Riemergere
dal passato:
Non dovrai più rinnegare ciò che sei.
Fujisawa, 15 Marzo.
Quello era un giorno speciale…
Amy fissava con gli occhi sbarrati l’acqua rossa che le attraversava
la testa, e le cadeva sul viso fino precipitare nel lavandino in un turbinio di
schiuma color neve macchiata di sangue. Rimase lì ferma finché quella non
diventò limpida, poi prese un asciugamano, e se lo avvolse intorno alla testa.
La sua camicetta di seta nera era tutta bagnata, quindi se la
tolse e rimase solo con la canutierina bianca a pois rosa, dalla quale
s’intravedeva il reggiseno color bronzo. Si guardò per un attimo allo specchio:
la sua pelle era candida, talmente tanto che anche la dolce tonalità del bronzo
dava luogo ad un contrasto notevole; le sue forme morbide e generose….
Si tolse l’asciugamano dalla testa, lo gettò sul pavimento e
prese a lisciarsi i capelli.
Ed erano di nuovo biondi…
“Come il
sole”
Quella voce…i suoi occhi divennero tristi, ed erano scuri…
“Color cioccolato”
Quelle parole…
Prese le forbici dal cassetto e con lentezza infinita iniziò a
tagliare con cura ogni ciocca.
Rivoli d’oro puro s’intrecciavano con le sue dita e cadevano miseramente
a terra in pozze chiare e lucenti.
“Come il
sole”
Lui…
La rabbia improvvisamente l’assalì, ed allora aggredì la sua
figura con foga, e si calmò solo quando la fulgida chioma rossa che le scendeva
lungo la schiena fu eliminata. Di quella, ormai, era rimasta solo una
zazzeretta dorata che le arrivava a mala pena alle spalle.
Si osservò con interesse, ora era di nuovo lei.
Sorrise con commozione di fronte alla bellissima ragazza
riflessa nello specchio, e rimise le forbici nel cassetto, nel quale erano
rimaste chiuse per anni.
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGTHHHHHHHH!! AMY!”
All’urlo disumano che aveva attentato alle sue povere orecchie,
la giovane donna non si scompose, e non trasalì nemmeno. Di fronte a lei si era
presentata una ragazza alta, e slanciata, con dei lunghi capelli neri, ed un
viso candido nel quale risaltavano grandi occhi da cerbiatta…che la guardavano
come se fosse un alieno.
“Calmati, Patty, a me piace” si sentì in dovere di giustificare
Amy, dato che sicuramente l’amica aveva
urlato per i suoi capelli; quella entrò a stento nel bagno e l’afferrò per le
spalle
“Ma perché Amy? Avevi dei capelli così belli! Erano di un rosso
così acceso e brillante! Non solo li hai tagliati, ma anche tinti!”
“Ehi! Guarda, che questo è il mio colore naturale!”
“Cosa?!”
La giovane Amily Plange prese delicatamente le mani di Patty,
che le stringevano le braccia fino a farle male, fra le sue e parlò dolcemente
“Li avevo tinti di rosso prima di venire qui a Fujisawa. Quel
rosso era bello, ma troppo artificiale, preferisco questo colore, e poi non ho
più bisogno di cambiare…”
“Non capisco cosa vuoi dire, ma comunque anche questo colore ti
sta bene…Anzi, forse ti sta ancora meglio. Ma perché li hai tagliati? Erano
così lunghi e belli!”
“Erano troppo lunghi e mi davano fastidio! Così sono più comodi,
era da un po’ che volevo sbarazzarmene…”
“Certo che oggi ne dici di cose strana! Sei sicura di stare
bene?” Patty le mise scherzosamente una mano sulla fronte, ma quella la
respinse con gentilezza scotendo il capo.
“Ahh, ho capito! Sei emozionata perché Julian ha detto che ti
deve parlare! Che stupida! Non l’aveva capito!”
-
Che dolce – pensò Amy scoppiando a ridere di
gusto. Patty era proprio il suo uragano, senza la sua vitalità, avrebbe sempre
avuto il morale sotto i piedi!
“ Senti, piuttosto mi faresti la piega? Non vorrei che mi
s’incurvassero all’insù!”
“Certo, miss, devi essere bellissima per il tuo adorato
capitano….”
“Piantala! E pensa al tuo di capitano! Se vai alla partita vestita
così, il povero Holly non potrà fare neanche un goal, soggiogato dalle tue
grazie!” La aggredì alludendo al vestitino azzurro , aderente, che non lasciava
molto all’immaginazione; Patty arrossì fino alle punte dei capelli e le batté
la spazzola in testa
“Ahia!” si lamentò Amily con una smorfia di disappunto
“Così impari a mettermi in imbarazzo!”
“Se perfino tu sei timida come lui, allora siete proprio messi
bene!”
“Ho detto basta!”
“Okay, okay…”
Patricia Gatsby incominciò a stirale i capelli.
Biondi.
Come una volta.
Con quei capelli Amy non sembrava più la *sua * Amy…che strano!
Quel colore così chiaro le schiariva il volto ed attirava di più l’attenzione
sugli occhi
“Color cioccolato
Improvvisamente sentì d’aver paura: non aveva mai visto gli occhi
di Amy prima d’ora. O meglio li aveva visti, ma non così a fondo. Vi erano
delle ombre dentro quel giorno.
Le parole della sua amica si rifecero vive nella sua mente
-
Non ho più bisogno di cambiare–
-
Era da un po’ che volevo sbarazzarmene –
Prima non ci aveva fatto molto caso anche se le era sembrato che
parole così strane non potessero uscire dalla sua bocca, ma ora…era più che
sicura di non comprendere ciò che voleva dire.
Magari era solo una sciocchezza, ma…anche se aveva parlato con
indifferenza, se aveva pronunciato frasi del genere voleva dire che magari
aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno. Con lei…
A pensarci bene, Amy era sempre stata pronta ad aiutarla, ma non
le aveva mai parlato di sé.
Patty le confidava i suoi pensieri, ma lei non le aveva mai
confidato niente….Che non si fidasse di lei? O forse era solo troppo riservata
per esprimersi con qualcuno?
Avrebbe voluto chiederglielo, solo che aveva paura…non era il
momento adatto. Se aveva qualche questione da rivangare l’avrebbe fatto quando
si sarebbe sentita pronta. Non era giusto che fosse lei a fare il primo passo.
E poi quel giorno dovevano pensare solo agli uomini di cui erano innamorate.
Scosse il capo delicatamente e si sforzò di pensare a
qualcos’altro.
Amy Plange dal canto suo, continuava a fissare come ipnotizzata
la nuova – vecchia creatura che aveva davanti, mentre fantasmi del passato
tornavano a galla.
Non doveva più rinnegare ciò che era.