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Autore: Etoile_Noir    15/10/2007    7 recensioni
"Aver fatto cosa?", mi chiede una voce calda che riconosco anche troppo bene. Non gli rispondo. Non ho voglia di farlo o semplicemente sono troppo imbarazzato. Lo squadro dalla testa ai piedi; è bello come non mai, appoggiato allo stipite della porta del bagno. Con solo indosso un' asciugamano a cingergli la vita. Con lui intorno io do di matto, non mi controllo.
Synyster Gates X Zacky Vegeance
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Synyster Gates, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'
Premetto che è la mia prima slash [ può sembrarvi banalissima e vi concedo di pensarlo, anche perchè non sono pratica di ste cose ] e mi sono pisciata sotto dal ridere ad ogni singola frase che ho scritto, perchè io sti due non ce li vedo proprio gay e poi la situazione è assurda xD. Spero che non faccia schifo e vi avverto... io ci ho provato. Se lasciate commenti vengo a casa vostra in ginocchio per tutto il tragitto così potrete vedere il sangue sgorgare a fiotti dalle mie ginocchia, bello no?
Apparte ste minchiate, spero vi piaccia.


Mi sveglio di colpo svegliato dal frastuono, apro gli occhi e noto subito i lampi accecanti che ininterrottamente rompono il cielo rosato dell'alba di New York.
Non sono dei lampi comuni; sono d'un colore indistinto, falso, artificiale.
E continuano a infrangere il cielo senza fermarsi; senza che il mio cuore si fermi.
E sono proprio loro che emettono rombi assordanti che rompono il silenzio di una metropoli ancora addormentata.
Mi alzo dal letto per vedere meglio che succede, e cautamente mi dirigo verso l'enorme vetrata che si affaccia sulla Evenue.
La visione che scorgo è a dir poco terrificante, il respiro mi si ghiaccia in gola; ci sono palazzi squarciati, monumenti in polvere, e poi più in là scheletri di colossi enormi piegati alla forza di chi sta facendo tutto questo.
Rombi s'intervallano tra uno schizzo di luce e l'altro, occupando lo spazio sonoro per svariati secondi.
Il cielo è d' un grigio innaturale e il sole soffre offuscato da una patina di nebbia che incute terrore.
Un' altro boato meccanico e le mie funzioni vitali riprendono, il mal di testa scoppia insieme allo stordimento, di solito tipico della fase dopo-sbornia.
Non ricordo se ieri sera ho bevuto, non mi ricordo nulla delle ultime dodici ore.
Il letto prima era tutto caldo e io sono tuttora nudo; è come se ci fosse stato qualcuno con me.
Abbasso lo sguardo sul pavimento, cerco di recuperare qualcosa, ma la prima cosa che mi capita è la maglia dei Misfits preferita di... Zacky.
Tremo all'idea che ci sia stato qualcosa tra di noi... non posso averglielo detto!
Non posso aver confessato che io gli sbavo dietro, che io vorrei fare l'amore con lui dalla mattina alla sera, che vorrei osservare il tramonto stretto fra le sue braccia e addormentarmi mentre lui mi canta una dolce melodia... " n-non posso averlo fatto!!!", sospiro.
"Aver fatto cosa?", mi chiede una voce calda che riconosco anche troppo bene.
Non gli rispondo. Non ho voglia di farlo o semplicemente sono troppo imbarazzato. Lo squadro dalla testa ai piedi; è bello come non mai, appoggiato allo stipite della porta del bagno.
Con solo indosso un' asciugamano a cingergli la vita. Con lui intorno io do di matto, non mi controllo. Mi viene voglia di sbatterlo per terra e baciarlo ovunque. Fisso ogni particolare del suo volto tranquillo e rilassato come al solito , come a imprimermelo nel cervello ... forse neanche lui si ricorda niente?
Lo spero vivamente.
Vengo interrotto nel mio tentativo di dire qualcosa di sensato da un' altro rumore metallico, quello solito, ma è più forte. Sempre più forte e sempre più vicino.
Guardo il mio amico cercando qualcosa nel suo volto per calmarmi, ma la sua solita espressione è sparita, lasciando spazio ad una maschera di terrore.
Mi volto e raggiungo la direzione del suo sguardo, proprio lì dove c'è quel qualcosa che l'ha freddato.
Il mio sorriso si spegne e impallidisco; un robot gigante se ne va a spasso nella Evenue,a Manhattan a pochi metri in linea d'aria da noi ha dato una bracciata contro all'edificio di fronte.
Baker boy non si muove, sembra paralizzato; morto in piedi.
Tutto rallenta. Il mio respiro accelera. Il braccio del robot ha colpito l'altro palazzo e sta venendo verso il nostro.
Afferro qualcosa dal pavimento. Zacky è ancora lì.
Lo trascino a forza via dalla stanza, dall'orrore, dalla morte e lo porto fino all'ascensore di servizio; stranamente vuoto.
Trema al mio tocco, ma non per il piacere.
Ha freddo il mio Zack, mi avvicino a lui ci avvolgo nel lenzuolo che ho preso, facendo in modo che i nostri corpi nudi vengano a contatto.
Quel lenzuolo che stanotte ha che ha assistito la nostra passione.
Non serve a nulla; vacilla ancora. Per quella paura enorme, la paura del buio eterno da cui stiamo scappando.
Il suo sguardo è vuoto, fisso nel nulla davanti a noi.
Non resistendo più lo abbraccio; cerco di scacciare le sue paure che improvvisamente diventano le mie.
Visioni spaventose di morte mi prendono, quasi stessimo condividendo i pensieri: la cosa più strana che mi sia mai successa, ma ora ti vai a chiedere che cosa è normale e cosa non lo è?
Le faccio mie. Tutte le diapositive felici della mia vita sembrano sul punto di sparire.
Sciupate, poi sbiadite e poi piano piano lasciano la mia mente buia, piena di ricordi spaventosi.
E quando iniziano a riaffiorare e l'ombra della morte le graffia, le lacera.
Le prendo e le porto indietro quasi il presente. Stringo Zacky ancora di più, mentre l'ascensore scende rapido verso il rifugio anti-atomico.
Vacilla, fatica a stare in piedi lui. Non riesco a tenerlo su e cadiamo tutti e due sul pavimento.
Perché non smetti di tremare? Mi spezza il cuore vederti così fragile e la cosa che più mi fa soffrire è non saper far qualcosa per farti sentire meglio.
Atterro su di lui, non sembra avergli causato dolore perché non appare non una sola smorfia di dolore sul suo volto e non si lamenta.
E lo faccio, quello che non avrei mai osato da sobrio; sfiorargli la guancia delicatamente imprigionando la sua pelle in un casto bacio, il più assurdo che io abbia mai dato.
I suoi occhi si dilatano e fanno risaltare ancora si più il loro colore, che mi ricorda le primavere; le più verdi e allegre passate con lui a Huntigton.
A bere birra, per divertirsi, per dimenticare tutte le volte che siamo andati in bianco.
Cerco di tranquillizzarlo, di mandargli qualcosa di positivo con lo sguardo.
E' ancora impaurito, ma in quegli occhi verdi c'è qualcosa; la sorpresa, lo stupore per quello che ho fatto.
Lo stringo stretto, le mie braccia cingono quel suo corpo tatuato.
Infila la testa nell'incavo del mio collo. "Syn", il suo sussurro diventa fuoco nel freddo dell'aria condizionata accesa per troppo tempo.
Riecheggia espandendo il suo calore in questo spazio enormemente vuoto.
Le sue morbide labbra contro la mia pelle dura dell'inchiostro dei tatuaggi, sono come un paradiso per me.
Come quelle mani peccatrici che mi levano tutto quello che ho indosso, incuranti che potremmo schiantarci sul fondo di questo cunicolo buio da un momento all'altro.
E mi sfiora tutto il corpo con movimenti curati, studiati intrisi di dolcezza.
E i suoi occhi, i più belli che io abbia mai visto in un uomo, sono socchiusi quando ricambio i suoi gesti: le sue palpebre nascondono la passione e la libidine più profonde.
E il suo profumo dolciastro che infonde le mie narici insieme al sapore buonissimo della sua pelle penetra nella mia bocca, nel profondo.
Mentre siamo qui ad amarci, non riesco a pensare se non a lui: e tutta la felicità che in questo poco tempo mi procura sapere che sono corrisposto, che tutto quel dolore che io ho provato, l'ha sentito anche lui.
E se anche se noi siamo minacciati dall'ombra incombente della morte non m' interessa, lui è qui, abbracciato a me, e so finalmente quello che voglio: spendere tutto il resto della mia vita breve o lunga che sia, solo con lui, attaccato a me a fendere l'aria con le nostre carezze bollenti. Perché una vita senza di lui non varrebbe la pena di essere vissuta.
  
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