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Autore: Loveless X    29/03/2013    1 recensioni
Una storia breve e auto-conclusiva, che vede l'incontro di Ers, ragazzo pronto a diventare paladino del suo villaggio con Aqua, la malinconica regina dei ghiacci.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ers si svegliò presto, quella mattina.
Il sole era pallido e freddo, ma lui non ci badò : quello sarebbe stato il suo grande giorno.

Nella terra di Mothen, tutti i ragazzi, compiuti i 17 anni ricevevano "l'investitura".
Il rito dell'investitura si basava su una cerimonia in cui tutto il villaggio celebrava l'entrata del giovane in società.
Il signore del luogo gli assegnava una mansione speciale, che avrebbe dovuto portare avanti sino al raggiungimento dei 20 anni. Ers sapeva che sarebbe diventato un forgiatore di armi.
Sua padre e suo nonno lo erano stati, il glorioso destino della sua famiglia adesso toccava anche a lui.

Si vestì, indossando la tunica sacra e scese al piano inferiore, facendo colazione.
Suo padre gli diede un'energica pacca sulla schiena: era un uomo grosso e robusto, incuteva timore e rispetto, ma era un uomo molto buono.
-Non aver paura, è solo una formalità... tua zia ci sta aspettando in piazza, il palco è stato allestito ieri sera... tutto  è pronto solo per te...-
Gli sorrise, arrossendo orgoglioso: anche suo figlio sarebbe diventato un forgiatore di armi, avrebbe tenuto alto il nome della famiglia. 
La sorella di Ers apparve sulla soglia -Sbrigatevi, o faremo tardi! Che vergogna Ers, sei tu il festeggiato e sei ancora qui a fare colazione! Mi farai vergognare!- Incrociò le braccia sul petto, poi sorrise.
I suoi lineamenti si distesero, era davvero una bella fanciulla. Alta, delicata, suo padre diceva sempre che aveva sangue nobile nelle vene. La loro antenata apparteneva alla stirpe reale, e lei ne aveva ereditato i capelli vermigli.
Niente a che vedere con la zazzera scompigliata di Ers, colore della neve.
Il fratello sbuffò, si alzò in piedi emozionato e porse la mano al padre.

I tre uscirono di casa, mentre tutta la gente del paese che accorreva in piazza si fermava facendo loro grandi feste.
-Mastro Monr, complimenti, oggi è un giorno pieno di orgoglio per lei!-  

Arrivati alla fine del vicolo si trovarono in piazza. Ers si guardò intorno a bocca aperta: tutti gli abianti del paese si erano radunati l', e appena lo videro crearono un corridoio verso il palchetto di legno, addobbato con drappi rossi di velluto e gigli candidi.
-E' il tuo momento, figliolo-
Mastro Monr lasciò la mano fredda del figlio, lasciandosi scappare una lacrima di commozione.
A Ers sembrò mancare l'aria. doveva essere diventato tutto rosso, perché qualcuno gli chiese se stesse bene.
Annuì, camminando verso il palco. Un messo del governo, vestito con una tunica porpora ed un copricapo uncinato spiegò una pergamena  gialla e iniziò a declamare in pubblico il rituale. Lo fece salire poi accanto a lui, presentandolo alle folle.

-Ers, figlio di Monr, sei tu disposto a servire la tua patria, a giurare assoluta fedeltà alla nostra venerabile regina e a svolgere la missione che ti è stata assegnata fino al raggiungimento dei vent'anni di età?-
Ers deglutì. Le persone, sotto di lui, tenevano lo sguardo fisso sul palco. C'erano giovani, vecchi e bambini, gli amici di sempre, la gente che lo conosceva da quando era in fasce. Incrociò gli occhi scuri di suo padr, che si stagliava come una montagna sicura, nelle ultime file.
-Servirò la mia terra ad ogni costo, qualunque sia la mia missione. La nostra venerabilissima regina può disporre della mia vita come più le aggrada- disse con voce decisa, facendosi coraggio e stringendo i pugni.
L'uomo dalla tunica porpora sorrise compiaciuto -Venga avanti allora il signore di queste terre, vostra eccellenza Minsir!-

In un attimo tutte le persone, compreso suo padre, si inginocchiarono a terra in religioso silenzio.
Da dietro un drappo rosso comparve un uomo.

Aveva lunghi capelli verde smeraldo, gli occhi corvini ed una lucente armatura con lo stemma di Mothen sul petto. La sua fisionomia elegante rimandava alla sua alta posizione sociale, era sicuramente figlio di un antico ramo nobiliare di qualche casata a stretto contatto con la regina.
Ers voleva fissarlo ancora, meravigliato, ma poi dovette chinare il capo.
Sentì il tocco di una lama fredda sulla sua nuca, mentre una voce dichiaravva solenne -Ers figio di Monr, tu ora sei un paladino. Servirai la nostra sovrana entrando nell'esercito, ti addestrerai nella capitale-

Un boato si sollevò da sotto il palco
Come è possibile? E' una famiglia di armaioli, il ragazzo ha la forgiatura nel sangue! Sussurrava il popolo, tenendo la testa bassa. 
Monr non riuscì a trattenere il suo impeto, si voltò e si allontanò dalla piazza a grandi passi.
La testa gli bruciava -Mio figlio deve combattere? Lui è il mio unico maschio, se non lui, chi portarà avanti il nome della nostra famiglia? -
Gridava tirando pugni alla porta di casa. Sua figlia accorse, poggiandogli dolcemente una mano sulla spalla
-I paladini sono sempre pochi papà. Pensa che Ers ha una grande opportunità, quella di fare carriera nella capitale! Può diventare un generale!- Gli si avvicino, accarezzandogli il viso 
-Figlia mia, quante sciocchezze! I paladini di rango come il nostro vengono utilizzati in prima fila nelle battaglie! Dopo l'addestramento lo manderanno a morire!- detto questo si chiuse nella sua stanza. Amers sentì il suo martello battere contro il ferro, infuriato.

Ers rimaneva sul palco, di stucco. Aveva visto il padre allontanarsi, con la sorella che lo seguiva. 
-Paladino?- sussurrò incredulo
-Si, giovane. Adesso sei un paladino. Torna a casa, non puoi goderti la festa. Domani ti aspetta un lungo viaggio!-
L'uomo dai capelli verdi sorrise, poggiandogli una mano sul capo -E adesso, gente, acclamate questo ragazzo, augurandogli di portare gloria al vostro villaggio, con la sua vita o la sua morte!-

Quella sera Ers cenò da solo con la sorella. tenevano gli occhi bassi sulla zuppa che si stava raffreddando.
-E' venuto un uomo incaricato dal messo, ti ha portato un cavallo e una lettera...c'è l'ndicazione per il viaggio...-
Amers aveva gli occhi lucidi. era disperata per la decisione di quell'uomo, eppure si sforzava di rassicurare il fratello, proprio come avrebbe fatto sua madre.
Loro padre continuava a battere con il martello, senza sosta, segno che era ancora arrabbiato.
-Non verrà a salutarmi? Domani devo partire al levar del sole-
Amers scosse la testa a malincuore -E' meglio così... vedrai, sarà orgoglioso di te un giorno...- si alzò dal tavolo, prendendo Ers per le spalle. Si sfilò un ciondolo dal collo e glielo porse
-Ma questo...è il ciondolo che ti lasciò la mamma prima di morire...non puoi separartene, sorella...-
Amers chiuse gli occhi, scuotendo debolmente la testa- Quando avrai bisogno di me, stringilo e ti sentirai più vicino a casa-

La mattina seguente Ers si vestì che il cielo era ancora buio. Mise un pugnale alla cintura, poi scese in cucina.
Il cavallo era pronto, Amers lo teneva per le redini, in cortile.
Sul tavolo, la sorella gli aveva preparato la borsa con il cibo, una coperta di lana e altre cose per affrontare al meglio il viaggio.
Sorrise, notando la cura e l'amore che lei ci aveva messo, sistemando tutto con massima attenzione.
Una spada massiccia e lucida era stata lasciata lì accanto. Ers si sentì le lacrime riempirgli gli occhi, felice. era il regalo di suo padre, il suo augurio, forgiato durante tutta la giornata.
La prese, era pesante ma maneggevole, riconosceva l'ottima fattura, simbolo della sua famiglia.
Se la sistemò in vita, riponendola nel fodero nero, intarsiato d'oro, poi uscì.
da quel viaggio, lo sapeva, il suo destino avrebbe preso una strada diversa da quella che si era sempre immaginato.



A due giorni di viaggio, Ers era quasi arrivato alla capitale. Le terre che la circndavano erano perennemente avvolte dai ghiacci.
Il cibo scarseggiava, ed il ragazzo era stremato dopo le due notti passate all'aperto, riparato solo dalla calda coperta di Amers.
Si trovava in una grande gola tra le montagne. La terra era scura, non fertile. Ogni tanto, qualche cumulo di neve brillava sotto un tiepido sole che non scioglieva neppure un po' quei ghiacci.

Alla fine della gola c'era un palazzo. Era fato di pietra grigia e antica, mentre dei rovi si attorcigliavano sulle pareti come piante rampicanti.
A Ers sembrò di vedere una ragazza, fuori dalla grande vetrata centrale.

Rabbrividì.

Stava per fare buio, forse poteva chiedere ospitalità. Sopra al palazzo svettava lo stemma di Mothen, lo avrebbero sicuramente accolto!
Scese dal cavallo, lo legò accuratamente contro un albero, dandogli una pacca sul collo 
-Tranquillo amico mio, torno subito-
Bussò all'immenso portone, ma non ottenne risposta. Lo spinse lievemente e questo si aprì scricchiolando.
Ers entrò, rimanendo pietrificato dallo stupore: tutto, lì dentro, era ghiacciato.
Anche la ragazza che aveva visto prima, come un miraggio davanti alla vetrata...era fatta di ghiaccio!

Fece per uscire, impaurito. Era sicuramente una casa maledetta, era caduto in un tranello!
La ragazza lo guardò con occhi tristi. Erano belli, trasparenti e freddi.
Ers indugiò -Cosa sei?-
La ragazza chinò il capo. Dalle scale iniziò a diffondersi una melodia

La maledizione non si può spezzare, il ghiaccio non può parlare
E' questo il prezzo da pagare
E' questo il prezzo da pagare

Un cuore che non sa piangere
Quali lacrime potrà mai versare?
Lacrime calde che vengono dal cuore
Lacrime calde di chi prova amore
Solo le lacrime infrangeranno
La maledizione che colpisce questa dimora


Ers chiuse gli occhi, canticchiando la strana melodia.
Gli ritornava alla mente Amers, seduta sui fasci di grano, quando era ancora una bambina.
-Tu la conosci la storia della principessa di ghiaccio?-
Ers allora non aveva tempo per quelle storie da femmine.
-Si racconta che vicino alla capitale, si stenda il regno della regina di ghiaccio. Una maledizione ha congelato quel luogo, condannandolo ad una sorte pegio della morte- Amers aumentava l'enfasi per attirare l'attenzione del fratellino, che nonostante il suo rifiuto, porgeva sempre un orecchio per ascoltare.
-Perché la regina ha maledetto quel territorio?- chiedeva con noncuranza.
-Sciocco, allora stai ascoltando!- sorrideva Amers -La signora di quel luogo cercò di spodestare la nostra regina, mettendo sul trono di Mothen sua figlia. Ma la nostra regina, buona e clemente, uccise solo chi aveva congiurato contro di lei. Risparmiò la ragazzina, congelandola fino al giorno in cui qualcuno non avesse avuto pietà di lei e della sua sorte, spezzando l'incantesimo-
-Che sciocchezza! Perché non ha ucciso anche lei?-
-Non dire queste cattiverie! La ragazza era buona e dolce, si racconta fosse anche bellissima. Però la ragina non poteva lasciare le sue azioni impunite! Allora, le ha dato una via di uscita dalla morte, un'opporunità...Non è una storia romantica?-


Ers riaprì gli occhi, stringendo il ciondolo della sorella. Cantò la canzone della sventurata principessa, qualche lacrima gli solcò il viso.
Le raccolse svelto con il dito, bagnando la guancia della ragazza, che iniziò a sciogliersi.
-Perché ti stai sciogliendo? Non dovevi tornare a vivere?!- Gridò guardando la figuara disperato.
La bella ragazza trasparente stava iniziando a liquefarsi. Una luce si alzò in cielo.
-Grazie, ragazzo. Mi hai liberata. Purtroppo, la mia storia, che tutti conoscono, non finisce come ti è stata raccontata. La regina mi ha condannata, non ha avuto clemenza neppure con me, anzi, usò ancora più cattiveria. Mi ha congelata, stretta nella morsa del gelo eterno e costretta a infiniti patimenti. Ma tu, che hai il cuore buono e delle persone care, lo hai spezzato. E mi hai reso sì, libera e viva. I ghiacci del mio paese diventeranno acqua, e io diventerò vapore e poi pioggia, nel ciclo della natura...-
Ers iniziò a piangere silenziosamente, chinando il capo. Non si era mai sentito così triste.

-Non piangere, valoroso paladino. Io ti faccio dono della mia essenza, ogni volta che vorrai, canta la mia canzone, come hai fatto questa volta. La mia pioggia verrà in tuo soccorso, sempre...-

Detto questo sparì, lasciando il ragazzo in una pozza d'acqua. Ers raccolse l'acqua in un piccolo contenitore, si asciugò il viso ed uscì, dando un'ultima occhiata a quel palazzo.

-Non faremo pause stanotte- sospirò, tornando dal suo cavallo.
   
 
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