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Autore: Altariah    29/03/2013    4 recensioni
Però, per un istante, i miei occhi bruciarono. Bruciarono come se fossero stuzzicati dai venti aridi che viaggiano tra deserto e mare. Mi persi per un attimo nel ricordo di un viso diverso, strano, sbagliato. Lasciai che quel viso mi trascinasse con sè, che due mani pallide mi stringessero, che una voce umana chiamasse il mio nome.
[Thane Krios]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Sunlit Earth




 


Nessuno era insieme a Thane.
Era sommerso dall'acqua.
Stava sospeso e la marea lo cullava, dolce quanto una madre. 
La sua pelle non sentiva freddo e non sentiva caldo. I suoi occhi non vedevano nè luce nè oscurità. Le sue orecchie non gli confidavano niente che lo potesse aiutare, tranne il ritmo cadenzato delle onde e dell'acqua che gli lambiva completamente il corpo.
Thane non respirava. Il suo cuore non batteva. La sua mente era tutto ciò che funzionava, in quel luogo in cui il tempo non ha significato, la materia ha la stessa consistenza dell'aria, la morte e la vita s'incastrano in un meccanismo grottesco.
Ad un tratto, sulla superficie dell'acqua sentì cadere delle gocce. Il drell rimase ad ascoltare, ammaliato. Sembrava quasi che stessero ridendo, giocando tra loro.
Un'ultima goccia increspò il suo mare, e malinconicamente, accettò di nuovo il silenzio tornato a fargli visita. Aveva molte cose a cui pensare, ma non ne trovava la forza.
 

La mia pace apparente durò qualche istante, e ad un tratto qualcosa esplose accanto a me, sentii lingue di calore sfiorarmi il corpo come pesci contro corrente, impavide. 
E nel nulla del mio mare, i miei occhi tornarono a regalarmi delle immagini. Erano luci e colori che si avvicinavano a me. Correvano, s'intrecciavano, si mescolavano. 
Sentii le mie membra sciogliersi in un calore nuovo, le mie fibre muscolari fremere e gioire. 
Il mio cuore battè, l'aria scorse dentro la mia gola, gonfiandomi i polmoni. E davanti a me, vidi il colore del mare.
Una distesa di luce trasparente sui toni del ciano si compose, mentre le mie pupille seguivano ogni frammento che andava congiungendosi ad un altro. Tintinni, suoni, rumore di nuove gocce d'acqua che esultavano e s'inseguivano. 
Una brezza che odorava di sale mi sferzò e mani dolci mi accarezzarono, unendosi poi dietro la mia schiena. Nel riverbero, riconobbi due labbra appena dischiuse che mi sorridevano. Nel bagliore, due dolci occhi neri mi guardavano, con compassione. 
Gridai la gioia di aver potuto vedere Kalahira ed essere accettato nel suo mondo. Pensai, con un sorriso sulle labbra, che la gola del mio corpo mortale mi avrebbe fatto male.
Caddi, in ginocchio, come se il mare non ci fosse più ma mi contenesse ancora, come se ogni felicità della mia vita s'aggregasse assieme e iniziasse a vivere di vita propria. 
Chiusi gli occhi, ma essi continuarono a muoversi sotto le palpebre. Ora avevo tutto quello che avrei potuto desiderare, lo scopo della mia vita non era altro al di fuori di questo. Il perdono, la pace, l'onore. 
Però, per un istante, i miei occhi bruciarono. Bruciarono come se fossero stuzzicati dai venti aridi che viaggiano tra deserto e mare. Mi persi per un attimo nel ricordo di un viso diverso, strano, sbagliato. Lasciai che quel viso mi trascinasse con sè, che due mani pallide mi stringessero, che una voce umana chiamasse il mio nome.
Era giusto desiderarla? Era giusto agognare qualcosa di troppo, che forse non avrei potuto avere mai? Eppure, in quel momento, nei miei muscoli passarono tutti i suoi ricordi, nella mia mente si plasmò il suo corpo, e capii che non sarei mai stato in grado di essere totalmente felice, senza lei a correggere quella nota che stonava e che mi avrebbe perseguitato per sempre. 
La sua assenza era un'incrinatura in un mondo di cristallo, un graffio sulla mia mano, che però non smetteva di sanguinare.
Riaprii gli occhi, ritrovandomi su una spiaggia che non avevo mai visto, ma che conoscevo già, e rimasi in piedi, osservando un finto sole che tingeva mare e cielo di porpora e filamenti d'oro. 
Quanto avrei dovuto aspettare? Ero conscio che lei sarebbe riuscita a trovarmi, se solo l'avesse voluto. 
Che quelle gocce felici significassero che Siha ce l'avesse fatta? Che avesse vinto, regalando alle galassie le speranze che meritavano? Che avesse abbagliato ogni angolo dello spazio, facendo scomparire le tenebre che lo attanagliavano e corrompevano?
Qualcosa, dentro di me, se ne stava convincendo. Non sapevo quanto tempo era passato da quando l'avevo abbandonata, da sola, al freddo. Ma aveva vinto, sì, aveva vinto.
C'erano granelli di sabbia pallidi, bagnati dalle onde, sotto i miei piedi. Sembravano brillare di luce propria, che s'irradiava da ogni sfaccettatura microscopica. Li fissai per un tempo indefinito, sorridendo.
 
Un grido dalle note armoniose giunse alle mie orecchie, e io spalancai gli occhi. 
Siha.
Siha.
Siha.
In lontananza c'era lei, che mi aveva risvegliato ancora una volta. 
La sua pelle chiara era avvolta da drappi di luce, seguita dal profumo di oceani, e ogni suo movimento era una canzone. 
La sua corsa verso di me era la cosa più bella che i miei occhi avessero mai visto. Lei era il mio miracolo, non solo aveva lasciato che l'amassi, che la proteggessi. Lei si era fidata di me, e mi aveva anche amato, tanto da voler ritornare da me e passare con il mio spirito il resto delle nostre eternità.
Non riuscivo a muovermi, potevo solo guardarla avvicinarsi a me con occhi sempre più umidi e rossi. Udii il mio nome invocato da lei. 
Aprii le braccia e respirai fino in fondo. Lei mi arrivò incontro, premendo il suo corpo contro il mio in un abbraccio che avrebbe dovuto unire le nostre anime per sempre. Due pelli troppo diverse cozzarono e si accarezzarono l'un l'altra.  Affondai il mio viso nel suo collo e la strinsi, per paura che qualcuno la portasse via di nuovo, e i suoi capelli ondeggiarono nel vento che non esisteva, ancora gonfi dell'aria che li aveva attraversati mentre si sospingeva verso di me. 
Un mare fatto d'aria, sabbia e polvere. Un mare fatto di morte e di vita, di sogni, di amore. Un mare finalmente completo, una nuova stella nella galassia che avrebbe illuminato mondi giovani. 


 



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The sunlit Earth è l'ultimo brano che ho inserito. È qualcosa di semplicemente incredibile, lo riascolterei non-stop per anni e anni. Appartiene alle soundtrack di Shadow of the Colossus, che diamine, sono incredibili. Ascoltatevele tutte, ve lo consiglio. <3
Perché sto pubblicando tutto ciò? Hm. Ci ho pensato, ripensato, e pensato ancora se farlo o no. Perché beh, non è la cosa migiore che abbia scritto, e l'ho creata per me stessa, l'avrei conservata in un documento di Word per l'eternità, ma qualcosa mi ha spinto a pubblicarla. 
Non so bene dove vuole andare a parare questa storia. Ma qui ci sono Thane e la mia Myricae, la mia Shepard che ho sempre voluto tenere sul vago. Ed è la prima storia che nasce da un disegno, e non viceversa, quindi... BAH. Non ho idea del risultato, ma comunque, tanto amore. 
Le citazioni sono a miliardi, in questa fic. C'è Pascoli, D'annunzio, i Linkin Park, Evanescence. 
L'ansia immane, insomma. 
Vabbè, addio. 

 
  
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