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Autore: Shoen    17/10/2007    0 recensioni
Una decisione da prendere e di cui non si è sicuri. Ma forse in un altro luogo il tempo può aiutare a pensare...
Genere: Romantico, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La storia parla di una ragazza in crisi per il matrimonio

La Scogliera sul Mare

 

La casa silenziosa si avvicinava sempre di più, fatta di pietre bianche che risaltavano alla luce del sole di quella calda giornata.

Più la ragazza si avvicinava alla casa più sentiva l’impulso di andare via e non tornare mai più.

Il grande portone di legno della casa si aprì lentamente e alla porta appari una donna sulla cinquantina con il viso corrucciato ed evidentemente troppo truccato.

“Sei in ritardo, Lucy” disse quando la giovane fu entrata in casa.

La donna la superò e salì le enormi scale che portavano ad un salone silenzioso.

Quando la donna sparì sulla sommità della rampa, la giovane si concesse di sbuffare, ma fece appena in tempo prima che la madre riapparisse con uno sguardo feroce sulla scalinata.

Lucy la seguì arrivando nello studio del padre al piano superiore.

La stanza era in perenne disordine e la donna non smise di avere uno sguardo disgustato mentre tentava di ritirare sulla scrivania le infinite cartacce sul pavimento.

“Insomma, dov’è quella dona quando c’è ne bisogno” sbuffò “Nora, Noraaaagridò

Poco dopo si affacciò con sguardo timoroso una signora sulla sessantina con indosso una divisa bianca e nera che rimase a guardare la padrona con occhi sgranati.

“Su forza, rimetti a posto” le gridò.

L’anziana si accinse a tirare su le carte che la padrona aveva bene pensato di riabbandonare per terra.

Lucy aveva guardato la scena con la solita noncuranza che sembrava caratterizzarla quando entrava nella casa dei suoi genitori.

Lo studio di suo padre era sempre in quel disordine perché come la figlia, l’uomo adorava fare diventare matta la moglie maniaca dell’ordine e del buon gusto.

La giovane, mentre la madre gridava addosso alla domestica, passava in rassegna le foto tra gli scaffali, sembrava che il padre avesse conservato intatte quelle che ritraevano loro due insieme, mentre quelle del matrimonio dei genitori avevano tutte, le cornici rovinate e il vetro coperto dalla polvere.

Cosa stai facendo? Sei sempre in giro a perdere tempo” le gridò la madre dietro dopo aver smesso di torturare Nora.

La giovane rassegnata si sedette alla scrivania e la madre incominciò a tirare fuori, da una borsa un infinità di biglietti d’invito, pezzi di stoffa, immagini di torte e non smise finché la scrivania non fu di nuovo piena.

La giovane era sempre più atterrita, tanto che la madre se ne accorse.

“Insomma, cosa credevi, che organizzare un matrimonio fosse cosa facile, qui sto facendo tutto io!!”

Ma ti vuoi calmare!” le gridò di rimando la ragazza.

La donna si risedette e rincominciò sempre più alterata a sciorinare infiniti nomi di posti per la celebrazione, invitati sempre più illustri e così via per una buona mezz’ora”

Gli occhi di Lucy si fecero sempre più pesanti, tanto che per tenersi sveglia incominciò a fissare le labbra della madre alla ricerca di un possibile intervento di plastica appena fatto.

La madre dopo un po’ se ne accorse, il labbro inferiore della sua bocca incominciò  tremare e la giovane si riscosse dalla visione e si ritrovò nel bel mezzo di una sfuriata.

“Allora non ti importa niente di questo matrimonio, cosa ne sarà della reputazione della famiglia. E al tuo Chris, e a me non ci pensi? Come portò guadare ancora la faccia di sua madre alle partite di bridge. Dopo che la cerimonia si sarà rivelata pessima. Sarà tutta colpa tua!!!” concluse mettendosi in modo melodrammatico le mani sul viso; un gesto che lasciava spazio solo al finto compianto di se stessa.

Fu allora il turno di Lucy di alterarsi.

 “A te non va mai bene niente, anche le cose alla perfezione non ti piacciono”

Uscì dalla stanza sbattendo al porta, scese per le scale mentre Nora la guardava sbigottita.

Appena fuori dalla porta della casa si fermò e corse dal padre che sembrava essere tornato dal lavoro; lo intercettò prima che arrivasse nel vialetto e con un sorriso si fece dare un mazzo di chiavi dall’uomo e dopo averlo baciato sparì nel giardino, mentre l’uomo sorrideva divertito.

La madre che intanto si era gettata all’inseguimento della giovane, giunse in giardino proprio mentre il marito salutava qualcuno.

La donna spostò lo sguardo e vive una moto nera che si allontanava a tutta velocità dalla casa con alla guida un esile figura dai lunghi capelli biondi.

La donna guardò con occhi di fuoco il marito che sembrava sempre più divertito.

Lucy adorava guidare quella moto; la leggera frenata prima della curva e poi l’accelerazione costante prima della seguente.

Percorse sempre più velocemente le curve della costa, sentiva le onde del mare infrangersi sulle scogliere sotto la strada.

Tutto ciò che importava in quel momento era il rumore dell’aria che filtrava nel casco, e il profumo del mare, queste due cose sembravano allontanare i problemi che tentavano d’invadere la sua mente ma essi erano tenuti lontani e sembravano soltanto impercettibile come se non fossero importanti.

Ormai al tramonto la ragazza vide avvicinarsi il paesaggio che andava cercando; era rimasto uguale ai suoi ricordi di bambina.

La moto si fermò sulla riva del mare; Lucy si tolse il casco e sentì una fresca brezza scompigliarle i capelli.

Abbandonò la moto sul lungo mare e scese in spiaggia; tutto davanti a lei era scuro, nessuna linea di confine tra il cielo e il mare solo un nero tutt’uno davanti a lei.

Si svesti velocemente  e sentì la finissima sabbia sotto i piedi, corse verso il mare senza fermarsi al freddo contatto con l’acqua.

Nuoto e galleggio per molto tempo prima di sentire freddo in tutto il corpo, decise di uscire dalle acque nere e si trascinò stanca verso la riva; ma qualcosa la fermò a meta tra i suoi vestiti e il mare.

Vide una figura bianca di un giovane avvicinarsi ai vestiti e infine porgerglieli.

La ragazza li prese titubante e il viso dell’uomo davanti a lei sembrò emergere da vecchi ricordi, capelli scuri e scompigliati e occhi di cui s’intravedeva l’espressione e il colore anche in quella notte di luna piena.

“E’ tanto che non ci vediamo, Lucy” disse il giovane con una voce venuta da lontano

La ragazza rimase perplessa e prima di riconoscere quel volto guardò ancora gli occhi del ragazzo e infine gli si gettò al collo.

“Will, da quanto tempo” rise abbracciandolo sempre più forte

“L..ucy..”

“Si?”

“Mi…stai….strozzando” mormoro Willam con un filo di voce.

La ragazza si ritrasse dalla stretta imbarazzata vergognandosi del proprio corpo che s’intravedeva sotto la sottile canottiera bianca;

Will si sedette sulla sabbia vicino a dove, senza guardarlo, si stava vestendo Lucy, quando la giovane ebbe finito lo raggiunse.

“Non avrei mai pensato di ritrovarti qui” disse lei

Il giovane guardò con aria triste il mare dove si trovava un grande scoglio.

“Per me non è così facile andarmene” disse guardandola “Ma dimmi per quale motivo ti trovi qui, saranno dieci anni che la tua famiglia ha lasciato la casa e dall’ora non vi ho più visti.

“Nulla di particolare, solo per mettere qualche pensiero a posto” disse sopra pensiero gingillando con la mano.

Quando però vide il giovane osservare meglio la mano destra, la ritrasse alzandosi in piedi.

Corse verso la moto mentre Will tentava di raggiungerla ma non fece in tempo, sentì soltanto la moto azionarsi.

“A domani, all’ora di sempre” gridò ridendo prima di sparire.

Lucy attraverso il paese illuminato e arrivò davanti al cancello di quella casa che era stata sempre nel cuore suo e di suo padre, tanto che non fu mai venduta.

Entrò tentando di non farsi sgretolare tra le mani il cancello arrugginito e giunse dentro la casa.

Non si vedeva altro che polvere, ogni cosa era sommersa  dall’oscurità finche aprendo le finestre uno spiraglio di luna non entrò nella casa, delineando i contorni vittoriani della struttura.

Salì le enormi scale che le ricordarono con nausea la casa di sua madre; e si addentrò, orientandosi con il contatto delle pareti, attraverso i corridoi polverosi che portavano alla camera che le era tanto cara.

Li si addormentò cullata dal rumore del mare che si sentiva in lontananza.

I prima raggi del sole le illuminarono il viso e Lucy si alzò stiracchiandosi; fu un’impresa arrivare in bagno dove immancabilmente mancava l’acqua.

Non si perse d’animo e rovistando tra i tubi sotto il lavandino riuscì a far scendere un filo d’acqua con cui tentò l’impresa di lavarsi.

Accortasi dell’ora tarda uscì di corsa dalla casa, e saltò sulla moto in direzione della spiaggia.

Vide la figura che sia avvicinava velocemente di Will e la moto si fermò rombando.

Will sorrise e il sole gli illuminò il viso del ragazzo che, vestito di bianco, risaltava nella luce del mattino.

Lucy gli si gettò ancora al collo finendo quasi per strozzarlo un’altra volta; tornata improvvisamente bambina correva per la spiaggia deserta con il suo leggero vestito raccontando al ragazzo quegli ultimi dieci anni che non avevano potuto condividere.

“Così sei sposata” se ne uscì Will.

La ragazza smise ci camminare e lo guardò.

“Come te sei accorto”

“Metti sempre gli anelli nella mano sbagliata” disse camminando all’indietro e guardandola mentre osservava l’anello bianco.

“Veramente…non sono ancora sposata”

“Ah, No?” la guardò malizioso.

“Beh, diciamo che ci sto lavorando!!” disse Lucy partendo di corsa per sottrarsi ad altre domande.

“Ehi, aspetta” gridò il ragazzo correndole dietro.

Passarono così parecchie mattine, ogni giorno divertendosi su quella spiaggia senza che nessuno toccasse il lato dolente dell’altro.

Finché una mattina dal cielo nuvoloso Will ritornò sul discorso.

“Sono passasti dieci anni dall’ultima volta che ti ho visto, perché sei tornata proprio adesso?”

Lucy prese della sabbia tra le mani.

“ Le persone cambiano, Will. Non sono più capace di gestire…tante cose”

“Una di queste sarebbe quell’anello”

La ragazza lo guardò con finta incredulità “Ma quanto sei perspicace” disse scherzosa mentre che il giovane la spingeva verso la sabbia.

“Ehi!”

E così te ne sei andata. Paura del focolare?”

“No…è che.. non ti sembra assurdo affidarsi completamente ad un altro per l’eternità. Basta guardare i miei genitori ogni momento è buono per beccarsi, soprattutto mia madre è…”

“Quella cara dona di tua madre, con i suoi fianchi sinuosi e i capelli lunghi…”

Questa volta finì Will con la testa nella sabbia.

“Smettila di fantasticare su di lei, dovresti vedere com’è diventata, sembra la vecchia matrigna della fiabe. disse sbuffando.

E poi…c’è lui” Lucy guardò l’anello con un diamante incastonato sopra.

“Deve valere molto quel coso” Will finì ancora nella sabbia; si alzò ridendo e fece per allontanarsi quando gli corse incontro un bambino che lo atterro saltandogli addosso.

“Ciao Dan, ti dispiacerebbe levarti di dosso” chiese Will al bambino che gli si era seduto sopra.

Il bambino si alzò ridendo ma improvvisamente serio squadro Lucy.

“Chi è lei?” chiese puntandole il dito contro.

Lucy stava per presentarsi ma Will la precedette.

“Una mia vecchia…” Lucy lo guardò male “….amica”

Il bambino la osservò più da vicino e Lucy si abbassò alla sua altezza arrivando a guardarlo negli occhi.

“Mi piace…” sentenziò il bambino “…questa vecchia signora”

La ragazza lo stava per strangolare quando Will…

 Dan ma non dovevi andare a scuola” il giovane lo acchiappò per la collottola e cose via, ma il bambino dimenandosi tornò dalla stizzita Lucy e facendole un segno si avvicinò.

“Devi essere una persona importante se riesci a vederlo” le sussurrò piano all’orecchio e poi corse via verso Will che da lontano li guardava interrogatorio.

Lucy rimase per un po’ perplessa, ma decise di non fare troppo caso alle parole di un bambino, tanto che il giorno dopo si trovava di nuovo sulla spiaggia.

Lei e Will passeggiavano lentamente sulla battigia finché non raggiunsero l’alta scogliera nera.

Lucy intraprese l’ardua scalata della roccia ma si fermò quando si accorse della titubanza di Will.

Dai forza, vieni, avrai mica paura di salirci. L’abbiamo fatto un sacco di volte” gli gridò

“Già, che altro può succedermi, peggiori cosi. E poi con una pazza scatenata come te alla guida…”

Cosa hai detto?” grido lei tra il frastuono delle onde

“Niente…niente. Ora ho capito perché il tuo fidanzato ti ha lasciato”

Lucy rise

Con gesto teatrale, arrivati sulla sommità delle scogliera, indicò il suo corpo “Non è lui che mi ha lasciato, chi mai lascerebbe una bellezza come me”

“Allora sei stata tu?!” chiese Will sdraiandosi sulla roccia

“Pausa di riflessione prima del fatidico, si”

E lui che ne pensa?”

“Non l’ho sa” Will che si era disteso si alzò sui gomiti e la guardò stupito.

“Non guardarmi così è un ragazzo forte, capirà lei mie ragioni?” disse poco convinta.

Ma se non le conosci nemmeno tu? Sei venuta qua, ma non mi vuoi dire il vero motivo, vuoi parlarmi ma alla fine non lo fai. Perché?” la ragazza lo guardò fredda.

E tu? Che sei fermo in questa città da dieci anni, non pensi di avere sbagliato qualcosa; o sono solo io a commettere errori?”

Will si sedette e avvicinò le gambe al petto.

“Non è così semplice. Quando si è oltrepassato un certo limite non si può più tornare indietro; si rimane come si era prima di superarlo e non si cambia più”.

Lo sguardo di Will corse verso la sommità della scogliera e si fermo come incantato, ma fu riscosso da Lucy.

“Lo vedi non sono solo io a non sapere cosa voglio, sei sempre così enigmatico. Sei così da quanto ti ho incontrato, ti ricordavo diversamente.” Gli voltò le spalle e prese a scendere.

Lucy aveva appena disceso la roccia quando sentì Will arrivare dietro di lei;  prese a camminare più velocemente ma la mano del ragazzo afferrò la sua.

“Perché te ne sei andata?” Lucy guardò per un po’ la sabbia prima di rispondere

”Una mattina, non mi ricordo neanche quando, mi sono svegliata e non l’ho trovato accanto a me, sentivo ancora il calore del suo corpo sul cuscino, ma lui non c’era” Gli occhi chiari di Lucy si riempirono di lacrime.

Se n’era semplicemente andato via. Lo cercai disperata finché non lo trovai. Mi guardò come se non capisse perché lo avevo cercato fin li.

Will le lasciò la mano e si avvicinò ancora di più.

La strinse a se.

“Sei venuta qui per cercare delle risposte, ma non le conoscerai se non dici la verità almeno a te stessa.

Perché te ne sei andata? “ ripeté Will.

 “E se, se ne andasse via ancora? Questa volta potrebbe non tornare….”

Perché ti preoccupi di questo?” Lucy lo guardò in un modo strano come se stesse ricordando.

Anche la mamma lo ha fatto e quando è tornata non era…”

Will le fece cenno di tacere “Però sono tornati tutti e due, loro sono vicino a te”.

Lucy sorrise e lo abbracciò, ma sentì qualcosa di diverso nello sfiorare il corpo di Will.

Sei freddo...Will”

Il ragazzo si scostò con uno strano sorriso, fece qualche passo all’indietro tenendo la mano di lei finché non furono troppo lontani, si girò e prese a camminare per la via ritta davanti a lui.

Lucy lo chiamò ma riuscì a sentire solo alcune parole tra il fragore del mare.

“Tu non sei come me, puoi ancora cambiare. Fare di questa vita qualcosa; prima che tutto finisca e l’unica cosa che ti rimanga da fare sia guardare indietro” .

Lucy rimase sulla spiaggia finché la sagoma del ragazzo non scomparì, aveva dentro di se una strana sensazione…quando sentì qualcosa avvicinarsi a grande velocità e girandosi vide il bambino che girava sempre in torno a Will.

Il bambino si fermò affannato “Che cosa gli hai detto? Perché se né andato via così?”

Lucy rimase e perplessa, ma si affrettò a consolare il piccolo posandogli una mano sulla fronte.

E solo tornato a casa, domani lo rivedrai, non ti preoccupare”

Il bimbo scostò arrabbiato la mano e si ritrasse.

“Non lo hai ancora capito, lui non tornerà, se ne andato via”

Gli occhi gli si riempirono di lacrime e corse via piangendo.

Lucy visto il piccolo Dan proseguire per la via da dove spesso lo vedeva arrivare, non si preoccupò, ma ripensò a ciò che Will le aveva detto e tornò velocemente a casa.

Rovistò parecchio nella polvere e nelle scartoffie prima di trovare ciò che cercava, finché da un cumulo di fogli non spuntò la cornetta di un vecchio telefono.

Compose trepidante il numero, e sentì squillare…una voce preoccupata le rispose.

“Pronto?”

“Sono io” rispose Lucy

“Lucy, maledizione ma dove sei finito, sono giorni che ti cerco. Stai bene…vero?”

La ragazza si riscosse dal familiare suono della voce.

Si non preoccuparti, io…”

“Ti vengo a prendere. Dove ti trovi?”

“Non. Torno da sola. Ti ho chiamato…quella mattina…”

“Lucy di cosa stai parlando?” chiese Chris preoccupato.

“Quella mattina, quando ti sei alzato e mi hai lasciato da sola. Perché l’hai fatto?”

“Lucy, ancora quella storia. Non avevo nessuna intenzione di lasciarti. Ho solo voluto avere un po’ di tempo per me. Come credo abbia fatto tu in questi giorni” disse la voce con una punta di malizia.

Lucy sospirò “Mi prometti che troveremo un modo di trovare tempo per noi stessi anche dopo?”

“Lo prometto, ma non credo che prima dovremo trovare il tempo di stare insieme! Anche quello è un bel problema!” Lucy rise e sentì la voce cristallina dell’amato ridere con lei.

“Mi prometti ancora una cosa? Il matrimonio...solo io e te…nessun altro, non m’importa di quello che vogliono gli altri quello sarà un giorno tutto per noi!”

“Lo sa che ci faremo dei nemici!” le rispose Chris

“Amo il pericolo” disse scherzosa.

“Lucy?”

Mhh?”

“Ti a…”

Era tempo di ritornare.

La ragazza lo sentiva dentro di se, come quando prima di andarsene aveva sentito che era il momento giusto per farlo.

Ma prima doveva fare una cosa; camminando sulla spiaggia, segui il mare finché non trovò una casa poco distante dal lungo mare, dove Will e il bambino solevano dirigersi.

Vide il i cognomi sbiaditi degli inquilini scritti su una targa di metallo e suonò al portone che fu aperto da una donna.

La ragazza la salutò.

“Vorrei poter incontrare Will, dove si trova in questo momento?” chiese con un sorriso.

La donna la guardò rabbuiata.

“Signorina se è uno scherzo sappia che è di cattivo gusto”

L’espressione di Lucy cambiò.

“Io non capisco”

La donna uscì dal portone, seguita da un bambino che Lucy conosceva molto bene; guardò verso la scogliera distante poco più di un miglio dalla casa e la indica con una mano; mentre con l’altra accarezza la testa di un bambino che Lucy conosceva molto bene..

 “Mio figlio, Dan, va sempre su quella scogliera ormai è il suo divertimento preferito, anche se io non voglio più”

“Un mese fa si trovava vicino a quelle rocce, ma è scivolato. Fortunatamente la c’era Willam con lui, è risuscito a trattenerlo, salvandolo. Ma un onda troppo alta ha colpito al scogliera e ha trascinato il ragazzo nell’acqua.

Il battito del cuore della ragazza rallentò un attimo e poi prese a correre più veloce.

“Signora io…io non capisco” disse Lucy tremante.

“E’ morto un mese fa, tra quelle onde”

Lucy non poteva crederci, corse disperata finché arrivò alla scogliera.

Sperando di poterlo rivedere ancora una volta, guardò a lungo le onde infrangersi sui grandi scogli; fissò l’alta scogliera davanti a lei, lì aveva incontrato Will la prima volta dieci anni prima.

Ora capiva cosa doveva fare.

Abbandonò le antiche rocce che erano state fine e inizio di molte cose, di molti incontri, di vite ancora da scoprire.

Andò via per tornare dove qualcuno da tempo l’aspettava.

 

 

 

 

 

 

 

  
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