Anime & Manga > Soul Eater
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Autore: firephoenix    29/03/2013    14 recensioni
Hola a tutti! Questa è una ff un po' particolare che mi è venuta fuori dopo aver fatto un disegno dove Maka sembrava Cappuccetto Rosso! Dovrebbe essere una specie di reinterpretazione della favola con i personaggi di Soul Eater (non tutti) ma non aspettatevi la solita storiella :)
Dal testo:
"Sospirai e alzai il cappuccio rosso fuoco del mio mantello incamminandomi verso la casa di Tsubaki."
Fatemi sapere cosa ve ne pare! Buona lettura e recensite please :)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Maka Albarn, Soul Eater Evans, Spirit Albarn, Tsubaki | Coppie: Soul/Maka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Pane, marmellata, succo e fragole, perfetto c'è tutto!» coprii il cestino di vimini con una tovaglietta rosa a quadri e lo misi sul tavolo.
Guardai fuori dalla finestra: piovigginava.
«Tesoro ricordati il mantello» mia mamma apparve sulla porta della cucina «e passa dalla strada» alzai gli occhi al cielo «lo so che ci vuole il doppio del tempo, ma è più sicuro»
«Mamma... sono sempre passata per il bosco per andare da Tsubaki e non è mai successo niente»
«Lo so, ma... Spirit ha detto che ultimamente si sono sentiti degli ululati e...»
«Credi ancora a quello che dice quel porco ubriaco?» sputai.
«Porta rispetto Maka! Per quanto quell'uomo sia un bambino a volte, è comunque tuo padre!»
«Dovresti chiudere definitivamente i rapporti con lui mamma. Non merita la tua attenzione. Non l'ha mai meritata» detto questo presi il cestino e uscii di casa. Alzai gli occhi al cielo. Sembra non voler smettere di piovere. Sospirai e alzai il cappuccio rosso fuoco del mio mantello incamminandomi verso la casa di Tsubaki.

 

Spirit era un coglione, poco ma sicuro. Mia madre lo aveva sposato, era rimasta incinta di me e, dopo la mia nascita, avevano iniziato a litigare sempre di più perché il bel maritino tornava a casa ubriaco fino a che un giorno non si era scoperto che la stava tradendo con la mia baby sitter: Blair; così si erano separati e Spirit era andato a vivere in un'altra casa trovando lavoro come cacciatore. Avevo 11 anni allora. Ora ne ho 17.
Sbuffai. Avevo chiuso tutti i miei rapporti con mio padre anche se lui mi considerava ancora la sua “Makina” mettendomi sempre in imbarazzo. Grazie al cielo c'era Tsubaki a trasmettermi un po' di pace per evitare di staccargli la testa; funzionava così tra noi due: lei mi aveva aiutato con mio padre e io la avevo aiutata a superare il lutto per la morte di sua nonna, trovata morta nel bosco l'anno prima, che la aveva lasciata definitivamente sola; per questo la andavo spesso a trovare dall'altra parte del bosco, per starle vicino.
Mi accorsi di essere entrata nel bosco solo quando sentii la pioggerellina cessare di cadermi sul cappuccio per via dei rami. Mi fermai. Cavolo dovevo prendere la strada... ero sovrappensiero e me ne sono scordata. Poco importa tanto di lupi non ce ne sono mai stati. E ripresi a camminare per il solito sentiero.
Da sotto il fitto fogliame non riuscivo a capire se avesse smesso di piovere, ma abbassai comunque il cappuccio lasciando liberi i codini biondi per comodità. Non c'erano tanti fiori da raccogliere in quel periodo e anche gli animali sembravano essersi rintanati a causa del tempo così, sentendomi un po' sola e annoiata, iniziai a canticchiare e azzardare qualche passo di danza per ammazzare il tempo. Ero già alla terza canzoncina quando distrattamente inciampai in un ramo cadendo e stupendomi di non avvertire il contatto con la terra umida.

«Attenta!» le braccia di un ragazzo afferrarono sia me che il mio cestino.
«G-grazie» mormorai risollevandomi e risistemando la tovaglietta rosa finita fuori posto. Guardai il mio salvatore che si era seduto velocemente in mezzo all'erba alta: era albino; aveva una gran massa di capelli bianchi un po' trasandati, dei profondi occhi rossi e sembrava che ciò che indossava fosse di una taglia più grande del dovuto. Mi chiesi da dove venisse, ma non lo espressi ad alta voce.
«Come mai per i boschi? Non sai che sono pieni di insidie» mi disse con uno sguardo strano.
«Potrei farti la stessa domanda... e comunque non è la prima volta che vengo qua» ribadii.
«Lo so...» disse; mi accigliai. Avevo paura di chiedergli perché, così lasciai correre «ma non so il tuo nome» mi sorrise.
«Maka» non trovai motivo per nasconderlo. Lui sembrò perplesso per un attimo poi tornò con la solita espressione neutra «e tu non mi dici il tuo nome?» azzardai, lui ghignò.
«Io non ho nome» ok, la cosa comincia a puzzare.
«Interessante» feci finta di essere disinteressata «adesso devo andare, è stato un piacere» feci per allontanarmi.
«Non mi chiedi niente, Maka» calcò in modo strano sul mio nome «non mi chiedi come so chi sei o come mai non ho un nome?» mi voltai di nuovo verso il ragazzo.
Stavo per rispondergli che non me ne fregava un accidente quando vidi qualcosa muoversi dietro di lui e indietreggiai scorgendo che era qualcosa di peloso. Alzai lo sguardo sull'albino giusto in tempo per vedere due grosse orecchie emergergli dal groviglio di capelli. Il cestino mi cadde di mano.
«Si, Maka. Sono un licantropo» iniziai a correre «e adesso morirai»

 

Correvo come non avevo mai corso in vita mia. Sollevavo terra e lasciavo che i rami bassi mi graffiassero la faccia. Avevo sentito l'albino dietro di me trasformarsi in un grosso lupo e iniziare a rincorrermi. Sapevo di non avere scampo. Cazzo. Il mio cuore mi stava esplodendo nel petto e avevo persino perso l'orientamento. Se non fossi morta dilaniata dal lupo sarei deceduta per tachicardia o per fame. Cazzo. Imprecai ancora. Sentivo la stanchezza appesantirmi le gambe. Non avrei retto ancor per molto. Mi dispiace mamma. Mi dispiace così tanto. Lacrime di sconforto iniziarono a scendermi sulle guance. Ho paura La vista iniziò ad appannarsi e sbattei dolorosamente il braccio destro contro un tronco perdendo l'equilibrio e cadendo a terra di schiena. No. Pochi istanti dopo il lupo albino mi piombò addosso bloccandomi al terreno fangoso. Mi fissò per un istante con i suoi occhi rosso sangue, ringhiando. Quegli occhi... quel pelo... non può essere.
«Soul?» singhiozzai e l'animale si fermò di botto, fissandomi.

 

«Papà, papà! Mamma! Guardate!» mi diressi correndo con le mie gambette verso casa.
«Maka, bambina! Dove sei stata? Sta piovendo a dirotto! Ti avevo detto di mettere il mantello!» urlò mia madre sopra lo scrosciare ininterrotto della pioggia.
«Vieni dentro bambina mia» mi disse mio padre affettuosamente «tesoro lascia che Maka si diverta! L'acqua non ha mai fatto male a nessuno» sorrise. Entrai in casa.
«Guardate cosa ho trovato! Era sotto un albero che tremava e stava per morire! Lo hanno abbandonato!» dissi alzando un piccolo cucciolo di cane bianco che avevo tenuto in braccio al caldo fino a quel momento «possiamo tenerlo? Vi pregooo!» vidi mio padre spalancare gli occhi, ma non me ne curai perché mia madre aveva appena detto:
«Certo bambina mia non c'è problema, vero amore?» fece rivolta verso mio padre che annuì poco convinto.
«Grazie! Siete i genitori migliori del mondo!»
Quella notte andai a dormire presto portando con me il cucciolo. Sentivo i miei discutere, ma non mi importava. Ogni tanto capitava che litigassero.
«Ciao cagnolino! Io sono Maka! Adesso vivrai con noi» sorrisi al cucciolo che scodinzolava felice sul mio cuscino guardandomi con gli occhi cremisi «ti devo dare un nome però...» ci pensai un po', poi mi ricordai la storia che la nonna di Tsubaki ci aveva raccontato il pomeriggio prima. Il protagonista era un giovane cavaliere il quale nome significava “anima”. Com'era? Ah si! «Soul! Ti chiamerò Soul!»

La mattina dopo mi svegliai felice, ma il sorriso mi passò presto scoprendo che Soul non era con me. Scesi piano le scale per arrivare in salotto e captai un pezzo di conservazione tra i miei genitori.
«Era il male minore lo sai»
«Ma magari...» mia madre sembrava titubante.
«Ho dovuto! Lo ho visto dagli occhi! Era un licantro... Maka tesoro cosa fai lì nascosta vieni» scesi gli ultimi gradini con un brutto presentimento «Io e la mamma dobbiamo parlarti» sorrise «vedi bambina mia... è successa una cosa molto brutta. Il tuo cucciolo...»
«Soul. Si chiama Soul» sentivo già le lacrime volenterose di rigarmi le guance paffute. Mio padre esitò chinandosi alla mia altezza e poggiando le mani sulle mie spalle.
«Soul... è... lui era... era in strada ed è passato un... carro...»
«No!» urlai scrollandomi mio padre di dosso e tappandomi le orecchie con le manine «No! No, no, no, no, no!!! Vai via lasciami!» strillai correndo in camera mia e abbandonandomi ad un pianto disperato.
«Maka...» mio padre sospirò.
Fu quello il momento in cui lo odiai per la prima volta.

 

«Soul? Sei tu?» il lupo allentò la presa si di me. Sembrava sconvolto «Sei vivo!» mi sollevai e affondai le braccia nel suo pelo morbido e candido. Non c'erano più dubbi ormai. Era incredibilmente cresciuto, ma era lui, ne ero sicura. Pochi istanti dopo lo sentii mutare e avvertii due braccia calde stringersi intorno alla mia vita, ricambiando l'abbraccio.
«Maka» lo disse come se lo stesse assaporando «Ecco perché il tuo nome mi sembrava famigliare!»
«Dio! Non posso credere che tu sia...» non sapevo cosa dire: vivo? Licantropo? Cresciuto così tanto? «...qui» mi sciolsi dall'abbraccio e lo guardai come se lo stessi guardando per la prima volta.
«Io non ci posso credere che tu sia qui! Insomma ti ho sempre visto nel bosco senza mai vederti davvero. Se solo avessi saputo che eri tu...»
«Non avresti cercato di uccidermi?» sorrisi asciugandomi le lacrime.
«Già... a proposito... scusa» si schiarì la voce imbarazzato. Lo guardai.
«Penso che tu abbia un po' di cose da raccontarmi» esordii rompendo il silenzio.
«Credo proprio di si»

 

 

 

Salve salvinooooo

Qui è firephoenix e la sua quarta ff!! Yhaooooooo! Bè che ne pensate? L'idea vi pare buona?? Fatemi sapere se avete qualche critica (potete anche andarci giù pesante non mi offendo!) oppure se vi piace così! Non vedo l'ora di ricevere qualche recensione :)

 

XOXO
gasata anche troppo :)

 

disegninoooo

 

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