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Autore: Quella che ama i Beatles    30/03/2013    6 recensioni
Come una ragazza si trasforma in una spietata assassina.
Mossa solo dall'odio.
"Vorresti che tua madre fosse ancora viva, per ucciderla di nuovo."
PRIMA al contest "Romantic vs Angst" indetto da Kirame27.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Il sangue ti pulsa nelle orecchie.
Le mani strette a pugno, le unghie conficcate nella carne.
L'odio ti batte dentro.
L'odio, tuo fedele compagno di vita e insieme temuto e bramato, scorre nelle tue vene al posto del sangue.
La odi, non è vero?
Odi quella creatura che vive assieme a te, quell'essere che si definisce madre.
Lei non è tua madre. Tua madre è morta da molto tempo. Quella è un'altra persona.
Una persona malvagia.
E tu la odi, la odi con tutta te stessa. 
Lei sta tirando fuori il peggio di te.
Non è vero? Quante volte hai bramato che morisse, quante volte hai desiderato ucciderla tu stessa, per liberarti e liberarvi.
C'è un bimbo che cammina piano, esitante, verso di te. Il visetto distrutto è in lacrime.
- Ti ha picchiato ancora? - sussurri, mentre l'odio divampa in te.
Lui annuisce piano, e con una smorfia di dolore ti mostra il piccolo polso, segnato da un livido bluastro. Rotto.
Una ribollente furia assassina brucia dentro di te, ti prende alla gola, ti soffoca il petto; ansimi, cadendo in ginocchio, prendendo delicatamente tra le mani il polso fratturato, e tuo fratello si fa sfuggire un lamento, subito soffocato dalla manina.
- Non devo piangere. Mamma ha detto che se piango mi picchia di nuovo - bisbiglia, gli occhi enormi resi lucidi dalle lacrime, e una piccola goccia gli scivola sulla guancia, subito asciugata. Il visetto è pallidissimo, quasi traslucido, ed hai l'impressione che solo per miracolo non svenga dal dolore.
Non sopporti più.
È troppo. Troppo. Troppo.
L'odio feroce è un mostro che ruggisce, che ti incita a colpire, a fare quello che è giusto. E per una volta lo accogli lieta nel tuo corpo, acconsenti che prenda il controllo di te, che ti guidi.
- Dov'è adesso? - sussurri, ed è l'odio a parlare per te, a guidare le tue labbra, mentre tu assisti silenziosa, come se fossi un passeggero del tuo corpo di ragazza.
- In salone, penso - risponde piano.
- Aspettami qui. Dopo andiamo all'ospedale - mormori, e ti incammini lungo il corridoio, ed è ancora l'odio che guida i tuoi passi, perché sai che da sola non ce la faresti, i tuoi piedi sarebbero troppo deboli.
Non vai in salone, ma in cucina. Le mani tremano mentre cerchi un oggetto ben preciso, e dopo aver rovistato dentro diversi cassetti, lo trovi.
È un lungo e affilato coltello da cucina. L'odio bisbiglia nelle tue orecchie, suggerendoti parole che non ascolti ma che già sai. 
Cammini verso il salone, e tu non sei più; il viso normale e gli occhi castani della ragazza che sei scompaiono, lasciando il posto a una fredda furia assassina, a qualcuno
(qualcosa)
che non sei. Sei lieta di questa trasformazione, lieta di incuterle almeno un minimo del terrore che ti ha inflitto per tutti questi anni, violenze psicologiche che ti hanno portato a rinchiuderti, a covare quell'odio prezioso dentro di te, a nutrirlo e proteggerlo. Violenze riscontrabili nei tuoi occhi, arrossati e spenti per colpa di troppe lacrime, vuoti e vacui per colpa di troppi pomeriggi trascorsi a vedere tuo fratello subire percosse e maltrattamenti peggiori dei tuoi.
Un film horror. La tua vita è uno schifoso film horror, e tu ne sei la protagonista, tuo malgrado.
Orrore. Paura.
Dov'è la tua paura, adesso? Quella che ti bloccava sulla sedia, impietrita e tremante, pregando che lei  non venisse anche da te, dopo? Perché non c'è più traccia di paura nei tuoi occhi, mentre avanzi lentamente verso il divano, tua madre seduta di spalle a te?
Non c'è più spazio per la paura, bisbiglia l'odio, e tu sai bene che ha ragione.
Brandisci il coltello, avanzando lentamente, e quella cieca furia assassina si bea di quel momento, ne assapora ogni istante, si perde in esso.
È solo un attimo. Un attimo, e dopo sarete liberi.
- Liberi - sussurri sorridente, gustando quel suono sulla lingua. 
Tua madre ti ha sentito. Si volta di scatto, e i suoi occhi neri si allargano, orripilati e resi folli dalla paura.
L'odio sta urlando dentro di te, ansioso, ti incita. Colpisci! Colpisci!
E tu obbedisci.
La colpisci, e lei urla, un urlo di dolore e di terrore, premendo le mani sulla ferita che hai aperto all'altezza del seno. Quell'urlo ti ricorda le grida disperate di tuo fratello quando lei lo picchiava, e tu giri intorno al divano per avere una visuale migliore e colpirla meglio.
Le infliggi una seconda ferita allo stomaco e il sangue ormai dilaga, sporcando il divano bianco panna, e le sue urla si confondono con quelle di trionfo e di vittoria dell'odio dentro di te. La guardi con gelida furia, con l'odio che ancora non si estingue, e ti siedi accanto a lei, divertita nel vedere la sua reazione: cade dal divano per la fretta di allontanarsi e si trascina per terra, fissandoti con terrore puro, gemendo mugolii insensati. La vendetta è una dolce gioia che scorre come acqua limpida e ti bei di quella sensazione, ascolti con piacere quelle frasi smozzicate in cui intuisci suppliche, e ti crogioli nel sangue caldo zampillato dalle ferite.
- Ti auguro di bruciare all'inferno, bastarda - dici gelida, e l'odio esulta estasiato quando cadi in ginocchio e ti scagli su di lei, dilaniandola, straziandola, colpendole ogni singola parte di lei che riesci a raggiungere.
Non riesce più a emettere suono. I suoi occhi neri si fissano, fuori dalle orbite, guardando qualcosa che non vedi, e esala un ultimo respiro faticoso, dopodiché il 
suo petto straziato non si muove più. È morta.
Ti alzi lentamente, facendo cadere il coltello che fa un rumore attutito contro il pavimento inondato di sangue. La bestia dentro di te è finalmente placata, la furia assassina adesso tace. 
- Libera - sussurri ancora, e un sorriso si allarga sul tuo viso, gioioso, mentre i tuoi occhi brillano di una luce nuova.
È sparita ogni traccia di colei che eri. L'odio dentro di te grugnisce soddisfatto, acquattandosi in un angolo del tuo cuore, come un agile leone pronto a balzare in ogni momento. 
Guardi con tranquillità le mani sporche del suo sangue ed emetti un verso di disgusto. Non sopporti avere qualcosa di suo addosso a te. 
Vai in bagno per lavarti, e ti accorgi che tuo fratello è riverso sul pavimento, svenuto dal dolore. Ecco perché non è corso in salotto, riflette la tua mente, sorprendentemente lucida.
Vorresti che tua madre fosse ancora viva, per ucciderla di nuovo. 




ANGOLO AUTRICE: grazie ad Ale, alias Arya_drottningu, per aver ispirato in buona parte questa storia con una delle sue sette parole magiche, Omicidio :) Mi è sembrato però un pò brutto dedicarti una storia così brutale, quindi ti ringrazio, sì, ma per la dedica aspetta la prossima storia ù.ù E grazie anche a chiunque recensirà :3
   
 
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