Qualcosa
stava sobbollendo in pentola.
C'era
qualcosa di strano nell'aria, una sorta di elettricità che
gli
stuzzicava le mani e gli faceva venir voglia di combinare disastri.
Che
cosa stava dimenticando?
Piroettò
un paio di volte a mezz'aria, lasciando che il soffitto diventasse
pavimento e viceversa, mentre rifletteva.
Era
forse l'anniversario del lancio delle pallottole puzzole in Sala
Grande? No,
quello era in programma due settimane dopo.
La
giornata del “metti i petardi ad accensione ad acqua dentro
le
teiere della Cooman”? No,
quello era stato due giorni prima.
Ah,
ecco! Era il giorno in cui scambiava la carta igienica nei bagni con
i fogli dei libri di testo dei mocciosi!
No,
per quello era meglio aspettare il periodo degli esami, per dare
maggiore effetto.
Pix
volteggiava pigramente in un corridoio del primo piano, chiedendosi
cosa mai stesse dimenticando, perché dentro sapeva che era
una
giornata importante, una in cui fare dei terribili scherzi per
rovinare il buon umore a tutti.
La
luce del primo mattino attraversò i ghirigori in ferro delle
finestre, illuminando il pavimento in marmo, creando una forma
particolare; Pix si fermò a testa in giù a
osservarla, poi scoppiò
a ridere.
Era
un sedere! Il sole disegnava un sedere perfetto sul pavimento!
Decise
di andare a prendere dell'inchiostro per ricalcare la figura sul
pavimento quando, una volta dritto, si rese conto che la figura aveva
un'altra forma. Un cuore.
In
una frazione di secondo la sua mente fece il collegamento. Cuore,
innamorati, SAN VALENTINO!
Era
San Valentino! Con una risata perfida si strusciò le mani,
dimenticandosi del proposito di disegnare sederi sul pavimento, e si
diresse in gran fretta verso la Sala Grande.
Come
avrebbe potuto rovinare la festa a quei mocciosi? Si grattò
il mento
con fare meditabondo, passando in rassegna la sua lista di scherzi
preferiti, indeciso su quale attuare.
Ma
perché poi avrebbe dovuto scegliere? Meglio una combo di
scherzi
assortiti da distribuire nella giornata, in luoghi diversi; avrebbe
esordito con i palloncini di acqua e farina, con dentro i petardi, da
lanciare agli ignari studenti a colazione; a metà mattina
avrebbe
allacciato i lacci delle scarpe in giro nelle classi, mentre loro
erano intenti a studiare; per pranzo avrebbe creato una melma
appiccicosa e puzzolente davanti alla Sala Grande per impedire che vi
entrassero, nel pomeriggio...
Il
suo progettare piani malvagi venne interrotto da un brusio in Sala
d'Ingresso; pregustandosi uno scherzetto anticipato, Pix
svoltò
l'angolo trovandosi una scena assurda: il professor Allock
torreggiava su quattordici piccoli...
Nani?
Che ci facevano dei nani nella scuola? Nella SUA scuola?
Si
avvicinò circospetto, senza fare rumore, fino ad arrivare
sulle loro
teste, poi si mise ad ascoltare.
“Allora
carissimi, è quasi ora di colazione, perciò ecco
la vostra divisa”
chiosò il professore con un sorriso smagliante, sventolando
la
bacchetta in direzione dei nani; a questi sparirono i vestiti e
apparve una tenuta composta da alucce nella schiena, lira dorata tra
le mani e pannolini bianchi al posto dei pantaloni.
Trattenendo le risate alla vista di quattordici nani vestiti da cherubini, coi volti arcigni e squadrati piuttosto seccati, Pix continuò a seguire i loro discorsi.
“Volerete
in giro per la scuola e raccoglierete le richieste degli studenti,
andando in giro a recapitare i loro messaggi d'amore. Se vi
chiederanno di cantare canterete, se vi chiederanno di ballare
ballerete, se dovrete declamare poesie lo farete! Segnatevi i nomi di
chi vi chiede di recapitare messaggi e a fine serata avrete il
pagamento” sciorinò tutto d'un fiato il professor
Allock, con un
sorriso disgustoso, dimostrando di essere il più emozionato
per
tutta la faccenda.
Un
paio di nani grugnirono una risposta, ma Pix ormai non li ascoltava
più.
Come
si era permesso quel coso che si faceva passare per professore, a far
entrare dei nani volanti nella sua scuola, senza chiedere il suo
assenso?
Questo
significava niente di meno che una dichiarazione di guerra.
Ghignò,
divertito. Si prospettava un San Valentino coi fiocchi.
Il
gruppetto sotto si mosse in direzione della Sala Grande e Pix decise
di agire: tuffandosi in picchiata afferrò i due nani
dell'ultima
fila per le caviglie, trascinandoli con sé, lontano da
lì.
I
due scalciavano e tentavano di graffiarlo, ma Pix si premurò
di
scuoterli per benino, finendo per far cozzare le loro teste assieme;
quello si accasciarono un po', lasciando cadere le arpe sul
pavimento. Sballottandoli
ancora un po' di qua e di là, li portò in uno
sgabuzzino al primo
piano lanciandoli di malagrazia dentro.
Prima
di andare in Sala Grande fece un giro completo della scuola, seguito
dalla sua risata malefica e decisamente alta; ben più di uno
studente si svegliò terrorizzato e si rifiutò di
uscire dal letto,
adducendo come scusa di aver sentito il diavolo ridere di prima
mattina.
Ritornò
in sala d'Ingresso, giusto in tempo per vedere gli studenti uscire in
fretta dalla sala Grande, come se avessero il già citato
diavolo
alle calcagna, decisi a scappare da lì il più
velocemente
possibile; i nani uscirono dietro loro, seguendo la calca.
Pix
si lanciò all'inseguimento.
Grazie
all'invisibilità poteva seguirli senza essere sentito,
facendoli
sparire uno ad uno.
Uno venne trovato, da alcuni scioccatissimi studenti del primo
anno, infilato a testa in giù nel water del terzo piano, in
evidente
stato di confusione; nonostante il provvido intervento di Madama
Chips nessuno riuscì a scoprire cosa gli fosse accaduto. Un
paio,
invece, penzolava dal soffitto di un corridoio, congelati in una posa
plastica da cherubini, i volti pietrificati in una smorfia di terrore
e disgusto: gli studenti non potevano trattenere le risate ogni volta
che passavano, scatenando una vena pulsante nel collo delle due povere
vittime.
Pix svolacchiava nel castello ridendosela di gusto, seguendo la sua prossima vittima: un nano con un grosso naso e una barbetta da satiro color noce. L'ignara vittima stava seguendo un ragazzo del quinto anno, che correva come se avesse avuto la morte alle spalle, deciso a non farsi acchiappare dalla sua valentina1 vivente.
Si
slanciò in avanti facendo cadere il nano, consentendo
allo
studente di dileguarsi senza sapere quale stella ringraziare.
Il piccoletto si tirò su stizzito, scrollandosi della
polvere da
dosso e
guardandosi intorno per controllare in cosa fosse inciampato; un
rumoroso scapaccione al collo lo costrinse a voltarsi, coi pugni
già
alzati; osservò il corridoio deserto e sembrò
ancora più
spaventato di prima.
Il poltergeist,
sempre invisibile, prese a tirargli scappellotti per farlo arrabbiare
e agitare; un po' lo colpiva alla testa, un po' alle cosciotte nude,
un po' sulla fronte. Iniziò a tirargli il pizzetto e i
capelli,
ridacchiando malignamente, scatenando ancor di più
l'agitazione del nano, che adesso imprecava e tirava pugni all'aria,
volteggiando come
un idiota: alcuni studenti scapparono via alla vista della bizzarra
esibizione, credendo fosse ammattito.
Quando
si stufò del giochino, e ci volle parecchio tempo, lo mando
KO con
un colpo alla nuca, attaccandolo poi alle inferriate della finestra
per il pannolino, lasciandolo lì a ciondolare.
La
maggior parte dei nani cadde nelle trappole che aveva ordito quella
mattina, senza che lui dovesse far nulla o seguirli per farceli
cadere: due rimasero appiccicati al pavimento, grazie alla
speciale colla magica invisibile e inodore; si dibatterono come
ossessi, finendo per invischiarsi sempre più e appiccicarsi
per le
barbe. Uno incappò in un'armatura arrugginita che
iniziò a seguirlo,
sferragliante, per tutti i corridoi, strappandogli ben più
di un
grido poco virile.
In
breve, tutti i nani cupidi scomparvero dal castello, con gran assenso
da parte degli studenti e dei professori: già ben prima di
cena non
c'era nessun segno di cori o valentine cantate.
Il
professor Allock era ignaro di ciò che era accaduto durante
il
giorno: aveva passato una piacevole giornata immersa in pensieri di
sé, dei suoi splendidi capelli e del suo sorriso smagliante;
si recò
in Sala Grande per l'ora di cena relativamente di buon'umore,
aspettandosi visi allegri e grati per il suo San Valentino speciale.
Si
sedette al tavolo dei professori, cercando nella sala sguardi
adoranti verso la sua persona, ma benché gli studenti
fossero
allegri, nessuno si premurò di ringraziarlo.
Ah,
che studenti ingrati. Iniziò
a mangiare la zuppa, con il pensiero che, per certo, avrebbe ricevuto
un applauso a fine cena.
Un
nano solitario apparve dalla porta, dirigendosi verso il fondo della
sala: una valentina ritardataria! Allock
lo fissò in estasi, aspettandosi di vedere la sua bellissima
iniziativa dal vivo.
Il piccoletto camminava un po' sbilenco e con molta
difficoltà:
arrivato
davanti al tavolo si fermò, barcollante.
E
una voce iniziò a cantare:
“Mago
svitato, affatto bello
hai veramente poco cervello,
pensa di meno ai bigodini
e di più a cosa combini,
e ricorda: mai sfidare
chi non puoi sopraffare.
Piiiiiiiiix il magnifico!”
Tutta
la sala alzò il volto verso l'alto dove Pix, con un ghigno
maligno,
manovrava il povero nano con fili invisibili; si inchinò a
tutti
loro, poi con uno schiocco di dita fece apparire un calderone,
proprio sopra la tavola degli insegnanti. Prima
che qualcuno potesse muovere un muscolo, il calderone si
rovesciò
sulla testa di Allock, versandogli addosso litri e litri di
puzzolinfa, ricoprendolo completamente.
La Sala Grande si riempì di uno scrosciante applauso, sotto
gli
occhi
attoniti di Allock.
Il
poltergeist si godette l'applauso, poi riprese il solito cipiglio
malvagio e con un altro schiocco di dita rovesciò puzzolinfa
su
tutta la sala: seguito da improperi e incantesimi vari, corse fuori
di gran corsa, non prima di aver urlato a tutti i presenti:
“HapPix
Valentine” e sghignazzare alle loro facce
sconvolte.
Svolazzò
via soddisfatto, riprendendo il proposito di disegnare sederi nei
pavimenti del castello.
1:
una valentina è un messaggio di San Valentino.
Fandom:
Harry Potter
Rating:
Verde
Personaggi/Pairing:
Pix
Tipologia:
Missing moment
Lunghezza:
numero parole: 1630. Numero pagine: 5
Avvertimenti:
nessuno
Genere:
Comico
Disclaimer:
Personaggi,
luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da
cui ho
elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di
proprietà di J.K.Rowling che ne detiene/detengono tutti i
diritti.
NdA:
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Introduzione
alla fanfiction: Allock ha fatto un grosso errore: non ha chiesto il
permesso a Pix per introdurre nani dotati di ali e lire dorate a
Hogwarts. E per Pix questo significa GUERRA!
Terza
classificata al contest “Be my Valentine” indetto
da Rowizyx su
Ffz.