1.
Stella
Jones
Esco
dalla doccia lasciandomi risucchiare dal
tiepido vapore che ha riempito la stanza, avvolgo un telo al mio corpo,
e,
frizionando i capelli, mi avvicino allo specchio completamente
ricoperto di
condensa. Con un rapido gesto della mano creo una scia che mi consenta
di
specchiarmi alla bene e meglio e osservo la mia immagine riflessa. I
segni del
jet leg sono ancora evidenti sul mio viso, servirà una buona
dose di correttore
per coprire queste orribili occhiaie che la fanno da padrone, e forse
servirebbe un ritocchino anche al taglio dei miei capelli. Dovrei
appuntarlo da
qualche parte: farsi tagliare i capelli da una spogliarellista ubriaca
non è
una cosa molto furba! Continuo ad osservare la mia immagine cogliendo
ogni
sfumatura che mi riporti alla mente un ricordo, un frammento di vita
vissuta in
questi ultimi anni. Scorgo la stellina tatuata sul mio polso, unica
memoria
indelebile di un passato ormai troppo lontano.
Lascio
scivolare il telo sul pavimento e mi
sposto fino all'immensa cabina armadio, passo in rassegna ogni singolo
indumento, uno scintillio di colori e paiette invade i miei occhi.
Dolce e
Gabbana, Prada, Armani, Versace, Gucci. Basta solo pensare ad un grande
nome
della moda per riuscire a trovarlo nell'ordinato caos che ho di
fronte.
Allungo
la mano, prendendo un abito a caso.
Scarpe. Borsa. Gioielli. Trucco. Capelli. Occhialoni da sole. Un velo
di gloss.
Un sorriso dei migliori.
Si
dice che a Los Angeles non importa chi tu
sia, ma chi tu racconti di essere.
Benvenuta,
Stella Jones!!!
***
"Gradisce
dello champagne?"
Sorrido
maliziosa al cameriere brunetto vestito
a festa che, con grazia innaturale, mi porge un piccolo vassoio in
argento sul
quale fanno bella mostra pregiati calici di cristallo pieni a
metà, prendo un
paio di fluite con un gesto sinuoso ed elegante, esattamente come ho
visto fare
a qualche super modella pochi istanti fa e, senza grazia alcuna, mando
giù il
prelibato contenuto. Prima un bicchiere. Subito dopo l'altro.
"E'un
gioco da ragazzi Stella - aveva
squittito al telefono Shana appena qualche giorno fa - puoi riuscirci
anche tu!
Devi cambiare vita, tesoro mio! Quale posto migliore di Los
Angeles?"
Sorrido
alla voce che si insinua nella mia
mente, non mi era stato difficile darle ragione. Appena qualche giorno
fa. Intercetto
un altro cameriere e il suo bel vassoio pieno di champagne. Alla
goccia.
Attendo con ansia che queste maledette bollicine raggiungano la mia
testa,
stordendo i miei pensieri, distogliendo i miei freni
inibitori.
"L'ho
visto fare in un film.
- ancora
la voce di Shana ad insinuarsi nei miei pensieri - da
non crederci, è successo proprio allo stesso
modo!"
Perché
non ho insistito a spiegarle che la
vita non è un film?
"Guardami
adesso, Stella! Ti sembro la
stessa persona di quando ci siamo viste l'ultima volta?"
Si!
Avrei dovuto risponderle di si,
invece che civettare come una quindicenne alla vista della mia amica di
sempre
fasciata da un attillatissimo tubino Armani, tempestata di gioielli,
presumibilmente diamanti o dio solo sa se esiste qualcosa di ancor
più
luccicante e costoso.
"Devi
solo crederci tu per prima, oddio
questi capelli, farai inorridire Ouidad con questa specie di cespuglio
che hai
in testa. Ma cosa ti hanno fatto in India? Oddio! Oddio! Non dirmelo!
Non lo
voglio sapere! Devi smetterla con questi viaggi assurdi, Stella! Devi
sistemarti, trovare pace, proprio come ho fatto io!!!"
Ennesimo
bicchiere di champagne accompagnato
dall'ennesimo sorrisino allusivo. Faccio pratica. Non è
difficile. Inizio a
prendere confidenza con l'ambiente che mi circonda, una villa
estremamente
lussuosa, una piscina grande quanto un campo di football, fiori al
profumo di
vaniglia, ragazze magre come fuscelli su tacchi da capogiro, uomini in
giacca e
papillon, ragazzotti con camicie semi sbottonate e un'eccitante aria
sbarazzina. Tutti rigorosamente allegri, muniti di fluite e tante
bollicine.
Sarà che ho perso il conto dei bicchieri che ho bevuto ma
inizio a trovare
piacevole questa atmosfera leggera e vuota. Sorrido ammiccante a destra
e a
manca cercando un posto anche per me in questo caos di gente che ride e
brinda.
Brinda e ride. Come se la vita fosse tutta qui.
"Deve
essere davvero buono lo champagne a
sto giro!"
Mi
volto quasi di scatto al suono della voce
vellutata che cattura la mia attenzione, sorrido in maniera automatica
prima di
riuscire a mettere a fuoco il viso del mio interlocutore. Decisamente
troppe
bollicine. Decisamente un sorriso troppo abbagliante quello che cattura
i miei
occhi.
"È
come collezionare i bollini per una
raccolta, Stella -
ancora Sasha -
chi ottiene
più punti è quello giusto. A quello devi puntare.
Allora vediamo, prendi
appunti. Punto primo: un bel sorriso. É sinonimo di pulizia,
se i denti sono
lucenti figurati il resto!"
Scuoto
la testa allontanando la sua voce squillante
dalla mia testa. Ancora quel sorriso. Due occhi azzurri e profondi come
l’oceano
che mi scrutano in attesa di una mia risposta. Sorseggio con lentezza
un altro
sorso dal mio bicchiere, inumidisco le labbra con la lingua e
sorrido.
"Ne
ho bevuti decisamente di migliori!"
Sorride.
Labbra carnose. Un filo di
barbetta.
"Punto
secondo: le labbra. Non immagini
neanche che soddisfazioni possono regalarti un bel paio di labbra
morbide e
carnose!"
"Te
ne ho visti mandar giù un bel po’.
Forse l'apparenza inganna."
Non
sai quanto. Ipnotizzata dai suoi occhi
intreccio le mie dita alle sue, sorrido impercettibilmente avvicinando
le mie
labbra al suo orecchio.
"Che
ne diresti di un tour della casa.
Dicono che le camere da letto sono favolose!"
***
"Aspetta!
Non andare via."
Mordicchia
il mio collo sillabando con voce roca
ogni parola. Un brivido mi percorre la schiena mentre con fare
sconnesso cerco
di rivestirmi. La sua mano cerca le mie gambe, le schiude appena
facendosi
strada fino ai miei punti più sensibili. Gemo maledicendo me
stessa. Mi
abbandono all'ennesimo orgasmo che mi allontana prepotentemente dalla
realtà.
Mordo le sue labbra bisbigliandogli il mio godimento.
Forse
aveva ragione Sasha, non è stato poi così
difficile, e, di certo, non posso ammettere che non sia stato
piacevole.
Trovare una stanza da letto libera in questa mega villa, quello si che
è stato
complicato.
Prova
a sfilare nuovamente il mio vestito, le
sue mani fanno risalire con veemenza la stoffa lungo le mie gambe.
Fisso le
lancette del pregiato orologio alle sue spalle. Porca miseria.
É tardissimo. Da
quanto tempo siamo chiusi qui dentro? Sento la sua eccitazione crescere
sotto
di me. Non c'è tempo. Muovo il bacino con lentezza
sorridendo sulle sue labbra.
Devo andare. Lo sento spingere piano. Troppo piano. Gemo inarcando la
schiena.
Ho fretta. Mi aggrappo alle sue spalle dettando il ritmo di questo
incontro.
Sto perdendo tempo. Spinge più forte, gemendo al culmine del
piacere perdendosi
completamente in me. Mordo la sua spalla per non urlare mentre lo
raggiungo.
Ancora
ansimante bacio quelle labbra da cui non
vorrei staccarmi mai più, accompagno il vestito lungo le
gambe e mi allontano
dal suo corpo. Non dovevo essere così brusca. Mi fissa
spaesato. Un'espressione
da cucciolo smarrito prende possesso del suo viso rendendolo ancora
più
eccitante. Respiro a fondo, posso farcela.
"Devo
andare via!"
Senza
degnarlo di uno guardo infilo alla svelta
le scarpe, afferro la borsa lasciata cadere sul pavimento per la troppa
foga
del momento. Sento i suoi occhi persi su di me, mi bruciano la pelle
con la
loro intensità. Non posso farmi distrarre.
"Ma
come...dove...perchè?"
Un
solo istante. I suoi occhi nei miei. Non
posso farlo.
Senza
dare alcuna risposta alla sua domanda apro
la porta della stanza e mi confondo tra la gente che sembra non
accorgersi di
me. Mi concedo un altro fluite di champagne. Meglio due. Fingo di
salutare
qualcuno di tanto in tanto e con naturalezza salgo nella prima
limousine che
intercetto.
"Mi
scusi signora, deve aver sbagliato
auto. Sto aspettando il signor Brooks."
La
voce nasale dell'autista panciuto riempie
l'abitacolo.
"Mi
ha detto lui di usare la sua
auto. Il mio autista ha avuto un problema. - al diavolo questo ciccione
che
continua a fissarmi-Mi porti al 4123,
West
Century Boulevard.
Veloce.
Le
sembra che abbia voglia di perder tempo?"
L'uomo
mi fissa sommesso per qualche istante,
sforzandosi di apparire dispiaciuto, alza il vetro che lo separa da me
lasciandomi nella lussuosa solitudine del divanetto in pelle. Si tratta
decisamente
bene questo signor Brooks.
É
quasi l'alba quando oltrepasso la porta di
casa, salgo di corsa le scale fiondandomi nella stanza armadio. Pochi
gesti
rapidi e tutto torna perfettamente al suo posto. Vestito. Scarpe.
Borsa. Gioielli.
Tutto perfettamente dove era prima. Come se nessuno li avesse toccati.
Sorrido
soddisfatta ammirando la staticità degli oggetti di fronte a
me. Afferro il
borsone poggiato di fianco alla porta d'ingresso ed esco fuori. Appena
in tempo.
Angel’s
Corner
Ed
eccomi qui a presentarvi la mia nuova “bambina”.
E’
nata veramente da poco tempo, e questo mi crea un po’ di
ansia nel proporvela;
diciamo che ero così legata ai personaggi delle storie
precedenti che ho fatto
un po’ fatica a conoscerne di nuovi…spero siano
simpatici anche a voi, come
stanno pian piano ad entrare in simpatia a me. E’ un lento
processo di
conoscenza reciproca che spero faremo insieme.
Spero
di leggere le vostre impressioni a questo primo capitolo.
Che
altro dire? Ah si, un piccolo ringraziamento alla mia Tai che mi ha
costretto a
riprendere con la scrittura e, bhe, già sai.
Un
bacio
Angel