Cap 27
Erano passati mesi dal ritorno alla normalità di Kyra e dalla firma del contratto matrimoniale; Sinister era stato allontanato dalla scuola, dopo aver rivolto un ultimo sguardo triste alla ragazza, e si vociferava che fosse tornato in Romania con Artemisia. Era il 1 giugno e, finalmente tranquilli dopo la fatica degli esami finali, i ragazzi si erano radunati nell’atrio, i bauli pronti e le espressioni nostalgiche sui volti.
- Vi rendete conto che tra poco più di un’ora sarà tutto finito? Non metteremo più piede in questa scuola – sospirò Letitia, osservando con aria nostalgica il Lago Nero, le alte torri del castello e il sentiero che conduceva alla Foresta Proibita.
Kyra annuì, le sarebbe mancato tutto quello.
- A me la scuola non mancherà, non vedo l’ora di affrontare il mondo vero – intervenne Alaric, sorridendo fiducioso. Adrian e Mallory, al suo fianco, annuivano come a confermare le sue parole e non si lasciavano le mani neanche per un istante. Anche loro, proprio come Kyra e Tom, avevano preso la grande decisione e si sarebbero sposati nel mese di agosto.
Tom, al contrario dei suoi amici, aveva un’espressione seria, come se fosse alle prese con sentimenti troppo complessi per la sua mente solitamente fredda e calcolatrice.
- Va tutto bene? – gli chiese Kyra, attirando la sua attenzione toccandogli gentilmente una spalla.
- Sì, è solo che non mi aspettavo di provare questa sensazione, è un po’ come andare via di casa –
La ragazza annuì. Capiva perfettamente come doveva sentirsi; Hogwarts era stata la sua casa per sette anni, un rifugio dalla vita grigia e triste dell’orfanatrofio, ed ora la lasciava per non farvi più ritorno.
- Forza, sono arrivate le carrozze –
La voce di Alaric li esortò a raggiungere il resto degli studenti, che già si accalcavano per prendere posto.
- Addio, Hogwarts – sussurrò Letitia, con un ultimo sguardo triste, mentre Avery l’abbracciava e l’attirava teneramente a sé.
- Non cambierà nulla, lo sai questo, vero? –
La ragazza lo fissò negli occhi castani, con aria incerta.
- Davvero, lo giuri? –
- Parola mia, non ho intenzione di farmi sfuggire una ragazza come te – assicurò, ricevendo in risposta un tenero bacio a fior di labbra.
Kyra e Mallory li fissarono con sguardo tenero, perfettamente consapevoli di ciò che sarebbe avvenuto di lì a poco.
- Letitia Reynolds, vuoi farmi l’onore di passare il resto della tua vita con me? –
Alaric estrasse una scatoletta in velluto nero, contenente un anello in oro bianco con un lapislazzuli incastonato.
Letitia sgranò gli occhi, incredula, per poi gettargli le braccia al collo.
- In nome di Salazar, certo che lo voglio! –
- Vacci piano o finirai per strangolarlo – scherzò Adrian, accennando alla faccia dell’amico che si stava facendo lievemente rossa.
Tuttavia i due ragazzi non diedero segno di averli sentiti e continuarono ad essere avvinghiati per poi annunciare che loro quattro dovevano assolutamente presenziare al loro matrimonio.
- Avete appena detto una cosa veramente stupida. È scontato che noi saremo lì, io devo essere la testimone e poi sarò anche la madrina del bambino –
- Ed io sarò la damigella d’onore –
Replicarono a turno prima Kyra e poi Mallory.
Alaric perse un po’ di colorito.
- Bambino? –
Tom e Adrian scoppiarono a ridere, divertiti dall’incapacità dell’amico di connettere a causa della troppa felicità.
- Sì, un bambino in un futuro più o meno remoto – asserì Letitia, scoccandogli l’ennesimo bacio a fior di labbra. A quelle parole il ragazzo si tranquillizzò. Per un attimo aveva pensato di ritrovarsi marito e padre in un colpo solo.
Smontarono dalla carrozza e presero posto nel loro solito scompartimento, quello nell’ultimo vagone, che garantiva la giusta dose di tranquillità e privacy.
Erano a metà viaggio quando Tom prese la parola, con un tono distratto che dava l’impressione che stesse parlando da solo più che a Kyra.
- Potrei domandare a Dippett di prendermi come insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure –
Aveva sempre accarezzato l’idea di divenire un docente; gli piaceva il senso di potere e importanza che derivava dall’avere qualcuno che pendeva letteralmente dalle sue labbra. Il suo sogno era quello di divenire, un giorno, un uomo capace di attirare le giovani menti e forgiarle con le sue idee e la sua conoscenza.
- Potrebbe essere un’idea – convenne Kyra, che ben sapeva del desiderio del ragazzo e cercava di incoraggiarlo, anche se l’idea che il preside assumesse un ragazzo appena diplomato era quantomeno improbabile.
- Ragazzi, ci siamo appena diplomati, non vorrete già cominciare a parlare del futuro e del lavoro – si lagnò Adrian, che tra tutti era quello che aveva le idee meno chiare su un suo possibile impiego. Mallory aveva deciso che avrebbe intrapreso la carriera giornalistica, Letitia propendeva per trovare un buon impiego in qualche ufficio ministeriale e così sperava anche Alaric, Tom aveva le sue fisse da docente e Kyra accarezzava l’idea di diventare un Magiavvocato. Lui, invece, non aveva la minima idea di cosa avrebbe fatto; l’unica cosa che aveva sempre amato era volare, ma non poteva basare la sua vita sulla sua abilità come Cacciatore… oppure sì?
S’immaginò mentre dichiarava a suo padre le sue intenzioni e, stranamente, la reazione era serena e compiaciuta. Forse, dopo tutto, un tentativo poteva anche farlo.
Lo sferragliare dei freni annunciò che il treno era giunto a destinazione. Gli otto ragazzi guardarono fuori dal finestrino, da cui si vedeva chiaramente il binario affollato di parenti, tutti in attesa dei loro ragazzi.
- E così è la fine –
- È l’inizio, non la fine – la corresse Tom, prendendola per mano e seguendo Alaric e Adrian, con le rispettive ragazze, fuori dallo scompartimento.
Trovarono ad attenderli, in un angolo più tranquillo della piattaforma, i genitori di Kyra, in compagnia di un ragazzo dai capelli neri e gli occhi verdi, alto ben più di un metro e ottanta.
- Kellan, lui è Tom… Tom, questo è mio fratello, Kellan – li presentò, sorridendo mentre i due si scrutavano con attenzione e poi, evidentemente soddisfatti, si scambiavano un’amichevole stretta di mano.
- Temo di dover cominciare ad andare, la strada per l’orfanatrofio è lunga – sospirò Tom, scoccando un lieve bacio alla ragazza.
Maverik si schiarì leggermente la gola.
- Non così in fretta, ragazzo. Credo che tu possa venire a stare da noi, almeno per il periodo necessario a trovare un lavoro e una casa tua –
A quelle parole Kyra si illuminò, mentre Tom sgranò gli occhi con aria decisamente sorpresa.
- Vi ringrazio, signore, e accetto con piacere –
La famiglia Nott, con Tom al seguito, si allontanò velocemente, mentre i due ragazzi si voltavano un’ ultima volta a salutare i loro amici.
Kyra sorrise, mentre prendeva sottobraccio Tom. Sì, aveva ragione: quello era solo l’inizio.
Spazio autrice:
Bene, con il prossimo capitolo (l’epilogo) la vicenda tra loro due si concluderà, ma solo per il momento.
Infatti, anche se nessuno si è pronunciato a favore, ho deciso di adottare il principio del silenzio assenso e pubblicherò un sequel!
Che dire, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Al prossimo.
Baci baci,
Fiamma Erin Gaunt