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Autore: ALeXaNdRa_99    28/03/2013    2 recensioni
"Cercai le cose più pericolose e appuntite che avevo;una squadra nella mano sinistra, la formbice rotta a metà,nel vano tentativo di trasformarla in qualcosa di pericoloso, nell’altra.Misi la mano sulla maniglia..la abbassai delicatamente...e tirai.Davanti a me c’era uno scenario che non avrei mai immaginato.Tutto era assulatamente uguale a come l’avevo lasciato qualche ora prima. Dopo poco tempo però,una strana sensazione cominciò ad avere il sopravvento su di me.E’ vero,non c’era niente davanti a camera mia.Questo non voleva dire che non ci fosse nulla in casa mia. Un brivido di puro terrore mi percorse lungo la schiena."
Questa è la prima storia horror che scrivo,spero vi piaccia !!
Genere: Horror, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Somebody help me

Era un giorno come altri.Regnavano pioggia,nebbia, e vento ormai.
Cominciavo a stancarmi,il tempo stava diventando monotono.
Appena entrata in casa buttai quel dannato zaino stracolmo di libri per terra,rischiando di far cedere il pavimento.
La casa era buia e silenziosa.Ero da sola.Cercai di pranzare decentemente e poi mi trascinai verso le formule di chimica che mi acclamavano gioiose.
Alli’improvviso un dolore straziante attraversò il mio cervello.Dannata emicrania.Ma questa non era come un mal di testa normale.Sentivo un ronzio.Un lamento dolorante,tormentato ,agonizzante.Non mi dava pace.Provai a combattere il mal di testa con la medicina più forte che avevo a portata di mano,senza risulatati purtroppo.
Lasciai perdere chimica e tutti i suoi misteri per cercare di star calma e rilassata,magari sarei riuscita anche a dormire.
Poco prima di riuscire ad addormentarmi sentii un rumore che mi fece gelare.Un rumore che conoscevo troppo bene.Abbastanza forte da provenire da due stanze dalla mia. C’era qualcosa  che era nella mia cucina,aveva in mano un coltello,potevo scommetterci.Rimasi immobilizzata non sapendo cosa fare.
Il lamento,oltretutto,non mi dava pace.
Mi alzai dal letto cercando di fare meno rumore possibile.Il cuore cominciò a rimbombarmi nelle orecchie.Temevo che perfino l’essere avrebbe potuto sentirlo.La calma stava svanendo,le ginocchia cominciarono a tremarmi.
Provai a tranquillizzarmi pensando che forse l’essere non c’era ,illudendomi che in casa mia non ci fosse niente.Ignorando ogni singola cellula del mio corpo, decisi di controllare.
Cercai le cose più pericolose e appuntite che avevo;una squadra nella mano sinistra, la formbice rotta a metà,nel vano tentativo di trasformarla in qualcosa di pericoloso, nell’altra.
Volevo,o almeno ci provavo,aprire la porta di camera mia per accertarmi che non ci fosse nulla, ma ormai la paura mi aveva incatenata.I minuti passavano,la mia tensione cresceva.Il tempo non sembrava passare mai.Riuscendo per miracolo a prendere coraggio dall’area più remota del mio cuore,misi la mano sulla maniglia..la abbassai delicatamente...e tirai.Davanti a me c’era uno scenario che non avrei mai immaginato.Tutto era assulatamente uguale a come l’avevo lasciato qualche ora prima.
Finalmente il mio cuore riuscì a prendersi qualche istante di pace. Perfino il lamento agonizzante stava poco a poco sparendo.
Dopo poco tempo però,una strana sensazione cominciò ad avere il sopravvento su di me.E’ vero,nn c’era niente davanti a camera mia.Questo nn voleva dire che non ci fosse nulla in casa mia.
Cominciai nuovamente ad agitarmi.
Dal soggiorno arrivò un urlo agghiacciante che mi fece gelare il sangue.Non era una voce,erano due.Due voci unite per farmi terrorizzare.Addio autocontrollo.Cominciai a sudare freddo;il mio cuore,ormai dolente da tante palpitazioni,non voleva smettere di battere.Strinsi le mie “armi” a tal punto da farmi male.Non riuscivo a stare lì ferma,volevo che quel suono svanisse.Avanzai lentamente nel corridoio,mentre il cuore mi stava sfondando la gabbia toracica.
Arrivai allo specchio di fronte al lungo corridoio;non riuscii a trattenermi.
Guardai lo specchio,sapendo già che cosa mi stesse aspettando.
Appena alzai lo sguardo,l’inquietante figura che mi guardava scomparve da dietro a me.
Un brivido di puro terrore mi percorse lungo la schiena.
Dovevo andarmene da quell’inferno.Mi guardai intorno disperata,prima di rendermi conto che quella non era più casa mia, era solo un lungo corridoio che mi conduceva ad una  sola stanza.
Avanzai,allarmata sempre di più ad ogni passo che facevo.
Mille fremiti mi bloccavano e mi facevano ricadere in disperazione,ricordandomi che non avevo più via di scampo.
Il respiro che sentivo dietro di me nn mi aiutava.Non volevo andare avanti,ma non potevo di certo girarmi.
Avanzai più velocemente pensando che se quella storia doveva finire male,tanto valeva farla finire subito.Entrai nella stanza che mi faceva passare le pene dell’inferno a causa delle infinite urla che arrivavano da essa.
Appena entrai tutta la camera vorticò, facendomi ritrovare all’improvviso in un ambiente ancora più piccolo.
L’unica cosa che illuminava lo spazio ristretto era una televisione.
Raffigurava una ragazza bellissima,ma più mi avvicinavo,più il volto veniva contorso,lacerato,graffiato e torturato.Ad ogni passo che facevo,la ragazza emettava un urlo dalla voce mista.Due tonalità,una alta,l’altra bassa quasi metallica. Un mix che mi faceva tremare sempre più.
Quando arrivai di fornte allo schermo,la bellissima ragazza sorridente che c’era all’inizio,era solo un vago ricordo.Adesso lo schermo era sovrastato dalla stessa immagine della ragazza,ma questo volto era travolto dai lividi, la pelle rosea era violacea,il sorriso era quasi una smorfia malefica.Il volto era pieno di graffi.La guancia sinistra era aperta in due ,lasciando intravedere la carne putrefatta.Mi tratenni a stento da un conato di vomito.Gli occhi erano la cosa più raccapricciante.Straziati,dall’azzurro cielo erano diventati bianchi,completamente, con vari shizzi di sangue.I capelli luridi le ricadevano sul volto con ciuffi corti e neri.
Volevo distoliere lo sguardo ma ogni singolo muscolo del mio corpo era imobilizzato.Guardavo quella ragazza che soffriva ogni secondo di più.Aveva perfino cominciato a piangere.Lacrime scarlatte scendevano dai suoi occhi vuoti.Provai a distogliere lo sguardo,ma nn ci riuscii.Allora mi resi conto che nn erano i miei muscoli i soli prigionieri,lo ero io stessa.C’era qualcosa che mi tratteneva,che mi faceva guardare quell’orrendo spettacolo,che non mi dava la possibilità di muovermi.Cercai di divincolarmi ma non successe niente.Provai con l’astuzia.Lasciai cadere tutto il mio peso di schiena con il risultato di cadere all’indietro.Solo che non c’era più niente sotto di me.Mia alzai dolorante.Ci misi qualche istante per capire che mi trocvavo di nuovo in un’altra stanza.Vuota e,stranamente,lievemente illuminata.All’improvviso sentii qualcosa che mi saltò addossso.Cominciò a graffiarmi con le unghie.Io cercavo di divicolarmi senza alcun risultato.Quel maledetto essere nn voleva muoversi.Ad un certo punto vidi un lieve bagliore prima che qualcosa si conficasse nella mia carne,prima che tutta la mia vista si offuscasse.
Giacevo a terra agonizzante.Tutto il dolore provocato dalla ferita non faceva che farmi agitare.Con la mano che copriva il lungo taglio sulla pancia,sentivo il sangue caldo scorrermi tra le dita.Aprii gli occhi e vidi la mia salvezza.L’essere era sparito. C’era una porta.Mi rialzai con fitte che mi attraversavano in tutto il corpo.Camminai lentamente fino a ritrovarmi davanti al vetro che filtrava un po’ di luce.Tastai tutta la porta ma non c’era ombra di quello che stavo cercando.”Cazzo,dov’è la maniglia?!” pensai in preda all’agitazione.Mi voltai di scatto sentendo dei passi.La ragazza della televisione avanzava sorridendo;aveva in mano il coltello imbrattato del mio sangue.La mia agitazione si trasformò in terrrore.Presi a pugni,calciai quel dannato vetro con tutta la forza che mi era rimasta finchè non riuscii a romperlo.Mi buttai dall’altra parte della porta graffiandomi tutto il viso,braccia e gambe.
Pensai di essere salva,che illusa.Quella maledetta ragazza mi ragiunse e cominciò a tagliarmi ovunqe.Sentivo un liquido caldo percorrermi lungo le braccia e le gambe.Si accese un incendio in tutto il mio corpo.Urlavo,mi divincolavo cercando di liberarmi.Cominciai a perdere i sensi quando l’orribile essere cominciò ad usare il coltello come ascia perforandomi l’osso della spalla,poi il femore, e così via ,riuscendo quasi a tagliarmi a pezzettini.Ormai nn mi muovevo più.La ragazza mi sorrideva come se stesse per porre fine al mio dolore mentre mi conficcava la lama al centro del
petto.Un urlo squarciò il selenzio.Il mio.
  
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