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Autore: fullmetalQUEEN    15/10/2007    10 recensioni
La scuola. Tortura e prigione di tutti - o prima, o dopo - e dalla sua minacciosa rete non fuggono di certo Roy Mustang, il bello e il dannato, Winry Rockbell, una ragazza pon pon un pò maschiaccio, Edward Elric, ultimo arrivato nell'Hohenheim Istitute e Riza Hawkeye, supplente di una docente di scienze presa alla sprovvista da una gravidanza. Le storie di questi 4 ragazzi si intrecceranno tra compiti, partite di basket, musical imprevisti, amore e odio.
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Elric, Riza Hawkeye, Roy Mustang, Un pò tutti, Winry Rockbell
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccomi qua, ritorno con una AU tutta particolare. Non perchè l'idea non sia stata sfruttata già milioni e milioni di volte - chi non ha mai pensato di inserire i nostri amatissimi personaggi di FMA in un mondo esattamente come il nostro? -, ma perchè le tematiche trattate sono moooolte. Il Rating è giallo per precauzione, non si mai, vai a pescare che ho usato qualche linguaggio non proprio simpatico e magari non me ne sono neppure accorta. Passando alla suddivisione dei capitoli: come avrete capito leggendo dall'introduzione, si tratta di una RoyAi e una EdWin in contemporanea, anche se questi personaggi raramente entreranno in contatto tra di loro (molto probabilmente solo Roy e Edward). Per questo motivo, ho dovuto dividere gni capitolo in due parti, ovvero la parte dove si tratta di Edward e Winry, appunto, e la parte dove si parla di Roy e Riza. Ad ogni capitolo, cambia il punto di vista che sarà evidenziato all'inizio in grassetto. Fatemi sapere anche se preferite che ogni capitolo sia riservato o a Roy e Riza o a Edward e Winry, o preferenze varie che facciano risultare più scorrevole la lettura. Dopo questa premessa - tutt'altro che breve, lo ammetto - posto il primo capitolo, sperando che vi piaccia.

Amore - Testo Base

Capitolo 1
Win » Incontro/Scontro «
Riza » Per colpa di un pallone «

Winry Rockbell
~ Edward Elric

Driiin. Driin.
Ecco. Il rumore che ha evitato per tutta l'estate, adesso torna a tormentarla. Infila la testa sotto il cuscino, per evitare di sentirlo per intero, sperando che smetta, ma nulla da fare: la sveglia continua, divertita, dispettosa, odiosa, a interrompere il suo sonno.
Stizzita, le da' una botta. E pum, quella cade a terra, ma non smette. Anzi, sembra faccia anche più rumore di prima.
«Ma vaff...»
Ecco la Winry maschiaccio, direbbe sua madre. Beh, ha tremendamente ragione. Io sono un maschiaccio, e allora? Nonostante sia una ragazza pon-pon, nonostante si atteggi a bella della scuola, ecco la vera Winry. Quella violenta, irascibile e per nulla, dico nulla, femminile.
Si costringe ad alzarsi, si stira. Si sposta i ciuffi biondi che le inondano il viso e poi si dirige verso il bagno, verso la doccia.
«Winry, sei già sveglia?»
«Sì, mamma.» risponde tra uno sbadiglio e l'altro la ragazza, mentre la sorellina le passa tra le gambe, divertita di quel movimento mattutino a cui non era più abituata.
«Elycia! E sta' attenta! L'ultima volta ti sono caduta addosso e...»
«Sorellona brontolona!» e la piccola ride, scende le scale di fretta, già indossando il suo grembiulino delle scuole elementari. Winry alza gli occhi al cielo, arresa a tutta quell'energia già di primo mattino.
Entra nel bagno, si fa la doccia, si asciuga velocemente e torna nella sua camera. Apre l'armadio. La crisi de "Oggi-che-mi-metto?" è alle porte. Soprattutto perchè si tratta del primo giorno di scuola da ex-novellina. Da studente della seconda liceale. Indirizzo linguistico. E se la ride di gusto, pensando a ciò che aspetta i novellini, impauriti da quel branco di gente, esattamente come lo era stata lei l'anno prima.
Rasserenata da questi pensieri, opta per una camicetta bianca con un ricamo di un buffo asino sul retro, contenuto da un cerchio dai bordi quasi fucsia. Prende i suoi jeans preferiti, neri, stretti, che le disegnano perfettamente la forma delle gambe lunghe e affusolate, grazie all'allenamento da ragazza pon-pon per la squadra di basket. Si guarda e annuisce soddisfatta. Le sta d'incanto.
Prende una pinza e si tira velocemente su i capelli, che sembrano sparati casualmente qua e là, ma in realtà sono stati controllati e opportunatamente sistemati uno ad uno dalle mani della bionda, mentre ancora si ravvia la frangetta, controllando che non sia troppo lunga da tapparle gli occhioni blu. Una forcina da una parte e et voilà!, è pronta. Un trucco leggero, per non dare troppo nell'occhio e ancora, un paio di Converse rosa, come la camicia che porta. Prende il giacchetto leggero, quello nero che le piace tanto, e lo zaino nero a pallini bianchi. Controlla che dentro ci sia lo stretto necessario per i primi giorni di scuola. Sì, c'è tutto. Scende di corsa, prende appena un tramezzino e se lo ficca in bocca.
«Mamma, io vado!»
«Fa' attenzione con il motorino!»
Le verrebbe da sbuffare, ma si contiene e fa un cenno di rassicurazione con la mano, mentre sua madre prende la secondogenita e la guida verso la macchina, senza seguire più con lo sguardo il motorino, nero anch'esso, della figlia che si allontana in direzione del liceo.
Curva a destra, a sinistra. Uffa, pensa, il traffico di Central è davvero una cosa spaventosa. Quando vado in vacanza in campagna è tutta un'altra cosa, anche se quest'anno mamma e papà hanno preferito andare ad Aquroya. Mare e campagna... in effetti anch'io preferisco il mare. E ancora una curva, immersa nei suoi pensieri, mentre finalmente scorge il suo liceo. Frena piano, senza prepotenza e parcheggia il motorino un pò più lontano dalla scuola, si toglie il casco e si guarda nello specchietto. Tutto a posto.
«Ehilà, Winry!» un ragazzo le fa un cenno con la mano, lei ricambia, si carica lo zaino in spalla e fa per raggiungerlo. Se non fosse che sulla sua strada, immerso nella lettura di un libro, come se si stesse nascondendo dalla realtà che lo circonda, non ci fosse un altro ragazzo.
Gli cade letteralmente addosso, e dopo una frazione di secondi si ritrova sdraiata completamente su di lui, il palmo della mano destra sbucciato e i jeans impolverati. Si accorge soltanto del frizzore alla mano, prima di rendersi conto che il volto suo e quello del malcapitato sono ad un centimetro di distanza.
«S-scusa!» esclama, mentre lui si massaggia la testa, un occhio chiuso e uno aperto. Lo guarda.
Naso all'insù, occhi nocciola, quasi dorati, i capelli biondo cenere che gli ricadono arruffati ai lati del viso. Il resto di loro è trattenuto da una coda piuttosto lunga dietro la nuca. Carino, nell'insieme.
«Ahia, che botta... bel modo di cominciare la giornata!» sbuffa quello, mentre tenta di rialzarsi.
«Ti ho già chiesto scusa!» si difende Winry mentre, stizzita, si rialza e libera i pantaloni dalla polvere. Carino sì, ma con un caratteraccio!
Lo guarda alzarsi in piedi: ecco, oltretutto sarà sicuramente del primo anno, pensa. Non l'ho mai visto in giro. Mai andarti a infognare di quelli più piccoli, Win. Ci rimetti la faccia.
«Senti, visto che sei la prima con cui parlo qui, mi puoi dire dov'è la segreteria per gli studenti? C'è la cartina ma non ci capisco un cavolo...» ha come un che di impaziente, e il suo tono non è per nulla amichevole.
«Lo sapevo che eri del primo... quando entri nella hall, il secondo corridoio a destra, prosegui dritto e trovi la scritta segreteria.»
«Guarda carina che io sono del secondo. Mi sono appena trasferito, tutto qua. Vorresti forse insinuare che sono basso?!»
«Sì, in effetti lo sei.» si sistema lo zaino, mentre il ragazzo sta per scoppiare dalla rabbia, e si allontana saltellando, raggiungendo il ragazzo che poco prima l'aveva salutata.

Riza Hawkeye ~ Roy Mustang

Cuffie nelle orecchie, una corsa leggera, di prima mattina. Gli ci voleva proprio. Non si da' un attimo di tregua, attimo dopo attimo, respiro dopo respiro, non si ferma. I capelli corvini gli si attaccano sulla fronte imperlata di sudore, ma non ci fa caso e continua a correre.
Dopo alcuni minuti, finalmente si ferma. Prende l'iPod grigio tra le mani, scorre i brani. Nulla che lo stuzzichi più di tanto. Massì, chi se ne frega, mettiamo la riproduzione casuale. Preme play e si rimette l'iPod nella tasca dei pantaloni del traning.
Sorride. Una canzone che parla di lui, o meglio di ogni ragazza che sta con lui, modestamente parlando. Hot, Avril Lavigne. Come quella di ieri sera, com'è che si chiamava? Ah sì, Eva. O qualcosa del genere.
E' così la vita di Roy Mustang. Se la spassa tra le ragazze e lo sport. Lui, il più amato, il più acclamato. Un altro aggettivo diminuisce il suo sorriso. Anche il più bocciato. Tre anni di seguito, all'ultimo anno. E due durante gli altri anni. In totale 5 anni andati in fumo. Chi glielo faceva fare, poi, di rimanerci. Non che fosse un idiota, ma era la voglia a mancargli e le ragazze in fila ad essere troppe. E poi poteva contare su alcuni 'validi', per così dire, elementi del suo gruppo: Jean Havoc, il suo migliore amico, Maes Hughes, il suo "fratello maggiore", anche se, ora che si era sposato e aveva due figlie di cui una era stata adottata, non aveva più molto tempo per le sue scorribande, Heymans Breda, il suo compagno di partite a pallacanestro e Kain Fury, il secchione che di tanto in tanto gli passava i compiti. Quando non marinava, ovviamente.
Si passò una mano tra i capelli, prima di soffermarsi davanti al campo di gioco, dove di solito lui e il suo gruppo si fermavano. Guardava la strada e guardava il campo. Non c'era nessuno da nessuna parte. Sorrise ed aprì la porta mezza sfondata del campo, per poi mettersi alla ricerca del pallone che solitamente lasciavano lì, a riposare, prima di un'altra partita.
Infatti. Una palla arancione sbuca in mezzo alle erbaccie. La raccoglie e comincia a palleggiare: uno, due e tre, poi cambio mano. E lo ripete. E poi mira al canestro, tira e segna. Riprende la palla, si allontana un pò. Stavolta sbaglia e la palla rotola verso il cancellino, che sbadatamente ha lasciato aperto. Rotola dispettosa la palla, mentre Avril se ne va e lascia posto ad un'altra canzone. Love at first sight. Blue? Di sicuro era stata quella scema di sua sorella a ficcarci un tale schifo e smanceria. Bleah. Ma non ha tempo per mandare avanti, deve inseguire il pallone che ormai è in mezzo alla strada. Lo rincorre, attraversa la strada, lo prende e proprio in quel momento gli cade una cuffia, nello stesso istante in cui una macchina gli suona. Si rende conto di essere in mezzo alla strada, di aver appena scampato un incidente di quelli gravi. Dalla macchina scende lei. E' bella. La prima cosa che pensa per poterla descrivere è questa. E nel frattempo, la voce di uno dei cantanti gli sussurra: "non voglio essere così rude, perché questo non è normalmente il mio stile; posso portarti via?" I capelli biondi sono sciolti, mentre gli occhi sono coperti da un paio di occhiali da sole. Porta un completo serio, ma non sembra avere molto più della sua età. E' mozzafiato, è bella. E' donna. "Sento che se non te lo chiedo e solo ti oltrepasso, non vedrò mai più il tuo viso..." incredibile come una canzone possa interpretare uno stato d'animo. E meno male che era una riproduzione casuale.
«Ti sei fatto male? Stai bene?» gli corre incontro, lasciando la portiera dell'auto aperta. Lui sorride a malapena e fa un cenno con la testa. «Per fortuna... come mai ti sei precipitato in strada così, all'improvviso? Sei forse impazzito?»
«Veramente, io...» cerca di giustificarsi Roy, mentre la donna si toglie gli occhiali. Ha un tuffo al cuore.
Le sue iridi cangiano dal nocciola al marrone, e tutti i colori che possono sembrare banali, comuni, in lei acquistano tutt'altro aspetto, rendendola unica e rara. "Credi nell'amore a prima vista?" Forse ora sì.
«Beh, io adesso devo proprio andare. Sto facendo tardi, è il mio primo giorno di lavoro. Sta' più attento la prossima volta!» e monta nuovamente in macchina, lasciandolo lì, con un pallone da basket in mano e il cuore che sembra uscirgli dal petto.
Guarda la macchina andare via, poi nasconde la palla tra i cespugli e le varie erbaccie, poi comincia a correre di nuovo, stavolta verso casa. Forse sua sorella, una volta tanto ci ha azzeccato, con quella canzone. Comunque è la prima e l'ultima volta che mette le mani nel mio iPod, pensa, ma in realtà il sorriso non accenna a sparire dalle sue labbra. Arriva davanti al cortile di casa, bussa e gli apre proprio sua sorella, Lyra. Lo guarda e lo lascia passare, chiudendo poi di nuovo la porta dietro di lui.
«Cos'è quel sorrisino che hai sulle labbra, Roy?» impossibile, a quella ragazzina non sfugge nulla.
«Tu pensa ai fatti tuoi, piuttosto che al mio sorrisino.» sbotta di tutta risposta, mentre comincia a levarsi la maglia e i pantaloni del traning, appoggiando l'iPod sulla scrivania di camera e, in boxer, si avvia in bagno, per farsi una doccia.
«Dai, Roy! So che ieri sera sei uscito con Eve, com'è andata? Dicono che Lust voglia riconquistarti a tutti i costi, quest'anno! Certo che è davvero bella, anche io vorrei diventare come lei...»
«Tsè, quella strega.» borbotta il moro, mentre le sue parole vengono soffocate dal getto d'acqua scrosciante che fuoriesce dalla doccia, che lo inonda. Rimane una manciata di minuti sotto l'acqua, poi prende a lavarsi, immerso nei suoi pensieri. Già, quella donna. Quanto vorrei rivederla. Chissà quando succederà. E soprattutto se. Sbuffa ed esce, avvolgendosi con un asciugamano e specchiandosi. Cazzo, oggi comincia di nuovo la scuola. Sbuffa di nuovo, ma stavolta il suo fiato diventa una nuvoletta visibile. Il vapore caldo si è materializzato sullo specchio, sottoforma di goccioline d'acqua.
Esce, si infila di nuovo in camera sua, ignorando i riassunti delle varie lovestory del liceo che gli cantilena Lyra nelle orecchie. Prende i boxer Dolce&Gabbana, se li infila. Sopra un paio di jeans scuri e bassi, tremendamente bassi, tenuti solo in parte da una cintura borchiata. Sopra una polo bianca a mezza manica, con una stampa stile murales sulle spalle. Si controlla meglio, poi sorride soddisfatto. Si fionda di nuovo nel bagno, si tira leggermente su i capelli, li stropiccia, li scuote, donandogli l'aria di eterno ribelle qual è. Torna in camera, prende lo zaino e si dirige in cucina. Taglia un toast a metà e lo mangia con gusto, bevendoci subito dopo il thè freddo.
«Mi dai un passaggio?»
«Va bene, ma solo perchè siamo in anticipo, stranamente.»
Apre la macchina cabriolet, sportiva, due posti solamente. Lyra si accomoda e accende la radio, infila dentro un cd. Jesse McCartney.
«Lyra, ti do 3 secondi per togliere quella roba! 1... »
«Ma...»
«2...»
La moretta sbuffa e tira fuori il cd. Arrivati davanti alle scuole medie, scende e sbatte lo sportello, scocciata. Roy la guarda e si allontana, partendo a razzo. Eccomi di nuovo qui, pensa. Parcheggia, prende due posti invece che uno, e scende, come la più grande delle star. E' in ritardo, ma la cosa non lo turba minimamente. Si cala gli occhiali da sole di Armani sugli occhi, saluta a destra e a manca, cercando le sue prossime prede. Non ne trova neanche una. Forse perchè l'ha già trovata qualche ora prima.
  
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