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Autore: Nick95    29/03/2013    2 recensioni
POV. CARLISLE
Il dottor Cullen trasforma la sua futura moglie Esme
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carlisle Cullen, Esme Cullen | Coppie: Carlisle/Esme
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
- Questa storia fa parte della serie 'Carlisle e le sue trasformazioni'
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PIETÀ E AMORE


Era solo un'illusione. Un'illusione.
Pensavo di avere più compagnia, mentre adesso sarei rimasto solo.
Tre anni fa, la Grande Guerra e la pandemia della spagnola, mi sentivo impotente, e l'unico modo era utilizzare il mio veleno.
Perciò ho trasformato Edward Masen. Sarebbe stato uno della 'famiglia', se possiamo intenderla così.
Invece non accetta la mia dieta, e mi abbandona. E sono di nuovo solo.
Eppure non era così difficile resistere al sangue umano, e come dieta ti permette di essere un po' più 'umano' per così dire.
Ritorno a Columbus, nello stato dell'Ohio, pochi anni dopo il mio ultimio periodo lì.
Il telefono squilla, appena raggiunta la mia vecchia abitazione.
Aspetto due secondi, poi rispondo "Dottor Cullen"
"Buon pomeriggio, dottor Cullen, il pronto soccorso di Columbus ha ben accettato la sua richiesta di essere assunto. La preghiamo di raggiungere l'ospedale quanto più presto possibile per tutte le commissioni burocratiche" dice l'addetto dell'ospedale dall'altro capo del telefono.
Sorrido velocemente, poi dico "Sarò lì a breve. Grazie"
"Arrivederci" si congeda, riattaccando.
Mi preparo, prendendo le mie lauree in America, in biochimica e medicina, e tutte le specializzazioni. Velocemente mi vesto ed esco di casa.
Sfreccio, tetto per tetto, attraversando tutta Columbus in pochi secondi.
Raggiungo l'ospedale due minuti dopo, entrando dalla porta principale.
Intravedo l'addetto che poco prima mi aveva chiamato, e richiamo la sua attenzione.
"Dottor Cullen" mi presento, offrendogli la mia mano.
Lui la stringe, dicendo "Perfetto, è subito venuto, vorrei soltanto dare un'occhiata alle sue lauree e specializzazioni"
Apro la mia valigia e prendo i documenti richiesti, offrendoli all'addetto.
"Wow, il massimo dei voti a tutti i suoi titoli, congratulazioni, dottore!" commenta con un sorriso dopo aver osservato i documenti.
"La ringrazio" rispondo io. Per un vampiro non era una novità laurearsi con il massimo.
"Benissimo, un'ora abbondante e potrà avere la sua targhetta, se vuole può fare un giro dell'ospedale, dottor Cullen"
"Certo, la ringrazio ancora" rispondo sorridendo, e vado ad osservare i vari reparti.
Appena raggiunto il reparto "Malati cardiaci", però, sento delle voci, e indago.
Due medici stavano discutendo di una donna chiamata Esme. Quel nome mi era familiare.
E la mia mente da vampiro non ci mise tanto a ricordare che qualche anno fa avevo curato, sempre a Columbus, una ragazza allora sedicenne di nome Esme, che si era rotta una gamba mentre saliva su un albero, e il suo modo di pensare in quel breve incontro mi affascinò molto.
"Esme Evenson" nomina il primo medico.
"Evenson?" chiede curioso il suo interlocutore.
"Già. La moglie di Charles, è scappata da suo marito, appena tornato dalla Guerra" la conversazione continua.
"Non la vedo da un bel po'. Che le è successo?"
"Bè" comincia il primo "Charles la trattava male, così è scappata pochi chilometri verso nord, ed è riuscita a diventare maestra, per lo più incinta"
Esme mi aveva parlato del suo sogno di insegnare, a sedici anni.
"Il bimbo è nato, ma tre giorni dopo è morto" continua il primo.
Come una fitta al cuore. Non posso averla, ovviamente, ma la sensazione è quella. Un bambino morto a soli tre giorni, avrei voluto provare a salvarlo, il piccoletto.
Il respiro del secondo medico si fece preoccupato "Come ha reagito lei?" chiede timoroso.
"Nel modo peggiore" continua il primo medico amareggiato dalle notizie che ha ricevuto "Ha tentato il suicidio, e non è morta del tutto. Ora è più morta che viva, e non l'hanno nemmeno portata qui per un tentativo disperato, ora è direttamente all'obitorio, a morire"
Stavo perdendo lucidità. Esme. Non doveva finire così. Faccio un velocissimo conteggio. Sarebbe morta a ventisei anni. Raggiungo subito la finestra e controllo che la zona sia deserta. Sarei andato a controllare.
Nessun umano in vista. Mi lascio dolcemente cadere, e mi lancio a folle corsa, verso l'obitorio. Meno male che ero già stato a Columbus, quindi conoscevo ogni strada. Prendo la più breve e veloce.
In tre minuti sono all'obitorio.
L'immagine era scioccante.
Esme, in procinto di morire, addirittura in una bara aperta, aspettando la sua ora. Che crudeltà!
Mi avvicino ancor di più. Da ventiseienne era ancor più bella di prima.
E vengo percorso dallo stesso moto di qualche anno prima. Compassione, molta compassione.
Ma non era l'unico moto che mi stava percorrendo. Provavo amore.
Amore e compassione.
Mi decido in poco tempo.
"Esme, non so se puoi sentirmi, o puoi riconoscermi. Sono il dottor Cullen" dico. Il suo cuore stava per fermarsi. Presto sarebbe stato troppo tardi.
"Non morirai così presto. Perdonami" sono le mie ultime parole.
E mordo il collo di Esme. Passo alla gamba, passando poi al polso e alla spalla. Tanta, troppa riluttanza per farlo. Provo troppa pietà per lei.
Sento già il veleno introdursi nelle arterie.

Due giorni dopo.
 

Prendo la targa con il mio nome all'ospedale, poi mi rivolgo all'addetto "Potrei cominciare il mio turno domani? Ho un contrattempo oggi, mi dispiace"
Lui dice "Non si preoccupi, a domani allora"
Mi congedo e a tutta velocità corro ad osservare i cambiamenti di Esme.
Avevo aspettato la notte per riportarla a casa.
Appena torno vedo Esme.
Il viso privo di colore, cuore e respiro fermi, eppure era salva. Era piena di veleno.
A breve si sarebbe svegliata. E manco a farlo apposta, apre gli occhi. Di un rosso sangue, naturalmente.
"Sono in paradiso?" chiede.
Ridacchio.
"Ma lei...ricordo vagamente...c'entra qualcosa un albero?" chiede vaga.
"Sì. Sono il dottor Cullen, e ti ho curata a sedici anni quando sei caduta da un albero" spiego.
Si alza alla nostra velocità.
"Come ho fatto?" si chiede, osservando le sue mani "Perchè sono così pallida?"
"Esme, il tuo tentativo di suicidio non è riuscito" spiego ancora.
"Mio figlio!" ricorda ad un tratto.
"Esme, non potevo lasciarti morire così" le dico.
Lei si calma "Cosa sono? Mi sembra di poter demolire una casa"
"Sei un vampiro" annuncio.
"Io sono cosa?" chiede fingendo di non aver capito.
"Un vampiro" ripeto.
"Esistono, allora?" chiede, leggermente disgustata di sè stessa.
"Sì. Anch'io lo sono. E devo dirti alcune cose su di noi"
"Cosa?"
"Prima di tutto, dobbiamo tenere segreta la nostra esistenza"
Annuisce.
"Agli occhi degli umani sembriamo dei divi, e ci nutriamo di sangue umano"
"Non voglio!" grida subito.
"Calmati, Esme!" grido calmo.
Lei sembra sentirsi rassicurata da me. Quindi smette di urlare.
"Siamo immortali, ma sopravviviamo anche con il sangue animale, per questo io ho gli occhi gialli. Non ho ucciso un solo umano in quasi trecento anni"
"Meglio" dice sollevata.
"Ora, il sangue umano ti farà reagire, quindi ti chiedo di non respirare. Noi vampiri sopravviviamo anche senza respirare"
Trattiene il respiro all'istante.
"Brava. Vedi e senti alla perfezione, non mangi nè dormi, e al sole brilli come un diamante. Vorresti andare a caccia?" chiedo poi.
Annuisce, poi cessa di trattenere il respiro.
"Dottore"
"Chiamami pure Carlisle" concedo.
"Carlisle. Io...sei bellissimo" dice.
Momento abbastanza imbarazzante.
"Non arrossiamo, noi" scherzo "Ma se potessi farlo l'avrei fatto da un pezzo"
Lei sorride "Mi piaci molto"
"Anche tu, sembra che non sia invecchiata in dieci anni"
"Adesso non invecchierò più"
"Già"
Si getta nelle mie braccia, provocandomi un po' di dolore.
"Ehi, calma, Esme. Il primo anno sei decisamente più forte di me. Tieni a bada la tua forza" avviso.
Lei si ritrae subito dall'abbraccio.
"Ho detto che sei più forte di me" scherzo, sorridendo "Ma non che io in confronto sono un grissino"
E mi abbraccia, allentando la presa. Io l'abbraccio a mia volta.
"Hai bisogno di andare a caccia, però. Complimenti, stai resistendo al sangue umano in modo divino"
"Avverto sette persone"
"Sono i vicini di casa"
Sorride "Non farò loro del male"
"Adesso però andiamo a caccia"
"Sì" dice annuendo.
Seguimi.
"Aspetta" mi ferma "Prima devo fare una cosa"
"Cosa?" chiedo.
E, cosa che nemmeno la mia mente da vampiro poteva prevedere, mi bacia.

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E Carlisle trasforma Esme :D

  
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