Questa
piccola shot mi è venuta proprio all’improvviso,
probabilmente proprio perché ho la febbre …
Deliri improvvisi!
Non
è nulla di speciale, ma spero vi piaccia ^^
CARE
“Harvey?!”
Donna rispose al cellulare con il tonno assonnato che solo una donna
appena
svegliata da uno squillo inaspettato può avere.
“Spero tu abbia un buon motivo
per chiamare alle …” controllò la
sveglia che aveva sul comodino, distinguendo
appena le cifre con gli occhi ancora offuscati “Alle sette
del mattino!”
“Un
ottimo
motivo, Donna: ricordarti che hai un lavoro.”
Dall’altro capo del telefono
rispose una voce che a Donna suonava troppo bassa ed assonnata per
trattarsi di
quella di Harvey.
“Divertente!
Perché stiamo bisbigliando?” domandò
ironica, abbassando anche lei la voce.
“Donna!”
tagliò corto Harvey “Oggi non verrò in
ufficio e mi servono alcuni documenti.”
“Cosa?
Perché?”
“Mike
ha la
febbre alta.” Spiegò, passando una mano sulla
fronte bollente del ragazzo
addormentato.
E Donna
sapeva che Harvey non glielo aveva detto per giustificarsi
dell’assenza in
ufficio, ma perché probabilmente non aveva idea di come
andasse curato anche
solo un banale raffreddore e quindi sperava in una sua apparizione
miracolosa.
Sorrise,
decidendo di farlo penare ancora un po’. “Di cosa
hai bisogno? Ti mando tutto
tramite Greg.”
Harvey
grugnì,
poi si spostò in un’altra stanza per fornire a
Donna tutte le indicazioni,
senza il rischio di svegliare Mike e ne approfittò per
preparare del caffè;
pochi minuti dopo aver staccato la chiamata, avvertì dei
passi familiari alle
sue spalle.
Mike lo
osservava appoggiato con una spalla allo stipite della porta, le guance
arrossate in contrasto col pallore sul resto del viso e gli occhi
lucidi.
“Dovresti
essere a letto.” Cantilenò, consapevole di non
essere ascoltato, mentre Mike si
sedeva, poggiando i gomiti sul tavolo, con il viso nascosto tra le
mani,
mormorando qualche parola che l’altro non riuscì a
decifrare.
Harvey
prese posto al suo fianco, poggiandogli una mano sulla spalla per
richiamare la
sua attenzione e Mike spostò a malapena il viso, aprendo un
occhio per
guardarlo.
“Potrei
suonare ripetitivo ma … dovresti davvero tornare a letto.
Hai un aspetto
orribile.”
Mike espresse
il suo disappunto in un lamento disarticolato, mentre Harvey gli
cingeva la
vita con un braccio, al solo scopo di costringerlo a camminare.
“Fa
freddo!”
mugolò Mike con voce roca, stringendosi contro il petto di
Harvey e rifiutandosi
di tornare a letto,
fino a quando il più
grande non acconsentì a restare con lui.
“Mike,
se
mi attacchi l’influenza sono guai!”
sentenziò, con il tono più autoritario di
cui fosse capace al momento. Ed in effetti non fu una delle sue
performance più
riuscite, perché in fondo non voleva altro che passare il
resto del giorno in
quel letto, accanto a Mike. Mike che, dopo un attimo di smarrimento, si
era
raggomitolato accanto ad Harvey, facendosi spazio oltre il suo braccio
e
poggiando la testa sul suo petto.
Harvey sorrise
alla sua espressione insolitamente infantile e ai suoi modi
più capricciosi del
solito.
Facendo
attenzione a non sballottolare più del dovuto il corpo
febbricitante che
giaceva sul suo torace, con la mano non incastrata sotto il corpo di
Mike, Harvey
tirò verso di sé le coperte, assicurandosi di
coprire Mike completamente.
“Va
meglio?”
L’altro
annuì
impercettibilmente, rassicurato dall’abbraccio di Harvey e
dalla sua mano
fredda sulla fronte.
Restarono in
quella posizione per un tempo che nessuno dei due avrebbe saputo
quantificare:
l’unica cosa di cui Harvey si rese conto era che, proprio nel
momento in cui
stava per lasciarsi andare tra le braccia di Morfeo, uno squillo del
cellulare
lo riportò nel mondo dei vivi.
“Donna,
che
c’è?”
“Non
riesco
a venire Harvey e probabilmente dovrò davvero mandarti Greg.
Volevo avvertirti.”
Harvey
imprecò
mentalmente all’idea di dover vedere la faccia del
più antipatico tra gli
associati della Pearson & Hardman e parlò solo
quando fu certo che il suo
tono sarebbe stato sufficientemente controllato. “Donna
lascia perdere, tanto
non credo che avrò il tempo di fare qualcosa
stamattina.”
“Ci
sono
problemi?”
Se non si
fosse trattato di Donna, Harvey avrebbe troncato la chiamata seduta
stante. Spostò
la mano dalla fronte al collo di Mike, sentendolo rabbrividire.
Problemi? Lei
chiedeva se fosse un problema che Mike stesse male?
“Lascia
perdere, Donna. A domani.” Tagliò corto, dedicando
la sua attenzione di nuovo a
Mike. Possibile che quel ragazzino avesse un tale effetto su di lui?
Lo strinse
un po’ più forte, socchiudendo gli occhi.
Donna aveva
passato una delle sue giornate più stressanti, dovendosi
occupare di disdire
tutti gli impegni di Harvey ed affrontare le avances poco gradite di
Louis,
quindi si: davvero non aveva avuto tempo per staccarsi
dall’ufficio.
Quando
finalmente
arrivò anche per lei la pausa pranzo, non fece altro che
chiamare un taxi e
correre in soccorso del proprio migliore amico.
Una volta giunta
di fronte alla porta di casa di Harvey, estrasse dalla borsa le chiavi
che egli
stesso le aveva dato in caso di necessità, ritenendo una
saggia scelta quella
di non disturbare usando il campanello.
Entrò
in
silenzio, cercando una figura familiare prima in salotto e poi in
cucina.
Nulla.
Quando
attraversò
il corridoio, entrando in camera da letto, sorrise: anche Harvey era
addormentato, le guance leggermente arrossate e la bocca semiaperta. Un
braccio
intorno alle spalle di Mike.
Non lo
avrebbe mai ammesso, ma era quasi commossa nel vederlo così:
Mike era riuscito
a far cadere ogni sua difesa, dimostrando che anche il grande Harvey
Specter
aveva un cuore.
Lo avrebbe preso in giro fino alla fine dei suoi giorni per quella scena.
Chiby's