.- La sua voce è dura, fredda. Mi abbraccia e se ne va.

E anche se voi siete deboli
lavoreremo ancor di più.
Si vedrà l’uomo che non sei tu.

Cerco di non pensare, ma l'idea di dover uccidere mio fratello continua a tormentarmi.
Saliamo su un treno. Saliamo sul treno che presto ci avrebbe condotto alla morte. L'accompagnatrice, Alyssa, ci presenta il nostro mentore Liam Miller, vincitore dei 55° Hunger Games.
Ceniamo. Sono stanca. Me ne vado in camera. Provo a dormire, ma non ci riesco. Sento riecheggiare nella mia testa la voce squillante di Alyssa che estrae i nomi. Vedo l'espressione di mio padre. La sua tristezza. La tristezza di perdere qualcun altro. Lo vedo lavorare e intagliare il legno. Vedo i boschi del Sette, verdi e rigogliosi. Sento il fruscio della brezza estiva tra le  fronde degli alberi. Prima che me ne accorga cado in un sonno profondo, mentre una lacrima mi riga il volto.

La foresta è calma,
ma nasconde in sé
mille e più minacce.

E' passato un giorno, quasi un giorno dalla mietitura. E' pomeriggio. Io e Luke non ci siamo parlati molto. Ormai siamo a Capitol City. Stiamo per iniziare l'addestramento. Un addestramento che probabilmente non servirà a niente. La vittoria sicuramente non si guadagna con qualche giorno di addestramento nella capitale, ma con anni e anni di lavoro nei distretti. Quelli dell'Uno e del Due lo sanno bene.

Vi trasformerò
fino a far di voi degli uomini
sempre pronti a tutto e poi
degli eroi, come me, anche voi.

L'addestramento inizia immediatamente. Osservo con curiosità le postazioni. Ne noto una che insegna come costruire trappole e oggetti utili fatte con materiali che si trovano in natura. Sono già piuttosto brava a fare tutto ciò poichè sono nata e cresciuta nel Distretto Sette, un luogo dove tutto viene creato dal legno. Sposto lo sguardo più a destra e noto un vecchio signore barbuto circondato da erbe e libri. Dev'essere la postazione in cui si imparano a riconoscere le piante. Quelle commestibili, quelle non commestibili, quelle che fungono da medicinali. Potrebbe essere utile. Poco più in là un ragazzo sui vent'anni istruisce i tributi su come pescare e fare nodi. Probabilmente viene dal Quattro. Al fondo della sala insegnano a tirare con l'arco, a usare coltelli e lance. Mi dirigo verso una donna robusta che presiede la postazione sulla mimetizzazione.
Il giorno seguente scelgo di andare alla postazione che insegna ad usare i coltelli. L'istruttore è brusco e severo, niente a che vedere con la donna di ieri. Nonostante tutto riesco a imparare qualcosa e per ben due volte centro il bersaglio. -Sei in gamba!- mi dice Liam spuntando dietro di me improvvisamente. -Grazie.- rispondo io fiera.
Vedo Luke che si esercita con l'arco, sul viso ha un'espressione molto seria. Sembra cresciuto tutto ad un tratto. E' questo che fanno i Giochi alle persone. Costringono i ragazzini a lasciarsi la loro vita alle spalle, a diventare duri con se stessi e con gli altri. Se vinci ti costringono a cambiare, a essere qualcuno che non sei. Ti costringono ad accettare il fatto che ormai sei un assassino, senza darti nessuna colpa. Una volta che esci dai Giochi della Fame sarai tormentato per sempre. E' ciò che più mi spaventa. Essere diversa. Trasformarmi in qualcuno che non sono.

E sarai
veloce come è veloce il vento.
E sarai
un uomo vero senza timori.
E sarai
potente come un vulcano attivo.
Quell’uomo sarai che adesso non sei tu.

Si avvicina il giorno della Parata. E' mattino. E' il giorno della parata dei tributi. Vorrei rimanere ancora nel mio letto, ma la voce eccitata di Alyssa mi costringe ad alzarmi. Mi lavo, mi vesto ed esco. Alyssa coi suoi boccoli arancio mi fa cenno di seguirla. Mi porta in una stanza che assomiglia più ad un laboratorio che ad altro. In realtà questa sala così bianca che quasi mi acceca è un centro estetico. Arriva uno staff di preparatori. Mi fanno la ceretta. Parlano ininterrotamente. Mi spuntano i capelli e li sistemano. Poco più tardi arriva una donna molto alta, bionda. La sua pelle non ha un colore particolare come quella dei capitolini, ma è truccata pesantemente. E' la mia stilista. I preparatori  mi fanno fare un lungo bagno, il più lungo di tutta la mia vita. Mi fanno sedere davanti a uno specchio e iniziano a pettinarmi e truccarmi. A lavoro finito sembro un nido pronto per deporre le uova. Sospiro. In testa ho una corona fatta di rametti e foglie. Ho i capelli intrecciati e tirati su. Le mie labbra sono di un marrone-beige. Gli occhi sono molto truccati: matita nera, ombretti sulle sfumature del marrone e glitter dorati.Il vestito che mi porge la stilista è lungo fino ai piedi, marrone tendente al rosso-arancio al fondo. Le maniche sono aderenti e termnano in una specie di guanto a mezze dita. Dietro il vestito possiede diverse stringhe che formano delle x sulla schiena. Su tutto il vestito i sono dei ricami che, forse, dovrebbero essere le crepe del legno. Sono appena diventata un albero, anzi sono solo il tronco di un albero. O meglio sono un ceppo. Ora sono davvero curiosa di vedere mio fratello. -E' bellissimo!-esclamo, senza pensarlo veramente.Quando vedo Luke soffoco una risata. Ha dei pantaloni marroni con gli stessi ricami del mio vestito, degli scarponi simili ed un maglione fatto di muschio. Anche sulla sua testa c'è una specie di nido.
Il nostro mentore ci fa salire sul nostro carro che, ovviamente, è fatto di legno. Inizia ad avanzare.Sono pronta a ricevere gli insulti della gente. Invece i Capitolini mi stupiscono, ci stanno applaudendo, magari per compassione. Il carro arriva alla fine del percorso e si mette in fila a comporre un semicerchio con gli altri.Alzo lo sguardo e vedo Snow, fiero e compiaciuto.
Oggi ci sono le sessioni private. Non ho idea di cosa inventarmi. Tutti i tributi sono seduti in questa stanza grigia in attesa che li chiamino. -Johanna Mason- Coraggio, mi dico, Coraggio.
E' già ora di vedere i risultati. Tra qualche minuto verranno annunciati i risultati. Il cuore mi esplode vedendo l'otto che compare vicino al mio volto. Bastava davvero così poco? Ho tirato due o tre coltelli facendo centro. O be' tanto meglio. Anche Luke ha un otto chissà quale abilità ha mostrato agli strateghi.
Gli ultimi giorni di allenamento passano veloci. Mi devo preparare per l'intervista. I boccoli castani sono legati in una coda. Indosso un semplice vestito giallo. -Ciao Johanna.-mi dice Ceasar appena mi siedo su quella scomoda poltroncina. Mi fa parlare per il minuto successivo. Parlo di me, della mia famiglia. Alla fine il pubblico mi applaude.
Il giorno seguente mi sveglio in preda agli incubi. Tremo. Tra meno di qualche ora vedrò l'arena. Un bosco? Una foresta tropicale? Una spiaggia? Una montagna? Non lo so.
Mi peparano. Mi vestono. Mi pettinano i capelli. -Tagliateli più corti.-ordino allo staff. Forse così avrò qualche problema in meno. Indosso una giacca a vento e dei guanti, il che non mi conforta per niente.
Vedo Luke. Mi corre incontro e mi abbraccia. -Vinci.-mi sussurra. Io lo fisso. Mi sorride, un sorriso che non vedevo da un pezzo.

Manca poco tempo.

Saliamo sulla piattaforma. Dieci secondi e l'arena sarà davanti a me. Devo sopravvivere. Voglio sopravvivere.  E Luke? O io o Luke. Mi dispiace, penso con tristezza mentre la piattaforma inizia a salire. Mi dispiace, ripeto come per convincermi che se morirà non avrò colpa. Ancora qualche secondo. Ti voglio bene Luke. Ecco l'arena. Una distesa di ghiaccio enorme e liscia. Qua e là sono disseminati spuntoni aguzzi. Ghiaccio. Sessanta secondi e suonerà il gong. La cornucopia si staglia davanti a me. Faccio una lista di ciò che mi potrebbe servire. Arco. Frecce. Coltelli. Cibo. Soprattutto cibo. Il  gong interrompe i miei pensieri e sfreccio verso uno zaino verde. Lo prendo. Prendo anche un coltellino. Vedo tributi che si accasciano a terra colpiti dai favoriti. Corro di nuovo, in direzione opposta. Vedo Luke con uno zainetto grigio che sparisce dietro una parete di ghiaccio. Ne incontro una anche io mi nascondo lì dietro, ma non sono sola. La bambina dai capelli rossi del Quattro mi guarda implorante. Mi siedo vicino a lei senza dire niente, aspettando che quella giornata passi il prima possibile.

Sopravviverete,
spero ma non so.

Scende la notte. Ho paura di dormire. -Come ti chiami-domando alla ragazzina. -Chris.- -Qanti anni hai?- -Quasi tredici. Tu sei Johanna vero?.- -Ah-a- Aspettiamo insieme i cannoni che indicano la morte dei tributi nel bagno di sangue. Parte il primo colpo. Uno. Il secondo. Due. Tre. Quattro. Cinque. Siamo già a cinque. Sei. Sette. Otto. Nove.  Dieci. Dieci tributi morti in un giorno.
E' la alba. Mi sevglio intorpidita dal freddo. Chris non c'è. Se n'è andata. Ne approfitto Per vedere cosa c'è nel mio zaino. Ma lo zaino non c'è. L'ha preso lei. Tocco nella tasca dei pantaloni. Ho ancora il coltellino. Mi alzo e comincio a vagare nell'arena, affamata. Ma cosa potrò mai trovare da mangiare in un'arena di ghiaccio. -Luke!-mi metto a gridare senza rendermene nemmeno conto. -Luke!- continuo fino a che le lacrime non mi bagnano il viso. Un paracadute argentato mi  compare davanti improvvisamente. Da mangiare. E' per me?
Un colpo di cannone. Sento dell voci. Riconosco la voce della gemella dell'uno. Devo scappare. Veloce. Inizio a correre di nuovo. Scivolo. Il ragazzo dagli occhi di ghiaccio del due mi è addosso. Ha un aria gelida, resa più marcata dallo sfondo argenteo dell'arena. Ha una specie di spada in mano. Cerco di divincolarmi. Mi rialzo. Il biondo dell'Uno mi prende e mi tiene ferma. Sto per morire. No. Io non posso morire. Il tributo del Due si  avvicina. -Le tue ultime parole.- dice in tono sarcastico. Un altro colpo di cannone. Dodici morti. Lo fisso con aria di sfida e superiorità. -Unisciti a noi- dice il ragazzo del Quattro. Il biondo mi lascia. Ha forse creduto che avrei accettato? -Mi spiace. Preferisco starmente per conto mio che con un branco di stupide macchine da guerra- dico con un tono che non pensavo potesse appartenermi. -Bene.-dice il ragazzo con gli occhi azzurri avvicinandosi a me. -Allora-dice tagliente-morirai.- Gli sputo in un occhio e inizio a correre per l'ennesima volta scaraventando per terra il biondo.

Io combatterò, ma senza voi,
quindi va, non servi più:
l’uomo che cerco io non sei tu.

Arrivo davanti a una discesa. Il rumore dei passi dei Favoriti dietro di me diventa più forte. Buttiamoci, mi dico sedendomi. Inizio a scivolare giù prendendo sempre più velocità. Giungo al fondo che sono congelata. Con la coda dell'occhio vedo i favoriti. Mi corico sulla distesa di ghiaccio. Saranno ben allenati, ma hanno il cervello di una gallina. Sicuramente penseranno che non durerò molto. Potrebbero aver ragione però io sono determinata ad arrivare alla fine.
Il giorno dopo vengo svegliata da tre colpi consecutivi. I Favoriti si stanno dando da fare, penso. Un paracadute aregentato è davanti a me. Cerco di raggiungerlo ma non riesco a muovermi. Il freddo mi ha paralizzata. La mia guancia fa male. Non può non fare male dopo aver passato otto ore a dormire su una distesa di limpido ghiaccio. Sono dolorante. Non riesco a prendere il paracadute. Il mal di testa è fortissimo. La vista mi si annebbia. Prima di svenire faccio in tempo a vedere una mano allungarsi verso quel oggetto argentato che poteva essere il mio pasto per l'intera giornata.
Mi risveglio che è mattino. Per quanto sono stata priva di sensi? Sono in una grotta circondata da mucchi di coperte ne ho una anche io. -Scusa- dice Luke entrando-ho mangiato il contenuto del tuo paracadute. Ma ne abbiamo ricevuti altri.- -Grazie.-bisbiglio. La su faccia è solcata sulla destra da un grosso taglio, una cicatrice ormai. -Che hai fatto?- gli chiedo mentre mi porge un pezzo di pane. -La spada di quello dell'uno mi ha mancato.- dice sorridendo. -Quanto ho dormito?- -Il giorno che ti ho trovata. Ieri e stamattina.- -Tre giorni?- -Due. In realtà- -Quanti siamo?- Luke capì subito la domanda. -Sette. Io, te, i gemelli, il ragazzo del Due, la ragazza dell'Undici e il ragazzo del Otto.- -Sette.-
Dei passi si avvicinano. Balzo in piedi. -Stai tranquilla. Mary è nostra alleata.- Una ragazza dalla pelle scura con gli occhi ambrati a mandorla entra nel rifugio. E' la diciassettenne dell'Undici. -Ciao-dice lei allegra. -Ciao- rispondo io un po' diffidente. La giornata prosegue senza morti.
E' mattino. Questi giorni nell'arena sembrano non passare mai. -Dobbiamo andarcene ci hanno scoperto.-dice Mary. Usciamo dal nascondiglio. Sono vicini. Ci nascondiamo dietro a uno spuntone. Il ragazzo dell'Otto tiene la ragazza dell'uno stretta a sè con un coltello puntato alla gola. Il ragazzo biondo lo fissa con uno sguardo assassino. Perchè non si avvicina per salvarla? -Laciala.- La ragazza deglutisce, poi sibila-Uccidilo.- Il ragazzo biondo, incerto, fa un piccolo passo in avanti. Il coltello affonda un po' di più nella carne della ragazza. -Uccidilo- dice ancora lei. -Tu morirai, Isabelle-dice il ragazzo dell'Uno. -Sarei morta lo stesso, Jack.- Jack si avventa sul ragazzo dell'Otto che affonda il coltello nella gola della ragazza. Cadono entrambi a terra, inanimi. Due colpi di cannone.

E sarai
veloce come è veloce il vento.
E sarai
un uomo vero senza timori.
E sarai
potente come un vulcano attivo.
Quell’uomo sarai che adesso non sei tu.

Il ragazzo del Due appare dietro di noi. Mi giro di scatto. I suoi occhi di ghiaccio brillano. Non è molto lontano. Mary prende una freccia. Colpo di cannone. Jack gli pianta il coltello che aveva appena recuperato da quello dell'Otto nella schiena. Lei cade a terra, morta. Tutto questo in una frazione di secondo. Io e Luke iniziamo a correre. Una freccia mi sfiora la guancia. Un rivoletto di sangue inizia a scendere dal taglio poco profondo. I due ragazzi ci sono addosso. Il biondo mi spinge con forza contro uno spuntone. Mi accascio a terra per il dolore. Tutto inizia a girare. Non di nuovo, non adesso. Quello del Due sta per uccidere mio fratello. No, penso senza riuscire a gridare. Frugo velocemente nella tasca. Lancio il coltellino. Si conficca nel cuore del tributo daglio occhi di ghiaccio. Jack mi guarda sbigottito. Anche io sono frastornata. Mi ero messa in piedi senza accorgermene. Luke perdeva sangue, tanto sangue. Il ragazzo del Due lo aveva ferito al petto. -NO!- questa volta la mia voce si sente, non trema. E' chiara, distinta, determinata. I miei occhi si appannano. Mio fratello cade a terra in una pozza rossa. Il biondo mi è addosso. Mi sposto veloce, abile evitando che mi trafigga. Mi ferisce il fianco. Comincio a correre. Raccolgo la spada del ragazzo che ho appena ucciso e subito ne uccido un altro. Jack mi guarda ancora una volta, l'ultima, con gli occhi spalancati. Mi inginocchio vicino a mio fratello, quasi morto. Piango. -Brava Jo. Hai vinto.-sussurra lui- Ti vo...-poi la sua voce si spegne. Colpo di cannone. L'ultimo colpo di cannone dei 66° Hunger Games. Inizio a correre. Non so perchè. Voglio scappare. Andare lontano. Fuggire da queste ingiustizie. Sono troppo stremata. E dopo appena nove metri cado a terra.

E sarai
veloce come è veloce il vento.
E sarai
un uomo vero senza timori.
E sarai
potente come un vulcano attivo.
Quell’uomo sarai che adesso non sei tu.

-Popolo  di Panem, ecco a voi la vincitrice della sessantaseiesima edizione degli Hunger Games: Johanna Mason.-dice Ceasar. Si eccomi qui. Johanna Mason. Quindici anni. Vincitrice degli Hunger Games.
Quando il distretto sette compare il mio cuore si riempe di gioia per qualche secondo, poi questa lascia il posto ad un'amara tristezza. La vecchia Johanna avrebbe pianto. La nuova Johanna ha già perso troppo per continuare a piangere.
Abbraccio Marissa e mio padre. Passa un mese. Tour della Vittoria. Vedo le facce straziate dei genitori che hanno perso i figli in questi Giochi di odio e morte. Passano due mesi dal mio ritorno nel distretto Sette. Tre mesi. Quattro mesi.Ho sedici anni. Cinque mesi.
Squilla il telefono. -Che vuoi?-rispondo brusca senza sapere chi ci sia all'altro capo del telefono. -Sono il presidente Snow.- Rabbrividisco. Cosa vuole da me quel verme? -Vorrei avere il piacere di vederla signorina Mason.- -Per me non sarà un piacere presidente.-dico con disprezzo-Perchè dovre vederla? Sentiamo.- -Per discutere di affari. Di buisness.- Certo. Buisness. Se ha intenzione di farmi diventare un buisness come lo sono i suoi Hunger Games se lo può scordare. -Quando?- -Oggi stesso. Sono già nel Distretto Sette.-
E di nuovo quella sensazione di voler fuggire da tutto e da tutti mi assale. E di nuovo ho quella sensazione di voler correre lontano, veloce come il vento.

Angolino Autrice.
Bene ecco la song-fic su Johanna. [Tratta dalla long-fic che ho cancellato]
Spero vi piaccia. *fischiano e lanciano pomodori*
Non so bene come mai ho scelto la canzone disney 'farò di te un uomo' di Mulan.(a parte che la adoro...)
Okay Vado.
Per favore segnalatemi eventuali errori. CwC
Grazie ^^
Le recensioni,positive o no, sono ben accette c:
Bye;
  _Sa'



P.S. Se vi va, passate qui. E' il mio askblog – perchè sì, mi annoiavo e ho deciso di crearlo. In pratica voi, facendomi una domanda, mi potete proporre un prompt – una parola, una citazione, un'immagine, ciò che volete. Potete anche decidere il fandom in cui dovrei scrivere, i personaggi, i pairing. Insomma, potete specificare qualsiasi cosa desideriate e io proverò (non garantisco il risultato) a dare vita a una storia. Ho creato l'askblog anche perchè ultimamente l'ispirazione e l'immaginazione mi mancano, quindi un aiutino, un input mi farebbe immensamente piacere, sia per esercitarmi, sia per - appunto - puro piacere.
  
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