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Autore: Merlins    29/03/2013    3 recensioni
Una giornata come le altre nella Livorno del 1983, se non fosse per un caso di omicidio che scoinvolge l'intera città e suscita scalpore tra la folla: la signora Morgan, una tra le donne più ricche nei dintorni, viene trovata morta nella sua stanza. Porta chiusa a chiave, finestre sbarrate. Tutto fa pensare ad un omicidio, eccetto il ritrovamento di un piccolo ciondolo d'oro a forma di angelo vicino al letto..
Volete sapere cosa accadrà? Restate con me e con la stravagante investigatrice Corsini, in questo viaggio tra gelosie, intrighi e ricatti, che faranno scoprire una faccia nascosta di quella famiglia.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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«Ma che..?»
Entrambi corremmo fuori dalla stanza, diretti verso il cancello d’entrata. Eccolo li, quel farabutto.
«Certo, la polizia di Roma provvederà a risolvere il caso.. si, signori miei, me ne occuperò personalmente.. sicuro, collaborerò con la polizia locale.. per adesso non ho altre dichiarazioni da fare, vi terremo aggiornati sullo sviluppo delle indagini.» disse l’ispettore Luca Esposito.
Entrò con quel suo fare da spavaldo, facendosi fotografare accanto alla casa e sorridendo con una faccia da ebete.
«Se proprio vuoi renderti utile comincia con l’ispezionare la villa» lo affrontai.
Lui si girò, con il sorrisetto malizioso che copriva sempre il suo volto e mi mandò un bacio; dopodiché salì le scale, mentre io corsi a chiudere, o piuttosto a sbattere, la porta in faccia a quei ficcanaso dei giornalisti.
«Chi è quell’individuo?» mi chiese il signor Morgan dalla sala principale.
«Un gradasso dei R.I.S di Roma. Purtroppo dovrà collaborare in quest’indagine, sempre che ne abbia l’intenzione!» risposi, dirigendomi verso il primo piano. Lenzi mi salutò dal fondo del corridoio, indicando il luogo del delitto; quando entrai vidi Esposito che stava tastando il pavimento, forse alla ricerca di qualcosa che aveva perso. Un mio movimento brusco gli fece alzare lo sguardo.
«Ah, eccoti qui Sophie..»
«Stai cercando qualcosa in particolare?» dissi, chinandomi accanto a lui.
«No, però.. avete trovato qualcosa accanto al corpo?» mi chiese, mentre il contatto ravvicinato tra i nostri visi aveva acceso le sue goti d’un colorito purpureo.
«Niente di particolare purtroppo.. a parte questo» gli mostrai il ciondolo.
Tutt’ora non riesco a descrivere l’espressione del suo volto, ma mi ricordo che i suoi occhi si illuminarono e prese tra le mani quell’indizio con un fazzoletto di stoffa.
«Questo potrà essere molto utile! Lo porto subito in commissariato!» disse, più euforico che mai.
«E il resto delle stanze? Non ti fermi ad analizzarle?» esclamai, non senza un po’ di sorpresa.
«Più tardi mia cara, adesso questo ciondolo dorato ha la precedenza! Ti chiamo io oggi pomeriggio»
 Lo fulminai con lo sguardo, mentre lui mi mandava un altro bacio. Eh no, adesso basta! Si sta  prendendo decisamente troppa libertà per i miei gusti.
«Cosa voleva quel mentecatto?» Lenzi entrò nella stanza e si sedette accanto a me.
«Deduco che nemmeno a te sia simpatico, giusto?» gli sorrisi dolcemente.
«E’ troppo spavaldo e si fa beffe di tutti.. e il modo in cui le si rivolge, capo! E’ inaudito!»
«Non ti preoccupare, basta non badarci. Stasera ti andrebbe di venire con me a prendere Daniel da sua nonna?» gli proposi.
Daniel giocava a calcio nel tempo libero, di solito tutti i sabati e le domeniche. Anche Lenzi da giovane aveva giocato a calcio, così avevo fatto incontrare i due un giorno d’estate: adesso erano migliori amici e regolarmente si divertivano con due tiri al pallone per passare del tempo insieme.
«Certo capo! Mi manca tantissimo quel furbetto di Daniel!» rispose, sorridendo a trentadue denti.
Ci alzammo entrambi dal pavimento, per poi andare lungo il corridoio alla ricerca di qualche traccia: c’era del sangue per terra. Sangue essiccato.
«E questo? Non mi sembra ci fossero macchie quando siamo arrivati la prima volta» considerò il mio collega.
«No, infatti..» confermai, apprestandomi a seguire quelle chiazze: portavano dritte alla stanza del signor Paul. Grazie alle ante di vetro dell’armadio sistemato accanto alla porta, riuscii a intravedere il diretto interessato che mi fissava nell’ombra.
«Avanti, venga fuori, mi dovrà spiegare un paio di cose..» mi voltai e fissai l’oscurità dell’altra stanza, sapendo che li in mezzo si nascondeva lui.
Infatti poco dopo il bell’imbusto di cinquanta e passa anni uscì con uno sguardo da gattino indifeso: vedesse che cambiamento da quando faceva il cascamorto con la cameriera.
Entrammo nello studio e, di malavoglia, chiusi la porta a chiave. Lui mi guardò terrorizzato.
«Stia calmo, non ho intenzione di torturarla o di legarla alla sedia elettrica. Solo desidero che non se ne vada da questa stanza fino a quando non mi avrà raccontato tutto per filo e per segno.
Si tranquillizzò, mentre io gli porsi una tazza fumante di tè caldo; poi mi sedetti di fronte a lui.
«L’alcol è uno dei miei peggiori problemi, mia cara Sophie.. posso chiamarla Sophie, ispettore?»
«Assolutamente si. Vada pure avanti»
«Capita molto raramente che io non sia ubriaco.. e di questo la signora Morgan se ne era accorta.» e qui notai che la sua voce assumeva un tono sempre più grave.
«Cos’è successo tre giorni fa?» lo incoraggiai.
«Lucia, ovvero la signora Morgan, mi aveva beccato in camera mia con una cameriera. La scena doveva essere raccapricciante, me ne rendo conto, fatto sta che si infuriò molto. La raggiunsi nella sua stanza, cercando di spiegarle; ma lei non volle sentire scuse, disse che avrebbe detto tutto a mio fratello..»
«E per la sua dignità, lei non poteva permetterlo, giusto?» intervenni io.
«In parte si.. ma capisce, in quel modo avrei perso l’affetto di mio fratello, l’unica persona che è stata buona con me! Così presi una statuetta e la colpii sulla schiena.. lei cadde a terra, esanime.»
«Capisce che questa è una confessione in piena regola, vero?»
«Si, e sono pronto a confermare tutto quanto: io ho ucciso Lucia.» disse, scoppiando a piangere.
Lenzi, che per tutto quel tempo era rimasto accanto a me, fece chiamare due agenti che ammanettarono Paul.
«Un’ultima cosa, signor Morgan.. era lei che mi osservava dalla finestra ieri, mentre ero di fuori?»
«No, commissario. Ieri sono rimasto tutto il tempo in camera mia, che si trova sul lato opposto rispetto al giardino»
«Grazie Paul, mi è stato di grande aiuto» mi venne l’istinto di abbracciarlo, ma alla fine gli strinsi solo la mano; sarà stato anche un ubriacone e un donnaiolo, ma il suo cuore in fondo era buono.
«E così, il caso è chiuso..» Lenzi fece per andarsene, ma io lo bloccai.
«Direi di no, invece.. insomma non ci ha detto nulla del ciondolo, abbiamo trovato la signora con un proiettile conficcato nel corpo, mentre lui ci ha detto di averla colpita con una statuetta.. no, qualcosa non quadra.»
«Magari per assicurarsi che fosse morta potrebbe aver sparato un colpo, in seguito potrebbe aver gettato via la pistola, completando la messa in scena con una lettera.»
«Io non mi fermo qui. C’è qualcun altro implicato in questa faccenda, e voglio scoprire chi.»
«In questo caso, capo.. sono con lei! Qual è la nostra prossima mossa?»
«Vediamo di interrogare quella donna.. come si chiama? Ah si, Anita , la sorella della vittima. Ho il sospetto che anche lei ci stia nascondendo qualcosa»
«Ed ecco la nostra investigatrice Corsini che si lancerà in un'altra entusiasmante avventura, accompagnata dal suo fido collaboratore.. riuscirà anche questa volta a districare il nodo di enigmi e domande irrisolte? Restate con noi!» urlò Lenzi, imitando la voce del presentatore del telegiornale mattutino.
«Cretino!» risi, dandogli un colpetto sulla testa.
  
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