Sono estremamente lieta di
presentarvi, dopo mesi di travaglio, Ordinari
risvolti di un’insolita missione, la Shikamaru/Temari che avevo promesso ispirata
ad alcune delle shot della mia raccolta What’s
A Shadow For?. Naturalmente si capisce benissimo anche senza aver letto le
altre storie. U_U *ma leggerle non guasta… X3*
Miei adorati compagni ShikaTema,
leggete e divertitevi. *___*
Ordinari risvolti di un’insolita missione
«Dannazione!»
Facciamo un attimo mente locale:
finora, quante volte aveva ripetuto di odiare
quella missione? Quante?
(Shikamaru avrebbe un
suggerimento: troppe)
Quando aveva accettato il ruolo
di ambasciatrice a Konoha non le avevano detto che avrebbe comportato anche
compiti simili, altrimenti avrebbe mandato al diavolo il suo fratellino senza
tanti complimenti. E poco c’era mancato che non mandasse al diavolo anche
l’Hokage, quando quell’arpia l’aveva convocata nel suo ufficio per comunicarle
allegramente che, di comune accordo col Kazekage (oh, se gliel’avrebbe fatta
pagare!), si era deciso di organizzare una serie di missioni congiunte.
Fin qui niente di strano, ma
chiaramente la storia non finiva lì, no!: sarebbero state missioni di
ricognizione oltremodo noiose, in
boschi dimenticati da Dio e dalla civiltà o nello sprofondo del deserto più
torrido. Con la graziosa ed unica compagnia del signor Shikamaru
Sono-Peggio-Di-Una-Spina-Nel-Culo Nara.
E non era servito a nulla
lamentarsi con la Godaime e prendersela con quel fratello degenere di Gaara,
come non sarebbe servito a nulla uscirsene con una scusa del tipo “Sono
incinta!”. Probabilmente…
Sarebbe valsa la pena tentare,
pensò mentre schivava un ramo marcio che aveva deciso di cadere in quel preciso
momento sulla sua faccia, sarebbe valsa la pena tentare anche solo per vedere l’espressione
di totale orrore che si sarebbe dipinta sul volto dei suoi fratelli. Una
vendetta leggera, dopotutto.
«Se provi ad urlare un po’ più
forte magari riusciamo a farci sentire anche a Konoha, impegnati dài.»
Temari inspirò pesantemente
cercando di riguadagnare la calma interiore. Perché la calma interiore è una
bella cosa, ti fa stare attenta e pronta, ti fa sentire meno la stanchezza, ti
fa essere positiva sull’esito della missione…
«Beh? Non vorrai dirmi che ti
sei zittita sul serio?»
…non ti fa uccidere il tuo compagno di squadra…
«Argh- Nara! Dillo, dillo che
il tuo scopo nella vita è farmi saltare i nervi! Godi così tanto a sentire i
miei insulti?!» sbottò incoerentemente, la giugulare che le pulsava
vistosamente e le mani che le prudevano dalla voglia di afferrare il ventaglio
e usarlo sulla prima cosa che si fosse mossa nel suo raggio d’azione. Che non
fosse uno scoiattolo, possibilmente.
Shikamaru ridacchiò,
abbassandosi per non investire un nido che si trovava proprio all’altezza del suo
naso «No, provo solo un’indecorosa soddisfazione nel mostrare la mia
superiorità verbale ed intellettiva rispetto a quella di una bambina di cinque-
no, quattro anni.»
Questa volta il ragazzo si
abbassò per evitare un kunai lanciato da una distanza pericolosamente ridotta.
Decise che forse era meglio aumentare l’andatura, più che disposto a mettere da
parte la sua nota pigrizia per sfuggire dalle grinfie della scocciatura per
eccellenza. Scattò quindi a destra, lasciandosi non troppo indietro Temari e le
sue urla inferocite.
*
Dopo cinque ore nette di
perlustrazione e di battibecchi ben poco costruttivi, quando ormai il sole stava
tramontando e saltare di ramo in ramo si stava facendo sempre più difficoltoso
(vuoi il buio, vuoi i tanti animaletti notturni che non erano affatto contenti
di trovare degli intrusi sui loro
alberi), i due si fermarono sotto una quercia dall’aria vissuta al limitare di
una piccola radura.
Temari atterrò con grazia
proprio sopra quella che aveva tutta l’aria di essere -sperò vivamente- una densa
pozzanghera. Masticando una lunga serie di esclamazioni per nulla entusiaste si
guardò attentamente intorno, studiando ogni particolare dell’area circostante:
alberi fitti, terreno solido coperto ovunque da una marea di foglie secche (tranne
il punto dove si era fermata lei, ovvio), alti cespugli tutt’attorno. Non male,
ma nemmeno il più adatto dei luoghi d’incontro.
«Ora dobbiamo aspettare che
Chouji e Ino ci raggiungano, e questa stupida missione sarà finalmente finita.»
disse Shikamaru, tastandosi distrattamente le tasche della divisa da chunin.
Temari gli lanciò uno sguardo irritato che lui ricambiò perplesso. «Che ho
fatto?»
«Non vorrai metterti a fumare
qui? Insomma, la missione è una scemenza e tutto, ma non mi sembra proprio il
momento!»
«Da uno a dieci, quanto mi
credi stupido?» commentò annoiato, estraendo da una delle innumerevoli tasche
non l’accendino bensì un antico orologio, cui gettò una rapida occhiata prima
di rimetterlo al suo posto. «Sono in ritardo. Ma anche noi siamo in ritardo di
più di un’ora, quindi non è poi così preoccupante.»
Temari si tolse qualche foglia
dai capelli. «E chi te lo dice che non se ne siano già andati da un pezzo?»
«Sono ninja e sono miei amici,
penso che basti.» alzò un sopracciglio squadrandola. Temari arrossì lievemente
per l’uscita infelice che aveva avuto e restò impalata a guardare Shikamaru
stiracchiarsi e sedersi su una radice sporgente della vecchia quercia. Si
accorse solo dopo qualche minuto che l’altro stava ricambiando il suo sguardo e
si voltò bruscamente dandosi dell’idiota di prima categoria.
«Allora, resterai lì in piedi a
fare la scema ancora per molto?» sentì il ragazzo chiedere con una palese nota
di divertimento nella voce. Decisa a non rispondere si diresse stizzita all’altro
capo della radura, sedendosi pesantemente sotto una quercia più giovane e
ignorando il basso borbottio di Shikamaru, che assomigliava molto a qualcosa
come “assolutamente priva di femminilità,
come può essere così pedante se non è nemmeno una donna”.
Si mise comoda contro il tronco
dell’albero, le ginocchia strette al petto e le braccia incrociate sopra di
esse, il mento appoggiato sulle braccia e lo sguardo pensieroso perso oltre le
cime degli alberi circostanti, dietro i quali si poteva ancora scorgere un ultimo
raggio di sole nel cielo purpureo del tramonto. Non seppe dire con precisione
quanto tempo fosse passato -di sicuro si era fatto buio da un pezzo- quando
sentì qualcosa sfiorarle la spalla. Aveva già impugnato il ventaglio con uno
strillo soffocato quando si rese conto che quel qualcosa era una giacca da
chunin impregnata dall’odore di tabacco e che c’era qualcuno gliela stava
posando sulle spalle.
«Non farlo mai più.» ringhiò,
portandosi una mano al petto. Shikamaru ridacchiò tornando a sedersi ai piedi
della sua quercia mentre Temari riprendeva lentamente fiato.
«A casa mia si chiama “favore”.»
sorrise sarcastico, appoggiato scompostamente alla ruvida corteccia.
«Nessuno ti aveva chiesto
niente.» mormorò Temari, forse più acidamente di quanto avrebbe voluto, senza
però accennare a togliersi la giacca di dosso.
«Tremavi.» constatò
semplicemente Shikamaru.
Temari non rispose, tornando a
nascondere il viso dietro le braccia. La irritava il fatto di essersi lasciata
cogliere di sorpresa. La irritava il fatto che dei pensieri tanto stupidi potessero distrarla a tal modo.
La irritava persino il fatto di avere certi
pensieri stupidi…
«Hai paura del buio?» chiese
dopo un po’ Shikamaru, la testa inclinata lievemente come ad esaminare meglio
la figura rannicchiata in silenzio a pochi metri da lui.
«Cosa?!» Temari alzò la testa
di scatto, incredula. «Che vai blaterando?»
«Te ne stai lì raggomitolata a
palla con lo sguardo da ebete, e scatti per la più piccola sciocchezza-»
«Non ho paura del buio!»
«Tremavi.»
Temari abbassò lo sguardo.
«Avevo freddo…»
Shikamaru scrollò le spalle,
poi tirò fuori un pacchetto di sigarette dalla tasca dei pantaloni e se ne mise
una in bocca, senza accenderla. Rimase così a guardare il placido muoversi
delle scure nuvole in cielo, che coprivano quasi del tutto la luna calante che
illuminava fiocamente il bosco. Sentì a mala pena Temari mormorare, il viso
ancora nascosto, «Io non ho paura del buio…»
«Come vuoi…» borbottò di
rimando, la sigaretta ancora stretta fra le labbra.
Poi un lampo metallico
attraversò la radura, e non ebbero neanche il tempo di alzarsi prima di
trovarsi intrappolati.
*
«Che ci fa una così bella
ragazza nel bosco a quest’ora, ha disubbidito alla mammina?»
Temari rimase immobile sentendo
il freddo che solo una lama affilata può avere premerle contro la gola.
Lentamente sbirciò alla sua destra, per vedere il viso del bastardo che l’aveva
intrappolata contro l’albero. Lo sguardo dell’uomo saettava da lei a Shikamaru
agli altri due ninja che erano comparsi nella radura, carico di divertimento e
scherno per quei due poveri idioti che si erano fatti sorprendere come
pivellini. Anche con quella luce scarsa si distingueva il coprifronte ammaccato
dei tre: Paese della Nebbia. Mukenin.
«Che stupidi! È stato troppo
facile!» rise il più basso del terzetto, qualche metro a destra dietro
Shikamaru. L’ultimo uomo era a metà strada fra di loro, e portava una maschera
articolata che però non dissimulava il suo ghigno.
«Chi siete voi?» chiese
Shikamaru in un patetico tentativo di prendere tempo, pensando febbrilmente ad
un qualsiasi modo che avrebbe permesso loro di uscirne vivi ed interi,
possibilmente entrambi.
«Non mi sembri nella condizione
di poterti permettere certe domande, figliolo.» disse divertito il tipo con la
maschera, facendo qualche passo verso di lui «Soprattutto quando abbiamo la tua
fidanzata…»
Con tutto che la situazione
stava degenerando troppo rapidamente ed lei aveva un coltello puntato alla gola,
Temari non riuscì a reprimere un ringhio. L’uomo che la teneva inchiodata
all’albero rise fragorosamente. «La ragazzina sembra non essere d’accordo,
Tomoya!»
«Davvero?» disse l’uomo con la
maschera ormai arrivato davanti a Shikamaru, inclinando la testa da una parte
con fare canzonatorio. «La bella signorina non è la tua fidanzata? Che peccato,
figliolo… sappi comunque che ci dispiacerà molto farle del male. Ma che dico,
non ci dispiacerà affatto.» concluse con un ghigno.
Gli altri due scoppiarono ancora
una volta a ridere mentre Temari impallidiva, riuscendo però a mantenere la sua
espressione sicura. Il ninja mascherato allargò il suo sorriso e si chinò a
raccogliere la sigaretta caduta a Shikamaru, mentre i suoi compagni
continuavano a prendersi gioco di quegli stupidi ninja di Konoha che erano
stati così imprudenti da lasciare tracce così vistose per tutto il bosco.
«Hai da accendere?» chiese col
suo irritante sorriso quello che si era capito essere il capo dei tre.
Shikamaru estrasse lentamente l’accendino da una delle tasche dei pantaloni, attento
ad ogni minimo movimento del ninja alle sue spalle, lo portò all’altezza della
sigaretta che l’altro reggeva e lo accese.
E lo lasciò cadere.
La scena successiva non si
svolse al rallentatore, né ci furono altri effetti scenici di sorta: Shikamaru
fu fin troppo veloce a comporre i sigilli necessari mentre il tappeto di foglie
secche s’incendiava all’istante con un’imponente fiammata e Temari urlava. Il
più basso dei tre si vide tirare contro la sua volontà uno shuriken verso il proprio
capo, che dal canto suo non riuscì a schivare le armi che gli avevano lanciato
il suo compare e lo stupido ragazzino.
Temari riuscì intanto a
piantare un kunai nella gamba del tizio che la teneva ferma e liberarsi; lo
colpì con un pugno preciso allo sterno facendolo barcollare all’indietro e
scattò di lato per sfuggire alle fiamme che si facevano man mano più alte,
arrivando agli alberi che limitavano la radura. Si tastò febbrilmente la
schiena e urlò di frustrazione quando vide il suo ventaglio abbandonato, lontano
ed inservibile, contro l’albero da cui si era appena allontanata. Un kunai le
passò sibilando sopra la testa e non smise di perder tempo in ulteriori
commiserazioni lanciando una manciata di shuriken contro le sagome che scorgeva
tra il fuoco. Dannate foglie troppo secche e dannato fumo, se quella che aveva
colpito era la persona sbagliata…
Shikamaru le fu accanto
all’improvviso, con un graffio sulla guancia e una manica bruciata e lei non si
curò di trattenere il sospiro di sollievo che le era salito alle labbra mentre
estraeva dal marsupio altre armi. Tossì violentemente per il fumo. «Bell’idea,
Shikamaru…»
«Bella mira, Temari…» ribatté
il ragazzo asciugandosi il sangue che gli colava dal viso.
Un kunai sbucò dal muro
compatto di fumo, e Shikamaru faceva sarcasmo voltato di spalle. Temari spalancò
terrorizzata gli occhi, ricordandosi di aver lasciato il suo ventaglio da
qualche parte che non era lì ed ora; quando con una spallata buttò a
terra Shikamaru e l’arma la colpì in pieno pensò distrattamente che forse,
forse, aveva lasciato in giro anche il cervello.
Cadde in ginocchio e fu
costretta a puntare una mano al suolo per restare dritta; la vista andava e
veniva, e riuscì a mala pena a mettere a fuoco le due sagome che si
avvicinavano in fretta. Faceva così caldo, e le braccia che la stavano sostenendo
erano così accoglienti…
Peccato solo che Shikamaru le
stesse urlando così forte nell’orecchio, pensò chiudendo gli occhi.
*
Nel sonnolento torpore che la
pervadeva in quel momento riusciva a distinguere solo un grande, terribile
dolore al petto e delle ovattate urla lontane. O vicine…? Mentre riprendeva coscienza
iniziò a percepire altri rumori, come dei passi concitati fuori da una porta,
il fruscio di quelle che sembravano lenzuola e il borbottio di qualcuno alla
sua sinistra. Inspirò a fondo e subito iniziò a tossire, la gola le bruciava
terribilmente; il mormorio al suo fianco s’interruppe bruscamente.
«Si può sapere chi è che rompe
i coglioni?» esalò con voce rauca aprendo lentamente gli occhi. Si trovò Shikamaru
cinque centimetri dal proprio naso, con una strana espressione tra il
sollevato, il divertito e lo scocciato. Si fissarono per lunghi secondi, poi il
ragazzo si ritrasse di botto arrossendo. «Ecco, beh… sei sveglia allora…»
«Da te mi sarei aspettata un
commento più-» riprese a tossire violentemente, cercando con difficoltà di mettersi
a sedere. Shikamaru la tirò su di peso facendole appoggiare la schiena contro
una pila di morbidi cuscini e le porse un bicchiere d’acqua fresca; approfittò
della momentanea occupazione della ragazza per passarle una mano sulla fronte in
un borbottio continuo. «Nemmeno con la gola scartavetrata riesci a stare zitta,
incredibile, sempre a complicarsi la vita… Adesso stai fermina che finalmente ti
è scesa la febbre e se te la fai tornare giuro
che ti strozzo personalmente. Dopo esserti beccata un kunai avvelenato ed esser
quasi morta soffocata devi solo dormire, solo riposo tranquillità e silenzio…»
«Mia sorella è quasi bruciata viva!»
«E se è ancora qui è solo grazie ai miei ninja che li hanno riportati in
salvo!»
Entrambi sussultarono,
voltandosi verso la porta della camera dietro la quale l’Hokage e il
vice-ambasciatore di Suna nonché fratello di Temari stavano praticamente
tentando di uccidersi ad urli.
«Ma quali ninja?! Sono passati per caso, solo per vedere cosa cazzo
fosse tutto quel fumo!»
«Come potevamo prevedere l’attacco di tre mukenin della Nebbia?!»
«Aspetti solo che lo sappia Gaara!»
«Signorina Tsunade, Kankuro, siamo in un ospedale!!»
Rimasero a fissare interdetti
la porta chiusa, mentre le grida si allontanavano lentamente e tornava nel
corridoio una parvenza di calma; Shikamaru sbuffò «Terribili scocciature…»
«…ehi, hai finito di sentirmi
la fronte o…?»
Shikamaru arrossì e ritrasse di
botto la mano, muovendosi a disagio sullo sgabello dov’era appollaiato. Temari
sorrise debolmente «Non mi dava fastidio, comunque.»
«Non devi parlare troppo…»
disse Shikamaru all’ennesimo colpo di tosse della ragazza, guardandosi le punte
dei piedi. «Hai respirato un sacco di fumo. Dopo che quel tipo ti aveva colpito
sono comparsi Chouji e Ino che mi hanno aiutato a riportarti qui e a chiamare
la squadra ANBU. Sei stata a letto due giorni, tra la ferita avvelenata e i
polmoni che ti sei quasi giocata… Kankuro è arrivato mezz’ora fa, ha fatto la
strada da qui a Suna in poco più di una giornata e mezzo e non ha fatto altro
che urlare per tutto il tempo.»
Temari tentò una risatina
soffocata, e Shikamaru la fulminò con lo sguardo. «Non è uno scherzo,
dannazione!»
«So benissimo che non lo è, la
spalla che fa un male cane è la mia, grazie.» sussurrò. Shikamaru si zittì e la
guardò in silenzio, serio; Temari si pentì della durezza della sua ultima
uscita e tentò di cambiare argomento. «Mi dispiace per Chouji, costretto a
sballottarmi per tutto il bosco…»
Shikamaru corrugò la fronte.
«Che stai dicendo?»
«Chouji, non mi ha riportato
lui qui?»
«Ti ho riportato io al
villaggio. Chouji è rimasto alla radura a badare ai quei bastardi, e Ino ha
preso il tuo ventaglio.» fece un cenno con la testa verso un angolo della
stanza, dove l’enorme ventaglio di Temari riposava mezzo sbruciacchiato. La
ragazza non si voltò nemmeno a dare un’occhiata alla sua arma prediletta,
troppo indaffarata a fissare l’altro con gli occhi sgranati. Shikamaru si
grattò la testa, imbarazzato. «Cioè, sai, non ti credevo così grassa…»
«Idiota.» gracchiò dandogli un
colpetto sul ginocchio. Rimasero per un po’ in silenzio, in sottofondo le urla
della Godaime e di Kankuro che adesso arrivavano dal piano sottostante, senza
guardarsi. Poi Temari riprese «Mi dispiace.»
«Cosa?»
«Ti ho distratto, e non sono
stata attenta durante la perlustrazione, ho lasciato tracce come una pivellina…»
«Straparli, ti è tornata la
febbre.» mormorò piatto l’altro, senza guardarla.
«Sul serio, se non avessi-»
Shikamaru le tappò la bocca con
una mano. «Ti sei beccata un kunai avvelenato al mio posto. Ho solo da
ringraziarti per essere ancora in piedi, quindi vedi di smetterla di scusarti.
E ora deciditi a stare zitta o la gola peggiorerà.»
Temari lo fissò intensamente,
un’espressione buffa in viso; si sollevò dalla pila di cuscini e si tolse
lentamente la mano del ragazzo dal viso, stringendola poi fra le proprie. «E se
io volessi parlare?»
Shikamaru roteò gli occhi, non
riuscendo comunque a dissimulare la tensione e un vago imbarazzo. Temari
intanto stava tracciando con un dito ghirigori invisibili sul palmo di
Shikamaru, mentre senza guardarlo in faccia iniziava ad avvicinarsi. «Insomma,
non basta una mano a farmi stare zitta…»
Shikamaru grugnì esasperato
«Donne!»
E, finalmente, Temari aveva
smesso di parlare mentre si baciavano con foga, le mani di lei strette alla
giacca di Shikamaru e quelle di lui che vagavano tra i capelli sciolti e
arruffati della ragazza. Temari gemette sporgendosi maggiormente in avanti
mentre Shikamaru si spostava a sedere sul letto, senza perdere un attimo di
quel nuovo, entusiasmante modo di mettere a tacere Temari.
Quest’ultima si staccò tossendo
ed entrambi ansimarono per riprendere fiato, ancora pericolosamente vicini.
«Non dovrei approfittare così di una convalescente…»
Temari appoggiò la fronte a
quella di Shikamaru, sorridendo. Gli sfiorò con la punta del naso lo zigomo, il
piccolo cerotto sulla guancia e poi ancora il naso. Shikamaru fece un verso
paurosamente simile alle fusa feline mentre chiudeva gli occhi.
«Mi sa proprio che sto per
mettermi ad urlare. Ti conviene continuare a farmi stare zitta,
approfittatore…»
---
*_____*
Cough, dignità. Dicevo,
piaciuta? :3 Sinceramente, ho fatto un macello, non so scrivere scene di lotta
ma yeah, sono fiera di me! Finalmente ho finito una delle tremila storie iniziate!
*saltella* Così posso iniziarne altre! >:D
Angolo Della Pubblicità: La
storia trae ispirazione dalla quinta shot
della mia raccolta, e i miei lettori di vecchia data (termine pomposo, yessss)
penso abbiano riconosciuto un velato riferimento
anche alla sesta
shot.
/Manda messaggi subliminali al lettore per fargli premere i link
sovrastanti… @_@/
Ringrazio dal più profondo del
mio cuoricino lettori ed eventuali recensori, e un grazie particolarmente
sentito a Bambi88, che è sempre troppo adorabile nei suoi commenti e
nelle sue storie deliziose. ç_ç Spero la storia ti sia piaciuta. *-*
Will