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Autore: Lilies    28/03/2013    3 recensioni
«James?»
«Sì?»
«Mi piace il tuo profumo.»
Buon compleanno, James!
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Emmeline Vance, I Malandrini, Mary MacDonald | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'I racconti del fuoco (James/Lily)'
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A day in the life




A Writer96, che si è persa nel suo mondo di cuoricini e tenerezze,
al caro vecchio James, che ieri ha compiuto gli anni,
e alla me non-virtuale, che aspetta soltanto il momento giusto.



«Mary, che giorno è oggi?»
«Uhm, vediamo... è il... ventisei. Oggi è il ventisei.»
«È il ventisette, Mac.»
«ODDIO.»

L'intera tavolata di Grifondoro si voltò di scatto verso la fonte di quell'urlo belluino; nello stesso istante, la bionda Marlene sputò l'intero contenuto del suo bicchiere di succo di zucca dritto in faccia ad una sconvolta Alice, la quale aveva rumorosamente trattenuto il fiato e spalancato gli enormi occhioni castano scuro; Emmeline squadrò severamente la rossa Caposcuola, le braccia incrociate al petto.
Lily Evans, spigliata diciassettenne dai capelli color rubino e due sconvolgenti occhi verde prato, fece cozzare più e più volte il capo contro il duro tavolo di legno sopra il quale stava pranzando.
«Quell'idiota, oggi...» biascicò confusamente, gli occhi sgranati, la voce flebile.
«Sai, di solito non si parla del proprio fidanzato in questi termini», commentò angelicamente Mary, dopo essersi ripresa dallo spavento di poco prima; l'occhiataccia che Lily le riservò la fece ammutolire di botto.
«Non siamo fidanzati», gracchiò la rossa, le guance paonazze.
«Questa mi è nuova», s'intromise una terza voce alle sue spalle. «Uscire insieme ogni settimana, imbarazzarsi al solo sentire il nome dell'altro, negare testardamente qualsiasi cosa potrebbe riguardare il presunto amato... chiamasi comunemente fase dell'innamoramento, cara la mia Barbabietola.»
Sirius Black, in tutto il suo splendore, si allentò distrattamente il nodo della cravatta rossa-oro della divisa, senza smettere un attimo di squadrare furbescamente Lily, ormai più rossa di un pomodoro. Marlene ridacchiò e, alzatasi dalla panca e raggiunto Black, intrecciò le mani dietro il collo di lui e gli lasciò un leggero bacio sulle labbra, a cui seguì uno scherzoso – e doloroso – pizzicotto sulla guancia del ragazzo.
Remus, dietro i due piccioncini, guardò timidamente Emmeline che, in tutta risposta, arrossì.
Lily, invece, sbuffò alquanto sonoramente, sbattendo i pugni sul tavolo.
«Anche se siamo amici per chissà quale stupida congiunzione astrale, Black, nulla m'impedisce di reputarti un completo idiota», ringhiò Lily cercando di auto convincersi delle proprie parole che, purtroppo, anche alle sue stesse orecchie suonavano dannatamente stupide ed insensate.

La ragazza ripensò all'arioso sabato della settimana prima, quando lei e James erano usciti assieme a Hogsmeade per la prima volta. Il fastidioso quanto gelido vento d'inizio primavera li aveva costretti a cercar riparo in uno dei numerosi pub della cittadella; Lily e James si erano rincorsi come bambini, entrambi stretti nei loro cappotti adornati delle sciarpe di Grifondoro, in viso un sorrisetto divertito.
Lily avvampò al ricordo di come, ai Tre Manici di Scopa, lui aveva allungato la mano verso il suo viso per toglierle il piccolo sbafo che la schiuma della Burrobirra le aveva lasciato sulle labbra.
Com'erano calde, le mani di James.
E morbide, morbide come la mollica dei panini dolci che nonna Dianne cuoceva alle sue nipotine quando erano piccole; le mani di James profumavano di miele e di qualcos'altro, qualcosa che Lily non aveva saputo riconoscere. Qualcosa che le aveva inebriato i sensi.
Ma non era innamorata di James come diceva Sirius, no.
Perché dovrei esserlo, d'altronde?, pensò Lily aggrottando le sopracciglia.
A Lily piacevano i suoi dolci e profondi occhi nocciola capaci di leggerle dentro, i suoi arruffati capelli neri come la pece e setosi, piacevoli al tatto; trovava divertente il suo strano tic nervoso che, quando qualcosa lo angustiava, faceva comparire una precisa rughetta verticale tra i suoi occhi, e nel mentre la piccola fossetta sulla sua guancia sinistra scompariva del tutto; Lily si divertiva ad ascoltare i suoi lunghi sproloqui sul Quiddich, i suoi maldestri complimenti, vedere le sue guance rosse d'imbarazzo. E James Potter non arrossiva, mai. Non davanti a qualcuno che non fosse Lily.
Quando, quel sabato, i loro sguardi si erano incrociati, smeraldo contro nocciole, Lily era certa di aver visto le sue guance imporporarsi come mai era successo. E si era sentita in imbarazzo pure lei, chissà perché.
Lily ricordava ancora il piacevole sfarfallio che aveva avvertito nello stomaco, una sensazione che non aveva mai provato.
Tra lei e James si era instaurata una strana amicizia, quello sì; avevano sotterrato l'ascia di guerra e si erano tuffati a capofitto in quella relazione che mai avrebbe potuto trasformarsi in qualcosa di più… o sì?

«...sta di fatto che ti sei scordata il suo compleanno, ed oltretutto...» stava intanto blaterando Black. Il tono saccente con cui le stava rinfacciando quella piccola, insignificante dimenticanza scaldò il sangue nelle vene della rossa, che si ridestò improvvisamente dalle sue elucubrazioni mentali.
«Scommettiamo», Sirius le prestò di colpo attenzione, un'espressione perplessa ed insieme famelica in volto, «che riesco a dimostrarti che tra me e James non c'è assolutamente nulla di romantico?»
Lily fissò truce l'amico, che si grattò il mento soppesando quella proposta. Poi, gli occhi color ghiaccio del moro brillarono di luce propria, come presi da chissà quale illuminazione.
«Ci sto.»
La Caposcuola strinse con quanta forza aveva in corpo la mano che Black le tendeva.
«Ad una condizione», aggiunse Sirius con aria melodrammatica. «Oggi è il suo compleanno, non voglio che lo passi frignando come una donnetta per colpa tua.»
Lily annuì, decisa.
«A stasera», replicò lei, beffarda, «in sala comune.»
Sirius ghignò di nuovo, facendo cenno a Remus e Peter di seguirlo e scompigliando i capelli biondi di Marlene, che gli sorrise complice.



Quella sera la torre di Grifondoro era stata grandemente addobbata a festa con un esagerato quantitativo di ghirlande e festoni, senza contare le dozzine di svolazzanti palloncini dorati dai quali si propagava la play list musicale accuratamente scelta da Black e compari.
Lily, fasciata nel suo semplice abito di cotone blu mare che le lasciava le spalle scoperte, sospirò sconsolata, torcendosi distrattamente un ciuffetto di capelli tra le dita.
Alcuni suoi compagni di casa davano già l'impressione di aver alzato un po' troppo il gomito; barcollando qui e là senza una precisa meta, ridacchiavano senza ritegno smozzicando pezzi di frasi insensate, tra le mani degli enormi calici colmi di liquidi non meglio identificati.
«RAGAZZI», abbaiò d'un tratto Sirius Black dopo essersi arrampicato sopra uno dei tavolini ingombri di alcolici e stuzzichini. «Vedo che qualcuno di voi ha già potuto apprezzare la qualità delle bevande che Rosmerta ci ha gentilmente offerto... ma! Vi siete già dimenticati del vero protagonista di questa serata, eh? Preparatevi all'ingresso dell'unico, dell'inimitabile... JAAAAAAAAAAAAAAAAMES POTTER!»
Dopo quell'annuncio spacca timpani degno di un Maride infuriato, James fece capolino dalle scale a chiocciola dei dormitori trotterellando su se stesso, negli occhi la felicità di un bimbo al suo primo compleanno. Quella visione raddolcì i pensieri di Lily che, senza accorgersene, rivolse al festeggiato un sorriso radioso. James lo notò e, per la seconda volta, le sue guance si tinsero di rosso.
Gli altri invitati ruggirono i loro auguri a voce talmente alta che i vecchi maghi ritratti nei vari quadri appesi in giro per la stanza furono costretti a tapparsi le orecchie, taluni scappando verso il ritratto gemello presente nel castello.
«Ramoso! Auguri, auguri, auguri!» squittì Peter Minus con la sua vocetta adorante, tirando James per la manica della camicia a scacchi rossa e blu. Remus si avvicinò alla ressa di festanti studenti impegnati nei loro convenevoli, rivolgendo all'amico di sempre un sincero e sereno sorriso sghembo.
«James!» trillò Marlene correndo a tutta velocità verso il cugino dopo aver abbandonato le sue amiche.
«Siete pazzi? Strano che Evans non vi abbia mozzato la testa, per aver organizzato tutto questo...» esclamò James ridendo tra i capelli di Marlene che, presa dall'euforia da festa clandestina, gli si era abbarbicata addosso.
Lily, sentendosi giustamente presa in causa, guardò il moro in tralice senza riuscire a trattenere una bassa risatina divertita, che fece sbalordire la gran parte dei compagni di Casa.
«È solo per questa volta, Potter. Solo per questa volta», gli rispose fingendosi arrabbiata, le mani sui fianchi ed un cipiglio degno della McGranitt.
James scoppiò a ridere sciogliendo l'abbraccio di Marlene e guardando Lily con insistenza, lasciando che il suo sguardo vagasse sull'esile corpo della ragazza.
«Sei bellissima, stasera», le sussurrò all'orecchio, accarezzandole di sfuggita la guancia.
Lily avvampò, prima di ribattere con un imbarazzato grazie.
James trotterellò fino al centro della stanza afferrando un boccale di Burrobirra, e ghignò tra sé per l'espressione di puro sbalordimento che aveva colto Lily dopo il suo sincero complimento.
«Ebbene, miei prodi compagni», esordì, gli occhiali squadrati un po' sbilenchi sul naso, «che la vera festa abbia inizio!»
I Grifondoro esultarono giulivi, applaudendo allegramente al festeggiato, che già s'era lanciato in pista a ballare con chiunque gli capitasse a tiro, prendendo con sé sia ragazze che ragazzi.



«Lily», chiamò qualcuno, facendo trasalire la Caposcuola. «Cos'è questo rossore? Ti ricordo che abbiamo una scommessa in corso.»
«Mmh», mugugnò lei, fissando il suo interlocutore con malcelato astio.
Sirius corse lestamente da Marlene, la quale aveva osservato attentamente la scena avvenuta poco prima tra Lily e James, e che ora ridacchiava maleficamente tra sé.
Lily si diresse verso una delle poche poltrone ancora sgombre di coppiette intente a risucchiarsi la faccia a vicenda, buttandocisi sopra di peso e facendo attenzione alla sua gonna maledettamente troppo corta; le arrivava appena sopra il ginocchio, e malgrado ciò aveva combattuto per tre quarti d'ora con Mary perché gliela allungasse.
Tobias Smith, di Tassorosso, le lanciò un'occhiata di pura malizia che infastidì Lily – e James, che era a pochi passi dai due – oltre ogni dire.
La rossa voltò il bel viso verso una delle grandi vetrate della stanza che davano sul parco della scuola, decisa ad ignorare quell'insistente spasimante.
Doveva smetterla di arrossire davanti agli sciocchi complimenti di Potter, o avrebbe perso la scommessa e anche la faccia.

«Signorina, mi concede questo ballo?» soffiò qualcuno comparendo all'improvviso davanti a Lily e distogliendola dai suoi pensieri.
Lily sgranò i suoi occhi verdi davanti a quella scena maledettamente comica: James Potter, inginocchiato dirimpetto a lei, le tendeva una mano, in impaziente attesa di un sì da parte sua.
Alcuni dei ragazzi attorno a loro ridacchiarono divertiti, già pronti alla probabile sfuriata della Evans che, contro ogni più ragionevole pronostico, non avvenne.
«Potter...» cominciò, titubante. «Oh, okay. Solo perché è il tuo compleanno!» precisò a gran voce attirando l'attenzione di Sirius, che scosse la testa.
James sorrise sornione, stringendo la mano di Lily tra la sua e sentendo piccoli brividi percorrergli la schiena.
«Quale onore...» disse il moro, assumendo un tono da perfetto aristocratico che la fece ridere.
«Ma smettila», ribatté lei, piantando scherzosamente un'unghia sulla mano dell'amico, che mugolò.
I due raggiunsero la pista da ballo magicamente creata dai Malandrini stessi per quell'occasione, lei fissando il pavimento e lui cercando il suo sguardo.
Lily si sentì circondare la vita da un James decisamente esitante, che la strinse dolcemente a sé afferrandole l'altra mano. Il ragazzo inspirò a fondo il profumo di fiori dei capelli della rossa, sentendosi improvvisamente in pace con il mondo; la testa girava vorticosamente, incapace di sostenere l'emozione che gli era conflagrata in petto non appena aveva avvertito il caldo tocco della pelle di Lily contro la sua.
I palloncini musicali attaccarono con un lento di un cantante babbano molto in voga in quegli anni, John Pennon, o qualcosa del genere.
Lily storse il naso lentigginoso fulminando un Sirius, la cui bacchetta era ancora puntata contro i palloncini incantati, colto in flagrante.
«Che succede?» le chiese James, seguendo il suo sguardo e scontrandosi con il ghigno malandrino del suo migliore amico.
«Oh, nulla», replicò Lily, arrendendosi a quella situazione che, troppo velocemente, si stava facendo sempre più imbarazzante.
Cominciarono a muoversi goffamente sul posto, lei cercando di non stringersi troppo al corpo di lui – mentre il cuore le ordinava di farlo –, James beandosi di quella vicinanza così intima.


Imagine all the people
livin' life in peace”


«Sarebbe bello», disse dopo un po' James, lo sguardo fisso su qualcosa oltre la spalla di Lily.
«Cosa?» fece lei, incuriosita dallo sguardo stranamente serio del ragazzo.
«Che tutto questo finisse. La guerra, intendo. Le sparizioni, le stragi di babbani... che tornasse la pace», rispose lui, guardandola negli occhi.
Lily rimase molto colpita da quella rivelazione, e si sentì d'un tratto il cuore più pesante; ripensò al Natale scorso, quando aveva rinvenuto i suoi genitori assassinati nella loro villetta londinese...
«Be'», bisbigliò lei, faticando a trattenere le lacrime, «se noi sanguesporco non esistessimo, tutto questo non avrebbe mai avuto inizio.»
James prese ad accarezzarla su e giù lungo la schiena, il viso contratto in una smorfia di disapprovazione.
«Ti sbagli», ribatté con forza, «Lord Voldemort non si fa scrupoli ad ammazzare anche i purosangue traditori del loro sangue. Non è colpa vostra, Ginger.»
Lily sorrise, ridacchiando di quello stupido nomignolo che in passato James le aveva affibbiato contro la sua approvazione e che l'aveva mandata in bestia in innumerevoli occasioni.
«Mmh», mormorò lei contro il suo petto, lasciando cadere il discorso.
James pareva emanare protezione e calore; Lily, per qualche strano motivo, si sentì terribilmente al sicuro tra quelle forti braccia che l'abbracciavano cautamente, come temendo di farle male.

«James?»
«Sì?»
«Mi piace il tuo profumo.»
Lui ridacchiò.
«Potrei ricattarti, dopo questo complimento», sogghignò, osservando intenerito le gote di Lily tingersi di rosso.
«Rovini sempre tutto», sbuffò Lily, colpendolo leggermente al petto.
«Rovino cosa?»
Lily, resasi conto di ciò che aveva appena detto, s'impietrì di botto.
«Oh, i—», cominciò, combattuta tra il desiderio di fuggire in un altro pianeta e quello di restare ancora per un po' lì, a crogiolarsi nel calore di James. «Ho bisogno di... aria fresca.»
Si separò controvoglia da James con un finto sorrisetto di scuse, raggiungendo velocemente l'unico terrazzo di cui la sala disponeva.
James fissò a bocca aperta la figura di Lily scomparire dietro le tende della balconata, la mano tesa verso di lei e l'espressione costernata.
«Ben fatto, Ramoso», esclamò ironicamente qualcuno alle sue spalle. James si voltò al rallentatore, la mano corse ai ciuffi sparati per arruffarli ancora di più.
Marlene lo guardò teneramente, facendogli cenno di avvicinarsi.
«Dove ho sbagliato?» esalò amareggiato, lasciandosi cadere su di una sedia vagante.
«La tua idiozia diventa un problema, alle volte», rispose ridacchiando Marlene, prendendo il viso del cugino tra le mani.



La fresca brezza della sera ormai inoltrata colpì il volto di Lily come mille lame ghiacciate, facendole trattenere il fiato. Diede una rapida occhiata all'interno della sala comune, notando Marlene e James seduti vicini accanto al fuoco.
Uscendo, non aveva nemmeno pensato di coprirsi con qualcosa; i denti presero a battere, sulla pelle delle braccia le si formarono tanti piccoli puntini.
Perché aveva abbandonato James lì, tutto solo, al centro della pista?
Sirius le aveva fatto promettere di non ferirlo in alcun modo, almeno quel giorno, il giorno dei suoi diciassette anni.
Ancora una volta, il cervello aveva avuto la meglio sul cuore di Lily Evans.
Si maledì per essersi sentita così bene, stretta a James. Si rammaricò per aver agito senza pensare, e ormai poco importava quella stupida scommessa.
Qualcosa in lei era scattato, quando i loro visi si erano sfiorati, i loro sguardi cercati.
Qualcosa che, inutile dirlo, l'aveva infastidita.
Sentì la porta a vetri schiudersi con un cigolio, lasciando passare dal vano un'alta figura.
«Lily...»
Lei abbassò la testa, sentendosi maledettamente in colpa.
«Lily», ripeté il nuovo arrivato. La rossa finalmente si voltò verso la fonte di quella voce dolce, profonda, un po' rammaricata.
James, la mano ancora stretta attorno al pomello della porta, la osservava cercando di captare i suoi pensieri, nello sguardo un barlume di tristezza.
«James.»
Il modo in cui Lily pronunciò il suo nome gli sciolse di botto il pesante masso che gli opprimeva il petto; James ritenne ormai sicuro avanzare, fino ad affiancare la tremolante figura di Lily, appoggiata al muretto del balcone.
«Fa freddo, qui», sussurrò il moro, porgendole il mantello che s'era portato dietro.
«No, io...» mormorò di rimando lei, senza evitare che un lieve gemito di piacere la cogliesse non appena il caldo mantello di James le si posò sulle spalle, regalandole un po' di tiepidezza.
«Scusa, per prima.» La voce di Lily si ruppe alla fine della frase. «Non so cosa mi sia preso...»
«Sì che lo sai», la interruppe James. «Tu hai paura, Lily.»
Lei sussultò impercettibilmente, cogliendo nelle parole di James una verità che mai avrebbe voluto sentire.
«Io...»
«No, lasciami parlare», continuò James, serrando le palpebre. «Hai paura... hai paura di ciò che senti, Evans.»
Lily lo guardò di sottecchi; tra gli occhi di James s'era formata una sottile ruga verticale. Malgrado il momento e ben sapendo quando poco opportuna apparisse, Lily si ritrovò a sorridere.
«Sei nervoso», dichiarò dolcemente, sfiorandogli la fronte con il pollice e facendolo rabbrividire.
«Cos—»
E senza averlo premeditato, senza aver badato al fatto che avrebbe potuto compromettere mesi di quell'amicizia così duramente costruita, senza pensare a ciò che sarebbe accaduto dopo, Lily lo baciò.
Lo baciò come se dovesse soddisfare un bisogno vitale, lo baciò aggrappandosi con tutte le sue forze alle carnose, morbide labbra rosa di James, lo baciò intrecciando una mano tra i suoi capelli sconvolti, lo baciò alzandosi sulle punte per annullare quella manciata di centimetri che li separavano, lo baciò con il sorriso sulle labbra. Sentì anche quelle di James piegarsi all'insù, avvertì le sue braccia circondare, protettive, la sua vita, percepì una sua mano correre ai suoi lunghi capelli rosso scuro.
Lily schiuse le labbra, permettendogli di approfondire quel contatto così a lungo desiderato; il profumo di miele e fiori si librò nell'aria attorno alle loro figure abbracciate.
Si separarono soltanto quando il respirò cominciò a mancare; un semplice bisogno fisiologico che in quel momento apparì ad entrambi totalmente inopportuno.
James si avventò nuovamente sulle labbra di Lily, regalando loro un ultimo, tenero bacio.
Smeraldo e nocciole si scontrarono ancora, fondendosi in un'unica anima.
Lily si morse il labbro inferiore, prima di lasciarsi tentare dalle avide ed invitanti labbra di James per la terza volta.
Qualcosa nel profondo del suo stomaco prese a sfarfallare ininterrottamente, qualcosa che le diede alla testa e la portò per altre dieci, cento, mille volte dentro al dolce rifugio delle labbra di James.




NdA: Ciao a tutti! Beh, non ho molto da dire.
Da tre giorni a questa parte una stupida espressione beota ha conquistato il territorio della mia faccia, e pare che nemmeno un film tipo Titanic riesca a schiodarla da lì.
Merlino, mi infastidisco da sola.
Be', ecco qui, in tutto il loro splendore, James e Lily alle prese con il loro primo bacio.
Carini, né?
Sirius è il solito guastafeste... anche se alla fine si è rivelato il Cupido della situazione! ;)
Forse sono caduta nel clichè più obbrobrioso, ma ho ugualmente voluto dedicare al mio Jam una storiella in occasione del suo compleanno.
- con un giorno di ritardo, IDIOTA! -
Prometto che troverò il tempo di rispondere ai meravigliosi messaggi di quegli angeli che hanno recensito Resistance. Non mi sono dimenticata di voi <3
Bene, me ne vo nel mio mondo di unicorni e arcobaleni.
Bisooooous, Lilies

  
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