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Autore: Ivan_    30/03/2013    2 recensioni
Senza pretese GrimmxUlquiorra, ho realizzato che se ne volevo trovare qualcuna dovevo crearla da me.
Ditemi se alzare il rating per la scena clou.
" Que pasa, Ulquiorra? "
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jaggerjack Grimmjow, Schiffer Ulquiorra
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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GRiMMjow x UlquioRRA

Las Noches

 

Era chiuso nella sua stanza da giorni, Las Noches semi distrutta, ma inverosimilmente calma.

La sconfitta gli bruciava più di quanto pensasse, quell'Ichigo Kurosaki...

gli tornava la rabbia solamente a pensarlo e si ritrovava a stringere i denti come a trattenere le grida che avrebbero voluto uscire dalla gola, ad affilare lo sguardo smeraldino nel buio della camera, ad irrigidirsi nella sua impassibilità statica e feroce.

Si rendeva conto man mano che quel ragazzino gli aveva sbloccato un fiume di emozioni.

Quelle... cose inutili, pensava di averle perse col cuore, invece eccole di nuovo. Non le voleva e anche questo lo faceva infuriare.

Si alzò ed uscì diretto al deserto circostante il palazzo, un capriccio improvviso camuffato con la pretesa di andare a schiarirsi le idee.

 

Tirava un vento leggero, quasi una brezza, dal sapore secco e arido.

I granelli dorati scivolavano gli uni sugli altri cancellando le vaghe orme che seguivano il passaggio dell'Espada.

Si guardò attorno: il palazzo era sparito, si vedeva solo l'azzurro accecante del cielo e l'oro sconfinato di quel mare di sabbia.

Cos'era?

Cos'era quella macchia che turbava quel luogo così impressionante?

Voleva essere solo, voleva farsi inghiottire da tutto quel nulla, e invece qualcosa o qualcuno gli stava rovinando i piani.

Un altro moto di rabbia lo attraversò e senza smettere di avanzare strinse i pungi.

Arrivò così al cospetto dell'altra figura in pochi attimi. Scuro in volto e dallo sguardo vitreo come giorno dopo giorno aveva imparato a vederlo.

Si squadrarono a vicenda in silenzio, ascoltando il vuoto che li circondava.

Tutto in Grimmjow lasciava trasparire irritazione, dai capelli celesti alla postura sgraziata, dalla maschera su quel viso perennemente sogghignante al vestito sgualcito lasciava intendere l'aggrovigliarsi della furia che dominava le sue viscere.

< que pasa, Ulquiorra? >

anche la sua voce irradiava fastidio nonostante la domanda apparisse posta con fermezza.

< non è affar di tua competenza, Secsta Espada. >

< invece credo proprio di sì, c'ero prima io qui, sparisci. >

< con tutto lo spazio che c'è.. potevi trovarti un altro posto > il tono piatto con cui proferiva ogni parola fendeva l'aria arrivando dritto ai timpani del Sesto.

< non dire cazzate, io vado dove mi pare! E gli altri non devono intralciarmi >
< ti consiglio di calmarti. >

< e io ti consiglio di dileguarti, qua non c'è Aizen a fermarmi. >
< le probabilità che tu riesca ad uccidermi sono piuttosto scarse >

proferì con sottinteso e velato intento di sfida. Come risuonò attutita la frase nel venticello diventato fuori luogo segnò la goccia che fece traboccare il vaso.

Con uno scatto ricolmo della stessa ira che gli riempiva le iridi Grimmjow atterrò il moro imponendosi con la propria corporatura su quella dell'altro Espada, che rimase impassibile nonostante gli ringhiasse a pochi millimetri dal viso come un cane affamato.

< dovresti serbare questa rabbia per quello Shinigami, non per i tuoi compagni. >

Come trafitto da una lama affilata e gelida Grimmjow sentì la pelle d'oca corrergli lungo la schiena, salire la spina dorsale, aggrapparsi vertebra dopo vertebra fino ad arrivare a mordergli le orecchie.

< Kurosaki.. >

Lo sguardo insistente del moro forniva una risposta più che chiara.

Una cosa in comune alla fine l'avevano: l'odio verso quel ragazzino. D'altro canto li aveva battuti entrambi, no?

Il caratteristico sorrisetto beffardo tornò ad increspare le labbra dell'Espada felino < ma se tu morissi io potrei avere per me il piacere di farlo fuori. >

detto ciò cominciò a stringere entrambe le mani sulla gola del soggetto sotto di sè che stranamente non diede segni di ribellione. Serrava le dita incanalandovi tutta la sua collera.

Tuttavia non lo vedeva sbiancare, né tanto meno supplicare.

Ma allora non c'era alcun gusto, sbaglio?

< Perchè cazzo non reagisci?! >

il moro lo fissò apaticamente con i penetranti occhi smeraldo < non ne vale la pena. >

Al che il Sesto inarcò un sopracciglio e sibilò con tono traboccante d'astio < cosa? >

< hai capito, Secsta Espada, non vale la pena di sprecare le mie capacità per affrontare feccia come te. >

Di nuovo sentì quell'ormai familiare sensazione di alterazione farsi spazio lungo la gola.

Digrignò i denti, lo sguardo lampeggiante d'ira, strinse le dita sulla gola candida dell'altro con rinnovata violenza, senza pietà, con ogni forza impiegabile. Voleva sentire il suo collo spezzarsi nelle proprie mani, voleva vedere quel volto immobile contrarsi in una smorfia di Morte.

Voleva vedere le sue labbra soffocare e il suo respiro smorzarsi e spegnersi nell'ennesimo soffio di vento.

Invece il Cuarto continuava a rimanere inespressivo.

In ulteriore risposta il felino emise un verso bestiale di frustrazione lasciando la presa

< fanculo Schiffer, fanculo! >

E lo fissò dopo quelle parole, calmandosi man mano per interminabili minuti di quiete, accorgendosi in un secondo momento di essere ancora a cavalcioni sul bacino del moro, a schiacciarlo sul terreno sabbioso che non pareva cedere sotto il loro peso.

Dal suo canto Ulquiorra non staccava lo sguardo da quello dell'altro, rendendo le pupille affilate per farle sprofondare nei suoi pensieri come fosse una lenta stilettata. Pareva urlargli in faccia tutta la sua inutilità, la sua impotenza che non poteva acccettare, non da colui che odiava di più tra tutti gli Espada.

Infastidito da quelle iridi verdi l'Inferiore si lasciò nuovamente travolgere dall'impulso animale, ormai per la terza volta, e gli graffiò il viso, strappandogli la carne della guancia.

Ripetutamente e a fondo, senza guardare realmente ciò che stava facendo, voleva riaprire gli occhi e vederlo mutato, avere una splendida visuale eccitante del suo volto sfigurato.

Preso dalla brama percepiva solamente in parte le unghie affondare nella pelle e stracciarne via porzioni intere, la sensazione dei muscoli scivolosi sotto le dita a causa di tutto quel..

 

Si fermò.

Con un breve ed insignificante singulto si arrestò con le mani a mezz'aria, come pietrificato sul posto dall'improvvisa consapevolezza di quanto patetico fosse quel gesto avventato.

 

C'era sangue sui vestiti bianchi, c'era sangue sulle mani di Jeagerjaques, si distinguevano a malapena i tratti del viso dell'Arrancar steso al suolo.

Sembrava avesse la stessa maschera del suo aggressore tanto i denti emergevano dalla faccia, lateralmente. Poteva immaginarli bianchi e perfetti sotto quella patina di rosso scuro che grondava verso l'interno gocciolando sulla lingua visibile attraverso le labbra semi schiuse.

La carne era stata strappata e lacerata in una smorfia indignata, non di certo in quella di sofferenza che si aspettava.

C'era sangue sui suoi capelli scuri, le sue iridi non erano più verdi, ma tinte di un rosso scarlatto, rivolte innaturalmente verso l'alto.

Eppure la voce pacata stava solcando di nuovo la gola dell'aggredito, sebbene fosse gragghiante e desse l'impressione di graffiargli la laringe ad ogni sillaba < sei soddisfatto ora? Con questo sfogo così virile.. ti senti appagato? >

gli occhi si mossero, ruotando lentamente fino a puntarsi in quelli azzurri di Grimmjow, severi, mentre i muscoli, la pelle e quant'altro si rigeneravano a fatica.

< Fottiti > è tutto quello che seppe rispondere, stizzito. Come poteva il suo Superiore essere così irritante? Così puntiglioso e disgustosamente impeccabile anche ridotto in quello stato.

Si venne a creare un'altra bolla temporale nella quale Grimmjow sosteneva lo sguardo del moro il silenzio, non avvertendo più qualsiasi cosa gli stesse dicendo con quelle labbra sfilacciate.

Senza pensarci.

Agendo d'istinto, come sempre.

Serrò la sua mascella in una presa ferrea, prolungando per un attimo in più la loro occhiata.

Si chinò per insinuare a forza la propria lingua in quell'antro bollente, con foga, venendo stranamente ricambiato con altrettanta cattiveria.

Si aggrappò alle sue spalle dopo avervi fatto scivolare entrambe le mani, tirando la stoffa macchiata, arrivò a sollevarlo da terra per non lasciarsi sfuggire una sola particella del sapore ferroso e struggente della sua bocca.

Una mano gli premette sul petto nel tentativo di respingerlo. E non poteva accettarlo, non in quel momento. Afferrò quindi con la destra il polso esile di Schiffer che pur non arrendendosi continuò a cercare il muscolo guizzante che gli indugiava sul labbro superiore.

Non aspettava altro che poterlo assecondare.

Così continuò a tuffarsi su quella difficile preda, lasciandosi mordere e mordendo.

< che resti tra noi. >
< figurati.. >


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Rivista e sistemata, credo che ora vada meglio, a voi il parere. Bye~

  
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