Questa (cosa) song-fic è il mio personalissimo addio a questo telefilm che ho cominciato a seguire a dodici anni e che ha accompagnato tutta la mia adolescenza, il primo che io abbia seguito -e anche l’ultimo >.>- , e una celebrazione a Blair e a Chuck, la mia coppia preferita di sempre, che mai smetterò di amare. Il mio intento è stato quello di rivisitare le scene e i momenti della loro relazione più importanti, aggiungendo anche qualcosina di mio: si tratta dunque di una serie di descrizioni delle scene più belle sulle note di "The Scientist" dei Coldplay ( https://www.youtube.com/watch?v=EqWLpTKBFcU ) :) So che non è un granché (e nemmeno tanto originale) , però ci ho messo tutta me stessa e spero che, in qualche modo, riesca a far capire a chi lo leggerà i sentimenti che mi hanno portata a scriverla.
Allarme spoiler sesta stagione (per chi non si volesse rovinare il finale)
The Queen B and The Dark Knight:
a moment to remember
Da
quando Jack Bass aveva abbandonato la stanza, lasciando dietro di
sé una scia di dopobarba e un carico notevole di dubbio, era
calato uno strano silenzio fra Blair Waldorf e Chuck Bass. Gli erano
bastati cinque minuti per mettere in chiaro la difficile situazione e
trovarne la soluzione. Prima o poi Chuck sarebbe stato rintracciato
dalla polizia e in quel momento sarebbe stato interrogato, poi forse
dichiarato colpevole. Nessuno poteva aver dimenticato le accuse che il
ragazzo aveva mosso contro suo padre di fronte a tutta l’alta
società di New York. Padre che era precipitato giù dal
tetto dell’edificio poche ore dopo. E nonostante
l’ostilità che Blair covava dentro di sé nei
confronti di quell’uomo dalla dubbia moralità, sapeva che
egli aveva perfettamente ragione. Chuck era in pericolo e lei, come
sempre, sarebbe stata al suo fianco, in qualsiasi modo. E questa volta,
forse, non sarebbe nemmeno stato poi così difficile.
Perché lei pensava davvero tutto ciò che pochi minuti
prima aveva detto, ogni singola parola era vera. “Perché no, Chuck? Noi ci amiamo e ogni singola parte di me vuole sposarti”.
Ma lui era rimasto chiuso nel suo ostinato silenzio, perché non
voleva succedesse così. Non voleva sposare Blair, la donna che
aveva sempre amato, solo perché non fosse obbligata a
testimoniare per quel crimine di cui lui si sentiva colpevole, anche se
sapeva di non esserlo. Suo padre era morto, questa volta per davvero, e lui non lo aveva aiutato.
«Chuck, è vero» disse Blair guardando il volto di lui, che puntava lo sguardo altrove. «Chuck e Blair si tengono per mano, Chuck e Blair vanno al cinema» continuò lei, osservandolo sospirare e agitarsi, perché sapeva che lei stava ancora cercando di convincerlo. Non così. Lo sentiva chiaramente, anche se non accennava a dirlo. «Un tempo dicesti che non avresti mai voluto diventassimo noiosi» disse
la ragazza, osservando il volto di Chuck voltarsi finalmente a
guardarla, sgranando impercettibilmente gli occhi. Quegli occhi che un
po’ erano cambiati, ma avevano sempre conservato quello sguardo
in grado di renderla allo stesso tempo fragile e sicura di sé. «Beh, di certo ora non lo siamo» terminò,
avvicinando il volto a quello di lui. Chuck abbassò di nuovo lo
sguardo, mostrando un piccolissimo sorriso, poi disse «Ero solo un ragazzino quando dissi quelle cose».
Fu un breve sussurro, ma bastò per far tremare Blair, sia per i
ricordi di quella sera, sia perché Chuck aveva alzato di nuovo
lo sguardo per incontrare i suoi occhi.
[Nobody said it was easy, nobody said it will be this hard]
Bastarono
pochi secondi, gli occhi di lei in quelli di lui e i loro volti
così vicini che sarebbe bastato un piccolo movimento
perché le loro labbra si toccassero, per ricordare. Forse
perché entrambi sapevano cosa sarebbe successo qualche istante
dopo, o solamente perché i ricordi avevano ormai riempito le
loro menti, ma non poterono fare altro che volgersi indietro e far
riaffiorare quelle immagini che tenevano chiuse dentro di sè,
come se fossero un segreto da tenere al sicuro fra loro.
[I’m going back to the start]
**
[Come up to meet you
Tell you I’m sorry
You don’t know how lovely you are]
Non
basta di certo una serata da incubo per sconvolgere Blair Waldorf, di
quelle ormai ne ha vissute abbastanza, ma quella appena trascorsa
è stata in grado di sconvolgerla definitivamente. Una delle
molteplici cose che non sopporta, sono le scenate infantili -
specialmente quelle fra lei e Serena- , come quella a cui aveva appena
assistito. Non avrebbe mai potuto pensare che il suo principe Louis
sarebbe stato in grado di fare una cosa simile. Insomma, complotti per
far perdere credibilità ad una persona erano tipiche di lei
e…Chuck. Chuck
che la guardava con i suoi occhi scuri, che appoggiava le mani sulle
sue spalle, che le spiegava ciò che Louis aveva fatto. Ovvio che
all’inizio non gli avesse creduto, era tipico di lui mostrarsi
geloso e impedirle in ogni modo di dimenticarlo, di andare avanti. Eppure
le aveva detto la verità. La Regina B si ferma in fondo alle
scale e sospira, aggrappandosi al corrimano per non cadere. È
troppo stanca e confusa per pensare, ora. Blair
attraversa il corridoio visibilmente delusa e pensierosa, pronta a
sistemare le ultime cose, ordinare a Dorota di prepararle un bagno
caldo e poi infilarsi sotto le coperte, ma viene fermata proprio da
questa, che la avvisa di essere aspettata da qualcuno che vuole
chiedere scusa. La ragazza si sistema i capelli segretamente
compiaciuta, prima di dire«Va
bene, dì a Louis che lo aspetto di sopra», poi fa per
scansarla, ma Dorota la blocca ancora. Indica la sala affianco con un
cenno della testa e poi, con fare abbastanza eloquente, specifica
«Ma signorina Blair, non è Louis». Lei guarda la donnina davanti a sé qualche frammento di secondo, poi
svolta l’angolo per entrare nel salottino di casa sua, già
sapendo chi si troverà davanti fra pochi attimi. Chuck, che la
aspetta in piedi fra il tavolino e il divano, viene
accolto da quell’atteggiamento infastidito che le ha visto
assumere altre mille volte, per poi sentirla pronunciare quella domanda, «Che ci fai tu qui?»,
che già si aspettava. «Non ho le energie per rielaborare
le crisi isteriche di stasera» dice lei, senza aspettare una
risposta, «Penso che dovresti andartene». Chuck la guarda
negli occhi, serio e deciso, senza mai abbassare lo sguardo. «Non
sono qui per scusarmi di quello che è successo questa
sera» dice, mentre Blair ricambia il suo sguardo sorpresa e
curiosa allo stesso tempo. Prende un respiro prima di chiedergli
«Quindi, per cosa devi chiedere scusa?». Si sente a disagio
davanti a lui, perché nonostante tutto ancora cerca di tenere a
freno le sue emozioni, di non mostrare tutta l’attrazione che
prova. Ha paura che lui compi quel passo che li divide e che poi faccia
ciò che i suoi occhi dicono vorrebbe fare. Invece la sorprende
di nuovo, rispondendo «Di tutto». Perché
Chuck non ha intenzione di ferirla stanotte, ma di fare ciò che
avrebbe dovuto fare tempo prima, per tentare di porre rimedio. E non
c’è solo amore per lei nei suoi occhi, ma anche tormento e
dolore, per aver preso coscienza di tutto ciò che le ha fatto e
che l’ha allontanata da lui. «Mi dispiace, per essermi
arrabbiato la notte in cui mi hai detto che Louis aveva chiesto di
sposarti» continua, senza smettere di guardare gli occhi di lei.
«Mi dispiace, di non averti aspettata più a lungo
sull’Empire State Building» ed entrambi ricordano il peso
di quella notte di due anni prima, in cui tutto ciò che avevano
costruito ed ogni speranza era caduta a terra, infranta per sempre. E
Chuck ricorda ancora una volta gli occhi pieni di lacrime di Blair,
troppo sconvolta persino per urlargli addosso o schiaffeggiarlo, e la
sua mano che stringeva quella scatoletta di Harry Winston, ormai
inutile. «Mi dispiace di averti trattata come fossi di mia
proprietà» dice, distogliendo per la prima volta lo
sguardo da lei, che rimane immobile a fissarlo, incredula e stupita.
«Mi dispiace per non averti detto che ti amavo, quando sapevo di
farlo». Blair non riesce a controllare i suoi occhi, che
diventano improvvisamente umidi, tanto da renderle la vista annebbiata.
Solo una domanda si formula nei suoi pensieri. Perché mi stai dicendo tutto questo, Chuck? «Ma
più di tutto, mi dispiace di aver rinunciato a noi, quando tu
non l’hai mai fatto» e all’improvviso Blair non
riesce più a sostenere quello sguardo e quella presenza, a
vederlo stare di fronte a lei a chiederle perdono per averle spezzato
il cuore così tante volte. Ma anche a guardare quegli occhi
feriti di un uomo che sa di aver sbagliato e che lei, nonostante tutto,
ama ancora. «Grazie» dice soltanto, respirando a malapena,
per poi mostrare un debole sorriso. «Spero che il non rinunciare
alle persone non sia un giorno la mia rovina». «È il
motivo per cui sarai un splendida madre», dice lui, sorridendo di
rimando, «ci sei sempre per le persone che ami», e poi
prende un respiro, prima di aggiungere « anche quando non se lo
meritano». Blair abbassa per un attimo lo sguardo, dando voce ai
suoi pensieri «Sai che questo non cambierà mai».
«Anche se dovesse succedere non importa. Da questa sera, mi
prenderò cura di me stesso» dice Chuck di rimando,
continuando a guardare il volto di quella donna che sempre gli è
rimasta accanto. «È tutto?» chiede Blair dopo un
attimo di silenzio, cercando di mostrarsi insensibile alle sue parole e
al sorriso che improvvisamente compare sul volto di Chuck. Lui indugia
qualche attimo, perché altre cose premono per essere dette, ma
«Sì» risponde, dopo un sospiro, prima di passarle
accanto e avviarsi verso l’uscita. Blair rimane immobile e si
gira soltanto per guardarlo andarsene. E rimane lì anche dopo
averlo visto scomparire, gli occhi ancora umidi e il cuore ancora
spezzato, ma consapevole del fatto che, forse, qualche ferita è
riuscita a guarire.
Salite
la scale che conducono al piano superiore, dopo essere entrata in
camera da letto e aver chiuso la porta dietro di sé, comincia a
togliersi gli abiti di dosso, senza più curarsi di trattenere le
lacrime. Apre con forza la porticina del bagno e si fionda dentro la
doccia, lasciando l’acqua bollente scivolare sul suo corpo. E,
una volta sicura di non essere sentita da Dorota, scoppia a piangere,
lasciandosi andare ai singhiozzi. Pensa a Chuck, a quello che hanno
passato insieme, convincendosi che Louis è un errore, che
dovrebbe chiamare Chuck e digli che lo ama, che non ha smesso di farlo
un solo istante. Ma poi ai bei ricordi si sovrappongo quelli brutti,
quelli pieni di lacrime e odio che infestano i suoi sogni. Sono bastate
sue poche parole per sconvolgere ogni cosa e per permetterle di pensare
di distruggere tutto, la sua felicità, il suo fidanzamento con
Louis, se stessa. Capisce che l’unico modo per lasciare andare
Chuck una volta per tutte è dimostrare a se stessa che lui non
è cambiato e che la farà di nuovo soffrire.
Perciò, una volta finite le lacrime e il bagnoschiuma, esce
dalla doccia e si avvolge in un asciugamano bianco, pronta a rilassarsi
e a progettare un nuovo piano con la sua fidata Dorota.
Quando
sente bussare alla porta e poi la voce della sua domestica dire,
confabulando, «Signorina Blair, c’è il signor Louis.
Lo faccio salire?», Blair risponde con voce melodiosa che fra
cinque minuti sarà pronta. Questa sera farà pace con il
suo principe, l’unico che saprà realizzare il suo sogno di
un matrimonio da favola e felice, poi il prossimo punto sarà
dimenticare Chuck ed estirparlo dalla sua vita. È talmente
convinta di ciò che si sorprende nel momento in cui si ritrova
con il cellulare in mano, a controllare se lui abbia chiamato, ignara
del fatto che Chuck Bass, a chilometri di distanza, sta restituendo
quell’anello di fidanzamento mai dato e, insieme ad esso, il suo
cuore. Perché, finalmente, è pronto a rinunciare a lei e
a vederla felice, anche se con un altro.
[I had to find you
Tell you I need you
Tell you I set you apart]
I
giorni a Montecarlo si sono susseguiti noiosi e piatti, senza nulla di
imprevedibile. Ogni mattino, Chuck si sveglia dopo una notte insonne
disseminata dai ricordi di lei,
poi chiama il servizio in camera, cui risponde sempre la stessa donna
dall’accento francese, da cui ordina dei croissant e del
caffè forte; poi si prepara ad una nuova giornata d’affari
e di macchinazioni, per trovare un modo di riappropriarsi di tutto
ciò che suo padre gli ha rubato. Ma quella mattina, dopo aver
abbassato la cornetta del telefono, esce nel terrazzo a fumare una
sigaretta. Mentre sente i polmoni riempirsi di nicotina e la mente
inebriarsi, osserva la città di Montecarlo alla luce del
mattino. Ama guardare il panorama dall’alto, lo fa sentire
potente e in grado di conquistare il mondo intero -mondo che gli
è stato tolto, pensa con rabbia- e inoltre la vista gli mozza il
fiato ogni volta. Anche se nulla può essere comparato al ricordo
di Blair che ballava su quel palco, con quel sorriso malizioso e i
capelli che si muovevano prima a destra e poi a sinistra, seguendo un
po’ il movimento dei fianchi. Quella scena si ripeteva spesso
nella sua mente, forse perché quella notte era stata la prima
volta che aveva avuto il coraggio di avvicinarsi a Blair Waldorf, la
(ex) ragazza del suo migliore amico e quella che più di tutte lo
aveva affascinato. Chiude gli occhi, cercando di ricordare ancora il
sapore delle sue labbra, che sapeva un po’ di ciliegie e un
po’ di gin. Ma poi li riapre di scatto, gettando a terra la
sigaretta ancora fumante. Non deve pensare a Blair, non in un momento
così cruciale, perché si era ripromesso di dimenticarla,
almeno fino a che non fosse riuscito a riconquistare il suo Impero.
Preferisce vederla in lacrime, piuttosto che obbligata a stare con un
uomo che ha perso tutto, il cui lavoro e impegno è stato rubato
da un padre che l’ha sempre odiato. Ed è per ricostruirsi
un futuro di successo e per poterla rendere orgogliosa di lui che ha
deciso di raggiungere suo zio Jack e chiedere il suo aiuto. Per essere
ancora in grado di poterla guardare negli occhi senza doverli
abbassare. E per orgoglio, per se stesso.
Come
sempre Jack arriva insieme alla colazione, con una cartellina
sottobraccio e un vassoio fra le mani. Seduti al tavolo della suite, la
finestra aperta per far entrare l’aria estiva nella stanza, i due
uomini fanno colazione conversando di affari, come sempre. «Penso
di aver trovato il mondo di fregare Bart» dice Jack, dopo aver
addentato un croissant ripieno di marmellata, «ma è meglio
se ne parliamo sta sera a cena, con calma. Sarai felice di sapere che
oggi hai il pomeriggio libero!». Chuck beve un sorso di
caffè, senza sbilanciarsi troppo. Guardando di sottecchi il
volto dello zio, pensa a come sia strano ritrovarsi a fare colazione
tranquillamente dopo tutto ciò che era accaduto anni prima, a
tutto l’odio e il rancore che c’era stato tra loro. Eppure
ora sono alleati e…amici, se così si può
dire. Non riesce ancora a fidarsi del tutto di lui, ma non ha
alternative. «Magari potresti guardarti un po’ in giro,
sai, ci sono un bel po’ di ragazze francesi bisognose di
attenzioni qui attorno, e dimenticare Blair Waldorf. Non mi piace
vederti così depresso, nipote» dice Jack, osservando
attentamente Chuck. Quest’ultimo, alle parole dello zio, manda di
traverso del caffè bollente e comincia a tossire, incredulo.
Dopo essersi ripreso, «Non sono più il ragazzino di una
volta» dice, appoggiando la tazza di caffè e il
tovagliolo. «Questo sì che è un peccato, mi manca
quel Chuck che camminava ubriaco sui cornicioni» dice Jack,
mostrando un sorriso e un’espressione che al nipote non piacciono
per nulla. «Be’, ora è meglio che vada, si è
fatto tardi» aggiunge Jack infine, alzandosi dalla sedia dopo
essersi pulito gli angoli della bocca e aver guardato l’orologio
da polso. «Ci vediamo ‘sta sera alle 20, sii
puntuale». «Contaci» dice Chuck, senza distogliere lo
sguardo dalla bevanda nera e troppo zuccherata per i suoi gusti. Dopo
aver sentito la porta della stanza numero 620 chiudersi, si alza e
cerca dei vestiti adatti ad un viaggio in moto. Nulla è
più eccitante di una corsa, prima di una piatta serata in un
casinò.
La
serata prosegue senza nessun evento particolare, fra qualche vincita e
qualche frase oscena di Jack , al quale Chuck lancia ogni tanto delle
occhiate di rimprovero, incredulo che lo zio, con il doppio dei suoi
anni, abbia una maturità pari ad un ragazzino. Tutto procede
tranquillo, finché non percepisce una presenza familiare al suo
fianco. Solleva lo sguardo dallefiches e,
come se stesse osservando una scena al rallentatore, vede avvicinarsi
Blair, i capelli raccolti in una coda, un vestito rosso e oro, gli
occhi castani grandi e affascinanti e un sorriso a piegarle le labbra.
Rimane in silenzio, rapito dalla sua bellezza e dalla sorpresa. Non
vede Blair da sette lunghi giorni, da quella sera in cui suo padre
l’ha estromesso dalle Industrie Bass e lei lo ha raggiunto,
dicendogli di amarlo e di voler rimanere al suo fianco. La sera in cui
lui l’ha rifiutata, di nuovo,
e le ha rimproverato di averlo sempre lasciato da parte, nonostante lui
avesse provato in tutti i modi a dimostrarle il suo amore. Prima Louis,
poi Dan, e lui era rimasto dietro le quinte ad aspettarla, invano. Ma,
infondo al suo cuore, capiva che lo aveva meritato dopo tutto il male
che le aveva fatto, incapace ancora una volta di dimostrare amore a
qualcuno, persino a lei.
Blair
si rivolge a Jack, ringraziandolo di averla chiamata, ma Chuck non
è sicuro di sentire ogni cosa. Sa solo seguirla con lo sguardo,
mentre gli passa affianco e si siede sulla sedia alla sua destra, senza
smettere di guardarlo negli occhi. Forse ha paura che, una volta
sbattute le ciglia, lei scomparirà e lui si risveglierà,
consapevole che quello sia stato solo l’ennesimo sogno. «Tu hai lottato per me tutto l’anno, ora sono venuta a lottare per te»
dice soltanto, sorridendogli. «Hai detto che ti ho sempre remato
contro, ma stavolta scommetto tutto su di te» e detto ciò,
Blair punta tutte le fiches.
Chuck non risponde, semplicemente rimane in silenzio, a fissarla. E lei
fa lo stesso, finalmente consapevole di avere bisogno di lui, e lui
soltanto, e che stavolta saranno in grado di difendere il loro amore
come mai prima avevano fatto.
[Tell me your secrets and ask me your questions
Oh, let’s go back to the start
Running in circles, comin’ up tails
Heads on a science apart]
Lei
sa che James ha ragione nel momento in cui le dice «Tu mi hai
usato per fare ingelosire quel tipo», ma lei non riesce a non
negare tutto, a non mentire, perciò non può che rimanere
stupita nel momento in cui lui si volta e la lascia sola accanto alla
piscina, dopo averle sbattuto in faccia tutta la sua meschinità.
Eppure avrebbe dovuto saperlo che sarebbe finita così, sin dal
momento stesso in cui aveva deciso di presentarsi al White Party con
il ragazzo raccattato a caso per non passare l’estate da sola,
facendo una scenata di gelosia di fronte a Chuck e cercando poi di
renderlo geloso a tutti i costi. Il fatto è che doveva
mostrargli a qualunque costo che lei ce la faceva anche senza di lui.
Doveva fargliela pagare per averla abbandonata durante quella che
sarebbe dovuta essere la loro prima estate insieme. Che fine avevano
fatto tutte le promesse che le aveva fatto durante il matrimonio fra
Lily e Bart? Delle parole sussurrate durante quel ballo che era
sembrato eterno? Solo non aveva messo in conto che avrebbe spezzato il
cuore di una persona che non c’entrava nulla. Si sente
così…in colpa. «Di certo sai come offendere
le persone. Ti ammiro per questo». Blair saprebbe riconoscere
quella voce fra mille. Si volta su tutte le furie per vedere Chuck
Bass, la causa di ogni suo problema da circa un anno, interamente
vestito di bianco, colore che contrasta con la sua vera
personalità, e con un sorriso beffardo sul volto che ogni volta
la rende indecisa fra il saltargli addosso e il prenderlo a schiaffi.
«È tutta colpa tua», esclama, «Se tu non mi avessi piantata, non sarei stata costretta a servirmi di un James!». «Ehi, non dare la colpa a me. Questa sei tu». Blair rimane in silenzio, sentendo le sue parole entrarle nel petto e stritolarle il cuore. Ha ragione. «Noi
siamo così simili, perché non vuoi accettarlo?»
sussurra lui, avvicinandosi sempre di più a lei. Blair lo guarda
sprezzante e fa alcuni passi indietro, cercando di controllare il suo
cuore traditore che ha cominciato a battere tanto forte da farle male,
poi gli dice, con tutto l’odio di cui è capace,
«Somigliare a te mi farebbe odiare me stessa!». Datogli le
spalle, decide di andarsene a cercare James, sentendosi in dovere con
lui. Almeno dovrebbe chiedergli scusa per tutti i problemi che gli ha
causato e, magari, cercare il suo perdono. Eppure, continua a sentire
lo sguardo di Chuck puntato sulla sua schiena e quella sensazione non
la lascia mai. Scorge James all’ombra di un cipresso, una coppa
di champagne in mano e lo sguardo assorto. Dopo aver preso un leggero
sospiro, si avvicina a lui con passo sicuro e posa una mano sul suo
braccio, per reclamare la sua attenzione. Ma quella strana sensazione
provata prima non sembra abbandonarla. Continua a sentire la morbosa
presenza di Chuck anche mentre parla con James, gli chiede scusa, gli
dice che lui davvero le
piace, e sembra quasi ricordarle quanto sia bugiarda mentre lo fa, come
sia ingiusta verso se stessa. Allora, ascoltando ciò che questa
“presenza” sembra suggerirle, Blair decide di lasciare
James una volta per tutte, ma, proprio nel momento in cui si prepara a
sganciare la bomba, lui dice una cosa che fa cambiare totalmente idea
alla ragazza. Infatti James si passa una mano fra i corti capelli
biondi e, abbassando lo sguardo, dice «Vedi, Blair, anch’io
non sono stato del tutto sincero con te». «Che cosa stai
cercando di dirmi?» chiede la ragazza, improvvisamente
incuriosita. James prende un respiro profondo e poi dice, guardandola
seriamente negli occhi «Il mio vero nome non è James, ma
Marcus. Sono il figlio della duchessa Beaton. Io avrei tanto voluto
dirtelo subito, ma prima dovevo essere sicuro del tuo sincero interesse
nei miei confronti». Blair guarda con occhi nuovi James,
cioè,Marcus, e
decide che forse è degno di una chance. Infondo, tutti sono a
conoscenza del sogno infantile di Blair di sposarsi con un degno
principe azzurro e vivere il suo matrimonio da favola e,
casualità della sorte, il fato a voluto farle incontrare un
elegantissimo Lord inglese. E Blair di certo non è una di quelle
ragazze che si fanno scappare questi regali. Perciò, ignara del
ragazzo che li osserva da lontano con profonda gelosia, sorridendo
radiosa accetta di andarsene dalla festa con Marcus. Chuck riesce solo
a guardarli da lontano, sorseggiando una coppa di champagne, troppo
arrabbiato per fare qualsiasi altra cosa. Ed è anche ferito,
perché mai si sarebbe aspettato di essere sostituito così
facilmente da un damerino senza personalità. Forse,
semplicemente non accetta il fatto che Blair possa stare con qualcuno
che non sia lui.
Blair
sta aspettando che il suo nuovo ragazzo la raggiunga, sola e un
po’ infreddolita, quando Chuck compare alle sue spalle. La
ragazza si volta e subito, constatata la sua presenza, chiede, stanca e
visibilmente sconfitta, «Chuck, hai finito di rovinarmi la
serata?». Vorrebbe aggiungere altro, ma lo sguardo triste di lui
le fa rimanere le parole incastrate in gola e, per un attimo, sente una
grande amarezza dentro di sé. «Non avrei dovuto lasciarti,
me ne sono reso conto non appena ti ho vista salire su
quell’aereo» dice lui, dopo pochi secondi, e Blair sa che
sta dicendo la verità, lo legge nel suo sguardo. «Mi sono
distratto tutta l’estate, pensavo di dimenticarti»,
continua, «ma non è così». Ma anche se
ciò che dice è vero, Blair sa che non basta.
Perché lei non è riuscita a distrarsi, non ha mai smesso
di pensare a lui tutta l’estate e ancora non riesce a perdonarlo
per averla fatta piangere notti intere fra le braccia di Serena.
«E..?» chiede lei. «Avevo paura. Paura che se
avessimo passato tutta l’estate insieme, avresti visto..»
Chuck si interrompe, e sembra non riuscire a dire altro, così
Blair, divisa a metà fra la voglia di abbracciarlo e la voglia
di piangere, gli chiede «Cosa?». «Me». Blair
rimane immobile, senza spezzare il legame visivo fra di loro, pensando
che è uno stupido. Perché le basta guardarlo negli occhi
per vedere chi è e
che a farla innamorare è stato proprio ciò che ha visto
dentro di lui, celato da centimetri di insicurezza, immaturità
ed egocentrismo. Chuck appoggia le mani sulle sue braccia,
avvicinandola a sé, poi sussurra «Ti prego, non te ne
andare con lui». Sì. Questa
è la risposta che il cuore di Blair urla dentro di lei, ma
ciò che esce dalla sua bocca è un «Perché
non dovrei?», infastidito. «Dammi una ragione», dice
poi, senza osare allontanarsi da lui, «E “perché
sono Chuck Bass”, non conta». «Perché non vuoi
farlo», ed è vero, ma «Non basta».
«Perché io non
voglio», dice subito lui, con un tono che sembra quasi una
supplica. Blair vorrebbe essere più decisa, ma è con tono
sommesso che per la seconda volta dice «Non basta».
Rimangono in silenzio, Blair con lo sguardo abbassato, perché ha
paura di mostrare la sua debolezza. Quando alza lo sguardo, e incrocia
gli occhi scuri di Chuck, così vicini ai suoi, si sente quasi
persa in un incantesimo. Potrebbe rimanere lì in eterno,
bloccata in quel momento, a guardarlo. Perché ha paura di
ciò che si diranno fra pochi secondi, paura che non
riuscirà più a sentirlo così vicino come ora.
«Che altro può esserci?» chiede lui, infine. Blair
deglutisce, prima di raccogliere tutto il suo coraggio e dire «Il
vero motivo, per cui non dovrei salire con lui su quella macchina, tre
parole, sette lettere», poi lo guarda negli occhi e sente il
cuore battere distintamente contro il suo petto, «Dille, e
sarò tua». Ti prego, Chuck. Non
sa se lo dice o lo pensa soltanto, in quel momento e nei secondi
successivi semplicemente osserva la sua bocca aspettando la frase che
non arriverà mai. Chuck muove le labbra, senza produrre alcun
suono. «Grazie, ho sentito abbastanza». Blair, che sente
ormai gli occhi pizzicare, si libera dalla sua stretta, troppo ferita
per dire altro, e finge un sorriso mentre si avvicina a Marcus.
Chuck
rimane in piedi a guardarla andare via, ma poi abbassa lo sguardo,
senza più il coraggio di guardarli. Ha avuto la sua occasione,
ma ancora una volta l’ha mandata in fumo, troppo codardo per
dirle un ti amo o per ammettere quei sentimenti che gli stanno
divorando l’anima. Troppo codardo per affrontare le conseguenze
che quella frase porterebbe con sé. Perciò decide di fare
l’unica cosa che è in grado di fare, distrarsi.
Salito
in auto, pesca fuori dalle tasche della giacca un accendino e uno
spinello, pronto ad evadere ancora una volta da una realtà
troppo opprimente per essere vissuta. Inala la prima boccata e
già si sente meglio. Ora non pensa più a Blair stretta
dalle braccia di un altro, ma alla vendetta che potrebbe avere, presto.
Si strofina con una mano gli occhi, che improvvisamente hanno
cominciato a fargli male, ma si stupisce nel sentire le nocche bagnate.
Fissa le sue lacrime in silenzio, chiuso nell’abitacolo e
separato completamente dal mondo esterno.
[I was just guessin’
At numbers and figures
Pulling your puzzles apart]
Blair
rientra nella stanza 718 dell’Empire Hotel, chiudendo la porta
dietro di sé e appoggiando la schiena alla superfice liscia,
respirando piano. Si asciuga le lacrime con il palmo della mano, mentre
sorride fra sé e sé, felice di aver fatto finalmente pace
con la sua migliore amica. A dir la verità capita spesso che lei
e Serena litighino, ma non riescono mai a stare lontane per più
di tre giorni. Chuck Bass e Nate Archibald erano stati costretti a
chiuderle in un ascensore, ma alla fine ne era valsa la pena. Si gode
il silenzio e quel momento di tranquillità, senza allontanarsi
da quel sostegno sicuro, felice di essere lontana da quella sottospecie
di Università per reietti della società, ma ad un tratto
una voce proveniente dalla stanza infondo al corridoio rompe il
silenzio. «Suppongo che tra te e Serena sia tutto
sistemato» afferma Chuck Bass, appoggiato con il fianco allo
stipite della porta e un bicchiere di scotch, il suo preferito, fra le
dita della mano sinistra. Blair Waldorf osserva il suo meraviglioso
fidanzato senza fiato, sia per la gratitudine nei suoi confronti, sia
per quell’amore che da tre anni le consuma anima e corpo.
È proprio questa la definizione esatta, consumare,
come un fuoco che lentamente ti divora le membra. Chuck Bass, il
cavaliere oscuro di Manatthan, alla fine è diventato suo, e lei
è orgogliosa di essere stata l’unica in grado di
conquistare il suo cuore e la sua devozione. La prossima volta che dimenticherai di essere Blair Waldorf, ricorda che io sono Chuck Bass e che ti amo. Quelle parole che lui le aveva detto quando ne aveva più bisogno, non le aveva mai dimenticate.
«Chuck»
dice solo, prima di staccarsi finalmente da quella porta e attraversare
lentamente il corridoio buio, verso quel ragazzo che la fissa
enigmatico. Una volta che si è avvicinata abbastanza a lui,
appoggia le mani sulle sue spalle larghe e si alza in punta di piedi,
per dargli un leggero bacio sulla guancia. «Grazie, di
tutto» sussurra, le labbra vicine al suo orecchio. Poi fa per
allontanarsi, ma prontamente Chuck la blocca, circondandola con le
braccia, con uno dei suoi rari sorrisi, che solo lei sa rubargli, ad
illuminargli il volto. «Non devi ringraziarmi, l’ho fatto
solo perché ero stanco di vederti triste» dice, senza
staccare gli occhi da lei nemmeno un attimo. Blair sorride, mentre gli
sistema il risvolto della giacca nera, come è solita fare.
Per lei non è solo un gesto di routine, ma un gesto che significa protezione, desiderio e.. possessività.
Ama farlo soprattutto quando nei dintorni ci sono ragazze troppo
insignificanti anche solo per essere notate, ma che comunque hanno
l’ardire di fissare il suo Chuck.
Allora si avvicina a lui, gli sistema la cravatta o la giacca e poi gli
sorride, per rimarcare che è già occupato. Non che non si
fidi di lui, ovvio, ma trova necessario “marcare il
territorio”.
«E
Nate?» chiede Blair, dopo aver lanciato un’occhiata alla
stanza accanto. «Se ne è andato qualche minuto fa»
risponde subito Chuck, sorridendole. «Ma come, il week-end di
perdizione è già finito?» chiede allora la ragazza
fingendosi dispiaciuta, mentre fa passare le braccia lungo il collo del
suo ragazzo. «Devo dire che la perdizione mi aveva
stancato», dice Chuck, avvicinando il viso a quello di lei,
«ma ora mi sento decisamente meglio». La poca distanza che
li separava si accorcia ancora di più, eliminando ogni spazio
fra le loro labbra, che si incontrano in un bacio appassionato e senza
fiato, che ogni volta sembra il primo. Chuck, con gli occhi chiusi e la
mente completamente azzerata, si lascia trascinare da Blair
nell’altra stanza, senza rendersi davvero conto del mondo
esterno, troppo concentrato sulle labbra di lei. Nessuna perdizione
vale quanto il momento in cui, stretto fra le braccia di Blair, sente
il suo respiro così vicino a lui e lei sussurrare un “ti
amo” detto fra un bacio e l’altro. Nulla al mondo vale
quanto Blair, i suoi occhi scuri in quelli di lui, il suo sorriso, le
sue mani sulla sua pelle. Ed è in momenti come questo, che si
rende conto di come lei abbia saputo salvarlo dalla sua solitudine e
dalla sua infelicità, dandogli un motivo per vivere davvero.
È in momenti come questo, ogni giorno, ogni volta che la guarda
anche solo da lontano, a rendersi conto che mai al mondo vorrebbe
perderla, e che la ama sempre di più.
Solo
la luce della luna penetra, fioca, dalla finestra della camera da letto
della suite 718. Blair osserva Chuck dormire affianco a lei,
raggomitolata sotto le coperte. Non sa da quanto tempo è
lì immobile a guardarlo, ma deduce siano alcune ore. Ore
interminabili. Non riesce a dormire, ma non ha il coraggio di
svegliarlo. Forse perché quando dorme l’espressione sul
suo viso si addolcisce, come se fosse libero da quei ricordi che lo
perseguitano ogni giorno, dal peso del dolore e delle
responsabilità, forse troppo grandi per un ragazzo di diciannove
anni. Blair sorride nel momento in cui lo sente sussurrare qualcosa nel
sonno, e non riesce a resistere dal spostargli un ciuffetto di capelli
che gli ricadono sulla fronte. Poi, una volta averli spostati con un
leggero movimento della mano, comincia ad accarezzargli i capelli. Non
sa fermare le dita, che cominciano a passare fra i suoi capelli lisci e
scuri, a posarsi sulle guance, gli zigomi, le labbra, delicatamente.
«Blair». La ragazza stacca velocemente la mano dalla
sua guancia lasciandola sospesa in aria, con la paura di averlo
svegliato, ma lui socchiude leggermente gli occhi e, una volta
individuata la sua mano con qualche difficoltà, la stringe con
la sua e la poggia esattamente dov’era un attimo fa. «Blair, vieni qui».
Blair rimane immobile qualche istante, poi si avvicina a lui
strisciando sul materasso e viene accolta dalle sua braccia, che la
stringono. Appoggia la testa sul suo petto, sentendosi al sicuro.
«Buonanotte, Chuck» sussurra un’ultima volta,
prima di sentire improvvisamente le palpebre farsi pesanti e il respiro
coordinarsi a quello di lui. Forse ora riuscirà a dormire.
[Question of science
Science and progress
That not speak as loud as my heart]
«Stiamo
facendo quello che facciamo sempre, trovare delle scuse, ma io non
voglio più farlo». Chuck non osa guardarla, mentre lei gli
dice quelle cose, e il suo atteggiamento fa soffrire Blair ancora di
più. «So che hai detto a Serena che mi ami» dice
sicura, tanto vicina a lui da sfiorarlo. «Ha capito male»
dice con rabbia Chuck, poi cerca di scappare, ma Blair lo blocca,
trattenendolo con le mani. «L’hanno scorso l’hai
detto a Nate, quest’anno a Serena, ma perché non riesci a
dirlo a me?»
continua Blair, ormai decisa ad ottenere delle risposte. Ma
poiché il ragazzo continua ad evitare il suo sguardo e ogni sua
parola, appoggia una mano ad accarezzare la sua guancia, pronta a
passare alle maniere forti. «Gossip Girl dice che sei un
codardo..» dice, ma subito viene fermata da Chuck, che
improvvisamente le afferra la mano e infuriato afferma «Non
è vero, e tu lo sai». Blair guarda in silenzio il volto di
quel ragazzo ferito nell’orgoglio. «Forse Gossip Girl
avrà ragione su di te, ma non lascerò che l’abbia
anche su di me. Io non sarò più debole» dice Blair,
con voce tremante, mentre osserva il volto stravolto di Chuck, gli
occhi sbarrati e incapace di compiere qualsiasi movimento. Deglutisce,
avvicinando il viso a quello di lui, stretto fra le sue piccole mani.
Tutto di lei le sembra piccolo, adesso. «Io ti amo». Mentre
lo dice vede lui chiudere gli occhi, le labbra che tremano leggermente,
ma nemmeno questo la fermerà, non questa volta. «Io ti amo
così tanto, che mi consuma». Lui riapre gli occhi e
continua a tremare, troppo spaventato per fare qualsiasi cosa. Forse
Gossip Girl ha davvero ragione a definirlo un codardo.
«E
so che anche tu mi ami. Dimmi che mi ami, e tutto quello che abbiamo
passato, tutti i gossip, le bugie e il dolore non saranno stati vani
» e sembra più una supplica la sua, che una dichiarazione.
Lui rimane immobile per un istante, la vista appannata forse dalle
lacrime che rischiano di uscire da un momento all’altro. Sembra
un altro, mentre appoggia le mani su quelle di lei e le scosta, quasi
arrabbiato. Blair si sente ormai vicina alle lacrime, ma non
piangerà davanti a lui. «Forse era così, ma ora non
più » dice, infine, passandole accanto e lasciando la
stanza. Blair rimane per un attimo senza fiato, come se quelle parole
le fossero arrivate in faccia sotto forma di uno schiaffo, poi le
lacrime cominciano a scendere. Lei sa solo rannicchiarsi a terra e
imprecare, contro se stessa, Nate, Serena, Gossip Girl e Chuck.
Soprattutto lui.
Blair
si sveglia di soprassalto, respirando a fatica. Subito si toglie la
mascherina da notte e la sente umida, come anche le sue guance. Ancora
una volta ha sognato lui.
«Dorota!» urla autoritaria, per farsi sentire dalla
domestica e, anche se le brucia ammetterlo, cara amica. La povera donna
arriva tutta trafelata e senza fiato per aver fatto le scale di corsa,
poi, fra un respiro e l’altro, riesce a dire «S-sì,
s-ign-orina Blair?». La ragazza seduta sul letto, i capelli
arruffati e gli occhi gonfi per il recente pianto, si lascia cadere sui
cuscini con fare melodrammatico. «Dorota, sono
distrutta…oggi farò colazione a letto».
«Certo, signorina Blair» risponde all’ordine la
domestica, poi si volta per obbedire, ma si blocca sulla porta indecisa
sul da farsi. Infine prende coraggio e chiede, timidamente «Mi
scusi se glielo chiedo, ma…ha sognato ancora il signor
Bass?». Socchiude gli occhi, pronta ad una sfuriata, ma rimane
sorpresa nel sentire un profondo silenzio, così li riapre
preoccupata. Blair è ancora immobile, a fissare il soffitto, e
non accenna a rispondere. Dorota non sa se andarsene per evitare il
peggio o sincerarsi che la sua Blair stia bene, ma la ragazza risponde
prima che possa fare qualsiasi cosa. «Chuck Bass non esiste
più per me».
La
mattinata con Serena era stata stranamente allegra per Blair Waldorf.
Non ricordava quando, nell’ultima settimana, avesse mai riso come
oggi. Stretta nel suo cappotto verde, cammina sul marciapiede cercando
di non pensare alle parole di Serena o alle ultime notizie di Gossip
Girl su Chuck Bass, visto nell’ultima settimana a spasso nelle
capitali europee. Finge anche di non essere gelosa da impazzire
all’idea di lui a braccetto con una sua brutta copia dallo stile
pessimo. Ma la dura verità è che non fa che pensare a lui
dall’ultimo episodio, da quando ancora una volta ha rifiutato il
suo amore. Prova a non pensarci, ma semplicemente non riesce. Quando la
sua storia secolare con Nate Archibald era
finita, aveva pensato che mai sarebbe stata così male. Invece
ora è letteralmente a pezzi. Cammina con passo sicuro fra la
gente, nascondendo la sua insicurezza, finché non scorge un
profilo familiare, che saprebbe riconoscere fra mille. Chuck Bass, il
suo tanto odiato (e amato)
Chuck Bass. Sta appoggiato alla fiancata della sua limousine, pieno di
pacchetti dai colori diversi fra le mani, e sembra guardare proprio
lei. Blair si ferma un secondo, tentennando sui tacchi, ma poi si fa
forza e continua a camminare verso di lui. Si ferma davanti a Chuck,
che ora si è spostato quasi a bloccarle la strada (e ogni via di
fuga), guardandola raggiante. Blair cerca di reprimere quel sorriso che
si forma sul viso, ma ogni tentativo è inutile. Si odia per
essere così felice di rivederlo, quando un attimo prima si stava
convincendo di non amarlo più. Qualsiasi cosa lui faccia, per
quanto male possa farle, non riesce a smettere di provare quel
sentimento per lui.
«Pensavo
fossi in Europa» dice finalmente Blair, dopo qualche attimo
passato a fissarsi. «Sono stato a Parigi», ammette Chuck,
«solo per prendere i tuo amaretti preferiti da Pierre-Henri ».
Blair accetta il pacchetto che lui le porge, poi un po’
diffidente, chiede «E in Germania?». «Per prendere le
tue calze preferite, sai quanto le adoro» risponde lui, mostrano
un sorriso sornione. Blair
lo guarda leggermente accigliata, cercando di trattenere un mezzo
sorriso, poi gli chiede «Che ci fai qui, allora?». Chuck
prende un respiro prima di dire «Sono stato un codardo a scappare
di nuovo. Ma ovunque andassi, tu eri sempre con me». Blair lo
guarda per un attimo negli occhi, quasi convinta dalle sue parole, ma
poi un sorriso amaro compare sul suo volto e lo sguardo si abbassa.
«Dovevo tornare» aggiunge Chuck, guardando il sorriso
cancellarsi dal suo viso.
«Io
vorrei crederti, ma non posso. Mi hai ferita troppe volte»
ammette, ripensando a tutte le volte in cui aveva pianto a causa sua e
delle sua codardia. «Puoi credermi questa volta» dice lui,
sicuro, e Blair alza lo sguardo su di lui. In quest’attimo
comprende che forse, fra tutti quei pezzi, qualche frammento non
è ancora andato perduto. Perciò sorride e chiede
«Tutto qui?». Sa che questa è l’ultima
occasione che può offrirgli, che se il suo amore per lui non si
spezzerà ora resisterà per sempre, a qualsiasi cosa. E
non sa trattenersi più, nel momento in cui lui le dice,
sorridendo, «Ti amo anch’io». Gli getta le braccia al
collo e lo bacia, troppo felice per dire o fare qualcosa che non sia
dimostrargli che questo era ciò che aveva sempre desiderato lui
le dicesse. Si dice che la persona giusta si incontra una volta sola
nella vita, e Blair non vuole più vederla andare via.
«Dillo un’altra volta» dice, quando le loro labbra si
staccano per riprendere fiato. Chuck ride e glielo ripete una volta,
due volte, tre volte.
Rimangono
abbracciati per momenti che sembrano interminabili, mentre i passanti
li guardano con una punta d’invidia. Perché loro sono
Chuck e Blair, Blair e Chuck. E finalmente sono liberi di amarsi e
complottare insieme, senza più paure ed insicurezze.
[But tell me you love me
Come back and haunt me
Oh and I rush to the start]
«Chuck!».
Il ragazzo, che si avvicina con passo rapido alla sua limousine, non si
ferma nel sentire quella voce chiamarlo. «Fermati!» si
sente ordinare, così obbedisce scocciato, ormai affianco alla
portiera dell’auto. Si gira lentamente, in tempo per vedere
Blair, vestita di nero dalle ballerine al cerchiello, corrergli
incontro. È troppo distrutto in quel momento, a causa del dolore
per la perdita di suo padre e l’odio verso coloro che incolpa
della sua morte, per rendersi conto dello sguardo preoccupato di Blair,
che sembra implorarlo. «Non te ne andare» dice, una volta
vicina a lui, «o se proprio devi farlo, portami con te».
«Me la posso cavare da solo» dice Chuck, sicuro e
infastidito, e si gira per aprire la portiera dell’auto.
«No, non è vero». La voce di Blair lo blocca,
facendolo indugiare. «Tu hai bisogno di qualcuno accanto e,
dovessi anche attraversare l’inferno, io rimarrò sempre al
tuo fianco». Chuck non sa interpretare le sue parole o ciò
che i suoi occhi cercano di dirgli, o forse è proprio
perché ci riesce e ciò lo spaventa che afferma, con
cattiveria, «Credevo avessimo chiarito. Tu non sei affatto la mia
ragazza!». Blair chiude gli occhi per una frazione di secondo, ma
non si fa intimidire dalle sue parole. «Ma sono io e tu sei tu» dice, facendo un passo in avanti. Chuck la fissa immobile e in silenzio, lasciando che lei gli prenda la mano fra le sue. Riesce solo a tremare, mentre lei continua a parlare, facendogli male senza volerlo. «Siamo
Chuck e Blair, Blair e Chuck, e qualsiasi cosa orribile tu possa dire o
solo pensare, io sarò dalla tua parte e ti
difenderò». C’è
sicurezza nella sua voce, quella che invece manca a Chuck, tanto
sconvolto quanto fragile, con lei tanto vicina a lui da sfiorarlo con
il suo corpo, e il suo sguardo implorante ma forte, che lo fa
vacillare. «Perché mi dici queste cose?» chiede,
cercando di impedire alle emozioni di uscire. «Perché io
ti amo». La verità di queste parole lo sconvolge
più di qualsiasi altra cosa, tanto da rendergli il respiro
mozzato e il cuore dolorante. La osserva annuire, senza allontanarsi da
lui o distogliere lo sguardo un solo secondo. Questa è la prima
volta che si sente dire quella frase, quelle tre parole che tanto aveva
cercato nella sua vita, ma che mai nessuno era stato in grado di
dargli. Eppure ora Blair sta davanti a lui e lo supplica con lo
sguardo, cosa che stranamente lo infastidisce. È con forza che
allontana la sua mano da lei e sale in macchina, dicendo soltanto
«Che peccato, è troppo tardi». Ma mentre se ne va,
lasciandola dietro di sé in lacrime su quel marciapiede, non
riesce a togliere quelle parole dalla sua mente e nemmeno a cancellare
il bisogno di lei che, nonostante tutto, è sempre presente.
Così è a casa di Blair che, qualche ora dopo, si fa
trovare in lacrime. Ed è dalle sue braccia che si fa cullare,
mentre dà sfogo a tutto il suo dolore. È nel suo letto
che riposa, coperto solo da una coperta e reso stanco dal pianto, con
lei accanto. Ed è a lei che, il mattino dopo, lascia un
biglietto. Per ringraziarla di tutto ciò che ha fatto per lui e
per intimarla a cercare qualcuno che la meriti di più.
[Running in circles
Chasing our tales
Coming back as we are]
«Hai
intenzione di dirlo a Nate, prima o poi?». La voce di Chuck fa
aprire gli occhi di Blair, fino ad un attimo prima intenta a togliergli
la cravatta, talmente annodata da renderle l’operazione
complicata. Alza lo sguardo su Chuck, disteso sopra di lei, e si
stupisce nel vedere il suo sguardo serio una volta tanto.
«Cosa?» chiede, facendo la finta tonta, nonostante abbia
capito di cosa stia parlando. Alza il viso per baciarlo e, spera,
fargli dimenticare la questione, ma Chuck si sposta all’ultimo
secondo e le labbra di lei si posano sulla sua guancia. «Di noi».
Blair appoggia la testa sul cuscino, sbuffando. «Pensavo ne
avessimo già parlato due minuti fa» dice lei, leggermente
esasperata, ma sente improvvisamente freddo quando lui si sposta dalla
sua posizione e si siede sul materasso, dandole le spalle. Lo guarda in
silenzio senza muoversi, incapace di credere che lui davvero possa
essere geloso. Forse sta succedendo tutto troppo in fretta, ma non
riesce a smettere di vederlo, anche se di nascosto. Dalla notte al
Victrola, non riesce a smettere di pensare a lui. Se solo qualcuno
giorni prima le avesse detto che avrebbe cominciato a provare quei
sentimenti per quel pervertito di Chuck Bass, si sarebbe messa a
ridere. Eppure ora è tutto cambiato. Loro sono
cambiati, insieme ai loro sentimenti. «Sì, prima che lui
venisse a proporsi come tuo cavaliere e tu accettassi» dice Chuck
all’improvviso, cercando di contenere l’ira improvvisa che
lo ha assalito, la gelosia accecante e il dolore. Prima che Nate
Archibald si presentasse a casa di Blair all’improvviso, con un
sorriso sul volto e la proposta di essere il suo cavaliere per il ballo
delle debuttanti, tutto era stato perfetto. Ma mentre li ascoltava
parlare nascosto nella camera di lei, aveva rischiato di uscire allo
scoperto e dire a Nate di andarsene, che dopo averla lasciata non aveva
nessun diritto di portargliela via. Eppure era riuscito solo a
sorridere amaramente, mentre Blair accettava la proposta di Nate in
nome dell’amicizia. Osserva la parete bianca di fronte a lui,
troppo arrabbiato anche solo per voltarsi a guardare Blair, che sente
avvicinarsi. Non riesce più a riconoscersi e ogni giorno che
passa ha sempre più paura di quel nuovo sentimento che sente
nascere dentro di sé. È sbagliato, e lo sa, ma non riesce
a smettere di pensarla, desiderarla e volerla tutta per sé.
«È solo un amico, Chuck» sussurra Blair, sedendosi
accanto a lui e appoggiando la testa sulla sua spalla. Eppure lui non
riesce a crederle. Sa quanto lei abbia amato Nate ed è convinto
del fatto che non potrà mai dimenticarlo così in fretta.
All’improvviso, percepisce la mano di Blair posarsi sopra la sua
e con un sospiro si arrende, girandola e lasciando che le loro dita si
intreccino. Blair gira il volto a guardarlo e Chuck fa altrettanto. Poi
chiudono entrambi gli occhi e si baciano. È un bacio dolce, il
loro, e lento a sufficienza da permettere a entrambi di assaporarlo.
Poi diventa sempre più intenso e le labbra si staccano solo
raramente, per riprendere fiato.
Chuck
e Blair si sentono completi e al sicuro mentre stanno insieme. E anche
se tutto ciò rimarrà un segreto fra loro, nonostante
sappiano entrambi che è destinato a finire, in quei brevi
momenti si amano davvero. Provano quel sentimento forse troppo grande
per due adolescenti e sono consapevoli di ciò, tanto da averne
paura. Ma se c’è una cosa che entrambi sanno, è che
durerà in eterno.
***
Blair
e Chuck, seduti sul divanetto di quell’ hotel che aveva ospitato
la loro fuga improvvisata, batterono le ciglia e in un attimo i ricordi
svanirono nel nulla. Blair guardava Chuck ancora decisa del suo
proposito, mentre lui si alzava, seguito da lei. Erano in piedi e
Chuck, mentre appoggiava una mano sulla sua spalla e con l’altra
estraeva una catenella nascosta dentro il vestito nero di Blair, disse
ciò che sempre aveva pensato, ma che mai aveva avuto il coraggio
di dirle. «La vita con te non potrebbe mai essere noiosa».
Blair all’improvviso si sentì riempire gli occhi di
lacrime, osservando Chuck prendere in mano l’anello di Harry
Winston, che per anni era rimasto sospeso fra loro come una tacita
promessa, e inginocchiarsi di fronte a lei. Nel momento in cui vide
Chuck Bass, il cavaliere oscuro che ormai era diventato un uomo
responsabile e in grado di amare e proteggere le persone a lui care,
chiederle di sposarlo, capì che per trovare il suo tanto
agognato principe azzurro le sarebbe bastato guardare al suo fianco.
Per un attimo vide quel ragazzo di diciassette anni, il migliore amico
del suo ragazzo, al posto di quell’uomo che ora la guardava. Quel
ragazzo che le era sempre rimasto accanto allora e in tutti quegli
anni, nel bene e nel male. Sentì la sua voce nella sua testa e
rivide loro due, seduti sul retro di quella limousine in cui tutto
aveva avuto inizio. Sei sicura?
Sorrise felice fra le lacrime e pronunciò quel sì che le avrebbe cambiato la vita, per sempre.
Si sente un urlo riecheggiare nella radiolina accanto al comodino e
Blair stacca le labbra da quelle di Chuck, sbuffando esasperata. Ecco
che il “dolce frutto del loro amore” si fa di nuovo
sentire. Blair si mette a sedere e fa per alzarsi, ma Chuck posa una
mano sul suo braccio e la ferma, dicendole «Vado io, tu riposati.
Domani devi lavorare ai nuovi modelli e devi essere riposata».
Blair cerca di protestare, ma lui la guarda autoritario e deciso,
così alla fine obbedisce e si accoccola fra le coperte calde.
Lui le da un bacio sulla guancia e lei finge di chiudere gli occhi, con
un sorriso. Mentre lo vede uscire dalla stanza, si ripromette di
aspettare il suo ritorno e nel frattempo ascolta il piccolo Henry
lamentarsi, sperando abbia solamente sonno. Poi all’improvviso
sente suo figlio smettere di piangere e una voce che, anche se piano,
comincia a cantare.
Chuck non si fa mai sentire cantare,
se non raramente, ma Blair ha sempre amato la sua voce, come ogni cosa
di lui. Lo sente intonare una canzone dei Coldplay, che spesso aveva
ascoltato nei momenti più bui e infelici, mentre cercava di
farsi forza e non piangere. Canzone che ora spesso ascoltano insieme,
ricordando il loro passato. Perché alla fine ce l’hanno
fatta e vanno fieri di ciò. Sono riusciti a superare ogni
ostacolo e creare quella famiglia che non avevano mai avuto. Che Chuck non
aveva mai avuto. E spesso Blair si meraviglia nel vedere il suo uomo,
il suo unico amore, prendere loro figlio fra le braccia con una tale
delicatezza da commuoverla. Ogni giorno si innamora di più, per
quanto sembri impossibile, di quell’uomo che ogni giorno sa
sorprenderla con un solo gesto, che la fa sentire amata come mai
nessuno aveva fatto prima, e che è ormai un padre e un marito
come mai quel ragazzo di nome Chuck Bass si sarebbe aspettato di
diventare.